Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nymeria87    16/10/2020    2 recensioni
Finalmente eccovi il fantomatico prequel della long She Wolf:
dopo due anni dalla sua incoronazione quale Regina del Nord e due anni di assoluti silenzi, Sansa viene a sapere che Jon si trova a Nord della barriera con il Popolo Libero; incitata dalle parole di suo fratello Bran decide di intraprendere il viaggio che la porterà a calcare quei terreni selvaggi fino ad incontrare nuovamente lo sguardo di Jon.
Dal testo:
[...]“Non mel’hai resa per niente facile Jon” asserì costernata ma con occhi di ghiaccio.
“Immagino sia stato Bran a scomodarti per riportarmi indietro; mi chiedo solo il perché tu abbia accettato” replicò lui imperturbabile, con una punta di astio nel tono e un mezzo sorriso che non celava l’amarezza di quelle parole.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gherte aveva i capelli cenere e grandi occhi chiari come cristalli di ghiaccio: quando fece il suo ingresso alle spalle di Meera nella tenda di Jon, la scrutò per un momento soffermandosi sui suoi colori fulgidi e vibranti: “quindi è vero che la Lupa Rossa è venuta in visita nelle Terre Libere” disse schiudendo le labbra a forma di cuore in un sorriso abbozzato.
“Sai chi sono?” chiese retorica Sansa cercando di capire se ci fosse astio nel suo tono.
“Vuoi scherzare? Capelli come i tuoi su abiti del genere sono difficili da dimenticare” ghignò la ragazza che doveva avere qualche anno in meno di Sansa, “e se sei ospite di Jon Snow occupando la sua tenda, puoi essere solo la sua Lady Stark” continuò inclinando il bel volto tondo a soppesarla.
Sansa cercò di celare l’effetto che quelle parole sortirono su di lei, si sentiva studiata nei minimi dettagli da quello sguardo curioso e non aveva alcuna intenzione di risultare intimorita in qualche maniera; Meera nel frattempo le fu dietro le spalle per aiutarla a sganciare il copri collo di lamelle di metallo, indossato in modo così elegante da Sansa, da sembrare quasi una collana emersa dai flutti e composta da lucenti scaglie di pesce. Non che si dovesse difendere dai Bruti, ma aveva ormai imparato l’impatto che i simboli avevano sulla gente e una Regina che indossava abiti con richiami militari, sembrava incutere più rispetto e destare più ascolto, sopratutto sul genere maschile.
Gherte intanto continuava a guardarla in silenzio, mentre Sansa si toglieva i guanti e il corpetto di pelle, andando a riporli accanto al mantello.
“Mi hai parlato di una grotta con una fonte calda qui vicino poco fa” la richiamò Meera, “puoi dirci dove si trova, in modo tale che la Mia Regina possa farsi un bagno per riprendersi dal viaggio?” chiese senza troppi giri di parole.
“Vi accompagno io” rispose risoluta Gherte rivolgendosi a Meera, “sarà più facile tenerla libera da intrusioni con me vicina”, condusse i suoi occhi su Sansa, “ma tu, indossa il mantello e teni coperti i capelli Regina del Nord, in tanti ancora sognano di te e delle tue grazie: non rendercela difficile” concluse prima di uscire dalla tenda.
Sansa scambiò uno sguardo sconcertato con Meera, la quale alzò le spalle incurante, prima di sganciarle la cintura e riporla con gli altri indumenti. La Regina del Nord recuperò il mantello ed ebbe cura di allacciarlo lateralmente sulla spalla per coprire l’intera veste ad ogni passo; evitò di sciogliesi la treccia e nascondere meglio i capelli sotto il cappuccio.
“Quale abito Sans?” chiese Meera d’un tratto.
Sansa soppesò la sacca che giaceva abbandonata sulla panca alla sua destra; non aveva intenzione di indossare niente di troppo complesso, era con Jon che aveva bisogno di parlare e voleva risultare il più accogliente possibile, senza che il suo ruolo si interponesse tra di loro come un pesante ostacolo. In quel loro breve primo incontro l’aveva percepito troppo distante per sentirsi a suo agio e di certo non voleva proseguire su quella linea di incomprensioni che ormai calcavano entrambi da troppo tempo.
“La tunica color latte andrà bene” rispose schiarendosi leggermente la voce, “e la veste grigia con i ricami delle rose d’inverno”.
Il grigio degli Stark, colore che avrebbe dovuto indossare anche Jon e un ricamo di quel fiore che aveva sancito l’inizio di tutto: blu come un sogno ma così pieno di spine da riportarti alla realtà delle cose.
 
Sansa scacciò quei pensieri dalla mente ed uscì dalla tenda inciampando in Gherthe accucciata a terra, intenta a liberare dell’ultima neve, alcune piantine dai boccioli rosati ancora chiusi.
“Ti intendi di fiori?” chiese Sansa alla ragazza.
“Elleboro” asserì questa alzandosi in piedi, “bellissimo fiore Lady Stark, ma non fidarti è una pianta tossica, va maneggiata con cura” si voltò a guardarla, “un po’ come te probabilmente” le sorrise impudente prima di voltar loro le spalle: “seguitemi” intimò celere.
 
 

“Ragazzo, non hai speranze” ghignò Thormund, facendosi beffe del suo sguardo crucciato mentre era intento a spazzolare il cavallo della cugina, “stai tirando a lucido quella povera bestia da più di mezz’ora e sempre dallo stesso fianco” continuò il bruto.
Jon in risposta si staccò dal cavallo gettando senza impeto la striglia in un angolo, portando le mani ai fianchi e gli occhi al cielo, mentre inspirava snervato: “non so come comportarmi” ammise sconfitto tornando a guardare il rosso, “ho cercato di buttarmi tutto alle spalle, di dimenticare ed andare avanti, finalmente libero da tutte le complicazioni, dai ruoli, dal potere... e poi eccola davanti a me dopo quasi due anni” e le parole gli morirono in bocca. L’immagine di Sansa, bella da far male gli tornò alla mente e lui non potè fare altro che mordersi le labbra, abbassando il capo dalla vergogna di quei pensieri che in tutto quel tempo non era ancora riuscito a sotterrare.
“Davvero pensavi che non l’avresti più rivista? Che non sarebbe venuta a cercarti?”.
“Speravo solo di essere pronto ad affrontarla quando sarebbe successo” confessò lui, occhi scuri al suolo.
Thormund si avvicinò dandogli una sonora pacca sulla spalla: “senti ragazzo, non credo che abbia fatto tanta strada per andarsene a mani vuote, devi parlarle e sopratutto prima devi farti un bagno” ghignò divertito “sei diventato troppo selvatico dopo due anni tra il Popolo Libero”.
 
Yrga gli allungò degli abiti puliti, era una donna tra le più anziane con fili d’argento a cadenzare il nero dei suoi lunghi capelli, una tra le poche a tenere a bada Thormund con il solo uso della sua lingua tagliente, ma per Jon aveva una innata simpatia e amava salutarlo con un carezza sul viso prima di lasciarlo andare alle sue consuete faccende.
Con gli abiti puliti tra le braccia, il ragazzo si avviò lungo il fiume, risalendolo fino alla grotta al cui interno si trovava la sorgente. Jon preferiva l’entrata da basso: la grotta era talmente grande che l’acqua defluiva formando quattro grosse vasche nella parte più alta, fino ad originare una cascata di oltre tre metri che creava una sorta di laguna dall’acqua più fresca, per poi sfociare all’esterno e formare il fiume che costeggiava l’accampamento. Jon si fermava sempre nella laguna, l’acqua più calda era solitamente prediletta dalle donne e lui amava la sua privacy oltre che rispettare quella altrui; quel giorno comunque sembrava non esserci nessuno nelle vasche calde, non sentinva nessun suono o rumore, poggiò quindi gli abiti puliti su una roccia e spogliandosi mise a bagno quelli sporchi. Si immerse silenzioso nell’acqua fino a crogiolarsi nel tepore e abbandonarsi alla piacevolezza dell’oblio. Reclinò il capo per bagnarsi i capelli, poi umetto il viso con le mani e iniziò ad eliminare lo sporco dal suo corpo con una pezza bagnata. Si accostò alla roccia umida, vicino alla cascata, appoggiandosi con la schiena per sostenersi meglio. La parete di pietra riluceva di micro cristalli incastonati in essa, come un cielo stellato. Quella visione e quel silenzio erano totalizzanti e il ricordo di un’altra grotta, fissa in un tempo lontano, gli tornò inevitabilmente alla mente.
Jon si scostò dalla parete, nuotando fin sotto alla cascata, come a lavarsi di dosso quei tristi pensieri, ma il getto d’acqua non sembrò abbastanza: si immerse e rimase in apnea, guardando il mondo subacqueo attraverso quel nebuloso filtro dovuto alla schiuma della cascata. All’improvviso, la visione di una sirena avvolta da infinite bollicine gli balenò d’avanti agli occhi, facendolo velocemente tornare in superficie per inalare aria.
Una ragazza, sicuramente una ragazza che probabilmente non aveva idea mi trovassi qui.
Inspirò cercando di dominare l’imbarazzo e mettere insieme le giuste scuse da pronunciare quando vide un manto di lucidi capelli di un rosso inequivocabile riemergere di fronte a lui.
Gli Dei sanno essere crudeli...
E Sansa non smise di nuotare verso la roccia con ampie e lente bracciate a rana, mentre Jon pregava che rimanesse coperta dall’acqua, almeno fino a quando non fosse riuscito a tornare in sè per palesare la sua presenza. Quando lei arrivò a toccare il bordo con le mani, si scostò i capelli dalla schiena portandoseli sulla spalla destra in un gesto di fascino, quasi a fermare il tempo mentre rivelava la sua pelle lucente di latte, costellata da delicate efelidi rossicce che le percorrevano le forme sinuose...
Jon intuì le sue intenzioni proprio quando le braccia nivee della ragazza, si poggiarono sulla pietra a palmi aperti, pronte ad accogliere il suo peso per risalire dall’acqua: “perdonami Mia Signora” si annunciò Jon voltando le spalle per evitarle un maggior imbarazzo; sentì la cugina ripiombare con un tuffo velocemente nella laguna mentre metteva insieme parole sconnesse a causa della sorpresa.
“Oh...per gli Dei, Jon!” balbettò lei coprendosi con le mani nonostante l’acqua arrivasse all’altezza delle spalle, “non ti ho visto, pensavo...pensavo di essere sola qualdo mi sono tuffata” gli occhi che vagavano imbarazzati da una parete all’altra evitando di fissarsi sulla figura del ragazzo.
“Si, beh, anche io...” ammise borbottando lui, cercando di non voltarsi troppo.
“Cioè mi hai vista?” chiese lei con occhi sgranti, d’un tratto ancora più imbarazzata.
“No, no...cioè si, ma non ho visto niente in realtà tel’assicuro” rispose lui incapace di capire se voltarsi o meno per riuscire a convincerla di quanto non avesse visto, “scusa Sans, posso voltarmi?” chiese nervoso.
“Oh, beh tanto ormai...” borbottò lei ad occhi bassi, “ma resta dove sei, quest’acqua è fin troppo limpida” asserì allarmata.
Jon si volto non riuscendo a trattenere un mezzo sorriso, causato dalle parole della ragazza: “perdonami, non pensavo potessi esserci anche tu, davvero” disse con occhi sinceri, prima di distoglierli velocemente. Sansa non gli chiese perchè avesse aspettato a palesarsi a lei, non voleva imbarazzarlo ma quella domanda rimase sospesa nella sua mente come una nuvola.
Il ragazzo spalancò le braccia in segno di resa: “volevo darmi una sistemata prima di poter parlare con te stasera, rendermi un minimo presentabile...” ammise leggermente imbarazzato.
“E con chi vorrai parlare stasera Jon, con me o con la Regina del Nord” chiese lei con occhi di ghiaccio, non dimentica della fredda accoglienza che le aveva riservato quella mattina.
“Sansa...” sospirò lui chiudendo gli occhi per un momento, quasi sofferente dall’idea di dover discutere nuovamente con lei, “non era mia intenzione farti venire fino qui” disse tornando a guardarla.
Sansa, non comprendendo appieno quelle parole si irrigidì, sentendo sulla pelle quella distanza che lui sembrava costruire tra loro ancora una volta, fredda come la lama di un pugnale. Non poteva farci niente, più lui la metteva alla prova, più lei si sentiva in dovere di valicare quei confini; senza pensarci troppo iniziò a muoversi lentamente verso la sponda opposta, esattamente dove si trovavano i vestiti che Jon aveva messo a bagno. Recuperò uno di essi e se lo avvolse attorno prima di incedere verso il ragazzo che non era stato in grado di fare altro se non guardarla, cristallizzato in una muta agitazione.
La linea delle sue spalle, il collo libero alla luce chiara che filtrava da una lontana apertura della grotta.
“Chiariamo una cosa Jon” cominciò lei, sibilando le parole tra le mascelle contratte: “se sono venuta fin qui è perchè ho seguito le mie di intenzioni, non certo le tue!”.
Labbra rosee e così vicina che quasi Jon poteva contarle le ciglia folte.
Quello sguardo allarmato fece ripiombare Sansa alla realtà di quel preciso istante: si era avvicinata troppo, solo per dare più enfasi alle sue parole; lo aveva fatto in automatico ma solo in quel momento si era resa conto che gli era tanto, troppo vicina, quasi da poterlo toccare se solo avesse alzato un braccio; così immensamente vicino da poter vedere il colore delle vene del collo, la nervosa muscolatura dei bicipiti tesi, la linea dei pettorali e fu costretta a richiamare celermente lo sguardo ad incontrare gli occhi di lui, incorniciati dai ricci scuri che gli ricadevano sulla fronte, umidi e costellati da goccie d’acqua come rugiada.
Sansa si sentì arrossire e sbattè più volte le ciglia per riprendersi da quell’epifania; serrò le labbra e cercò di deglutire senza che lui potesse accorgersene: “in ogni modo, se fossi così gentile da proseguire il tuo bagno per un’altra mezz’ora buona  e darmi il tempo di sistemarmi te ne sarei grata; quando vorrai parlare mi troverai nella tua tenda” disse la ragazza allontanandosi per raggiungere una roccia più agevole per la risalita, “vestita ovviamente” aggiunse inconsciamente, voltandosi ad incontare nuovamente quelle iridi scure e pentendosene subito dopo.
Come mi è venuto di precisare una cosa così indubbia...
Jon era ancora intento a scrutarla, silenzioso, quasi in apnea e Sansa sentì il suo sguardo incendiarle i tratti di pelle ancora esposti.
“Ti spiacerebbe voltarti così che possa uscire senza espormi ulteriormente?” chiese lei con tutta la sua imbarazzata gentilezza senza osare guardarlo.
“Ah, certo, io...vado a lavarmi sotto il getto della cascata” disse Jon riprendendosi dalla sua immobilità mentre si muoveva a lunghe bracciate.
Sansa represse un sorriso divertito, si voltò per assicurarsi che il cugino fosse a più larga distanza e vedendolo voltato, risalì velocemente prima di avvolgersi la veste bagnata di lui sul corpo, giusto per essere sicura che fosse un minimo coperta; non si accorse dello sguardo di Jon, incapace di non accompagnarla fino a quando non sparì dietro le rocce.












Nota dell'autrice:
eccoci ad un nuovo capitolo, fondamentale per far riprendere a Jon e Sansa quella dimensione di approccio reciproco più famigliare e meno formale: i due hanno bisogno di confrontarsi ma non possono farlo se entrambi rimangono fermi e cristallizzati dai loro ruoli, la messa a nudo fisica dell'incontro nella grotta è uno specchio della messa a nudo dei loro animi, non possono celarsi dietro maschere ed è un confronto totalmente puro e alla pari il loro, talmente tanto limpido da richiamare a forza lo slancio inconscio che provano l'uno per l'altra.
Il prossimo capitolo si farà interessante!
   
 
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