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Autore: Aagainst    17/10/2020    2 recensioni
«Ehi, no!» esclamò Eliza, ma non poté fare nulla. La vide gettarsi giù.
«Eli, la polizia è qui. Ma che succede? Dov’è?» chiese Alycia, entrando improvvisamente. Quando intuì cosa era successo, si portò le mani davanti alla bocca, inorridita. Eliza si voltò verso di lei. Il bambino che aveva in braccio era scoppiato a piangere.
«E ora che faccio?».
[Elycia]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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56.

 

You say you'll give me eyes in a world of blindness 
A river in a time of dryness 
A harbour in the tempest 
(U2-All I Want Is You)

 

Eliza aprì gli occhi. I contorni sfocati di Richard e Lindsey l’accolsero. I due tirarono un sospiro di sollievo. Non avevano mai avuto così tanta paura come in quella sera.
«Bentornata.» esordì il canadese, con un sorriso smagliante. Eliza sbatté le palpebre, cercando di fare mente locale.
«Che è successo?» chiese, confusa.
«Hai perso conoscenza per qualche minuto, nulla di grave.» spiegò Lindsey. Eliza si massaggiò la testa. L’ultima cosa che ricordava era il volto di Alycia, così svuotato e sollevato allo stesso tempo.
«Christian! Aly!» esclamò, scendendo dal letto. Richard la spinse nuovamente sul materasso.
«Che fai? Devo vederli!» protestò l’australiana.
«Con calma, tigre. Ti sei appena svegliata  e la serata è stata piuttosto impegnativa.»
«Non mi interessa. Ho bisogno di vederli, Richard. Almeno Christian. Ti prego.» supplicò Eliza. Richard e Lindsey si scambiarono un’occhiata d’intesa.
«E va bene.» cedette il canadese.
«Sono di sotto con Campbell e la Keplan. Li chiamo.» disse Lindsey. Uscì, lasciando l’amica e Richard da soli.
«Come ti senti?» chiese il canadese.
«Confusa. Ho tante domande da farle. Non ho capito cos’è successo.» rispose Eliza. Richard non fece in tempo a rispondere. La porta si aprì a poco a poco, lasciando intravedere un piedino e una manina. Christian entrò, sgambettando incerto verso il letto. Eliza non riuscì a trattenere le lacrime. Accolse il bambino fra le sue braccia. Lo strinse a sé, forte. Non l’avrebbe lasciato andare mai più.
«Mamma.» mormorò il piccolo.
«Sono qui, sono qui.» gli sussurrò l’attrice. Rimasero così per un tempo indeterminato, fino a quando qualcuno non bussò. Eliza alzò lo sguardo. Alycia era sulla soglia, lo sguardo chino.
«Vi lasciamo sole.» annunciò Lindsey, prendendo Christian in braccio e abbandonando la stanza assieme a Richard. Eliza avrebbe voluto fermarli. Era terrorizzata dall’idea di restare da sola con Alycia. Deglutì.
«Posso?» chiese la mora. La bionda annuì. Sospirò. Alycia camminava piano verso di lei, un po’ barcollante. Si sedette accanto ad Eliza, senza dire una parola. Tremava. Allungò timidamente la mano, fino a sfiorare la gamba dell’altra. Eliza non si ritirò a quel contatto. Si voltò. Aveva bisogno di guardarla negli occhi e assicurarsi che non si trattasse di un miraggio. Le circondò il viso con le mani, cominciando a tracciare i suoi lineamenti. Alycia non si mosse. Rimase immobile, lasciandosi scolpire, modellare, ricreare. Era creta nelle mani di Eliza. Non aveva ancora detto una parola da quando era entrata. Non sapeva nemmeno da dove cominciare. Da quella fuga senza spiegazione? Dall’assenza di Rachel? Dalla presenza di Christian? Da Susan chiusa in uno sgabuzzino? No, quell’ultima cosa l’avrebbe dovuta spiegare Marie, ora che ci pensava.
«Io...» provò, ma le parole le morirono in bocca. Eliza allontanò le mani e si scostò, un’espressione indecifrabile dipinta sul volto. Sembrava non essersi ancora convinta del tutto di trovarsi davanti ad Alycia. La osservava quasi con diffidenza.
«Eli, sono io.» mormorò la mora. Eliza aspettava solo quella conferma. La abbracciò, scoppiando a piangere a dirotto. Alycia rimase interdetta da quel gesto. Si aspettava tutt’altro. Uno schiaffo, un urlo, rabbia. Quello che stava provando Eliza, invece, assomigliava più al sollievo. La mora si asciugò una lacrima con il palmo della mano.
«Ti amo.» sussurrò. Eliza alzò lo sguardo. I suoi occhi blu la investirono, carichi di domande. Alycia si morse il labbro. Decise di sciogliere quell’abbraccio. Eliza sembrava contrariata.
«Ti devo delle spiegazioni.» ammise. «Non sono scappata, Eli. Non volevo andarmene, ma dovevo riportarlo a casa. Fingere di aver scelto la vita di un tempo invece che te è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Quando ho visto Lindsey in quel locale ho dovuto sforzarmi per non seguirla e tornare da te. Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare, ma non pensavo di poterti vedere ancora.». Eliza perse un battito. Che cosa aveva passato Alycia in quei giorni? Che cosa aveva visto?
«Sarei dovuta andare via con Susan. Loro hanno Rachel e...» non riuscì a finire la frase. Affondò il volto fra le mani. Lo rialzò dopo poco.
«Mi ha fatto promettere che non mi sarei più annullata. Sono venuta a casa tua con l’intento di ferirti per salvarti e spingerti a dimenticarmi, ma non ce l’ho fatta. Sono così stanca Eli. Voglio essere felice. Non penso di averlo mai creduto possibile prima d’ora, ma sono convinta che potrei riuscirci con te al mio fianco.». Eliza non aprì bocca. Non ci riusciva.
«Dì qualcosa, ti prego.» supplicò Alycia. Per tutta risposta, Eliza la baciò. Alycia chiuse gli occhi. Sentiva le labbra della bionda ovunque, sulla sua bocca, sul suo collo, sulla sua gola. Eliza la stava marchiando e lei non si sarebbe sottratta a tutto quello. Si ritrovò distesa sul materasso. Eliza aveva smesso di baciarla e aveva appoggiato la fronte contro la sua, gli occhi blu incatenati ai suoi verdi. Sorrise. Non era più incredula. Sembrava serena. Fece scivolare le mani lungo i fianchi, fino ad arrivare al bordo della maglietta. Gliela sfilò, piano, per poi cominciare a baciarle prima la scapola, poi il petto e, infine, il ventre. Le slacciò i pantaloni e glieli calò lentamente. La osservò, la ammirò. Alycia non era mai stata guardata in quel modo così puro e generatore. Non c’era volgarità in nessuno dei gesti di Eliza. C’era solo necessità, bisogno di ritornare alla vita. Entrò in lei, con dolcezza. Ma Alycia sapeva la verità. Eliza era già da tempo entrata in lei. Le aveva stravolto la vita, le aveva cambiato lo sguardo che aveva di sé stessa e della realtà. Le aveva ricordato che vivere non è inutile e che il passato non può determinare il presente. Le aveva insegnato a scegliere. L’aveva riportata in vita. E ora era lì, appoggiata al suo grembo, che di nuovo le dimostrava quanto valesse ai suoi occhi.
«Rachel sta bene?» chiese. Erano le prime parole che Alycia le aveva sentito pronunciare da quando era entrata in quella stanza.
«No. E, se non facciamo qualcosa subito, la riporteranno in Canada.» rispose, mettendosi a sedere. Fece per scendere dal letto, ma Eliza l’afferrò per il polso. La costrinse a voltarsi e a guardarla.
«Non sei sola. Quello che voglio dire è che non devi... Oh, insomma, che non devi mai più escludermi da ciò che ti passa per la testa. Ti ho fatto una promessa, Aly e il terrore di non poterla mantenere mi ha paralizzata.»
«Ma tu l’hai mantenuta. Io sono tornata a casa e non ho intenzione di andarmene. Non ti lascerò mai più. Mai più.». Eliza sentì il cuore traboccare. La baciò. Nel giro di poco quella serenità sarebbe svanita, ne era cosciente, ma in quel momento aveva bisogno di bearsene, di viverla. Aveva bisogno di vivere.




Angolo del disagio

Non ho molto da dire su questo capitolo. Penso si commenti un po' da solo. Alycia viene definitivamente a patto con i suoi sentimenti e capisce quanto la presenza di Eliza sia fondamentale per lei.
Grazie per le recensioni e per seguire e leggere questa storia. Mancano solo tre capitoli e l'epilogo ormai e un po' mi dispiace.
Alla prossima!
   
 
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