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Autore: ARed    17/10/2020    8 recensioni
Isabella Swan e Edward Cullen sono due agenti speciali del FBI, non si conoscono, non si sono mai visti, ma quando viene ritrovata una scatola incisa con i loro numeri di matricola di quando frequentavano Quantico, si ritrovano a lavorare assieme a New York; all’interno vi troveranno disegni, frasi, numeri, enigmi.. tutto avvolto nel mistero.
Ogni cosa ruota attorno al loro presente, al passato, al lavoro.. ma non ne capiscono il perché.
“Mi sentivo violata, come se qualcuno, in quel momento, avesse il controllo della mia vita”
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Dove eravamo rimasti..
Edward vede Bella baciare Jacob, si ingelosisce e per la prima volta non passa la notte con lei.
Alice riceve una mail con un link che riporta ad un video di Bella con James.
Edward va a prendere Bella in ospedale con due ore di ritardo, lei è arrabbiata e lui altrettanto.
All’arrivo a casa la aspetta una piccola festa di bentornato, alla fine della quale discute con Edward. Il giorno successivo, dopo che Edward le ha detto del video, Bella va al centro operativo e grazie a Alice riesce a rintracciare colui che ha creato il video importando il volto del Direttore. Il video è stato commissionato da James stesso. 
 
CAPITOLO 22
74th STREET
QUEENS – NY
 
2 aprile 2019
L’acqua scendeva calda sul mio corpo, scioglieva tutto lo stress che avevo accumulato in quelle settimane; la morte di James, i disegni, Edward il suo arresto, il processo, lo sparo, il coma. Era tutto troppo. Ero stanca, dovevo capire chi era la penna dietro la mia vita. Perché nulla in quel momento sembrava avere senso, nemmeno il ricordo fisso e continuo della morte di James, che mi perseguitava dal mio risveglio.
 
Il buio circondava la vecchia fabbrica di legname, Bella avanzava incerta al secondo piano assieme al suo capo, James Cooper, avevano appena discusso su Alice, il direttore la riteneva troppo esuberante, « Dovresti essere più carino con lei, non capisco come Victoria ti sopporti », gli disse l’agente Swan.
« La sprono a lavorare meglio e mia moglie mi ama ». Si separarono, lei si diresse verso sinistra, lui al lato opposto. 
Isabella si trovò davanti ad uno dei terroristi, si spararono a vicenda, lei cadde a terra, lui sembrava morto, ma lei si preparò a sparare di nuovo. 
« Cooper », disse l’uomo con un forte accento arabo.
Dolore.
Voci.
Buio.

 
« Ahhhh… », un urlo agghiacciante mi fece tremare nonostante il caldo dell’acqua che continuava a cadere su di me. La fitta alla gola arrivò potente, così come il dolore lancinante alla testa.
Avevo avuto un attacco, l’ennesimo. 
L’acqua della doccia si fermò, un ampio asciugamano bianco mi avvolse, « Va tutto bene », mi sussurrò la voce calda di Edward.  Mi ritrovai in camera mia, tra le sue braccia, cullata come una bambina dopo un brutto sogno. La differenza? Il mio sogno era reale.
« Non puoi andare avanti così »
« Passerà », nascosi il volto nel suo petto, i miei capelli bagnarono la sua camicia pulita, cercai di allontanarmi, ma lui mi strinse ancora più stretto a sé, come se mi volesse inglobare nella sua anima.
« Dovresti parlarne con Rose », suggerì dandomi lenti baci sulla fronte.
« Non è niente », non volevo che si preoccupasse.
« Lo so, ma parlarne con lei ti aiuterebbe », lo avvicinai a me e lo baciai.
 
« Cooper », disse l’uomo con un forte accento arabo.
« Ancora non sei morto? », tuonò la gelida voce di James.
Dolore.
Voci.
Buio.

Mi scostai spaventata dalle labbra di Edward, che mi guardò allarmato, lo rassicurai, « Credo di dover parlare con Rose », dissi convinta delle mie parole. 
« È un’ottima idea », convenne lui, abbracciandomi, « Bella? ».
« Mhm », risposi con le labbra sul suo collo.
« Dobbiamo andare al lavoro », disse sistemando il telo in spugna che nei movimenti era scivolato, lasciando il mio seno nudo. 
« Mhm.. mhm », risposi cominciando a baciare il suo collo, la mandibola per poi arrivare alle sue labbra. Le sue mani stringevano possessive la mia schiena, la sua lingua trovò ben presto la mia. Si stava lasciando andare ed io non ero da meno, « Il Direttore alle nove ha indetto una riunione », dissi sbottonando i primi bottoni della sua camicia, « Si arrabbia molto se qualcuno arriva in ritardo »,  continuai tornado sulle sue labbra.
« Beh.. conosco un modo per farmi perdonare », la sua bocca arrivò al mio collo, ne baciò ogni centimetro, baciò la cicatrice che stava guarendo. Si abbassò e baciò anche quella sullo sterno, poi scese verso il mio seno, « Fermami ti prego », avrei tanto voluto non assecondare quella sua richiesta.
« Questa notte Chloe dorme da Alice, vero? », domandai portando il suo viso a contatto con il mio.
« Si », disse tra un bacio e l’altro alle mie labbra.
 
« Sono proprio necessarie queste riunioni? », mi chiese Alice non appena rimanemmo sole nella sala conferenze, Washington aveva mandato nuove linee guida sulla sicurezza nazionale ed era mio dovere esporle ai miei colleghi. 
« È il volere dei piani alti », le risposi firmando il verbale della riunione che aveva scritto un neo agente, « Alice, cerca di creare una mappa sugli ultimi eventi, vedi se riesci a trovare collegamenti oltre ai disegni ».
« Certo » 
Da quando ero agente dell’FBI non avevo mai temuto le sedute dallo psicologo a cui eravamo obbligati ogni tre mesi, ma mentre mi avviavo verso l’ufficio di Rose sentivo le gambe tremare, per la prima volta sentivo che c’era qualcosa di sbagliato in me.
Lo studio di Rose era un modo a parte, così diverso dallo stile freddo che caratterizzava il centro operativo, il pavimento era ricoperto da un caldo parquet in legno di rovere, la parete sul lato sud mostrava un’ampia vetrata, il sole birichino faceva breccia tra le nuvole, i mobili bianchi davano quella sensazione unica di benessere e le piante rendevano tutto più vivo. 
« Mi domandavo quanto tempo ci avresti impiegato a venire », Rose era seduta sulla sua poltrona, mi dava le spalle.
« Non ci ho messo poi così tanto », le dissi andando a sedermi sulla poltrona bianca, lei si alzò e si sedette davanti a me. 
Cominciai a raccontarle tutto, del sogno che avevo fatto poco prima del mio risveglio, e che si era ripetuto ogni notte, della crisi avuta nella doccia. Le raccontai del dolore che sentivo alla testa nel punto in cui qualcuno mi aveva colpito quel giorno alla vecchia fabbrica, quando James era morto. 
« È un continuo ripetersi di quella scena.. continuo. È come se conoscessi il finale, ma non lo sapessi leggere », era frustante. 
« È probabile che il tuo cervello, durante il coma abbia finalmente trovato il tempo di riposare, elaborando un trauma. Vedi Bella in questi mesi sei stata messa a dura prova dal punto di vista psicologico. Continue sfide che non ti hanno dato il tempo di elaborare quello che ti stava circondando. La morte di James, l’arrivo di Edward, i disegni.. ti hanno provato », disse Rose.
« Pensi sia un ricordo? », cominciavo a pensare che quel colpo alla testa fosse opera di James, quella mattina mi ero ricordata anche della sua voce, ma forse era solo uno stupido gioco della mia mente. Il corpo di James era stato ritrovato senza vita nel lato ovest dell’edificio, l’unica parte esplosa, io mi trovavo esattamente nel lato opposto. Sicuramente era solo un brutto scherzo della mia memoria.
« È plausibile » 
« Me lo devo solo ricordare allora »
« Il nostro cervello è molto egoista, per proteggersi delle volte elimina degli elementi che non gli piacciono. Ma il tuo cervello, sei tu. È una tua scelta », annuii poco convinta alle parole di Rose, mi sorrise, come ad incoraggiarmi.
« Datti tempo », mi sarei data tutto il tempo del mondo, se solo avessi saputo contro chi è contro cosa stessi lottando. 
Il bussare della porta ruppe quella strana atmosfera che si era creata, « Avanti », disse Rose.
« Scusate il disturbo.. I disegni », disse Alice. Mi alzai immediatamente, erano un po’ di giorni che non sembravano dare segni di vita, « Devo andare ».
« Certo », salutai Rose e con Alice raggiunsi il suo laboratorio.
« Che succede? », domandai, ritrovando il laboratorio vuoto, se si escludeva la presenza di Edward ed Emmett.
« Ieri sera un’inserviente della Maspeth High School nel Queens, Danielle Holland, ha trovato una bambina di pochi giorni nei bagni della scuola », spiegò mostrando delle immagini dell’istituto.
« Se ne sta già occupando la polizia? », domandò Emmett.
« Si, la piccola è stata portata in ospedale per gli accertamenti e questa mattina è stata trasferita in una casa famiglia a Brooklyn »
« Perché si sono attivati i disegni? », domandai.
« La NYPD ha caricato sul data base in comune con l’FBI tutte le prove che riguardano il caso », era triste vedere e concepire una bambina di pochi giorni come un anonimo caso di polizia. 
« Tra queste prove, c’è la copertina in cui era avvolta la bambina, è rosa in flanella e sul retro ha ricamato, con una precisione del 98%, le ali dell’angelo », Alice mostrò la copertina sui suoi schermi, le ali erano uguali a quelle del disegno.
« La polizia non sa nulla della madre? » 
« Nulla »
Presi il telefono e cercai il numero del capo della polizia, « Black? ».
« Bellissima.. sono giorni che aspetto una tua telefonata », quel suo tono di voce mi irritò, come mi era solo passata l’idea di sostituire Edward con lui? Idiota.
« Rientra nei tuoi panni da capo della polizia » 
« Non mi stai chiamando perché hai deciso di accettare il mio invito, suppongo »
« Jacob », sbuffai, catturata per un attimo dallo sguardo penetrante di Edward su di me, « ti prego ».
« Lui ha vinto.. capisco. Ritiro le armi »
« Della bambina della Maspeth High School cosa mi sai dire? », andai dritta al punto, non era il momento di flirtare.
« Non posso divulgare informazioni »
« Lo farai, dal momento che il caso è passato all’FBI », forse lo dissi con troppa autorità, ma mi piaceva essere autorevole, forse il termine migliore era stronza. Il concetto rimaneva, comunque, uguale.
« Assolutamente no! »
« Forse non ci siamo capiti, non è una richiesta », dal momento in cui i disegni riscontravano un minimo, anche piccolissimo, collegamento con un caso della polizia, esso automaticamente passava all’FBI.
« Certamente Direttore.. le farò avere tutto il fascicolo », avevo sbagliato a dargli false speranze, me ne rendevo conto, ma questo atteggiamento da adolescente in preda agli ormoni mi dava sui nervi. 
« Ottimo.. la bambina la voglio qui.. avvisa la casa famiglia » 
Conclusi la chiamata, sentendo gli occhi del mio team su di me, « Mi era mancata il Direttore stronzo.. bentornata! ».
« Non farti licenziare! », risposi ad Emmett, divertita. Non appena avessi ricevuto il fascicolo da Black avrei mandato McCartney e Cullen alla Maspeth High School per interrogare gli alunni.
« Bella.. Vieni un attimo? Ti dovrei parlare », seguii Cullen per i corridori del centro operativo, era silenzioso, arrivammo fino al piano dedicati agli allenamenti. 
 
« Cosa ci facciamo qui? Non mi posso allenare per le prossime due settimane », dissi mentre la porta della palestra si chiedeva alle mie spalle. Era vuota, data l’ora probabilmente erano tutti in pausa pranzo.
Edward si voltò verso di me, riconobbi i suoi intenti dal suo sguardo, con due falcate mi raggiunse e mi spinse contro il muro, le sue labbra raggiunsero fameliche le mie. 
« Questo tuo essere stronza mi fa impazzire », disse mentre le sue mani stringevano possessive la mia vita. 
« Non cercare di farti licenziare », gli risposi giocando con i suoi capelli, mi sorrise, lasciando teneri baci sul mio naso.
« Andiamo a mangiare.. va bene il cibo della mensa o ordiniamo? » 
« Sono sotto medicinali, quindi credo sia più sensato mangiare del cibo vero », risposi appoggiandomi al muro alle mie spalle. Edward mi bloccò mettendo le mani ai lati della mia testa.
« Mi sembra un’ottima idea », asserì prendendomi per mano, non appena uscimmo in corridoio notammo la figura di Kate, era al telefono e concluse immediatamente la chiamata non appena ci vide.
« Sei tornata ad allenarti? », chiese, lasciai immediatamente la mano di Edward.
« Oh.. emm no.. ma ho notato la palestra vuota e questo non mi piace », dissi per giustificare la mia presenza li, non volevo che cominciassero a circolare voci su me e Cullen, anche se probabilmente già circolavano.
« Richiamerò il mio team » 
« Ottima idea », convenni superandola, il mio rapporto con Kate si era basato sempre sul reciproco rispetto, avevamo stretto nel corso del tempo una bella amicizia, era più grande di me, di circa una decina d’anni. Era un’ottima agente, anche se mi era sembrata strana, come se non mi volesse lì. 
« Ti sei slavata.. », mi prese in giro Edward.
« Non stavo scherzando », dissi entrando nell’ascensore.
« Domani mattina mi alleno », lo guardai storta, da quello che ne sapevo era quasi un mese che non si allenava.
« Kate mi ha fulminato.. sarà gelosa », dissi non appena le porte dell’ascensore si chiusero.
« Beh si è fatta scappare uno come me », rispose compiaciuto con un sorriso da schiaffi stampato in faccia.
« Quante volte ci sei uscito? », domandai ricordando una discussione che avevo avuto con Kate su quanto bello e sexy fosse il nuovo arrivato.
« Una sola volta.. abbiamo bevuto un drink assieme »
« E.. », lo spronai a continuare.
« E basta. Sei gelosa? » 
« No caro.. quello geloso e che si comporta come un adolescente sei tu! », uscì vittoriosa dall’ascensore.
« Touché! », rispose seguendomi.  
Nelle prime ore del pomeriggio Alice mi avvisò dell’arrivo di Black, lo aspettai con Edward nel mio ufficio, « Capo Black, benvenuto », lo salutai con una stretta di mano, che Cullen replicò.
« Siamo tornati ad essere formali? »
« È quello che il nostro ruolo richiede », risposi facendolo accomodare.
« Limpido.. come richiesto il caso passa all’FBI.. le assistenti sociali con la bambina saranno qui a minuti », disse passandomi il fascicolo. 
« Leggo che avete già fatto degli interrogatori »
« Si.. come capirai sono stati interrotti », mi spiegò, si notava una ruga che gli attraversava il volto, era infastidito. Non doveva essere semplice vedersi soffiare un caso.
« Nessuno sembra sapere nulla.. telecamere? » 
« È una scuola pubblica, l’unica telecamera presente è all’entrata », mi spiegò. Non avevamo molto su cui lavorare, ma ero fiduciosa nelle capacità del mio team.
« Avanti », Alice entrò seguita da due donne, quella più giovane teneva un ovetto, da cui spuntava una coperta rosa, che non era la stessa con cui avevano ritrovato la bambina. 
« Direttrice Swan, Amelia Brown direttrice della casa famiglia Light blue e Eliza Romero giudice del tribunale dei minori », le introdusse Alice, salutai entrambe e le feci accomodare, colei che mi venne presentata come Amelia, appoggiò la bambina ai piedi della scrivania e quel gesto mi diede fastidio. « Brandon occupati della bambina.. ma non uscire dall’ufficio », mi corressi dopo un’occhiataccia da parte dell’assistente sociale.
« Come vi avrà anticipato il capo Black, il ritrovamento della bambina si ricollega ad un caso che l’FBI sta seguendo dai primi di gennaio. Come direttrice dell’ufficio dell’FBI di New York chiedo la custodia della minore e di tutti gli atti a lei attribuibili », chiesi con educazione e serietà, ma senza perdere quell’aura di autorità che caratterizzava la mia posizione. 
« Vorrei più dettagli » 
« Giudice Romero, non sono autorizzata .. stiamo parlando di sicurezza nazionale » 
« Ritiene una bambina di otto giorni un pericolo per la sicurezza nazionale? Ridicolo! », sbottò la dottoressa Brown. La piccola si agitò, Alice la prese in braccio e solo in quel momento notai quanto fosse piccola e indifesa. Mi si strinse il cuore.
« Non considera l’idea che ad essere in pericolo sia la bambina? », replicai cercando di mantenere un tono tranquillo.
« Da cosa dovete proteggerla? » 
« Non compete a lei conoscere i dettagli », risposi con severità. 
« Non acconsentirò » 
« Dottoressa Brown non è una decisone che le spetta », venne in mio aiuto il giudice Romero.
« Giudice Romero.. sia ragionevole », non capivo l’astio della donna nei miei confronti. Edward mi guardò con lo stesso punto interrogativo che probabilmente era stampato anche sul mio viso.
« Lo stato d’emergenza della situazione mi porta a prendere tale decisione in totale autonomia », dissi imponendomi, non eravamo in tribunale, le mie parole erano legittime, « Quindi giudice Romero le chiederei una firma qui e qui la sua dottoressa Brown », il giudice mi sorrise, aveva compreso appieno la gravità della situazione. Le due donne firmarono, anche se l’assistente sociale si mostrava restia.
Alice cullava la piccola, era sveglia e i suoi occhi puntavano su di me, come se mi volesse catturare.
« Chi si occuperà della bambina? », domandò qualcuno, non prestai attenzione a chi avesse parlato.
« Io »
Lo sguardo incredulo di Edward mi fece rendere conto della mia risposta, data d’istinto. Senza nemmeno ragionarci e pensarci su.
« Mi sono informata su di lei.. è appena uscita dal coma. Non è idonea », disse sprezzante la dottoressa Brown, respirai profondamente prima di perdere le staffe e farle pentire di essere nata.
« Dottoressa Brown, la Direttrice Swan si è completamente ripresa, è stata reintegrata nel suo ruolo e mi creda per UN ruolo così delicato al bisogna essere idonei in qualsiasi campo », intervenne Edward in mia difesa, nonostante le sue belle parole, mi diede fastidio. Sapevo difendermi da sola, non avevo bisogno di un uomo che lo facesse per me.
« Vede regolarmente uno psicologo » 
« Come ogni agente dell’FBI.. ora se ha concluso questo processo nei miei confronti, le chiedo gentilmente di lasciare l’ufficio »
L’assistente sociale lasciò un borsone sulla poltrona su cui era seduta ed uscì senza salutare nessuno, viva l’educazione, « Direttore queste sono le prove che la NYPD ha rivenuto nel luogo del ritrovamento », Black mi diede una busta di plastica, che conteneva gli abiti e la coperta rosa con il ricamo delle ali. 
« Grazie.. Alice passa la bambina a Edward e analizza le prove », Cullen prese la bambina, che tra le sue braccia sbadigliò. 
« Appena ho qualcosa ti avviso. Arrivederci giudice Romero »
« Aspetti.. esco con lei. Direttore, per qualsiasi cosa mi contatti »
« Non mancherò », salutai il giudice con una stretta di mano e chiesi ad Emmett di accompagnarla. Rimanemmo solo io ed Edward nel mio ufficio, « Ha i tratti chiari.. come Chloe », era completamente rapito da quel piccolo fagottino che si ritrovava tra le braccia.
« Come si chiama? », mi domandò, presi la cartelletta che c’era all’interno del borsone e lessi, Elle Doe, quello era il cognome che la polizia dava alle persone che solitamente avevano perso la memoria e non si ricordavano il proprio, in attesa che qualcuno della famiglia gli ricercasse. 
« Elle », dissi avvicinandomi. Con timore allungai una mano verso di lei, come se avessi paura di toccarla, come se il mio solo tocco le potesse fare male. 
Edward fece un passo verso di me, sentii un profumo dolce, non lo saprei descrivere, ma mi sembrò il più buono che avessi mai sentito.
« Non avere paura », Edward mi lasciò una carezza sul volto. Con un profondo respiro presi la piccola tra le mie braccia. Ogni paura svanì, sentivo che era al sicuro. Fu un gesto naturale.
« Ciao », la mia voce risultò smielata anche a me, « Possono fare del male a tutti, non importa se fanno del male a me, ma.. non possono fare del male a te  o a lei. Edward è così piccola », sentii una forte rabbia montare su di me.
« Chiunque ci sia dietro la pagherà.. per tutto », mi lasciò un bacio sulla fronte, « Credo che passerò in bianco anche questa notte », mi fece ridere. 
« Per quanto ne so.. dormono per qualche ora », dissi divertita. Edward aveva la capacità di allentare la tensione e se a qualcuno può risultare fuori luogo la sua battuta a me servì per farmi calmare. Sarebbe andato tutto bene.
« Hai novità? », chiesi ad Alice entrando nel suo laboratorio, Chloe si stava prendendo cura della piccola nel mio ufficio.
« Sull’etichetta al posto dei consigli per il lavaggio c’è la prima parte di una coordinata », disse mostrandoci i numeri sullo schermo.
 
N 42° 37’ 27”
 
« Sola così non ha senso, sul quarantaduesimo parallelo c’è di tutto. Così ho messo sotto ispezione i disegni e in B3, all’interno di questo », disse mostrando il disegno di un biberon, « ho trovato la parte mancante. Se notate », ingrandì l’immagine, « i numeri che segnano i ml non sono in ordine: 7 1 3 1 1 7. Se li scrivo così.. ». 
 
S 71° 31’ 17”
 
« Ottengo delle coordinate molto più precise » 
« Dove siamo? », domandai.
« Nel bel mezzo del Massachusetts e l’unico luogo di interesse è il Saint Andrew Hosptal, una clinica della fertilità », rispose mostrando il sito web della clinica. 
« Pensi che la bambina provenga da lì? », mi chiese Edward.
« Non lo so.. Alice prenota una visita », chiedere un mandato avrebbe dato tutto il tempo alla clinica di nascondere eventuali prove.
« Abbiamo problemi di fertilità? », mi domandò Edward facendo ridere la squadra che ormai era ridotta all’osso, oltre a me e a lui c’erano solo Alice ed Emmett.
« Noi no, ma Jess e Mathew Smith si », dissi inventandomi i primi nomi sotto copertura che mi fossero venuti in mente.
« Perfetto. Mi metto subito all’opera », disse Alice richiudendosi nel suo ufficio.
« Edward, Emmett prendete la squadra Alfa I e recatevi alla Maspeth High School e interrogate tutti gli studenti. Qualcuno deve sapere qualcosa », ordinai rientrando nel mio ufficio. Dove la piccola Elle dormiva beatamente tra le braccia di Chloe.
« Dovremmo prenderle un passeggino.. l’ovetto è scomodo », disse sorridente.
« Passala a me, chiamerò Emilia e le chiederò di acquistare il necessario », presi la piccola tra le mie braccia e un senso di pace mi avvolse.
Edward e gli altri tornano poco dopo le sei di sera, la piccola aveva dormito per tutto il tempo passando dalle mie braccia a quelle di Chloe, al piccolo divano del mio ufficio.
« I signori Smith hanno una visita con il Dottor Brenner giovedì 4 aprile », disse Alice entrando con cautela nel mio studio. 
« Perfetto », se c’era qualcosa da sapere su quella clinica io e Edward l’avremmo scoperta.
« Cosa avete ricavato? », domandai ai miei colleghi, che erano appena entrati. 
« Di quelli che abbiamo interrogato nessuno sa nulla » 
« Una ragazza ci ha fatto presente che la sua migliore amica, una certa Mariah Torres, manca da scuola da circa dieci giorni », aggiunse Edward.
« Avete chiamato a casa? » 
« Vive in una casa famiglia.. la stessa a cui era stata affidata la piccola »
« Cosa vi hanno detto? » 
« È solita scappare, ma dopo una o due settimane torna. Per questo non hanno avvisato le autorità », mi spiegò Edward prendendo la piccola. Le lasciò un delicato bacio sulla fronte, come fosse il più prezioso dei diamanti. 
« È minorenne? », Emmett annuì, io e la dottoressa Brown avevamo un bel discorso da fare. Per quanto ne sapessi, e ne sapevo molto, non denunciare la scomparsa di un minore era reato.
« Un'altra cosa », intervenne Edward che si era seduto sulla poltrona con la bambina, « Sei alunne di quella scuola sono incinte. È bizzarro ». 
« Già », tutta quella storia non prometteva nulla di buono e temevo di aver capito cosa si nascondesse dietro la nascita di Elle.
« Da dove spunta questa culla? », domandò Edward non appena rientrammo nel mio appartamento, Emilia aveva preso tutto quello che io e Chloe avevamo chiesto. E visto che nessuna delle due aveva esperienza, il mio soggiorno era pieno di roba di cui non conoscevo l’utilizzo.
« Non pensavo ci tenessi così tanto a passare la notte in bianco », dissi superandolo per mettere la piccola nella culla, temevo piangesse ma accolse la novità con un ampio sbadiglio.
« Le piace », sussurrai.
« Credo di si », rispose Chloe.
« Ragazze la bambina è in affido.. rischiate di affezionarvi », Edward ci riportò con i piedi a terra, aveva ragione, affezionarmi a lei mi avrebbe portato a soffrire.
« Bella ti sta squillando il telefono », disse Chloe passandomi il cellulare, era Black, cosa voleva a quell’ora? Sbuffai.
« Rispondi potrebbe essere importante », mi suggerì Edward e accogliendo il suo consiglio risposi.
« Pronto »
« Ciao Bella.. non ti volevo disturbare » 
« Dimmi pure », dissi avvicinandomi alla vista che avevo su Central Park.
« Abbiamo ritrovato il cadavere di una giovane donna nel Hudson questo pomeriggio, un primo esame del DNA ha stabilito che è Mariah Torres » 
« Studentessa della Maspeth High School, giusto? », la ragazza scomparsa e di cui nessuno aveva denunciato l’accaduto.
« Si e madre della bambina che hai preso in affido », mi sentii gelare il sangue. La piccola si mise a piangere, Edward la prese immediatamente in braccio, cercai di sorridere mentre dall’altra parte del telefono Black continuava a parlare. 
 
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Buonasera fanciulle, tutto bene? 
Ci siamo quasi.. non manca molto ♥️
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