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Autore: Ms_Hellion    17/10/2020    0 recensioni
Izaya ha trascorso la sua vita proteggendo un complicato segreto, frutto di un passato tormentato che ha lasciato segni tanto sul suo corpo quanto sulla sua psiche: il famigerato informatore di Shinjuku soffre di un disturbo dissociativo dell'identità.
Quando però il suo segreto viene minacciato sia da un individuo misterioso che da un ben noto rivale, Izaya è costretto a rivalutare di chi fidarsi e ad affrontare i demoni del suo passato.
Genere: Hurt/Comfort, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Eccomi con il secondo capitolo! \(^ ^)/ Yatta!
Per i prossimi capitoli farò del mio meglio per aggiornare una volta a settimana, spero di riuscirci *si dà una pacca sulla spalla come autoincoraggiamento*.
Inoltre ho cambiato il rating della fiction perché in realtà non so ancora quanto ci sarà di esplicito... potrebbe essere tanto oppure nada, solo il tempo ce lo dirà.
Nel frattempo, buona lettura
 
+。:.゚ヽ(*´∀`)ノ゚.:。+゚
 

2.


 

Il Fortissimo di Ikebukuro stava avendo una pessima giornata.

Era cominciata nel secondo in cui aveva aperto gli occhi e si era accorto di essere terribilmente in ritardo per il lavoro a causa della sua sveglia, che per qualche motivo aveva deciso di suonare con un’ora di ritardo. Altri avrebbero ragionato che la colpa era del biondo per avere impostato scorrettamente la sveglia, ma Shizuo non era proprio dell’umore per ragionare così presto al mattino, per di più detestava essere in ritardo, perciò l’inutile oggetto fu immediatamente punito con un pugno.

Questo, naturalmente, non servì a cambiare il fatto che l’uomo fosse in ritardo; in compenso, la sua unica sveglia era rotta.

Sacrificando la doccia e la colazione, riuscì ad arrivare miracolosamente in orario per cominciare il giro con Tom.

Il suo sollievo fu però di breve durata, così come la speranza che il resto della giornata girasse per il verso giusto. Il primo debito da riscuotere li condusse a casa di una donna che, non appena li vide, si mise a strillare istericamente e a sventolare una padella che finì dritta in faccia a Shizuo, producendo una crepa sui suoi occhiali da sole.

Alla seconda riscossione, l’indebitato, palesemente inebriato, cercò di saldare il suo debito offrendo loro alcune losche pillole bianche invece di denaro. Quando Tom rifiutò, l’uomo disse loro di andare a farsi fottere, per poi sferrare un destro sul naso di Shizuo. Gli occhiali già crepati del biondo andarono in mille pezzi, e così fece il suo autocontrollo.

Mentre infuriava, Tom sospirò e tirò fuori il cellulare.

“Pronto, 119? C’è un uomo a terra… ehm… penso che abbia più o meno tutte le ossa rotte… è incosciente, sì… no, non ho idea di come sia successo…”

Alcuni minuti dopo, i due collettori di debiti camminavano fianco a fianco, ormai lontani dalla casa dell’uomo, dalla cui direzione generale proveniva ora il suono di una sirena. Finalmente, il biondo era tornato sufficientemente in sé da riuscire a spiccare qualche parola coerente. Più o meno.

“I miei occhiali… bastardo... rotti… bastardo… bastardo… ammazzo… ammazzo… ammazzo…”

Shizuo ne aveva oltre venti paia in più a casa, e tuttavia era un dettaglio trascurabile quando si trattava di oltre venti paia di occhiali donati a lui da Kasuka, e uno di essi era appena andato in pezzi.

“Almeno non ti sei fatto male. Non ti sanguina neppure il naso!” esclamò Tom, incoraggiante.

Il ringhio animalesco emesso dall’altro in risposta lo indusse a distanziarsi rapidamente di un passo. Notando la reazione del suo senpai, il biondo si sgonfiò all’istante, la furia svanita e sostituita da vergogna.

“Perdonami, Tom-san.” S’infilò le mani in tasca con aria avvilita. “Mi dispiace di essere così irragionevole. Vorrei essere un collega più affidabile per te ma-”

Quando fu chiaro che la potenziale esplosione era stata evitata, Tom si rianimò. “Non c’è niente di cui essere dispiaciuti! Chiunque si sarebbe arrabbiato al posto tuo…”

Sarà, ma non tutti avrebbero pestato la persona con cui erano arrabbiati fino a mandarla all’ospedale, pensò Shizuo con amarezza, curvando le spalle.

“...per cui stai tranquillo, stai andando benissimo”, continuò Tom con un sorriso.

“Grazie, Tom-san”, mormorò il biondo. Tentò un sorriso, pur sentendosi ancora più abbattuto per via della consapevolezza di non meritarsi un superiore così indulgente.

L’unico modo in cui poteva ricambiare il sostegno e la fiducia offertagli da Tom-san era impegnandosi per essere un buon kouhai. Fece quindi un solenne giuramento a se stesso di mantenere un comportamento modello per il resto della giornata. Davvero, era il minimo che potesse fare, pensò, e annuì tra sé: stavolta avrebbe dato il massimo per rendere Tom-san orgoglioso.

Riuscì a mantenere quel proposito per circa quindici minuti. Ovvero finché la loro strada non fu sbarrata da un manipolo di individui provvisti di armi improvvisate – tra cui coltelli da cucina e mazze da baseball – e altri ne apparvero alle loro spalle. A quel punto Shizuo seppe, senza ombra di dubbio, che erano nei guai fino al collo…

Non lui e Tom. No, loro sarebbero stati alla grande. Era quel manipolo di imbecilli che presto sarebbero finiti in ospedale.

“Heiwajima Shizuo”, lo apostrofò uno di loro, più grosso e stupido degli altri. “Stai causando troppi problemi in giro. È ora che qualcuno se ne occupi. Stiamo facendo un favore alla città, liberandoci di te.”

“Hah?!”

A un cenno del capo, uno degli uomini alle sue spalle gli saltò addosso, conficcandogli un coltello nella schiena. Lacerando e sporcando di sangue l’uniforme.

La sua preziosa uniforme.

Ah, allora è così…

“Capisco”, pronunciò con assoluta calma.

I suoi assalitori si scambiarono delle occhiate ansiose. “Perché non muore?”, bisbigliò uno di loro.

“Ho causato veramente tanti problemi. Capisco che ci siano delle conseguenze. È per questo che siete qui, eh? Siete venuti per farmi pagare le conseguenze delle mie azioni… eh? In tal caso…”

Shizuo allungò un braccio dietro di sé e agguantò in una presa micidiale il polso dell’uomo il cui coltello era ancora conficcato nella sua schiena. Il teppista emise uno strillo terrorizzato come il biondo lo forzò a fare un passo indietro, estraendo l’arma insanguinata.

Shizuo gli rivolse un ghigno terrificante.

“In tal caso… siete pronti a soffrire le conseguenze delle vostre azioni, EH?!”

L’uomo ebbe a malapena il tempo di urlare prima di essere scagliato in aria.

“Fate fuori quel mostro!”, urlò il capo.

Shizuo vide rosso.


 

Mentre il biondo e i teppisti se le davano di santa ragione, o meglio, mentre il biondo le dava ai teppisti di santa ragione, Tom osservava in disparte, rassegnato.

Digitò il numero di emergenza con un sospiro.

“Pronto, 119? Sì… vorrei segnalare diversi uomini in condizioni critiche… solo ossa rotte, credo… ah no, come non detto, uno ha sicuramente una concussione… mmh? No, non saprei proprio come sia successo…”


 

Shizuo afferrò l’ultimo uomo rimasto in piedi e lo spinse contro il muro con tanta forza da formare fratture nel cemento. Era il tizio massiccio di prima, realizzò, lo stronzo che aveva dato l’ordine di attaccarlo.

“A-aspetta! N-non mi u-uccidere!”

I denti di Shizuo furono scoperti in un ringhio ferale. Il biondo poteva sentire il sangue caldo sgorgare dalla lacerazione sulla schiena, macchiando irreversibilmente la preziosa uniforme di Kasuka.

No, non era dell’umore per atti di carità.

“Dammi una buona ragione.”

L’uomo deglutì, quindi tentò un sorriso nervoso. Shizuo notò distrattamente che gli mancava un dente – un incisivo.

“Andiamo, non c’è bisogno di spingersi tanto in là per una cosuccia simile. È stato tutto un grosso errore… un malinteso!”

“Il coltello nella mia schiena non mi sembrava un malinteso”, ringhiò Shizuo, sollevando il pugno.

“È stato Orihara Izaya!”

Il pugno sfondò la parete accanto alla testa dell’uomo.

“Che cos’hai detto?!”, urlò.

“È stato Orihara a mandarci. N-non è stata una mia idea!”

L’aveva detto. Il teppista lo aveva detto. Aveva pronunciato quel nome.

…Ora la giornata di Shizuo era ufficialmente rovinata senza speranza di ritorno.

Furioso, spintonò l’uomo lontano da sé. Quello se la diede immediatamente a gambe, ma al biondo non poteva importare di meno.

Shizuo stava avendo una pessima giornata. Era ovvio che quel bastardo avrebbe trovato il modo di renderla ancora peggiore.

Dannata pulce…

I suoi muscoli si tesero come sentì una mano posarsi sulla sua spalla, preparandosi ad attaccare. Si rilassò subito non appena si accorse che si trattava di Tom.

“Tom-san… ehm…”

“Credo che dovresti prenderti la giornata libera”, lo interruppe il suo superiore. “Quella ferita non ha un bell’aspetto, dovresti andare in ospedale oppure da quel tuo amico dottore. Per oggi prenditi cura di te stesso e riposati, okay?”

Il biondo pronunciò un veloce ringraziamento, avvertendo una fitta di colpa in quanto aveva già in programma di ignorare i consigli del suo senpai.

Tom-san si preoccupa fin troppo, pensò a mo’ di giustificazione.

L’ex bartender era sopravvissuto a ferite ben peggiori, e quella in particolare non faceva neppure così male… infatti, avvertiva poco più di un vago bruciore.

Oh, avrebbe visitato Shinra prima della fine della giornata, ma per ora aveva altri piani. Trattene un ghigno feroce al pensiero, e il sangue ribollì nelle sue vene.

Salutò Tom, per poi dirigersi in una direzione ben precisa.

Mezz’ora dopo, stava ribollendo ancora di rabbia. In compenso, era arrivato a Shinjuku.

“Questa volta sei morto, pidocchio!”


 

. . .


 

Dov’è? Dov’è quel bastardo?

Shizuo si guardò attorno freneticamente. Izaya era vicino, ne era certo. Poteva annusarlo. D’altro canto, al momento si aggirava nei paraggi dell’appartamento del maledetto, perciò magari era l’intera area a essere impregnata dell’odore di pulce. Magari la presenza stessa di Izaya aveva corrotto Shinjuku nel midollo e ne aveva appestato l’aria per sempre. Shizuo non lo avrebbe escluso.

“Dove sei?”, grugnì tra sé.

Fremeva dalla voglia di sferrare un pugno contro il muro, o meglio ancora il naso di qualcuno, ma si trattenne: sarebbe stato scorretto prendersela con un passante innocente. Inoltre, voleva conservare la sua furia per chi la meritava davvero.

Finalmente, la udì.

La risata di quel maledetto.

Il suo corpo si mosse automaticamente in direzione del suono. Girò l’angolo – ed eccolo lì, dall’altra parte della strada, occupato a conversare, o più probabilmente importunare un paio di ragazze in uniforme scolastica.

Sorrideva, il bastardo, con quel suo sorrisetto odioso, come se avesse il diritto di sorridere quando Shizuo era così incazzato – per colpa sua, per di più.

Lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo-

“IZAYA!”

Izaya sobbalzò e si voltò a incrociare il suo sguardo con grandi occhi rossi sbarrati. Shizuo attraversò la strada a larghe falcate.

“Izaya, fottuta carogna!”

Le ragazze, spaventate dalla foga del biondo, si affrettarono a sgombrare. Izaya invece non si mosse di un millimetro, neanche quando Shizuo gli fu praticamente addosso.

“Sì?”, domandò, innocente, come se non avesse idea del perché il biondo fosse lì.

Come se non avesse fatto nulla di sbagliato – ugh, la faccia tosta…

Lo ammazzo! Lo ammazzo! Lo ammazzo!

“Non fare il finto tonto, sai bene che cosa hai fatto”, sbraitò il biondo, così arrabbiato che schizzi di saliva sprizzarono dalle sue labbra per atterrare sugli occhiali di Izaya.

...occhiali?

Shizuo sbatté le palpebre. Attraverso la nebbia rossa che ottenebrava il suo campo visivo, si accorse finalmente dell’insolito accessorio sul volto della pulce. Non aveva mai visto Izaya indossare degli occhiali prima.

Scosse il capo con veemenza. Al diavolo gli occhiali! Doveva restare concentrato sul motivo per cui era venuto a Shinjuku: ridurre la pulce in poltiglia.

“Bastardo, lo so che sei stato tu a mandare quella gang a uccidermi!”

L’altro sgranò gli occhi. “Ucciderti?”

“Esatto! Quindi adesso cerca di stare fermo mentre ti-”

“Un tentato omicidio, è fantastico!”, trillò Izaya – trillò.

Shizuo si interruppe e fissò la pulce, che nel frattempo aveva poggiato la punta di una penna sul suo taccuino.

Aspetta, perché la pulce ha un taccuino?

“Ne, bartender-san, saresti disposto a condividere questa tua incredibile esperienza? Per prima cosa, quando è successo? Dove? E poi, di quanti uomini parliamo? Portavano armi? È morto qualcuno?!”

Bartender-san?!

Mi sta prendendo per il culo?!

Con una manata, Shizuo sbatté il taccuino fuori dalle mani di Izaya. Afferrato l’informatore per la collottola, lo sollevò da terra.

“Whoa!”

“Ne ho abbastanza dei tuoi giochetti, Izaya-kun”, ringhiò il collettore di debiti.

Izaya guardò Shizuo a bocca aperta. Poi guardò il terreno a trenta centimetri dai suoi piedi. Poi di nuovo Shizuo.

“È- È impossibile”, balbettò. “Nessun essere umano potrebbe mai… Come fai a farlo? Sei un mostro o qualcosa del genere?”

Fu la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso.

“CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA!”

Shizuo scrollò il corvino con tanta violenza che per poco non gli saltarono gli occhiali dal naso.

“Io ti ammazzo. Ti ammazzo, ti ammazzo, ti ammaz- AH!”

Fu costretto a mollare la presa come una lama si conficcò nel dorso della sua mano, trapassando pelle e ossa. Con un ringhio, estrasse la lama rossa di sangue e la gettò lontano da sé.

Izaya approfittò della sua distrazione per portarsi a distanza di sicurezza con un paio di rapidi balzi all’indietro. Quando il biondo alzò lo sguardo, fu colpito dalla sensazione che qualcosa fosse cambiato. Il pidocchio aveva smesso di fingersi confuso e spaventato – come se Shizuo sarebbe mai cascato per una recita simile, ha! – e sulle sue labbra era comparso un sorriso feroce.

“Niente male.” Izaya si tolse gli occhiali e li assicurò al davanti della maglia in un modo non dissimile a come Shizuo era solito fare con i suoi occhiali da sole.

-gli occhiali da sole che erano stati disintegrati quella stessa mattina, ammazzo, ammazzo, ammazzo!

“Erano anni che non affrontavo una sfida degna di questo nome”, commentò il corvino con tono di sufficienza. “Sarà divertente.”

Sta insinuando che i nostri scontri passati non sono mai stati una sfida per lui?! Quel piccolo…!

Shizuo fece scrocchiare le nocche.

“Oh, ti garantisco che sarà molto divertente. Per me. Non vedo l’ora di spaccarti la faccia, I-za-ya-kun.”

Izaya rise. Con un movimento fluido, estrasse il coltello a serramanico. “Bene, allora…”

In una frazione di secondo, l’informatore gli era addosso. Shizuo vide a malapena il calcio diretto alla sua faccia, e incrociò le braccia davanti al volto appena in tempo per parare il colpo che risultò essere sorprendentemente forte. Anticipando la sua reazione, Izaya gli conficcò il coltello nel fianco, per poi inclinarsi all’indietro, schivando un pugno.

Shizuo digrignò i denti, spiazzato dall’intensità degli attacchi dell’altro e infinitamente frustrato che la pulce fosse perfino più veloce del solito – e quindi più difficile da schiacciare.

Con un ruggito, si scagliò addosso all’informatore in un attacco cieco, guidato da puro istinto omicida. Tentò disperatamente di mettergli le mani addosso, ancora, e ancora, e ancora, abbaiando insulti e sbraitando minacce, tirando pugni e lanciando qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano, da sacchi dell’immondizia fino ad arrivare a un lampione – e senza mai perdere un colpo, il bastardo continuò a spostarsi, fluido e rapidissimo, inceppando i suoi movimenti solo quel tanto che bastava per graffiarlo occasionalmente con il coltello.

Qualcuno gridò nelle vicinanze – un passante, probabilmente, un abitante di Shinjuku che ancora non aveva imparato a fuggire nel secondo in cui distingueva le figure di Heiwajima Shizuo e Orihara Izaya, e la devastazione che prevedibilmente accompagnava le loro interazioni.

Shizuo lo ignorò. Izaya era al centro della sua attenzione. Izaya, con il suo coltello affilato e un ghigno altrettanto tagliente, Izaya, con quel corpo snello e troppo veloce che Shizuo voleva stringere fino a spezzare in due, Izaya, con il suo odore inconfondibile, Izaya, Izaya, Izaya.

“IZAYA!”, ruggì.

L’informatore esitò. Fu solo un istante, appena un battito in cui la sua espressione si fece stranamente vacua, e tuttavia Shizuo non perse tempo ad elaborare il fatto, perché, grazie a quell’attimo di esitazione, riuscì finalmente a serrare la mano attorno al braccio esile del pidocchio.

Preso, esultò. Finalmente!

Lo sbatté contro la parete di un edificio, intrappolandolo con il suo corpo.

“Ti ho preso, bastardo”, disse, ansimante ma pienamente soddisfatto. Strinse le dita sull’arto sottile nella sua presa, fino a strappare alla pulce una smorfia di dolore. “Adesso hai finito di scappare”, sibilò, avvicinando il volto a quello del rivale. In un angolo della sua mente, si chiese cos’avrebbe fatto con lui ora che era finalmente riuscito a intrappolarlo.

Improvvisamente, Izaya sorrise.

Fu l’unico avvertimento che Shizuo ricevette prima che l’altro si sporgesse in avanti e affondasse i denti nel suo collo.

“Ma cosa-?!”

Shizuo scagliò Izaya lontano da sé. Portò la mano sana – quella che non era stata lacerata da un coltello – al collo, e la ritrasse coperta di sangue.

Izaya lo aveva appena morso.

Quel bastardo aveva-

Il suo intero volto avvampò.

“Quale cazzo è il tuo problema, eh?!”, urlò.

Shizuo sentì la pelle formicolare nei punti in cui il suo corpo era entrato in contatto con quello del pidocchio, soprattutto attorno alla zona del morso dove le labbra di Izaya avevano toccato la sua pelle. Per il disgusto, sicuramente.

Izaya si rimise in piedi, un po’ barcollante. Senza smettere di sorridere, leccò lentamente un rivolo di sangue che colava dall’angolo della sua bocca, e Shizuo non riuscì a impedire al suo sguardo di seguire il movimento di quella lingua rosa, in egual misura inorridito e- no, inorridito e basta.

Izaya schioccò le labbra. “Mmh, strano”, commentò. “Sangue umano nelle vene di un mostro.”

Mostro.

L’occhio destro dell’ex bartender si contrasse violentemente nello stesso momento in cui una vena iniziò a pulsare sulla sua fronte. Quello svitato lo aveva appena morso a sangue, e aveva ancora il coraggio di chiamarlo “mostro”, come se fosse lui ad avere qualcosa di sbagliato. Non poteva credere alla sua faccia tosta.

Prima ancora di rendersene conto, Shizuo aveva afferrato l’oggetto più vicino – un distributore automatico – e lo stava lanciando verso il pidocchio. Questi lo evitò semplicemente spostandosi di lato. Al suo posto, il distributore centrò un idrante, che esplose.

D’istinto, il collettore di debiti sollevò un braccio per ripararsi il volto dagli sprizzi d’acqua. Quando si guardò nuovamente attorno, Izaya era sparito.


 

. . .


 

- Izaya è entrato in chat -


 

Psyche: Yaaaaaay, c'è Izaya-san


 

Psyche: CIAO IZAYA-SAN!(-)


 

Kanra: Yo.


 

Izaya: Salve a tutti


 

Izaya: Se non è di troppo disturbo, qualcuno sarebbe in grado di spiegarmi per quale ragione mi sono appena svegliato in un vicolo e mi fa male ovunque?


 

Kanra: Cosa?!


 

Kanra: Stai bene??


 

Kanra: No, non ne so niente…


 

Kanra: Il corpo è gravemente ferito??


 

Izaya: Non direi. Ho soltanto l’impressione che qualcuno si sia dilettato a usarci come punching ball…


 

Izaya: Psyche


 

Kanra: Psyche?


 

Psyche: EEEEEHH???


 

Psyche: Perché date sempre tutti la colpa a me??!


 

Psyche: Questo è bullismo! (((p(>o<)q)))


 

- Izetsuki è entrato in chat -


 

Psyche: KYAAAAAAAAAAA!!!!!


 

Psyche: È IL VAMPIRO


 

Psyche: NON MANGIARMI, VAMPIRO-SAN! (つ﹏⊂)


 

Psyche: TI PREGO RISPARMIAMI, TEMIBILE VAMPIRO! (. .)


 

Kanra: Per l’amor del cielo Psyche, dacci un taglio.


 

Izetsuki: no, no. non rimproverare il ragazzo. è giusto. è normale essere intimiditi da una creatura come me. per centinaia di anni i vampiri si sono cibati degli esseri umani e io stesso ho commesso atti di cui non vado fiero, fino al giorno fatidico in cui il mio vero corpo è stato distrutto.


 

Kanra: Ah… okay…


 

Izaya: E rieccoci con la storia del sacerdote…


 

Izetsuki: tuttavia, non c’è motivo di temere. la mia razza è ormai in declino e alcuni di noi sono stati costretti ad abitare i corpi degli esseri umani, come nel mio caso. sono grato per la possibilità di continuare a esistere anche se il mio vero corpo è stato distrutto da quel sacerdote. per questo ho fatto voto di proteggere questo corpo. nessun danno ricadrà su di voi finché siete sotto la mia protezione, né da parte mia, né di altri.


 

Kanra: Giusto…


 

Kanra: Cambiando discorso, è insolito vederti in chat, Izetsuki.


 

Izetsuki: ho pensato che avreste gradito una spiegazione, dopo gli eventi di oggi.


 

Izaya: Sei stato tu?


 

Izaya: Ho capito correttamente, Izetsuki?


 

Izaya: Questo spiega perché ho in bocca un sapore di sangue…


 

Izaya: Izetsuki, ne abbiamo già parlato, dico bene? Abbiamo già concordato che non puoi uscire quando ti pare e andare a mordere i miei umani, sì?


 

Izetsuki: le tue accuse sono infondate, umano. le mie azioni erano rivolte al solo scopo di proteggere il corpo. dovresti mostrarmi un po’ di gratitudine.


 

Izaya: Se è così, mi scuso per essere giunto a conclusioni affrettate. Ciò nonostante, gradirei un resoconto degli eventi


 

Izetsuki: nessun problema, è il motivo per cui sono qui


 

Izetsuki: lo scrittore è stato attaccato dall’uomo-mostro da cui ci hai messo in guardia. l’uomo-mostro lo ha minacciato di morte e prevedibilmente, lo scrittore non è stato in grado di rispondere alla sfida. sono dovuto intervenire per garantire la sicurezza del corpo.


 

Kanra: Lo scrittore, intendi Toudaimoto?!


 

Izaya: Shizu-chan?


 


 

Izaya, seduto a terra con la schiena appoggiata al muro del vicolo in cui si era risvegliato, ripensò all’ultima volta che Shizu-chan aveva messo piede a Shinjuku.

Lo ricordava ancora vivamente. Il protozoo lo aveva accusato di essere dietro agli attacchi dello Sfregiatore nonostante l’assenza di prove perché, a sentire lui, il novantanove percento delle volte che avveniva qualcosa di sgradevole o insolito, la “pulce” era coinvolta. Izaya gli aveva chiesto di credere in quell’un percento, ricevendo un netto rifiuto.

Shizu-chan lo conosceva così bene.

Sorrise, quasi nostalgico. Erano passati tre mesi da allora.

L’informatore abbassò lo sguardo sul braccio dolorante. Tirò su la manica, rivelando una larga cicatrice da ustione che ignorò platealmente, e, poco più sotto, un livido violaceo in cui riconobbe l’impronta di una mano.

Sorrise lievemente. Qualsiasi fosse la ragione, Shizu-chan era venuto a cercarlo. Era venuto a Shinjuku apposta per lui.

Peccato che Izaya fosse assente in quel momento.

“Che sfortuna, Shizu-chan”, bisbigliò. Posò un dito sul livido e premette fino a sentire dolore.


 


 

Psyche: Quel tizio è uscito di sua volontà??! Wow!!! L’ultima volta è stato tipo un fantasbilione di anni fa!


 

Psyche: Quello lì è tipo, un completo hikikomori


 

Psyche: Che sfigato (─‿‿─)


 

Kanra: Sii educato, Psyche!


 

Kanra: Ma ammetto che è insolito. Sarà meglio avvertire Sakuraya.


 

Kanra: Grazie per aver gestito la situazione, Izetsuki.


 

Izetsuki: naturalmente.


 

Izetsuki: l’uomo-mostro è un degno avversario. non vedo l’ora di confrontarmi di nuovo con lui.


 

Izaya: NO


 

Izaya: Grazie, ma non sarà necessario. Posso occuparmi da solo del mostro


 

Psyche: Oooooooooooooohhh


 

Psyche: Ne, ne, può mai essere che…


 

Psyche: Qualcuno è geloso? XD


 

Izaya: Scusami?!


 

Psyche: Tee hee!


 

- R$1p3)y8n%f$ è entrato in chat -


 

Psyche: Haaaah?


 

Psyche: E questo chi è??


 

Kanra: Ehm… Ciao.


 

Izaya: Sei nuovo?


 

Izaya: Chi sei?


 

Izaya: Kanra, chi è?


 

Kanra: Non lo so. Non l’ho mai visto prima…


 

R$1p3)y8n%f$: 1 3 8


 

Psyche: Ha scritto qualcosa!!!


 

Psyche: Eh? Ma non ha senso!


 

R$1p3)y8n%f$: 1 3 8


 

Izaya: Vuoi dire qualcosa?


 

Izetsuki: rispondi!


 

Psyche: Ci sta prendendo in giro…? -_-;


 

Izetsuki: chi sei e quali sono le tue intenzioni?


 

R$1p3)y8n%f$: 1 3 8 1 3 8 1 3 8


 

Kanra: È inutile.


 

R$1p3)y8n%f$: 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8


 

Psyche: Wah, stanno aumentando!!! (Δ◯∥)


 

R$1p3)y8n%f$:1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8


 

R$1p3)y8n%f$: 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8 1 3 8


 

- Izetsuki è uscito dalla chat -


 

- Psyche è uscito dalla chat -


 

- Kanra è uscita dalla chat -


 

- Izaya è uscito dalla chat -


 

Izaya si prese la testa tra le mani come una fitta lancinante gli trapassò il cranio, strappandogli un gemito. Strizzò gli occhi e un concerto di luci colorate esplose nello spazio dietro alle sue palpebre.

Trascorsero diversi secondi infernali prima che il dolore retrocedesse un po’, e anche allora fu costretto a mantenersi immobile, accasciato su se stesso, finché la sensazione martellante non incominciò finalmente a smorzarsi.

Finalmente, quando le fitte atroci furono ridotte a poco più una pulsazione sullo sfondo e sentì di potersi muovere senza dare di stomaco, si alzò in piedi su gambe tremanti, sostenendosi contro il muro.

Sono stato appena… sbattuto fuori dalla chat?! Come ha fatto?!

Ma la vera domanda era un’altra…

Chi diamine era?

Non soltanto Izaya non ne aveva idea. Nemmeno Kanra lo sapeva, né Psyche, né Izetsuki. Di chiunque si trattasse, questo nuovo individuo che si era unito al gruppo era un completo sconosciuto. Uno sconosciuto nella sua testa, di cui non conosceva le intenzioni, e con cui non era in grado di comunicare. Di loro spontanea iniziativa, i suoi pensieri si rivolsero all’ultima volta che una cosa simile era successa, e Izaya si trovò a dover prendere respiri profondi per combattere il panico che gli occluse la gola.

No. Non sarebbe stato come l’ultima volta. Aveva avuto anni di pratica per imparare a gestire quello che succedeva nella sua testa. Ormai sapeva come funzionava. Poteva controllarlo.

Le cose non sarebbero state mai più come l’ultima volta.

Si accorse improvvisamente di essere esausto. Se fosse a causa del mal di testa o del combattimento con Shizu-chan, non gli era possibile dirlo. Il risultato era il medesimo: era stanco e indolenzito. Come se non bastasse, stava calando la sera.

“Maledizione… ho perso un’intera giornata”, mormorò.

Spinse ogni pensiero fuori dalla sua testa, con la promessa che se ne sarebbe occupato all’indomani. Con passi incerti, si incamminò verso casa.



 
   
 
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