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Autore: guiky80    18/10/2020    4 recensioni
Il ritiro estivo, una felpa nera, l'imbarazzo di Kei, il passo in più di Kuroo.
*** * ***
Fu Bokuto ad attirare l’attenzione di tutti.
“Bro, non hai caldo? Sei pazzo? Una felpa ora… e poi potresti essere un po’ meno esibizionista, addirittura acquistarne una con la tua iniziale.”
Akaashi sollevò la testa fissando prima il suo Capitano e poi l’altro ragazzo, in effetti Kuroo esibiva una bella felpa nera con cappuccio e all’altezza del cuore e sulla schiena campeggiava una ‘K’ maiuscola in arancione.
“Che vuoi che ti dica, mi piaceva e ho pensato di personalizzarla! Dillo che sei invidioso, Bro!”
“Ma quale invidioso, farai i funghi lì sotto se non la togli subito! Sei sudato, accaldato e ora anche imbacuccato lì dentro, che schifo farai negli spogliatoi!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appoggiandosi al muro dietro di sé Tsukishima riprese fiato dopo la fine dell’allenamento extra che, ormai ogni sera, intraprendeva con i Capitani della Nekoma e della Fukurodani e l’alzatore di quest’ultima. Ogni tanto, a loro si univano Lev e Hinata, ma quella sera, la terza del ritiro, erano solo in quattro in quella palestra, con il caldo di Tokyo e la fame che avanzava.

Fu Bokuto ad attirare l’attenzione di tutti.

“Bro, non hai caldo? Sei pazzo? Una felpa ora… e poi potresti essere un po’ meno esibizionista, addirittura acquistarne una con la tua iniziale.”

Akaashi sollevò la testa fissando prima il suo Capitano e poi l’altro ragazzo, in effetti Kuroo esibiva una bella felpa nera con cappuccio e all’altezza del cuore e sulla schiena campeggiava una ‘K’ maiuscola in arancione.

“Che vuoi che ti dica, mi piaceva e ho pensato di personalizzarla! Dillo che sei invidioso, Bro!”

“Ma quale invidioso, farai i funghi lì sotto se non la togli subito! Sei sudato, accaldato e ora anche imbacuccato lì dentro, che schifo farai negli spogliatoi!”

Scoppiando a ridere, Bokuto guadagnò l’uscita, mentre il suo alzatore spostava lo sguardo verso Tsukishima che sembrava stranamente arrossito, sollevò un sopracciglio e tornò a guardare la felpa di Kuroo, sbattendo le palpebre un paio di volte, nascose un sorriso e si avviò dietro al suo Capitano che continuava a commentare il caldo senza accorgersi di nulla.

Tsukishima arrivò alla porta sperando di svignarsela alla grande, mentre varcava l’uscio una voce lo colpì alle spalle.

“Tu lo sai che la K non sta per Kuroo vero? Una bella K arancio su una felpa nera…”

Deglutendo vistosamente il centrale della Karasuno si voltò appena.

“Bokuto-san ha ragione, fa troppo caldo. Levala.”

“Oh oh, un invito? Tolgo tutto se vuoi, sai che basta chiedere.”

Spalmandosi una mano in faccia il primino scese i gradini della palestra.

“Me ne vado.”   

Sghignazzando Kuroo lo osservò andar via, adorava prenderlo in giro e vederlo in imbarazzo e anelava il dopo cena, quando sapeva che il suo Tsukki lo avrebbe raggiunto, magari per dirgliene quattro proprio sulla felpa, ma in ogni caso lo avrebbe raggiunto.

 

Camminando a passo spedito verso la tanto agognata doccia, Bokuto continuava a commentare l’abbigliamento di quel pazzo di Kuroo.

“Una felpa con la sua iniziale, è davvero troppo, non credi? Ne voglio una anch’io, cazzo! Me la merito, sono il vostro asso: regalatemela!”

Akaashi annuì. “Sì, certo.”

“La voglio bianca con la B gialla, o magari gialla con la B bianca, voglio che ricordi i colori della squadra! Proprio come per… no aspetta! La felpa di Kuroo-kun non ha i colori della Nekoma! Che coglione ha sbagliato! Avrebbe dovuto fare la K rossa non arancio.”

L’alzatore sorrise appena.

“Sei sicuro che la K stia per Kuroo-San?”

“Certo, e per cosa se no? Oh aspetta!”

Si fermò voltandosi verso l’altro: “Ho capito!” 

Akaashi annuì mentre Bokuto dava voce alla sua scoperta.

“E’ per Kenma-kun! Ma che carino, l’ha fatto per il suo amico, caspita devono avere davvero un legame forte! Potrei prenderla con la A io, che ne pensi?”
L’alzatore scosse la testa alzando gli occhi al cielo, ma arrossì leggermente, realizzando che il suo Capitano aveva pensato a una felpa con la sua iniziale.

“Non serve che ne prendi una con la A, in ogni caso non credo sia riferita a Kenma-kun.”

Bokuto lo guardò intensamente prima di tornare a camminare.

“E allora per chi sarà? Davvero per se stesso?”
“Seguimi un secondo: chi prende sempre in giro Kuroo-San?”
L’altro sorrise: “Tsukki-kun!”

“Ottimo, come si chiama di nome?”

Il Capitano si portò un dito al mento con fare meditabondo. 

“Dunque aspetta… Kei!”

“E quindi per cosa sta la K sulla felpa di Kuroo-San?”

“Kenma-kun, ne sono sicuro! Farò un culo cubico al Bro!”

Akaashi arrestò la sua camminata. “Bokuto-san.”

L’interpellato si fermò voltandosi con sguardo interrogativo.

“Non so se faccio bene a dirtelo, ma non devi fare il culo a Kuroo-San per Kenma-kun, ma per Tsukishima-kun.”

“Per Tsukki-kun?” 

“Sì, credo proprio che il ‘tuo Bro’ si sia preso una bella sbandata.”

Il sorriso di Bokuto si aprì sempre di più.

“Allora te ne eri accorto anche tu? Bravo Akaashi-kun, ero quasi sicuro che ci saresti arrivato, ma l’hai scoperto solo ora? Con la felpa? Andiamo… è dalla prima volta che hanno disputato la battaglia della discarica che Bro ha puntato il ragazzino.”

L’alzatore sgranò gli occhi prima di scoppiare a ridere. “Fammi capire, io cercavo di portarti alla soluzione senza dirti chiaramente chi era per non tradire il suo segreto e tu cercavi di depistarmi?”
“Esattamente! Siamo o no una squadra fantastica?”
Strizzandogli l’occhio proseguì verso lo spogliatoio, mentre il numero cinque scuoteva la testa seguendolo: incredibile come Bokuto lo sorprendesse ogni volta.

 

Calciando un sassolino Kuroo era in attesa, impaziente attesa, di Tsukishima. Era la terza sera che succedeva, aveva dovuto penare parecchio per convincerlo, lo aveva tempestato di messaggi fin dalla prima battaglia della discarica. All’inizio il centrale della Karasuno era stato scostante, aveva risposto con un insulto al primo messaggio, con un monosillabo al secondo e un altro insulto al terzo, infine aveva iniziato a parlare per chiedergli come mai insistesse tanto, fino al messaggio che Kuroo aveva ricevuto una sera, forse la prima, in cui non stava pensando a lui.

Sorrise ricordando quel momento.

 

‘Senti te la faccio breve e davvero non vorrei chiedere a te: non riesco a murare un tizio amico di mio fratello, capisco dove colpirà e la tempistica eppure non riesco a fermarlo!’

Dallo spogliatoio della Nekoma si era levato un grido di gioia: Tsukki aveva bisogno di lui! Yaku e Kenma lo avevano guardato male, ma ignorandoli lui aveva risposto con un vocale, spiegando che forse era dovuto all’angolazione del tiro e gli chiese più dettagli.

Quel messaggio aveva obbligato Tsukishima a registrare un vocale a sua volta, e a Kuroo era spuntato un sorriso ebete mentre sentiva quella voce un po’ burbera camminando verso casa.

Dai messaggi ai vocali; dai vocali alle telefonate.

Il passaggio era stato quasi obbligato e Tsukishima aveva smesso di insultarlo.

Parlavano tranquillamente degli allenamenti, delle partite, anche di scuola ogni tanto. Kuroo aveva raccontato della fatica di essere all’ultimo anno, della scelta dell’università, per contro Kei aveva riferito della sua difficoltà a parlare coi compagni, l’unica nota positiva era avere Yamaguchi in classe, per il resto gli altri ragazzi non gli interessavano, ma coi lavori di gruppo era stato obbligato a conoscerli, a parlare con loro. A Kuroo sembrava di vederlo, tutto imbronciato al suo banco con i chiassosi ragazzini del primo anno intorno a discutere di qualche progetto. A lui quei lavori erano sempre piaciuti, poter far casino dopo scuola con la scusa di trovarsi per discutere del lavoro da svolgere. Per certi versi Tsukki gli ricordava un po’ Kenma: solitario e imbronciato; ma mentre Kei era arrabbiato col mondo, Kozume voleva solo essere lasciato ai suoi videogiochi.

Sorrise tra sé pensando a come i ragazzi più importanti per lui si somigliassero.

 

Tutto era cambiato una sera, alzando gli occhi al cielo stellato sopra di sé Kuroo sorrise dolcemente, quella sera non se la sarebbe mai scordata.

 

Erano al telefono già da qualche minuto, Kuroo lamentava un dolore alla spalla destra e sospirando aveva detto di aver bisogno di un massaggio, e Tsukki lo aveva stupito.

“Sono piuttosto bravo, peccato che non posso massaggiarti."

Era calato un silenzio quasi tombale, il primino, forse resosi conto di cosa aveva detto, era arrossito seduto sul suo letto e aveva cercato un modo per uscire da quel momento. L’unico che aveva trovato era stato riattaccare.

Kuroo aveva scosso la testa quando si era reso conto di essere ormai il solo col cellulare all’orecchio. Aveva provato a richiamare, ma senza successo, allora aveva composto un messaggio: ‘Vorrei tanto un tuo massaggio… e vorrei che non avessi chiuso la telefonata.’

Si aspettava un insulto, oppure di essere ignorato, ma il suo Tsukki lo aveva sorpreso ancora rispondendo solo: ‘Scusa.’

Avevano continuato a messaggiare parlando d’altro, ma la sera dopo Kuroo era tornato alla carica, lo aveva chiamato e Kei aveva risposto a monosillabi, fino alla risata proveniente dal Capitano della Nekoma.

“Non devi sentirti in imbarazzo per la storia di ieri. Il dolore è quasi passato, ma io vorrei davvero un tuo massaggio. Non riattaccare!”

Lo aveva minacciato e Tsukki aveva sorriso, Kuroo, ignaro di quale espressione aleggiasse sul volto del suo interlocutore, aveva ripreso a parlare.

“So che non vuoi sentirti dire certe cose che ti mettono in imbarazzo, ma io lo dirò lo stesso: tra due settimane verrete qui per il ritiro estivo, voglio stare con te, da solo, faccia a faccia. Ho voglia di guardarti negli occhi e dirti una cosa che so non vorrai sentire. Mi ascolterai?”
“Avrò un’altra scelta?”
“No.”

“E allora che lo chiedi a fare?”
 

La prima sera del ritiro si erano visti dietro la palestra dove si allenavano con Bokuto e Akaashi e Kuroo lo aveva detto: “Mi piaci, Kei. Mi piaci davvero, o non avrei passato tutte le sere a messaggiare e parlare al telefono con te. Non pretendo di sapere cosa provi tu, ma non credo di esserti indifferente. Se mi sbaglio non c’è problema, me ne vado subito.”

Il silenzio di Tsukki gli aveva fatto male, aveva annuito e se ne era andato.

 

Il giorno seguente, Kuroo era stato avvicinato da Tsukishima, tra una partita e l’altra.

“Stasera… ti aspetto dove eravamo ieri.”

Il Capitano della Nekoma si era voltato appena in tempo per vederlo tornare verso Yamaguchi che lo stava chiamando.

Sorrise e pregustò la serata: si sarebbe divertito.

Era arrivato al luogo dell’incontro con dieci minuti di ritardo di proposito, voleva essere certo che Tsukki fosse lì, voleva che aspettasse.

L’altro lo fissò un secondo prima di spostare lo sguardo e borbottare.

“Non sono bravo con le persone e con queste cose, ma ieri non volevo farti andar via.”

“E cosa volevi?”
Tetsurou non si era avvicinato, ma continuava a fissarlo.

“Volevo… voglio… vorrei che tu non facessi nulla di imbarazzante, ma non so se ne sei capace.”

Sollevò il viso imbronciato, facendo scoppiare a ridere Kuroo.

“Hai ragione, non credo di esserne capace. Posso provarci.”

L’altro annuì e passarono la serata seduti vicini ai piedi di un albero, leggermente in ombra a parlare come quando erano al telefono, ma finalmente faccia a faccia.

 

Non mancava molto alla fine del ritiro, Kuroo sospirò, e perso com’era nei suoi pensieri non si accorse di chi si avvicinava nell’ombra.

“Finalmente hai abbandonato la felpa, fa caldo anche di sera qui.”

Sussultando, notò i capelli biondi di Kei emergere da dietro al muro.

“Finalmente, credevo non venissi più.”

“Sai che devo liberarmi di Yamaguchi-kun, fortunatamente si è distratto con lo scemotto saltellante e mi sono defilato.”

Kuroo sorrise. “Non capisco perché non gli dici che vieni qui, non credo proprio che ti seguirebbe, anzi potrebbe aiutarti nel caso il buon Sawamura-san ti cercasse.”

“Non sono affari suoi.”

Erano ancora lontani, almeno dal punto di vista di Tetsurou, Tsukki a ridosso del muro, lui poco più avanti nel piccolo spiazzo. Sospirando di nuovo Kuroo si avvicinò lentamente.

“Hai ragione, non sono affari suoi e non dobbiamo perdere tempo parlando di lui.”

“Giusto, parliamo della tua felpa. Era davvero necessario comprarla? Se volevi proprio che vedessi il tuo acquisto perché non una maglietta? Sarebbe passata più inosservata al ritiro estivo.”

Lo guardò con un sorrisetto sarcastico, a cui Kuroo rispose con uno analogo.

“Ho scelto la felpa perché così avrò la sensazione di avere le tue braccia attorno quando farà freddo in inverno, quando non sarai con me... quando mi mancherai…”

Kei distolse svelto lo sguardo: “Ti ho detto di non fare cose imbarazzanti.”

“Non sto facendo niente… però forse potrei fare qualcosa di imbarazzante… sai, siamo a metà ritiro ormai, poi tornerai a casa e chissà quando potremo vederci.”

Kuroo chiuse ancora la distanza tra loro, vide Tsukishima quasi ritirarsi, si sporse e lasciò un dolce bacio sulla guancia liscia di chi gli stava di fronte, la stessa persona che affossò ancora di più la testa nelle spalle.

“E’ imbarazzante?”
“Sì, ma pensavo peggio.”

Tetsurou sorrise ancora e fece l’ultimo mezzo passo. Fu un attimo: la mano dietro la nuca e la spinta leggera e finalmente baciò il suo Tsukki.

Un bacio vero, dolce, sentito, che lasciò il primino sorpreso, immobile, fino alle labbra che presero a muoversi, si aprirono leggermente a quelle più esperte del Capitano che le inseguirono, la lingua cercò e trovò quella dell’altro per guidarla dolcemente, senza fretta, fino al distacco e alle fronti che entrarono in contatto, ancora la mano di Kuroo accarezzò la nuca di Tsukishima.

“Scusa, questo è molto più imbarazzante, ma non potevo perdere altro tempo. Lo voglio da quando abbiamo iniziato a messaggiare. Lo voglio da quando ti ho visto murare Bro l’altra sera, da quando mi hai promesso il massaggio. Lo voglio. Ti voglio, Kei.”

L’altro ragazzo strinse gli occhi prima di sussurrare.

“Lo volevo anch’io.”

Di nuovo il sorriso di Kuroo, di nuovo il rossore di Tsukishima quando incrociò gli occhi dolci di fronte ai suoi, di nuovo il bacio che tornò a farla da padrone tra loro.

 

Seduti spalle al solito albero, Tetsurou giocherellava con le dita della mano di Kei.

“Sai qual è la cosa bella? Che siamo intercambiabili.”

“Che vuoi dire?”

“Guarda.”

Kuroo estrasse un coltello dalla tasca dei pantaloni, uno di quelli che usavano a cena, Tsukishima sollevò un sopracciglio, l’altro gli fece l’occhiolino:

“Domani lo restituisco, calmati.” 

Abbassandosi, iniziò a lavorare sulla base del tronco dell’albero accanto, voltando le spalle all’altro. Tsukishima lo fissò un attimo, quando realizzò cosa stava facendo scosse la testa.

“Dai, stai incidendo un albero? Sono cose da femminuccia.”

“Davvero? Può essere, ma a me piace. Dai guarda qui, avvicinati spilungone!”

Sospirando, Kei si spostò accucciandosi accanto all’altro ragazzo e vide il coltello passare ripetutamente nei piccoli solchi appena fatti.

“Vedi, K per Kuroo e Kei.” 

Incise ancora, poi passò all’altra lettera.

“T per Tetsurou e Tsukishima.”

Terminò il suo lavoro con un piccolo cuore appena sotto, centrale rispetto alle lettere, che lasciò però appena accennato. Abbassò il coltello e sorrise al suo lavoro, Tsukishima fissò l’incisione, poi con la coda dell’occhio vide quel viso che, anche se non voleva ammettere, gli piaceva, forse troppo. Vide quel sorriso, che di solito era strafottente, mutare e diventare dolce. Accennò appena, alzando un angolo di bocca, iniziando a mordicchiare il labbro inferiore.

“Sei ancora imbarazzante.”

Kuroo lasciò cadere la testa in mezzo alle braccia ridacchiando.

“Hai ragione, questo forse è imbarazzante, ma volevo farti capire cosa intendevo per intercambiabili – fissò le lettere un attimo prima di proseguire – Tsukki-kun, noi… cosa siamo? Ho bisogno di saperlo. Ho bisogno di sapere cosa pensi di noi, di me.”

Kei distolse lo sguardo a disagio all’improvviso.

“Kuroo-san… noi...”

Strinse le labbra cercando di smettere di balbettare come un idiota.

Deglutì vistosamente e agì.

Afferrò la manica della maglietta di Kuroo e tirò, chiuse gli occhi senza pensare, posando le labbra su quelle del Capitano della Nekoma, che per contro rimase spiazzato, poggiò una mano a terra per non perdere del tutto l’equilibrio, in quel modo Kei lo sovrastò per un attimo e quella sensazione di semi-sottomissione piacque a Tetsurou, forse più del dovuto.

Recuperò la posizione non appena l’altro si staccò per riprendere fiato, rimettendosi in piedi senza guardarlo.

Tetsurou gli tenne dietro e lo afferrò per la vita prima che fuggisse, posò il viso alla nuca sfiorata appena dai capelli biondi.

“Mi farai impazzire, Tsukki-kun.”

L’altro rilasciò l’aria sussurrando.

“Non ho mai avuto a che fare con qualcuno in questo modo… non so bene cosa fare. Odio non sapere cosa fare.”

Ridacchiando, Kuroo lo fece voltare, gli occhi di Tsukishima erano piantati al terreno lateralmente.

“Decideremo insieme i passi da fare, non ti preoccupare. Non ti forzerò mai, ma volevo sapere se tieni a me tanto quanto io tengo a te, ma il bacio che mi hai dato… cazzo! Mi è venuto duro!”

L’altro si divincolò bruscamente.

“Sei proprio un coglione!”

Kuroo lo afferrò di nuovo, stavolta per il polso a evitare che davvero se ne andasse o lo picchiasse.

“Scusa, scusa – rise davvero – non ho resistito, sapevo avresti reagito così. Davvero Tsukki-kun scusa, però il tuo bacio mi è piaciuto tanto.”

Si avvicinò felino fino a chiuderlo contro il tronco dello stesso albero dove aveva appena inciso le loro lettere, lasciò poco spazio tra i loro corpi, ma nessuno tra le loro labbra.

Lo baciò lentamente, senza accelerare i tempi, nonostante dentro bruciasse di desiderio per lui. Gli lasciò tutto il tempo di abituarsi, ma solo il fatto che il suo Tsukki non stesse scappando per lui fu già un successo.

 

Arrivò purtroppo l’ora di ritirarsi, soprattutto per evitare problemi a Tsukishima che, essendo un primino, era guardato a vista da Sawamura. Kuroo aveva meno problemi, era all’ultimo anno ed era il Capitano, i ragazzi lo avrebbero coperto da una eventuale improvvisata del mister.

Appena prima di tornare nella zona aperta del cortile, Tetsurou trattenne Kei per un braccio, lo baciò lentamente, sorridendo appena quando notò il rossore assunto dall’altro.

“Non dire cose imbarazzanti domani.”

Kuroo sorrise a quelle parole.

“Non temere, in mezzo agli altri sarò bravissimo. Ovviamente appena saremo di nuovo soli… non mi scapperai.”

Kei strinse le labbra, abbassando lo sguardo.

Tetsurou gli baciò la guancia. “Andiamo, forza.”

 

Kuroo arrivò fuori dalla camerata della Nekoma e trovò Bokuto appoggiato al muro, inclinò la testa fermandosi con le mani in tasca.

“Cosa fai ancora in giro?”

L’altro alzò il mento, mentre restava con le braccia incrociate al petto.

“E tu allora? Da dove arrivi?”

“Ho fatto due passi.”

Annuendo Bokuto spostò lo sguardo alla finestra.

“Sì, ti ho visto passeggiare. Hai fatto bene, aiuta la digestione.”

Alzando un sopracciglio Kuroo si avvicinò alla vetrata, da quella posizione Bokuto aveva sicuramente visto lui e Tsukishima tornare verso lo stabile principale.

“A giudicare dal tuo sorriso e da quanto era rosso in viso il caro Tsukki-kun... che combini Kuroo-kun?”
Abbassando la testa e coprendo con pochi passi la distanza che li divideva, Tetsurou arrivò a ridosso di Bokuto.

“Non combino nulla, Bro. Tu sei solo curioso? O vuoi creare problemi?”

L’altro affilò lo sguardo. “Non ti creerò problemi. Voglio sapere dove hai preso la felpa, visto che sei riuscito a far cedere Tsukki-kun e il suo caratteraccio, potrei usare lo stesso metodo.”

Kuroo approfondì il ghigno.

“Con Tsukki-kun o… con Akaashi-kun?”

Bokuto sorrise voltando le spalle.

“Chissà. Buonanotte Bro.”





 

Angolino dell’autrice.

Come sempre ringrazio mia nipote per l’assistenza a distanza.

E dedico questa shot alle pazze che cui scambio immagini e spunti di storie durante il giorno: Lenea e Ciotolina! Vi voglio bene pazze!

Guiky80

   
 
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