"Perché non inviti i tuoi amici per festeggiare insieme?"
Aveva candidamente proposto sua nonna, l'estate scorsa, in occasione del suo compleanno.
"Per aspettare invano ospiti che non verranno mai?"
Aveva chiosato lui, con quell'astio e quel veleno rivelatori di un'amara verità.
Julian non ha amici. O almeno così credeva finché non è stramazzato al suolo durante la semifinale contro la New Team ed è stato costretto a mettere la squadra al corrente delle sue precarie condizioni di salute.
Fino ad oggi avrebbe avuto più rispetto di persone che gli avessero detto le cose in faccia piuttosto di quei falsi amici che gli hanno parlato alle spalle.
Ma la realtà è di gran lunga più complessa di come appare e, quando si è sentito male, ha visto lacrime e preoccupazione sincera sui volti pentiti di quei ragazzini con i quali fa gruppo in campo. Anzi, la sua squadra.
I chiarimenti, a cuore aperto, che hanno avuto nella sua camera d'ospedale lo hanno rinfrancato, dandogli coraggio ed una marcia in più. Ma lo hanno anche sfinito e perciò non cerca di camuffare il suo sospiro stanco mentre si appoggia ai cuscini, sotto lo sguardo attento di Fancy, attenta al suo respiro corto.
"Sto bene. Anzi sono quasi felice di quello che ho scoperto poco fa!"
La rassicura prontamente il ragazzino, stampandosi sul viso pallido un convincente sorriso appagato. Julian ha imparato, a sue spese, che ciò che lo lega agli altri ragazzi della Mambo è più forte di ciò che li divide e che ogni rapporto forte è basato sulla fiducia e sul confronto.
"Cosa hai scoperto?"
"Di avere degli amici!"
Risponde lapidario, chiudendo gli occhi per riposare. In realtà non gli sfugge l'impazienza di Fancy, che controlla l'orologio ogni cinque secondi.
"Perché non vai a vedere come sta il signor Stone? A quest'ora avrà finito con il suo ecocolordoppler e sono sicuro che gli farà piacere chiacchierare con una nuova amica!"