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Autore: SkyDream    18/10/2020    5 recensioni
Shoyo aprì la porta con il mento ben in alto e lo sguardo di un guerriero vincitore.
«Perché solo sotto la rete sono imbattibile!» Annunciò tutto fiero mentre camminava al fianco di Tobio con un sorrisone brillante.
«Cosa sei sotto la rete? Potresti ripetere?» Lo schernì l’altro mentre vedeva Shoyo accelerare il passo.
Lo schiacciatore aveva appena catturato lo sguardo degli ex compagni di Tobio, costringendoli ad assistere a tutta la scena.
Superò il suo amico in modo che potesse guardargli la schiena e, poco più in basso, i quattro strappi di carta igienica che gli ciondolavano dall’elastico dei pantaloni.
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Piccola one shot senza pretese, con il solo scopo di strapparvi un sorriso.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Vulnerabile ~


Shoyo saltellava su un piede, poi sull’altro, come se non stesse più nella pelle.
La Karasuno era stata chiamata per un piccolo torneo amichevole e avrebbe trascorso ben due giorni in una palestra gigante, passando la notte in piccoli dormitori comuni.
I ragazzi si erano seduti nell’atrio principale mentre attendevano l’arrivo dell’ultima squadra rimasta: il Nekoma.
I giocatori delle altre scuole si erano messi a chiacchierare tranquillamente e si sentiva solo un mormorio di sottofondo, a parte la voce squillante di Shoyo che risuonava tra i muri.
«Proprio come nelle squadre vere!» Continuava a ripetere con il suo solito entusiasmo, era impossibile non notarlo né evitare di rivolgergli qualche occhiata di tanto in tanto.
Così diverso da Tobio che, al contrario, faceva di tutto per nascondersi, in evidente stato di disagio. Sembrava volersi mimetizzare con il palo portante.
Shoyo cercò con gli occhi il suo amico, trovandolo dopo aver girato la testa un paio di volte, e si avvicinò a lui abbassando la voce ma senza smettere di saltellare.
«Ehi, c’è qualcosa che non va? Hai mal di pancia?» Chiese portando il capo di lato con aria interrogativa.
Tobio lo odiava quando si preoccupava per lui, ogni volta sentiva un groppo alla gola e il sangue fluirgli alle guance in modo alquanto fastidioso.
«Boke, sei tu di solito quello che ha mal di pancia! E poi smettila di saltellare, sembra quasi che tu debba andare a fare la pipì!».
Shoyo si fermò di botto e alzò di più gli occhi verso di lui, cercando di capire qualcosa dal suo sguardo. L’altro si girò appena, si sentiva scrutato e la sensazione non gli piacque per nulla.
«Kageyama, cos’è che ti spaventa?».
Quella domanda lo colpì dritto al cuore con una fitta quasi dolorosa. Se n’era accorto! Nessuno ci aveva mai fatto caso, pensando che fosse semplicemente la sua solita espressione, e a lui andava bene così.
Detestava sentirsi vulnerabile.
«Nulla, solo che non mi va di rivedere i miei vecchi compagni di scuola media e soprattutto non li voglio in campo. Se avessi saputo che ci sarebbero stati anche loro …» Non riuscì a terminare la frase che si ritrovò le mani di Shoyo appese alla collottola della maglietta.
«Se lo avessi saputo, saresti venuto lo stesso perché ti avrei trascinato io con la forza.» Le parole dure e decise, che mal si intonavano con la sua solita allegria, gli fecero accapponare la pelle.
Shoyo aveva capito perché il suo amico non volesse vedere i vecchi compagni, quelli che lo prendevano in giro pensando che fosse snob, che si sentisse migliore degli altri e che non fosse capace di sorridere.
E, cavolo, a volte lo pensava anche lui!
Ma Tobio era molto di più, era un mix di entusiasmo mal celato e timidezza, una scarica di energia che tentava di trattenersi per non splendere troppo. Lui se n’era accorto, aveva imparato a conoscerlo.
Gli aveva insegnato ad aprirsi, a farsi scoprire da lui. Il loro era un legame che andava via via ad approfondirsi sempre di più.
I suoi vecchi compagni non ci avevano nemmeno provato a conoscerlo, ad apprezzarlo e lui aveva finito col chiudersi ancora di più in se stesso, in un periodo della sua vita tremendamente buio e solitario a cui aveva detto “Basta!” dopo aver conosciuto Hinata.
Hinata, un uragano di luce e vitalità.
«Mi accompagni in bagno?» Chiese Shoyo all’improvviso cercando la porta che gli interessava.
«Cosa sei, un bambino?».
«Dai, ogni volta finisco sempre per incontrare qualche omone alto e intimidatorio, per una volta potresti proteggermi!» Sbuffò mentre gli circondava un polso con la sua mano e lo trascinava verso la toilette.
Tobio si lasciò trasportare, per quanto non condividesse il fatto di dover fare da mammina ad un bambino che tendeva a somatizzare l’ansia.
«Certo che sei davvero un idiota! Ti lasci intimidire dai tuoi avversari solo in bagno e poi appena entri in campo fai lo sbruffone e riesci pure a batterli. Mi spieghi perché ti spaventi ancora?» Chiese Kageyama poggiato al muro mentre aspettava che il suo amico uscisse dal bagno.
Shoyo aprì la porta con il mento ben in alto e lo sguardo di un guerriero vincitore.
«Perché solo sotto la rete sono imbattibile!» Annunciò tutto fiero mentre camminava al fianco di Tobio con un sorrisone brillante.
«Cosa sei sotto la rete? Potresti ripetere?» Lo schernì l’altro mentre vedeva Shoyo accelerare il passo.
Lo schiacciatore aveva appena catturato lo sguardo degli ex compagni di Tobio, costringendoli ad assistere a tutta la scena.
Superò il suo amico in modo che potesse guardargli la schiena e, poco più in basso, i quattro strappi di carta igienica che gli ciondolavano dall’elastico dei pantaloni.
Tobio, dopo un momento di sconcerto, scoppiò in una sonora risata, la più bella che Shoyo avesse mai sentito, portandosi le mani alla pancia.
«Sei proprio un’idiota! Si può sapere come hai fatto?!» Esclamò senza smettere di ridere.
Hinata fece finta di non saperne nulla, anzi, si finse perfino imbarazzato e tentò di nascondersi, aumentando il volume delle risate del suo amico.
Il piano era andato in porto!
I suoi vecchi compagni erano rimasti imbambolati a fissarlo, come se quello non fosse il vero Tobio Kageyama, ma fosse stato sostituito da un alieno con le sue sembianze.
Se ne accorsero entrambi e il più basso, di nascosto, sorrise appena.
«Ora non fanno più paura, vero?» Chiese Shoyo mentre si toglieva la carta dal fondoschiena e la gettava nella pattumiera dietro il palo dove avevano parlato poco prima. Non servì nemmeno voltarsi, sentiva a pelle come Tobio avesse prima sgranato gli occhi in un’espressione sorpresa e poi disteso le labbra in un piccolo sorriso di ringraziamento.
Oh, non lo avrebbe mai detto esplicitamente!
Ma Hinata aveva ragione, ora che aveva mostrato ai vecchi compagni cosa era diventato - una persona spontanea, felice e con degli amici - non si sentiva più così vulnerabile. Li avrebbe affrontati a testa alta come sempre.
 
 
«Secondo te quanto ci metteranno a capirlo?» Chiese Sugawara mentre si sedeva nel divanetto dell’atrio accanto Daichi.
«Credo impiegheranno almeno un altro anno, ma mi piacerebbe essere presente e godermi le loro espressioni quando succederà.» Rispose l’altro allungando i piedi e distogliendo lo sguardo dai suoi due kohai.
«Intendi che vorresti essere presente quando si daranno il loro primo bacino?» Sugawara rise leggermente, catturando l’attenzione di qualcuno alle sue spalle.
«Ma che bacino! Quei due si salteranno addosso!» Sentenziò Kuroo annunciando l’arrivo del Nekoma.
   
 
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