19. Curse
1364 DR, Undermountain
“Vuoi un biscotto?” L’elfo scuro porse un piccolo sacchetto di tela alla sua compagna di avventure, offrendole quella che era ormai la sua colazione tipica. Biscotti e acqua.
“Grazie” rispose la ragazza, allungando una mano in risposta.
Lui però non completò il gesto, non colmò la distanza fra loro per passarle il sacchetto.
“Non ho capito se lo vuoi o no, era un sì grazie oppure un no grazie?”
“Accetto la tua gentile offerta. Ripeto, grazie.” Confermò lei, avvicinandosi un pochino a lui e cercando di afferrare l’oggetto. Lui però ritrasse la mano, portando la piccola busta fuori dalla sua portata.
“Scusami, sono proprio un po’ tonto. Cos'è che vuoi?”
“Un dolcetto, per favore.”
“Dolcetto? Non direi che questi biscotti siano proprio dei dolci, mi sembrano ben bilanciati.”
“Vorrei uno dei prodotti da forno che la tua congiunta ti ha regalato, a mio parere immeritatamente.” Lo fulminò con lo sguardo. “È mia convinzione che mi fornirebbe un corretto apporto di nutrienti, per cominciare al meglio la giornata” si sforzò di dire, con un lungo giro di parole.
Daren sorrise ancora, sempre con quella faccia da schiaffi, come se la stesse provocando.
“Perdonami cara, ma ora parli in modo troppo forbito. Non ti seguo. Vuoi un biscotto sì o no?”
“Certo!”
“Certo che sì o certo che no?”
Dee Dee ringhiò, spazientita.
“Dammi un maledetto bifcotto o ti falto alla gola e faccio colazione con il tuo fangue, brutto ftronzo, e poi ti prendo a calci per efferti prefo gioco della mia maledizione!”
Il drow le rivolse un sorriso a trentadue denti. Un po’ perché il difetto di pronuncia di lei, dovuto ai canini sproporzionati, secondo lui era divertente… e un po’ perché era contento di averle strappato una reazione di qualche tipo.
“Questa è la mia Dee Dee!” Scherzò, lanciandole in mano il sacchetto. “Perché vergognarti di essere una mezza vampira, quando puoi spaccare la faccia a chi ti vuole discriminare? Mi sembra un inutile spreco di energie.”
“Butto via le mie energie come voglio” mugugnò lei, tornando a sforzarsi di non pronunciare parole con la s. “A differenza tua, non ho rinunciato all’idea di vivere nella civiltà.”
Lui si strinse nelle spalle e decise di mollare il colpo. Quando lei si mostrava così testarda, aveva imparato che c’era poco da fare. Anche quella, secondo lui, era un po’ una maledizione.