BEST FRIENDS
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Capitolo
6 – La chiromante
*
Quando
sei innamorata di qualcuno, la cosa più bella che ti possa capitare, oltre a
sapere che l’amore provato sia corrisposto, che sia proprio l’altra persona a
chiederti di uscire.
Marinette rientrò
silenziosamente a casa quel pomeriggio, passando come al solito dalla
pasticceria.
Il
suo passaggio avrebbe potuto tranquillamente passare inosservato, se non fosse
stato per la campanella appesa sopra la porta, che trillò non appena questa si
aprì.
“Bentornata
tesoro, tutto bene a scuola?” Le chiese amorevolmente Sabine, asciugandosi le
mani con uno strofinaccio azzurro.
“S-si
mamma, grazie”.
“Se
non hai compiti o da studiare, ti va di aiutarci un po' in laboratorio?”.
Marinette volse uno sguardo
fulminante alla madre, che sembrava dire proprio oggi me lo devi chiedere?
Ma
si limitò a dire, che aveva appena dato appuntamento alle sue amiche per un
pomeriggio in compagnia.
“Allora
faremo un’altra volta, divertiti” Disse prima di scomparire nel retro bottega
canticchiando.
La
corvina si sbrigò a salire in camera per appoggiare lo zaino e darsi una
sistemata, dopotutto doveva uscire con Adrien, anche se non era un vero e
proprio appuntamento.
Voleva
solo un consiglio da lei.
“Non
credi di aver messo un po' troppo profumo” Tossì Tikki.
“A-ah
si, è-è vero” Balbettò appoggiando la boccetta sulla
mensola di vetro.
“Stai
calma Marinette” Il kwami
aveva ormai perso il conto di quante volte glielo avesse ripetuto, nell’arco di
quell’anno.
“Non
posso stare calma, tra un po' mi vedrò con Adrien, io e lui da soli” Sottolineò
quell’ultima frase, ignara del fatto, che da qualche mese passavano molto tempo
assieme sui tetti di Parigi a parlare del più e del meno, come due bravi amici.
“Chissà
cosa mi dovrà dire!” Fantasticò portandosi le mani sulle gote appena arrossite.
“Forse
vuole passare del tempo con un’amica, del resto, mi sembra che oggi dovesse
avere una lezione di scherma” Ormai anche Tikki aveva
imparato a memoria i suoi impegni, troppe volte Marinette
li aveva ripetuti.
“Hai
ragione Tikki, sta bigiando scherma per stare con me,
dev’essere qualcosa di importante allora. Lui mi dirà Marinette
ti ho sempre amata e io gli dirò Anche io. Ci baceremo, ci
sposeremo, andremo a vivere in un’isola, avremo tre bambini e il criceto”.
Tikki inarcò un
sopracciglio e scosse la testa più volte “Corri un po' troppo con la fantasia,
invece dovresti correre, perché stai facendo tardi all’appuntamento”.
Marinette prese il kwami velocemente, e per poco non lo stritolò, lo infilò
velocemente dentro la borsetta, correndo giù per le scale.
*
Adrien
era già arrivato sul posto indicatogli da Marinette,
si era accomodato sulla panchina di metallo verde ed osservava lo scorrere del
fiume.
C’era
bassa marea, e si poteva intravedere il fondo sabbioso e qualche alga sparsa
qua e là, dove dei pesciolini potevano trovare riparo.
“Finalmente
ti sei deciso a dirle cosa provi per lei” Disse sornione Plagg
ben nascosto dentro la sua giacca.
“No Plagg, non le dirò niente di tutto ciò, e poi ti ho già
detto che è solo un’amica”.
“E
allora perché l’hai quasi baciata l’altra notte?”
“Hai
detto bene, quasi, non che l’ho baciata”. Ripensò all’atmosfera che si
era venuta a creare, il battito del suo cuore che accelerava quando si stava
avvicinando a lei, sarebbe stato un momento perfetto, se Papillon non avesse
deciso di colpire con un altro dei suoi attacchi, Parigi.
Continuava
a ripetersi che era solo un’amica Marinette, lui
amava Lady Bug, ma doveva fare subito chiarezza nel suo cuore, e lei era la
persona più adatta per chiederle un consiglio, del resto anche lei, supponeva,
aveva lo stesso problema.
Amava
un ragazzo, uno che le ha spezzato il cuore qualche tempo fa, chissà se ne era
ancora innamorata, e sembrava che Chat Noir, non le fosse del tutto
indifferente, quindi anche il suo cuore era diviso in due.
“E
tu che ne sai se ha il tuo stesso problema? Scusami, non fai prima a dirle
quello che provi per lei, vi mettete insieme e fine della storia, basta girarci
intorno”.
“Se
fosse Lady Bug, il problema non sussisterebbe” Gli rispose con naturalezza
sistemandosi meglio sulla panchina.
“Quindi
mi stai dicendo che accetteresti Marinette, come
fidanzata, se fosse Lady Bug”.
“Esatto”.
Annuì anche con il capo.
“Senti
Adrien…devo dirti una cosa” Per fortuna Plagg fu
interrotto dall’arrivo di Marinette.
“Adrien”
Disse ansimando fermandosi davanti a lui per prendere fiato “…scusami il
ritardo, i miei mi hanno trattenuta e non mi lasciavano più” Inventò.
“Non
ti preoccupare, sono appena arrivato anch’io, sarei
dovuto essere a scherma, ma non sarei stato dell’umore adatto”.
“Eh si lo so” Si accomodò vicino a lui.
“Come
fai a saperlo?” Chiese interrogativo.
“S-scusami,
mi sono sbagliata, cioè, non è che io so dove avresti dovuto essere adesso, no
di certo eh” Marinette sarebbe sprofondata
tranquillamente nel terreno sottostante per la vergogna, la sua prima gaffe,
fatta dopo solo due minuti che si erano incontrati, si stava chiedendo quante
ne avrebbe combinate.
Peccato
non potersi trasformare e scappare via con lo yo-yo.
Adrien
sorrise, quel suo essere impacciata, gli stava cominciando a piacere.
“Pensavo
ci fosse Andrè con il suo carretto” Disse la mora
cercando di cambiare discorso.
“Meglio,
l’ultima volta ci aveva portato un po' di sfortuna, dico bene?” Alludendo al
rapporto terminato con Luka e Kagami di qualche mese
prima.
Marinette si morse il
labbro inferiore ripensando a quel pomeriggio.
“Non
lo so” Sospirò volgendo lo sguardo al cielo “…forse era destino che andasse
così”. Fece spallucce.
“Me
ne vuoi parlare?”
“Non
c’è molto da dire, io e Luka stavamo bene insieme, però…però mi sono resa conto
che lo preferivo come amico che come fidanzato. Mi assecondava in tutto, mi
faceva fare qualsiasi cosa volessi fare…insomma era perfetto”.
“Voi
ragazze non cercate l’uomo perfetto?” La schernì.
“Si,
ma perfetto, può avere mille significati diversi per ogni persona”.
“Cioè?
Tu cosa intendi per perfetto”.
“Non
lo so nemmeno io, so solo che con Luka non ci vedevo un futuro, se mai si può
parlare di futuro a quindici anni”.
“Beh!
Conosco coppie che sono assieme dalle superiori, e credimi, se li vedi non lo
diresti mai. Io sono convinto che l’anima gemella esiste, e non importa a che
età la si incontri”.
Si
guardarono entrambi negli occhi, e poterono vedere l’uno il riflesso
dell’altro.
“L’importante
è saperla riconoscere” Continuò non staccandole gli occhi di dosso.
“E
se ne incontri due?” Chiese
“Non
ci possono essere due anime gemelle, a meno che non siano la stessa persona”.
“La
stessa persona” Risuonò nella mente di Marinette.
Subito
si chiese se in realtà Adrien fosse Chat Noir ed abbassò d’istinto lo sguardo,
e l’occhio le cadde sull’anello che portava all’anulare destro.
Lo
aveva già visto, ne era sicura, in un altro colore e con un logo.
Gli
prese la mano “Come lo hai avuto?” Gli chiese puntando lo sguardo di nuovo sui
suoi occhi smeraldo.
“E’
una vecchia collezione di mio padre” Le rispose ritraendo la mano, come per
nasconderla.
Marinette si vergognò di
averglielo chiesto, quante probabilità ci fossero state che gli avrebbe dato la
notizia che cercava? Nessuna.
Lady
Bug e Chat Noir, erano stati molto chiari sul rivelare la propria identità,
anche se ultimamente, il micio, era propenso a dire alla coccinella, chi in
realtà si nascondeva dietro la maschera, solo se lei le avesse confessato il
suo amore.
“Scusami
se sono stata invadente, non era mia intenzione”.
“Non
ti preoccupare” Le sorrise e si benedì di aver avuto un po' di fortuna dalla
sua parte, che cosa si sarebbe inventato se suo padre non fosse stato uno
stilista?
Non
era solito a mentire, ma quella era una buona causa.
Anche
suo padre aveva notato il suo anello, ma non avevano più approfondito il
discorso.
Suo
padre? Che ne poteva sapere dell’anello di Chat Noir? Poteva giustificare Marinette che spesso e volentieri era a stretto contatto
con lui, ma suo padre? Che scusa aveva?
I
suoi pensieri vennero interrotti dal carretto di una vecchia chiromante, che per
caso passava di là.
“Salve
ragazzi, volete conoscere il vostro futuro? Se il vostro amore durerà?” Tirò
fuori da sotto le stoffe che odoravano di pachuli,
una sfera di cristallo, ed iniziò a far finta ad interrogarla con la mano, che
continuava a girare.
“Ehm…grazie,
ma non credo a queste cose” La liquidò Adrien incrociando le braccia al petto.
“Ma
dai, sarà divertente” Esclamò Marinette dandogli una
leggera pacca sulla spalla “…cosa devo fare?”. Chiese rivolgendosi alla donna
dai lunghi capelli neri e mossi, raccolti da un nastro colorato.
“Dammi
la mano figliola” Gliela prese senza aspettare il suo consenso, e per poco non
la graffiò con le unghie lunghe, laccate di rosso.
La
chiromante chiuse gli occhi e si concentrò “Vedo…vedo molte nubi nel tuo cuore,
che oscurano i tuoi occhi. Grandi battaglie ti attendono.” Marinette
cominciava a pensare che farsi leggere la mano, non era stata una così, grande
idea.
“E
un grande amore è più vicino di quanto tu pensi.” La chiromante strizzò gli
occhi “…vedo anche un gatto nero”.
“Gatto
nero?” Fece di rimando Adrien, che venne zittito subito dalla corvina.
“Una
rosa rossa con petali che crescono” Continuò “…una farfalla viola perderà le
sue ali e le maschere cadranno”.
La
vecchia signora ebbe quasi un mancamento, ma Marinette
riuscì a prenderla e farla sedere vicino la panchina.
“Sta
bene?”
“Si
cara” Annuì ansimando “…non credevo saresti stata così difficile da leggere,
sei così giovane, e hai già tantissime responsabilità”.
Marinette deglutì
rumorosamente, che in qualche modo avesse scoperto qualcosa della sua identità
segreta?
Adrien,
che si era allontanato qualche minuto, le porse un bicchiere d’acqua “Tenga
signora”.
“Grazie
mille ragazzo dalla veste nera”.
I
due giovani si guardarono un attimo, a Marinette non
sembrava che Adrien, in quel momento vestisse in nero, tranne che per la
maglietta.
“Questa
qui non sta bene” Le sussurrò all’orecchio.
“Hai
comunque una t-shirt nera” Fece spallucce.
“Mi
sono ripresa” Sospirò l’anziana “…ora devo andare”.
“L’accompagniamo
a casa signora” Marinette l’aiutò ad alzarsi, non se
la sentiva di lasciarla sola, dopo il malore che aveva avuto.
“Non
è necessario” Disse tenendosi con una mano il fianco “…abito proprio laggiù”
Gli indicò con il dito rachitico, il punto al di la
del ponte, costringendoli a guardare.
Ma
quando si voltarono, della chiromante non c’era neanche l’ombra.
“Dov’è
andata?” Chiese Marinette spaesata girando la testa e
destra e sinistra.
Adrien
corse sopra il ponte, ma da nemmeno quel punto, si poteva vedere “Non la vedo”.
“Sembra
si sia volatilizzata. Cioè, era qui un secondo fa, l’hai vista anche te, no?
Non sono pazza”.
Il
biondo scosse il capo “No, non sei pazza. O ad esserlo siamo in due” Rise.
Marinette si strinse un po'
di più nella giacca, in quanto il vento stava cominciando a soffiare, facendo
avvicinare delle nuvole nere.
Adrien
d’istinto la tirò a sé, chiudendola in un abbraccio “Così non avrai freddo” Le
sorrise.
La
corvina iniziò a tremare a quel contatto, non per il freddo s’intende, ma
perché poteva sentire tutto il suo calore, il suo profumo, il battito del suo
cuore, la sua voce che le sussurrava qualcosa all’orecchio.
Si
stava chiedendo, cosa la stesse trattenendo nel girare leggermente la testa e
baciarlo, forse la paura di un rifiuto.
Un
altro alito di vento, li attraversò entrambi, facendo ondeggiare i loro
capelli.
Anche
Adrien pensò che in fin dei conti, era bello proteggere Marinette,
anche solo dal vento.
Gli
era già capitato di abbracciarla, non era ci certo quella la prima volta.
Ma
era la prima volta che la stava guardando con occhi diversi.
Si
inebriò del profumo di vaniglia che emanavano i suoi capelli, pensò che fosse
l’essenza più buona della Terra.
Mancò
un battito e le farfalle allo stomaco, quando specchiò i suoi occhi smeraldo,
con quelli del cielo suoi.
“Devo
andare, è tardi, Adrien”. A malincuore si sciolse dall’abbraccio.
“Lascia
che ti accompagni, il mio autista sta per arrivare, non mi va di vedere che
torni a casa da sola”. Le disse prendendole entrambe le mani.
*
continua