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Autore: WindGoddess    20/08/2009    6 recensioni
" È stato lo sbaglio più grande che potessi commettere nella mia vita, il cambiamento più radicale e terribile che il destino potesse infliggermi, non ho la più pallida idea del perché sia successo e non ha fatto altro che portarmi dispiaceri.
Per questo ho deciso: me ne vado via da South Park. "
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kyle Broflovski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin da piccolo sono sempre stato un tipo con le idee ben precise, con i programmi per il futuro già belli che fatti e un odio viscerale per i cambiamenti.

Ero un sentimentale, un idealista, un fermo sostenitore del Primo Emendamento, uno che aveva come suo motto personale “De gustibus non est disputandum”.
Ero uno di quelli che, alla tipica domanda “Cosa farai da grande?” rispondeva con tono sicuro e anche un po’ altezzoso, tipico dei bambini che vogliono dimostrare di essere già adulti e far vedere che hanno le idee chiare.
Questo era ciò che dicevo a tutti:

< Andrò ad Harvard e diventerò un avvocato come mio padre >.

Ero un bambino studioso che amava prepararsi per le verifiche, studiare, apprendere, conoscere tutto di qualsiasi cosa.

Ero anche uno che credeva nel genere umano, che era sicuro che in tutti ci fosse del buono, nessuno escluso.
Nemmeno tu.

Quanto sono stato stupido.

E quanto sono cambiato dal momento in cui mi sono accorto che io, Kyle Broflovsky, mi ero innamorato di te, Eric Cartman.

È stato lo sbaglio più grande che potessi commettere nella mia vita, il cambiamento più radicale e terribile che il destino potesse infliggermi, non ho la più pallida idea del perché sia successo e non ha fatto altro che portarmi dispiaceri.

Per questo ho deciso: me ne vado via da South Park.

 

 

I'm gonna organize some changes in my life

I'm gonna exorcise the demons of my past

I'm gonna take the car and hit the open road

I'm feeling ready to just open up and go

 

 

Sei un ciccione egoista e megalomane, un razzista e un nazista, un dannato ed irrispettoso figlio di puttana, un maleducato e uno stronzo.
Ed io lo sapevo benissimo, maledizione, perché sono la persona che ti conosce meglio di chiunque altro al mondo, persino della tua stessa madre.
L’essere uno la nemesi dell’altro, due opposti senza la minima speranza di trovare un punto in comune, nemici fin da mocciosi, alla fine mi ha paradossalmente portato tanto vicino a te da stravolgere completamente la mia vita.

Negli ultimi anni sono stato più impegnato a litigare con te che ad uscire con Stan … o con una ragazza.

Questo non vuol dire che non ci abbia provato.
Ho avuto diversi appuntamenti, tutti con ragazze belle e simpatiche che Stan e Kenny organizzavano per me.
Non me è mai andata bene una.

Non sono stato con nessuna per più di due settimane, non sono mai andato al di là del bacio e, in qualche caso raro, del petting.

In sintesi: non mi sono mai innamorato.

Per questo motivo, a sedici anni, ho cominciato a chiedermi se per caso non fossi gay.

Ho cercato di capirlo uscendo con qualche ragazzo, ma l’unica cosa che ho scoperto è che preferisco sì la compagnia maschile, ma nessuno mi aveva ancora fatto provare quelle famose sensazioni di cui si è preda quando si è innamorati e di cui tutti parlano.

Non un piccolo batticuore, nessuno sfarfallio nello stomaco, nessun imbarazzo, nessuna voglia di sentire o vedere l’altro.
Ero talmente vuoto di sensazioni che ho cominciato a temere di avere l’incapacità più totale di innamorarmi, di non poter provare sentimenti e di essere condannato a passare la mia vita in cerca di qualcuno che potesse regalarmi un’emozione. 

Finché, il giorno del mio diciassettesimo compleanno, non successe la tragedia.
Te lo ricordi quel giorno, Cartman?

Ti presentasti a casa mia con un regalo.
Io, stupito da quel gesto, lo scartai curioso, per trovarmi tra le mani una statuina di Gesù Cristo.

‘ < Ho pensato ti servisse un po’ di protezione divina contro i dispiaceri, giudeo. Quindi per piacere, non crocefiggerlo > ‘.

Così mi dicesti.

Ti urlai addosso tante di quelle offese che mia madre mi minacciò di non darmi i soldi per offrire a tutti la cena da “Casa Bonita”, anche se non l’avrebbe detto di sicuro se avesse visto che regalo mi avevi fatto.

La sera, tornato a casa, poggiai inconsciamente quella statuina sul mio comodino e cominciai a pensare.

Non l’avessi mai fatto.

All’inizio insultai il tuo razzismo e il tuo odio nei miei confronti, chiedendomi perché il tuo hobby fosse quello di rendermi la vita un inferno.

Poi ripensai alle tue parole.

Ovviamente eri sarcastico, ci mancherebbe … però mi rimasero impresse.

Pensai che sarebbe stato bello se la tua intenzione fosse stata per davvero quella di darmi un amuleto contro la mala sorte e i dispiaceri della vita, perché, anche se non l’ho mai confessato a nessuno, ho pensato molte volte che averti come amico sarebbe stata una cosa fantastica.

Tu sei intelligente, Cartman, molto.

Parli correttamente il tedesco e lo spagnolo e un pizzico di francese, hai un’ottima conoscenza della storia, hai un discreto talento musicale, una dote innata per il comando che ti fornisce il tuo carattere forte e sicuro ma soprattutto – ed è la cosa che più mi piace- hai un gran talento e una smisurata passione per una delle arti più belle del mondo: la fotografia.

Purtroppo il nostro rapporto era quello che era, ma cominciai a pensare che … non mi stava più bene, ecco.

Perché non trovavo giusto che, nonostante fossimo “nemici”, tu dovessi essere la persona che mi conosceva meglio persino di Stan.

Che se Kenny, Stan e Butters non uscivano mi diceva: < Stasera siamo solo io e te, accontentati >, piuttosto che lasciarmi solo.

Che sapeva accorgersi al volo se ero incazzato e riuscire a capire anche se per colpa di mia madre, della scuola o della fame nel mondo.

Che mi ha sempre detto le cose in faccia così come stanno, senza parlarmi vigliaccamente alle spalle.

Insomma, cominciai a pensare che, a conti fatti, eri la persona più vicina a me, con cui ho condiviso più esperienze, con cui potevo parlare meglio - quando non eravamo impegnati ad insultarci - …

Cartman, mi sono reso conto che tu sei la persona più importante nella mia vita.

Senza di te, senza le nostre litigate, non avrei avuto un cazzo da fare tutto il giorno, a parte studiare e sopportare gli sproloqui di Stan sulla bellezza di Wendy.

Da quella sera al giorno in cui ho ammesso a me stesso che mi ero innamorato di te passarono due mesi.
Te li ricordi, quei due mesi … e tutti quelli successivi ?
Voti bassissimi a scuola, rimproveri da tutti, testa fra le nuvole, perdita d’interesse per qualsiasi cosa che non fossi tu.

Mi resi persino conto che il mestiere dell’avvocato mi faceva schifo, cosa che scatenò l’ira di mio padre.

Al contempo, però, focalizzai la mia attenzione su un qualcosa a cui non avevo mai badato troppo: la scrittura.

Cominciai con qualche storia semplice, introspettiva o con qualche poesia, qualche storia nonsense, per arrivare a covare una vera e propria passione per quest’arte.
Persino tu mi dicesti che come scrittore non sarei stato male, e fu proprio quella tua affermazione che mi diede il coraggio di dire ai miei genitori che avrei voluto frequentare il corso di Letteratura al college.

Apriti cielo.

Urla e strepiti delle peggiori mai ascoltate, lacrime e parole pesanti, del tipo “Sei un figlio degenere!” o “Ti abbiamo cresciuto per vederti diventare avvocato, non barbone!”.

Beh, ora non avrò più problemi visto che sto per andare via.

Troverò un lavoretto semplice per guadagnarmi da vivere visto che in banca ho solo diecimila dollari e, nel frattempo, potrò dedicarmi alla scrittura e fanculo al college.

Tutto questo a San Francisco Cartman, la città che tanto odi e in cui dicesti che sarei dovuto morire il giorno di quella terribile tempesta. Invece qualche anima pia, rimasta sconosciuta, salvò me e la mia famiglia.

Alla faccia tua, stronzo.

 

And I just feel I can be anything

that I might ever wish to be

and find myself just where I wanna be

make my wildest dreams come true!

 

 

Mi sta venendo un crampo al collo qui alla fermata dell’autobus a furia di voltarmi verso la fine della strada aspettando con ansia il pullman che mi porterà diretto a San Francisco. Ma sono contento, non vedo l’ora di cominciare a vivere finalmente a modo mio, senza dover dare conto a nessuno, via da questo paese di merda con la mentalità da medioevo.

Il tuo regalo non è servito a un cazzo, Cartman.

 

I'm on my way!

Out on my own again

I'm on my way!

Out on the road again

 

 

Tutti sanno che me ne vado – anche se non sanno che parto oggi- , quasi nessuno sa il perché.

Tu, ovviamente, lo sai.

Sarebbe il minimo, visto che il “perché” principale sei tu, dannato culone figlio di puttana.

 

‘ < Che cazzo ci fai in camera mia? >

< Sono venuto a portarti gli appunti delle lezioni di oggi, sii più riconoscente >

< Non mi servono e non li voglio, vattene via! >.

Si voltò dando le spalle a Cartman che, sospirando, chiuse la porta e si sedette sul letto accanto a Kyle.

< Posso sapere che ti sta succedendo? >

< Non mi sta succedendo niente culone, va tutto a meraviglia! >

< Sette insufficienze su quattordici materie, ti sfoghi di nascosto nel bagno della scuola dopo che un professore ti rimprovera dando pugni alle pareti, sei distratto e più acido del solito, la tristezza che hai negli occhi te la leggo da un miglio di distanza e tu mi dici che non hai niente? >

< Non… sono affari tuoi >.

Arrossì cercando di non farsi vedere, tentando disperatamente di trattenere le lacrime e le parole che tratteneva in gola da ormai molti mesi e che, negli ultimi tempi, premevano impazienti per uscire.

< Ascolta Kyle, lo so che io e te non siamo amici, però so che c’è qualcosa che ti tormenta da molto tempo e mi farebbe piacere sapere cos’è. Puoi provare a sfogarti con me se vuoi visto che nemmeno con Stan parli. Ovviamente l’unico motivo per cui te lo chiedo è che ultimamente non litighiamo nemmeno più e mi sto parecchio annoiando, quindi se per… >.

A quelle parole, Kyle crollò.

Non ce la fece più a far finta che tutto andasse bene.

Non ce la fece più a ripetersi che sopportare i rimproveri dei professori e le ingiurie e le urla dei suoi genitori era un gioco da ragazzi.

Non ce la fece più a guardare e sentire Cartman e fare finta che il suo stomaco non si rivoltasse per l’emozione, che il suo cuore non andasse in aritmia e che le sue guance non andassero a fuoco.

Non ce la fece più a fare l’ipocrita, per questo lo baciò.

Si era voltato in un istante e aveva bloccato la sua parlantina con un bacio dei più umili.

Poggiò solo le labbra su quelle dell’altro, lasciandole così per qualche secondo.

Aveva chiuso gli occhi ed era tentato di lasciarli così anche quando si fu allontanato da Cartman, aveva troppa paura di quello che avrebbe potuto vedere, ma si fece coraggio e li riaprì.

Vide che lo stava fissando con espressione scioccata e sorpresa, ma non disgustata.

Fu quello che gli diede coraggio e lo fece parlare.

< Mi sono innamorato di te > ‘

 

 

Questa confessione mi è costata tutto: coraggio, orgoglio, dignità, tutte cose che tu hai distrutto nel giro di pochi secondi.

Non mi aspettavo di certo una reazione positiva, mi ero ben preparato ad un educato e cortese rifiuto e di certo non avrei mai pensato che la tua reazione potesse essere questa.

Sei scoppiato a ridermi in faccia.

Sonoramente, sguaiatamente, irrispettosamente.

Mi hai umiliato, insultato e preso in giro, il tutto tra una risata volgare e l’altra.

Mi hai dato della checca disperata, del poveraccio, dell’ ebreo frocio … non me li ricordo, gli altri insulti.

Mi hai svuotato completamente, tanto che ad un certo punto non ti ascoltavo nemmeno più.

Voglio usare un’espressione comune tipica di queste circostanze, anche se la reputo una cosa da femminuccia, solo perché rende perfettamente l’idea di ciò che ho provato: mi hai spezzato il cuore.

E l’anima.

Quando te ne sei andato via ridendo sono rimasto fino al mattino dopo sdraiato sul letto a guardare il soffitto.

Dio, che notte orribile!

Lo stomaco mi doleva, la testa mi scoppiava, sentivo gli arti paralizzati, gli occhi gonfi e le tue risate che rimbombavano nella mia stanza, respiravo a fatica e mi sono accorto di aver pianto fino a prosciugarmi le lacrime solo quando, trovata la forza di alzarmi, ho notato che il cuscino era bagnato.

Tutto questo è successo solo una settimana fa.

Chissà se ti sei accorto che non sono venuto più a scuola da quel giorno.

Sai cosa ho fatto?

Ho pensato.

Non sopporto più i miei genitori, ed in particolare mia madre.

Ne ho abbastanza di farmi il culo a scuola e compiacere i professori.

Non ce la faccio più a farmi prendere per il culo da tutti.

Non ho più la voglia di fare finta che tutto vada bene.

Non ho più il coraggio di guardarti in faccia, parlarti, litigare con te e non perché sia un vigliacco, ma perché non ho più la forza materiale per farlo.

Te l’ho detto, mi hai completamente prosciugato, hai fatto di me un guscio vuoto che parla ma non ha nulla da dire, che mangia senza aver fame e beve pur non avendo sete.

Così ho deciso di andare via, anche se ora manca solo un mese alla fine della scuola... e tre settimane al mio diciottesimo compleanno.

 

When I remember back to how bad things just used to be

and I was stuck inside a shroud of misery

I found I'd disappeared so deep inside myself

I couldn't find a way to break away the Hell

 

 

L’unica cosa che mi dà un minimo di coraggio è la speranza di una vita nuova a San Francisco.

Libero, finalmente.

Vivrò a modo mio, non darò conto a nessuno, inseguirò il mio sogno e magari farò il cameriere in qualche pub elegante o il commesso in un negozio.

Non sarà una vita da re, ma è quella che voglio e che costruirò con le mie mani, che assaporerò sulla mia pelle e che mi gratificherà.

E, ovviamente, comincerò a scrivere seriamente qualcosa di più che qualche storiella noir.

Se fallirò pazienza, potrò dire di averci provato.

Oh, ecco l’autobus finalmente!

Ah, addio South Park, addio mamma e papà, addio amici e presunti tali.

Non vi rivedrò più e ne sono contento.

La mia vita – la mia vera vita!- sta per cominciare.

Oh, e ovviamente ciao anche a te, Eric Theodore Cartman, spero che troverai qualcun altro con cui litigare per passare il tempo.

In realtà ti auguro di finire sotto un camion oggi stesso, ma non credo che Dio esaudisca desideri di questo genere.

Vaffanculo, stronzo.

 

 

When I’m feeling down and low

I vow I’ll never be the same again

 I just remember what I am

and visualize just what I’m gonna be

 

[][][][]

 

 

< Cartman posso entrare? >

< No >

< Cretino, sono Kenny! >

< Appunto >.

Ignorando le ultime parole dell’amico, Kenny entrò nella sua stanza, trovandolo seduto sul davanzale della finestra aperta che guardava il paesaggio esterno con aria assente. Era una settimana che Cartman non andava  a scuola e lui sapeva benissimo anche il perché.

< Kyle è partito poco fa >

< Come fai a saperlo? >

< La fermata per gli autobus inter-statali è sotto casa mia, quindi l’ho visto lì seduto con un borsone, uno zaino e un’espressione tristissima stampata in faccia. Tutto grazie a te >

< Se ci tenevi tanto potevi fargli compagnia o tentare di fermarlo >

< Lo sai che non l’avrei mai fatto, per lo stesso motivo per cui non l’avresti fatto tu >

< Non capisco di cosa parli >

< Sei un cazzone >.

Sospirando affranto, Kenny si avvicinò all’amico ma non venne degnato di uno sguardo.
Non che la cosa gli importasse, bastava che lui lo ascoltasse.

Si appoggiò al muro vicino la finestra, tirò fuori dalla tasca della felpa arancione un pacchetto di sigarette e ne accese una. Non chiese nemmeno il permesso, sapeva già di averlo nonostante Cartman detestasse il fumo.

< Sai, quando la settimana scorsa ti sei presentato a casa mia con l’aria di uno che si sarebbe volentieri suicidato non avrei pensato che il motivo fosse … beh, quello che mi hai raccontato >.

Non ricevendo risposta fece un tiro dalla sigaretta e poi continuò.

< Non riesco ancora a capire perché tu gli abbia detto quelle cose, con che coraggio l’hai fatto? >

< A volte mi chiedo perché cazzo vengo sempre a raccontarti gli affari miei! > esclamò acido l’altro.

< Cartman, coglione, Kyle ti ha baciato! Lo capisci cosa vuol dire? Perché tu non gli hai detto che ti piace da … da quanto? Due anni? >

< Sta’ zitto, Kenny >.

L’amico, tuttavia, non gli diede che pochi minuti di tregua, il tempo per finire la sigaretta, anche se non aveva nemmeno molta voglia di infierire.

< Qualunque sia il motivo per cui tu hai trattato Kyle a quel modo mi piace pensare che sia perché volevi che lui, sentendosi ferito, scappasse via di casa. Sono certo che anche tu pensi che una persona come lui non può rimanere rinchiusa qui a South Park, quindi voglio pensare che l’hai fatto per il suo bene… e non perché non hai avuto il coraggio di dirgli la verità >.

Le ultime parole le pronunciò in tono più basso, come una provocazione.

Evidentemente arrivarono al destinatario, visto che Cartman sussultò leggermente.

Kenny sorrise, soddisfatto per aver smosso l’amico.

< Io ora devo andare, ma voglio dirti un’ultima cosa. Sei stato un cretino, hai fatto fuggire via la persona più importante della tua vita. Spero che non ti penta di niente, visto che Kyle qui non ci tornerà mai più >.

Detto questo, gli lasciò sul davanzale il pacchetto di sigarette, sicuro che ne avrebbe avuto bisogno, e andò via senza dire una parola di più.

Cartman era rimasto solo. Di nuovo, come sempre.

Osservò con disgusto il pacchetto di Marlboro rosse e, sospirando, si decise a prenderne una. Kenny era stato previdente, c’era persino l’accendino.

La portò alle labbra, l’accese e ne assaporò con calma il sapore, per lui così nuovo.

Ripensò alle parole dell’amico che, come al solito, aveva capito tutto.

Quegli insulti velenosi che dalla sua bocca erano usciti verso Kyle, quelle risate sguaiate, erano state il frutto di un’idea che gli era balenata nei pochi secondi in cui quel bacio stupendo era durato.

Kyle doveva andare via da South Park o nessuno dei suoi sogni si sarebbe realizzato. Aveva letto le sue storie: aveva una grande fantasia, uno stile piacevole e un lessico vario e, per le storie più complicate, anche parecchio ricercato.

Non poteva sprecare la sua vita a fare l’avvocato, non lo trovava giusto.

Una vocina nel suo intimo, però, lo costrinse ad ammettere che non era quello il solo motivo.

Si era comportato da vigliacco.

Quando le loro labbra si erano disgiunte era stato sul punto di confessare tutto, ma non l’aveva fatto.

Aveva avuto paura dei suoi sentimenti, aveva avuto paura di Kyle.

Ma ormai non aveva più senso rammaricarsi o pentirsi, anche perché, dal canto suo, Cartman non era così pessimista.

Perché non te ne sei andato per sempre. Lo so, tu prima o poi tornerai Kyle, vero?

Vero?

 

 

I´m on my way!

Out on my own again

I´m on my way!

I'm gonna break away

******

Note dell'autrice

La mia prima song-fic, senza pretese e nemmeno molto soddisfacente dal punto di vista della trama.

Che dire, ho tentato questo esperimento perchè le song-fic mi intrigano assai, le reputo delle ottime fonti di ispirazione, ma non avendone mai scritta una mi sono gettata in quest'impresa (durata un'ora, dopo la quale sono tornata alle mie "sudate carte") solo per potere avere dei consigli da chi ne sa più di me. 

Ovviamente potete anche dire che la storia fa schifo, ma se dopo mi dite: "Guarda, ti voglio dire dove hai sbagliato nella stesura della storia" mi fareste contenta.

Prima dei credits, un'avviso: la mia storia "Oh my god, I like you!" (si, ho cambiato titolo XD ) sarà sospesa fino a data da destinarsi, per due motivi:

1. Mancanza d'ispirazione, indecisione su come continuarla;

2. Il mio lavoro con Setsuka "Love will tear us apart" mi ha assorbito completamente e ha avuto la priorità sul resto.

Fine avviso, inizio credits :)

La canzone che ha avuto il dispiacere di essere scelta è "Wildest Dreams" degli Iron Maiden, track #1 dell'album "Dance of Death".

Ecco il link per ascoltarla [ http://www.youtube.com/watch?v=ipyjwp2bVgM ] e la traduzione, per chi fosse interessato:


Sto per organizzare alcuni cambiamenti nella mia vita
Sto per esorcizzare alcuni demoni del mio passato
Sto per prendere la macchina e via lungo la strada
Mi sento pronto per partire e andare

E mi sento come se potessi essere qualunque cosa
Che io possa aver mai immaginato
E immaginarmi come vorrei essere
Rendendo realtà i miei sogni più selvaggi

Vado per la mia strada
Per la mia strada ancora
Vado per la mia strada
Fuori per strada ancora

Quando ripenso a come quelle cose erano solite andare
Ero conficcato dentro un velo di sofferenza
Sento che scompaio sempre più dentro me stesso
Non riesco a trovare una via per scappare via dall'inferno

Quando mi sento stanco e spossato
Ho giurato che non sarei stato più lo stesso
E mi ricordo solo chi sono
E mi immagino come sto per diventare

Vado per la mia strada
Per la mia strada ancora
Vado per la mia strada
Fuori per strada ancora 

P.S.: nella parte finale, comunque, ho riportato il ritornello per un motivo preciso: mi è venuta in mente l'immagine di un Eric alla finestra e, nel frattempo, di un Kyle seduto nel pullman che guarda malinconico fuori dal finestrino mentre l'i-pod gli passa questa canzone. Sarebbe bello se anche voi immaginaste questa scena.

Credo sia tutto. Un bacio a chi legge e a chi commenterà :)

 

  
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