Fin da
piccolo sono sempre stato un tipo con le idee ben precise, con i
programmi per
il futuro già belli che fatti e un odio viscerale per i
cambiamenti.
Ero un
sentimentale, un idealista, un fermo sostenitore del Primo Emendamento,
uno che
aveva come suo motto personale “De gustibus non est
disputandum”.
Ero uno di quelli che, alla tipica domanda “Cosa farai da
grande?” rispondeva
con tono sicuro e anche un po’ altezzoso, tipico dei bambini
che vogliono
dimostrare di essere già adulti e far vedere che hanno le
idee chiare.
Questo era ciò che dicevo a tutti:
<
Andrò
ad Harvard e diventerò un avvocato come mio padre >.
Ero un
bambino studioso che amava prepararsi per le verifiche, studiare,
apprendere,
conoscere tutto di qualsiasi cosa.
Ero anche
uno che credeva nel genere umano, che era sicuro che in tutti ci fosse
del
buono, nessuno escluso.
Nemmeno tu.
Quanto sono
stato stupido.
E quanto
sono cambiato dal momento in cui mi sono accorto che io, Kyle
Broflovsky, mi
ero innamorato di te, Eric Cartman.
È
stato lo
sbaglio più grande che potessi commettere nella mia vita, il
cambiamento più radicale
e terribile che il destino potesse infliggermi, non ho la
più pallida idea del
perché sia successo e non ha fatto altro che portarmi
dispiaceri.
Per questo ho deciso: me ne vado via
da South
Park.
I'm
gonna organize some changes in my life
I'm
gonna exorcise the demons of my past
I'm
gonna take the car and hit the open road
I'm
feeling ready to just open up and go
Sei un
ciccione egoista e megalomane, un razzista e un nazista, un dannato ed
irrispettoso figlio di puttana, un maleducato e uno stronzo.
Ed io lo sapevo benissimo, maledizione, perché sono la
persona che ti conosce
meglio di chiunque altro al mondo, persino della tua stessa madre.
L’essere uno la nemesi dell’altro, due opposti
senza la minima speranza di
trovare un punto in comune, nemici fin da mocciosi, alla fine mi ha
paradossalmente portato tanto vicino a te da stravolgere completamente
la mia
vita.
Negli
ultimi anni sono stato più impegnato a litigare con te che
ad uscire con Stan …
o con una ragazza.
Questo non
vuol dire che non ci abbia provato.
Ho avuto diversi appuntamenti, tutti con ragazze belle e simpatiche che
Stan e
Kenny organizzavano per me.
Non me è mai andata bene una.
Non sono
stato con nessuna per più di due settimane, non sono mai
andato al di là del
bacio e, in qualche caso raro, del petting.
In sintesi:
non mi sono mai innamorato.
Per questo
motivo, a sedici anni, ho cominciato a chiedermi se per caso non fossi
gay.
Ho cercato
di capirlo uscendo con qualche ragazzo, ma l’unica cosa che
ho scoperto è che
preferisco sì la compagnia maschile, ma nessuno mi aveva
ancora fatto provare
quelle famose sensazioni di cui si è preda quando si
è innamorati e di cui
tutti parlano.
Non un
piccolo batticuore, nessuno sfarfallio nello stomaco, nessun imbarazzo,
nessuna
voglia di sentire o vedere l’altro.
Ero talmente vuoto di sensazioni che ho cominciato a temere di avere
l’incapacità più totale di innamorarmi,
di non poter provare sentimenti e di
essere condannato a passare la mia vita in cerca di qualcuno che
potesse
regalarmi un’emozione.
Finché,
il
giorno del mio diciassettesimo compleanno, non successe la tragedia.
Te lo ricordi quel giorno, Cartman?
Ti
presentasti a casa mia con un regalo.
Io, stupito da quel gesto, lo scartai curioso, per trovarmi tra le mani
una
statuina di Gesù Cristo.
‘
< Ho pensato ti servisse un po’
di protezione divina contro i dispiaceri, giudeo. Quindi per piacere,
non
crocefiggerlo > ‘.
Così
mi
dicesti.
Ti urlai
addosso tante di quelle offese che mia madre mi minacciò di
non darmi i soldi
per offrire a tutti la cena da “Casa Bonita”, anche
se non l’avrebbe detto di
sicuro se avesse visto che regalo mi avevi fatto.
La sera,
tornato a casa, poggiai inconsciamente quella statuina sul mio comodino
e
cominciai a pensare.
Non
l’avessi mai fatto.
All’inizio
insultai
il tuo razzismo e il tuo odio nei miei confronti, chiedendomi
perché il tuo
hobby fosse quello di rendermi la vita un inferno.
Poi
ripensai alle tue parole.
Ovviamente
eri sarcastico, ci mancherebbe … però mi rimasero
impresse.
Pensai che
sarebbe stato bello se la tua intenzione fosse stata per davvero quella
di
darmi un amuleto contro la mala sorte e i dispiaceri della vita,
perché, anche
se non l’ho mai confessato a nessuno, ho pensato molte volte
che averti come
amico sarebbe stata una cosa fantastica.
Tu sei
intelligente, Cartman, molto.
Parli
correttamente il tedesco e lo spagnolo e un pizzico di francese, hai
un’ottima
conoscenza della storia, hai un discreto talento musicale, una dote
innata per
il comando che ti fornisce il tuo carattere forte e sicuro ma
soprattutto – ed
è la cosa che più mi piace- hai un gran talento e
una smisurata passione per
una delle arti più belle del mondo: la fotografia.
Purtroppo
il nostro rapporto era quello che era, ma cominciai a pensare che
… non mi
stava più bene, ecco.
Perché
non trovavo
giusto che, nonostante fossimo “nemici”, tu dovessi
essere la persona che mi
conosceva meglio persino di Stan.
Che se Kenny,
Stan e Butters non uscivano mi diceva: < Stasera siamo solo io e
te,
accontentati >, piuttosto che lasciarmi solo.
Che sapeva
accorgersi al volo se ero incazzato e riuscire a capire anche se per
colpa di
mia madre, della scuola o della fame nel mondo.
Che mi ha
sempre detto le cose in faccia così come stanno, senza
parlarmi vigliaccamente
alle spalle.
Insomma,
cominciai a pensare che, a conti fatti, eri la persona più
vicina a me, con cui
ho condiviso più esperienze, con cui potevo parlare meglio -
quando non eravamo
impegnati ad insultarci - …
Cartman, mi
sono reso conto che tu sei la persona più importante nella
mia vita.
Senza di
te, senza le nostre litigate, non avrei avuto un cazzo da fare tutto il
giorno,
a parte studiare e sopportare gli sproloqui di Stan sulla bellezza di
Wendy.
Da quella
sera al giorno in cui ho ammesso a me stesso che mi ero innamorato di
te
passarono due mesi.
Te li ricordi, quei due mesi … e tutti quelli successivi ?
Voti bassissimi a scuola, rimproveri da tutti, testa fra le nuvole,
perdita
d’interesse per qualsiasi cosa che non fossi tu.
Mi resi
persino conto che il mestiere dell’avvocato mi faceva schifo,
cosa che scatenò
l’ira di mio padre.
Al
contempo, però, focalizzai la mia attenzione su un qualcosa
a cui non avevo mai
badato troppo: la scrittura.
Cominciai
con qualche storia semplice, introspettiva o con qualche poesia,
qualche storia
nonsense, per arrivare a covare una vera e propria passione per
quest’arte.
Persino tu mi dicesti che come scrittore non sarei stato male, e fu
proprio
quella tua affermazione che mi diede il coraggio di dire ai miei
genitori che
avrei voluto frequentare il corso di Letteratura al college.
Apriti
cielo.
Urla e
strepiti delle peggiori mai ascoltate, lacrime e parole pesanti, del
tipo “Sei
un figlio degenere!” o “Ti abbiamo cresciuto per
vederti diventare avvocato,
non barbone!”.
Beh, ora
non avrò più problemi visto che sto per andare
via.
Troverò
un
lavoretto semplice per guadagnarmi da vivere visto che in banca ho solo
diecimila dollari e, nel frattempo, potrò dedicarmi alla
scrittura e fanculo al
college.
Tutto
questo a San Francisco Cartman, la città che tanto odi e in
cui dicesti che
sarei dovuto morire il giorno di quella terribile tempesta. Invece
qualche
anima pia, rimasta sconosciuta, salvò me e la mia famiglia.
Alla
faccia tua, stronzo.
And
I just feel I can be anything
that
I might ever wish to be
and
find myself just where I wanna be
make
my wildest dreams come true!
Mi sta
venendo un crampo al collo qui alla fermata dell’autobus a
furia di voltarmi
verso la fine della strada aspettando con ansia il pullman che mi
porterà
diretto a San Francisco. Ma sono contento, non vedo l’ora di
cominciare a
vivere finalmente a modo mio, senza dover dare conto a nessuno, via da
questo
paese di merda con la mentalità da medioevo.
Il tuo
regalo non è servito a un cazzo, Cartman.
I'm
on my way!
Out
on my own again
I'm
on my way!
Out
on the road again
Tutti sanno
che me ne vado – anche se non sanno che parto oggi- , quasi
nessuno sa il
perché.
Tu,
ovviamente, lo sai.
Sarebbe il
minimo, visto che il “perché” principale
sei tu, dannato culone figlio di
puttana.
‘
< Che cazzo ci fai in camera mia?
>
< Sono
venuto a portarti gli
appunti delle lezioni di oggi, sii più riconoscente >
< Non mi
servono e non li voglio,
vattene via! >.
Si
voltò dando le spalle a Cartman
che, sospirando, chiuse la porta e si sedette sul letto accanto a Kyle.
< Posso
sapere che ti sta
succedendo? >
< Non mi
sta succedendo niente
culone, va tutto a meraviglia! >
< Sette
insufficienze su
quattordici materie, ti sfoghi di nascosto nel bagno della scuola dopo
che un
professore ti rimprovera dando pugni alle pareti, sei distratto e
più acido del
solito, la tristezza che hai negli occhi te la leggo da un miglio di
distanza e
tu mi dici che non hai niente? >
<
Non… sono affari tuoi >.
Arrossì
cercando di non farsi
vedere, tentando disperatamente di trattenere le lacrime e le parole
che
tratteneva in gola da ormai molti mesi e che, negli ultimi tempi,
premevano
impazienti per uscire.
<
Ascolta Kyle, lo so che io e te
non siamo amici, però so che c’è
qualcosa che ti tormenta da molto tempo e mi
farebbe piacere sapere cos’è. Puoi provare a
sfogarti con me se vuoi visto che
nemmeno con Stan parli. Ovviamente l’unico motivo per cui te
lo chiedo è che
ultimamente non litighiamo nemmeno più e mi sto parecchio
annoiando, quindi se
per… >.
A quelle
parole, Kyle crollò.
Non ce la fece
più a far finta che
tutto andasse bene.
Non ce la fece
più a ripetersi che
sopportare i rimproveri dei professori e le ingiurie e le urla dei suoi
genitori era un gioco da ragazzi.
Non ce la fece
più a guardare e
sentire Cartman e fare finta che il suo stomaco non si rivoltasse per
l’emozione,
che il suo cuore non andasse in aritmia e che le sue guance non
andassero a
fuoco.
Non ce la fece
più a fare
l’ipocrita, per questo lo baciò.
Si era voltato
in un istante e aveva
bloccato la sua parlantina con un bacio dei più umili.
Poggiò
solo le labbra su quelle
dell’altro, lasciandole così per qualche secondo.
Aveva chiuso
gli occhi ed era
tentato di lasciarli così anche quando si fu allontanato da
Cartman, aveva
troppa paura di quello che avrebbe potuto vedere, ma si fece coraggio e
li
riaprì.
Vide che lo
stava fissando con
espressione scioccata e sorpresa, ma non disgustata.
Fu quello che
gli diede coraggio e
lo fece parlare.
< Mi
sono innamorato di te > ‘
Questa
confessione mi è costata tutto: coraggio, orgoglio,
dignità, tutte cose che tu
hai distrutto nel giro di pochi secondi.
Non mi
aspettavo di certo una reazione positiva, mi ero ben preparato ad un
educato e
cortese rifiuto e di certo non avrei mai pensato che la tua reazione
potesse
essere questa.
Sei
scoppiato a ridermi in faccia.
Sonoramente,
sguaiatamente, irrispettosamente.
Mi hai
umiliato, insultato e preso in giro, il tutto tra una risata volgare e
l’altra.
Mi hai dato
della checca disperata, del poveraccio, dell’ ebreo frocio
… non me li ricordo,
gli altri insulti.
Mi hai
svuotato completamente, tanto che ad un certo punto non ti ascoltavo
nemmeno
più.
Voglio usare
un’espressione comune tipica di queste circostanze, anche se
la reputo una cosa
da femminuccia, solo perché rende perfettamente
l’idea di ciò che ho provato: mi
hai spezzato il cuore.
E
l’anima.
Quando te ne
sei andato via ridendo sono rimasto fino al mattino dopo sdraiato sul
letto a
guardare il soffitto.
Dio, che
notte orribile!
Lo stomaco
mi doleva, la testa mi scoppiava, sentivo gli arti paralizzati, gli
occhi gonfi
e le tue risate che rimbombavano nella mia stanza, respiravo a fatica e
mi sono
accorto di aver pianto fino a prosciugarmi le lacrime solo quando,
trovata la
forza di alzarmi, ho notato che il cuscino era bagnato.
Tutto
questo è successo solo una settimana fa.
Chissà
se
ti sei accorto che non sono venuto più a scuola da quel
giorno.
Sai cosa ho
fatto?
Ho pensato.
Non
sopporto più i miei genitori, ed in particolare mia madre.
Ne ho
abbastanza di farmi il culo a scuola e compiacere i professori.
Non ce la
faccio più a farmi prendere per il culo da tutti.
Non ho
più la
voglia di fare finta che tutto vada bene.
Non ho
più
il coraggio di guardarti in faccia, parlarti, litigare con te e non
perché sia
un vigliacco, ma perché non ho più la forza
materiale per farlo.
Te
l’ho
detto, mi hai completamente prosciugato, hai fatto di me un guscio
vuoto che
parla ma non ha nulla da dire, che mangia senza aver fame e beve pur
non avendo
sete.
Così ho deciso di andare via, anche se ora manca solo un mese alla fine della scuola... e tre settimane al mio diciottesimo compleanno.
When
I remember back to how bad things just used to be
and
I was stuck inside a shroud of misery
I
found I'd disappeared so deep inside myself
I
couldn't find a way to break away the Hell
L’unica
cosa che mi dà un minimo di coraggio è la
speranza di una vita nuova a San
Francisco.
Libero,
finalmente.
Vivrò
a
modo mio, non darò conto a nessuno, inseguirò il
mio sogno e magari farò il
cameriere in qualche pub elegante o il commesso in un negozio.
Non
sarà
una vita da re, ma è quella che voglio e che
costruirò con le mie mani, che
assaporerò sulla mia pelle e che mi gratificherà.
E,
ovviamente, comincerò a scrivere seriamente qualcosa di
più che qualche
storiella noir.
Se
fallirò
pazienza, potrò dire di averci provato.
Oh, ecco
l’autobus finalmente!
Ah, addio
South Park, addio mamma e papà, addio amici e presunti tali.
Non vi
rivedrò più e ne sono contento.
La mia vita
– la mia vera vita!- sta per cominciare.
Oh, e
ovviamente ciao anche a te, Eric Theodore Cartman, spero che troverai
qualcun
altro con cui litigare per passare il tempo.
In
realtà
ti auguro di finire sotto un camion oggi stesso, ma non credo che Dio
esaudisca
desideri di questo genere.
Vaffanculo,
stronzo.
When
I’m feeling down and low
I
vow I’ll never be the same again
I just remember what I am
and
visualize just what I’m gonna be
[][][][]
<
Cartman posso entrare? >
< No
>
<
Cretino, sono Kenny! >
<
Appunto >.
Ignorando
le ultime parole dell’amico, Kenny entrò nella sua
stanza, trovandolo seduto
sul davanzale della finestra aperta che guardava il paesaggio esterno
con aria
assente. Era una settimana che Cartman non andava
a scuola e lui sapeva benissimo anche il
perché.
< Kyle
è
partito poco fa >
< Come
fai a saperlo? >
< La
fermata per gli autobus inter-statali è sotto casa mia,
quindi l’ho visto lì
seduto con un borsone, uno zaino e un’espressione tristissima
stampata in
faccia. Tutto grazie a te >
< Se ci
tenevi tanto potevi fargli compagnia o tentare di fermarlo >
< Lo sai
che non l’avrei mai fatto, per lo stesso motivo per cui non
l’avresti fatto tu
>
< Non
capisco di cosa parli >
< Sei un
cazzone >.
Sospirando
affranto, Kenny si avvicinò all’amico ma non venne
degnato di uno sguardo.
Non che la cosa gli importasse, bastava che lui lo ascoltasse.
Si
appoggiò
al muro vicino la finestra, tirò fuori dalla tasca della
felpa arancione un
pacchetto di sigarette e ne accese una. Non chiese nemmeno il permesso,
sapeva
già di averlo nonostante Cartman detestasse il fumo.
< Sai,
quando la settimana scorsa ti sei presentato a casa mia con
l’aria di uno che
si sarebbe volentieri suicidato non avrei pensato che il motivo fosse
… beh,
quello che mi hai raccontato >.
Non
ricevendo risposta fece un tiro dalla sigaretta e poi
continuò.
< Non
riesco ancora a capire perché tu gli abbia detto quelle
cose, con che coraggio
l’hai fatto? >
< A
volte mi chiedo perché cazzo vengo sempre a raccontarti gli
affari miei! >
esclamò acido l’altro.
<
Cartman, coglione, Kyle ti ha baciato! Lo capisci cosa vuol dire?
Perché tu non
gli hai detto che ti piace da … da quanto? Due anni? >
<
Sta’
zitto, Kenny >.
L’amico,
tuttavia, non gli diede che pochi minuti di tregua, il tempo per finire
la
sigaretta, anche se non aveva nemmeno molta voglia di infierire.
<
Qualunque
sia il motivo per cui tu hai trattato Kyle a quel modo mi piace pensare
che sia
perché volevi che lui, sentendosi ferito, scappasse via di
casa. Sono certo che
anche tu pensi che una persona come lui non può rimanere
rinchiusa qui a South
Park, quindi voglio pensare che l’hai fatto per il suo
bene… e non perché non
hai avuto il coraggio di dirgli la verità >.
Le ultime
parole le pronunciò in tono più basso, come una
provocazione.
Evidentemente
arrivarono al destinatario, visto che Cartman sussultò
leggermente.
Kenny
sorrise, soddisfatto per aver smosso l’amico.
< Io ora
devo andare, ma voglio dirti un’ultima cosa. Sei stato un
cretino, hai fatto
fuggire via la persona più importante della tua vita. Spero
che non ti penta di
niente, visto che Kyle qui non ci tornerà mai più
>.
Detto
questo, gli lasciò sul davanzale il pacchetto di sigarette,
sicuro che ne
avrebbe avuto bisogno, e andò via senza dire una parola di
più.
Cartman era
rimasto solo. Di nuovo, come sempre.
Osservò
con
disgusto il pacchetto di Marlboro rosse e, sospirando, si decise a
prenderne
una. Kenny era stato previdente, c’era persino
l’accendino.
La
portò
alle labbra, l’accese e ne assaporò con calma il
sapore, per lui così nuovo.
Ripensò
alle parole dell’amico che, come al solito, aveva capito
tutto.
Quegli
insulti velenosi che dalla sua bocca erano usciti verso Kyle, quelle
risate
sguaiate, erano state il frutto di un’idea che gli era
balenata nei pochi
secondi in cui quel bacio stupendo era durato.
Kyle doveva
andare via da South Park o nessuno dei suoi sogni si sarebbe
realizzato. Aveva
letto le sue storie: aveva una grande fantasia, uno stile piacevole e
un
lessico vario e, per le storie più complicate, anche
parecchio ricercato.
Non poteva
sprecare la sua vita a fare l’avvocato, non lo trovava
giusto.
Una vocina
nel suo intimo, però, lo costrinse ad ammettere che non era
quello il solo
motivo.
Si era
comportato da vigliacco.
Quando le
loro labbra si erano disgiunte era stato sul punto di confessare tutto,
ma non
l’aveva fatto.
Aveva avuto
paura dei suoi sentimenti, aveva avuto paura di Kyle.
Ma ormai
non aveva più senso rammaricarsi o pentirsi, anche
perché, dal canto suo,
Cartman non era così pessimista.
Perché
non te ne sei andato per
sempre. Lo so, tu prima o poi tornerai Kyle, vero?
…
Vero?
I´m
on my way!
Out
on my own again
I´m
on my way!
I'm gonna break away
******
Note dell'autrice
La mia prima song-fic, senza pretese e nemmeno molto soddisfacente dal punto di vista della trama.
Che dire, ho tentato questo esperimento perchè le song-fic mi intrigano assai, le reputo delle ottime fonti di ispirazione, ma non avendone mai scritta una mi sono gettata in quest'impresa (durata un'ora, dopo la quale sono tornata alle mie "sudate carte") solo per potere avere dei consigli da chi ne sa più di me.
Ovviamente potete anche dire che la storia fa schifo, ma se dopo mi dite: "Guarda, ti voglio dire dove hai sbagliato nella stesura della storia" mi fareste contenta.
Prima dei credits, un'avviso: la mia storia "Oh my god, I like you!" (si, ho cambiato titolo XD ) sarà sospesa fino a data da destinarsi, per due motivi:
1. Mancanza d'ispirazione, indecisione su come continuarla;
2. Il mio lavoro con Setsuka "Love will tear us apart" mi ha assorbito completamente e ha avuto la priorità sul resto.
Fine avviso, inizio credits :)
La canzone che ha avuto il dispiacere di essere scelta è "Wildest Dreams" degli Iron Maiden, track #1 dell'album "Dance of Death".
Ecco il link per ascoltarla [ http://www.youtube.com/watch?v=ipyjwp2bVgM ] e la traduzione, per chi fosse interessato:
Sto per organizzare alcuni cambiamenti nella mia vita
Sto per esorcizzare alcuni demoni del mio passato
Sto per prendere la macchina e via lungo la strada
Mi sento pronto per partire e andare
E mi sento come se potessi essere qualunque cosa
Che io possa aver mai immaginato
E immaginarmi come vorrei essere
Rendendo realtà i miei sogni più selvaggi
Vado per la mia strada
Per la mia strada ancora
Vado per la mia strada
Fuori per strada ancora
Quando ripenso a come quelle cose erano solite andare
Ero conficcato dentro un velo di sofferenza
Sento che scompaio sempre più dentro me stesso
Non riesco a trovare una via per scappare via dall'inferno
Quando mi sento stanco e spossato
Ho giurato che non sarei stato più lo stesso
E mi ricordo solo chi sono
E mi immagino come sto per diventare
Vado per la mia strada
Per la mia strada ancora
Vado per la mia strada
Fuori per strada ancora
P.S.: nella parte finale, comunque, ho riportato il ritornello per un motivo preciso: mi è venuta in mente l'immagine di un Eric alla finestra e, nel frattempo, di un Kyle seduto nel pullman che guarda malinconico fuori dal finestrino mentre l'i-pod gli passa questa canzone. Sarebbe bello se anche voi immaginaste questa scena.
Credo sia tutto. Un bacio a chi legge e a chi commenterà :)