Ciao a tutti e tutte! Torno con una veloce e simpatica shottina ambientata nel post momento manga preferito dalle fanciulle... LA RADURA E LA PSEUDO-DICHIARAZIONE D'AMORE DI RYO!!!!
La shottina partecipa alla just stop for a minute and smile challenge di SoulShine, che potete trovare nel forum di efp al link che vi lascio, e si basa sul promt 21. "L'unica cosa che vorrei adesso è ricongiungermi al mio letto e dormire per due giorni di fila!"
Il
viaggio di ritorno verso il loro appartamento era stato percorso a
bordo della
mini in assoluto silenzio- un silenzio velato di
tranquillità e quiete e
leggerezza, perché, nonostante la giornata appena trascorsa,
erano usciti tutti
incolumi da una situazione che sarebbe potuta essere letale per ognuno
di loro-
soprattutto per Miki e Kaori.
La
rossa se ne stava in silenzio, guardando il paesaggio fuori dal
finestrino scorrerle
davanti, privata però della cacofonia di suoni della
città; era un’esperienza
strana, ed era quasi come se lei e Ryo fossero in una loro bolla
personale.
Già,
Ryo… lui, dopo averla soccorsa, non aveva più
detto una sola parola. Si era
limitato ad accompagnarla alla macchina, tenendole una mano sulla
spalla, quasi
a guidarla- no, non guidarla, perché Kaori non aveva nessun
bisogno che lui le dicesse
cosa doveva e non doveva fare. Lui si era limitato a… a
accompagnarla, quasi
quella fosse stata un’altra cosa che dovevano fare insieme.
Poi però era saliti
in macchina, e vuoi perché lui con le parole non ci sapeva
proprio fare, vuoi perché
sul sedile posteriore stava accartocciato quello che Ryo amava definire
lo scimmione- alias Umibozu,
fresco,
fresco di nozze e di desiderio di vendetta verso il balordo che aveva
osato
toccare la sua mogliettina- l’argomento io,
Ryo Saeba, ammetto davanti ad un intero plotone e a Kaori Makimura di
essere
innamorato di lei da anni e che non disdegnerei passare il resto della
vita con
lei (anche se non aveva usato esattamente queste parole)non
era più stato
toccato.
Anzi-
nessun argomento era stato più toccato. Avevano lasciato
Umibozu davanti alla
clinica, dove un decisamente felice Doc aveva fatto capire loro, con il
solo sguardo
raggiante ed il segno della vittoria, che Miki ce l’aveva
fatta. Kaori aveva
chiesto a “Umi” se avesse voluto
che gli tenessero
compagnia, ma lui aveva risposto che non fosse necessario, che avevano
passato
una brutta giornata anche loro e che era meglio che tornassero a casa a
riposarsi.
Poi, si era chinato
verso il lato guida
della macchina, con i suoi begli occhiali da sole scuri calati sugli
occhi, e
aveva scandito le parole verso Ryo, che stava sudando freddo.
“Ih,
ih, ih… adesso
dovrai smetterla con la
vita da playboy per davvero! Le hai fatto la dichiarazione e non puoi
più
nascondere i sentimenti che provi per lei! Ih, ih,
ih…”
Ryo,
mentre il nemico/amico ancora sghignazzava come un pazzo,
partì sgommando,
ingioiando a vuoto, e per l’ennesima volta gli
passò per la mentre la frase di
un suo ex compare di bevute e scorribande, ex donnaiolo incallito che
gli aveva
detto quanto rimpiangesse di non essersi sposato prima, e non per la
prima
volta si chiese se la vita da uomo impegnato sarebbe potuta piacere
anche a
lui. Si voltò verso Kaori, e gli occhi – da bravo
maniaco pervertito qual era-
gli ricaddero sul decolté e sulle lunghe gambe snelle- tutto
sommato, poteva
anche starci: Kaori era una bella donna, coraggiosa, leale,
altruista… e con la
pazienza di una santa.
Sì, è deciso: metto la testa
a posto!
Basta essere lo stallone ed il fidanzato di tutte! Divento monogamo!
Sì, sì,
per Kaori lo posso fare! Pensò,
alzando un pugno in aria con fare trionfale. “Senti Kaori,
adesso che lo
scimmione ci ha finalmente lasciati soli…
ecco…”Iniziò a balbettare,
perché se
c’era una cosa in cui Ryo Saeba era del tutto negato, quello
era essere sincero
e parlare a cuore aperto (soprattutto con Kaori). “Insomma,
tu sai cosa ti ho
detto nella radura, e ti
ricordi anche
cosa è successo sulla nave, quando…” Quando
ti ho baciata perché pensavo saremmo morti, avanti Ryo,
diglielo, mica è la
fine del mondo ammettere i tuoi sentimenti con lei. Tanto, lo hai
visto: la
rapiscono per ricattarti anche se con lei adesso ci lavori "solo" insieme.
Almeno se
te la sposi le sarai sempre così appiccicato che niente e
nessuno riuscirà più
a torcerle nemmeno mezzo capello, che in fin dei conti è
quello che ti ha
chiesto il fratello quando te l’ha affidata, no? “Sì,
insomma, quello che
intendo dire, è che quello che ti ho detto io, ecco, quella
era la verità,
quindi pensavo, magari potremmo parlarne… cioè,
io sto parlando, e hai capito
quello che penso io, perché io sono…
ecco… io penso di essere innamorato di te,
quindi magari
potresti dirmi quello che
pensi tu e…”
Ma
dal lato passeggero della mini rosso fuoco non arrivò
risposta, così Ryo,
rischiando di andare fuori strada e fare un frontale con una macchina
che
arrivava dalla direziono opposta, si voltò verso la
“sua” bella a cui aveva
appena fatto una dichiarazione- pietosa, ma sempre dichiarazione era- per trovarla….
Nelle braccia di Morfeo. Completamente
addormentata.
Digrignò
i denti, furibondo con lei, se stesso, Umibozu, il destino e
quant’altro, e
sbuffò. Poi, però, vide il suo bel visino
addormentato, disteso, e notò che,
in grembo, teneva ancora il fiore del bouquet che era riuscita ad
afferrare, volente
o nolente, quel delicato e semplice fiorellino bianco che rappresentava
l’amore
eterno, e Ryo sospirò. Non poteva certo biasimarla per
essere stanca, non dopo
la giornata che avevano avuto, sotto, sotto, pure lui non vedeva
l’ora di dormire
per due giorni di seguito-certo, avrebbe preferito se in quel grosso
lettone
freddo ci fosse stata pure lei, ma pazienza, avrebbe resistito e fatto
il bravo
per ancora un po’. Giusto il tempo di rimettersi, entrambi.
Kaori
iniziò a passare dal sonno alla veglia avvertendo contro il
proprio corpo
qualcosa di solido e caldo, che la faceva sentire protetta e sicura,
quasi
fosse in un bozzolo o avvolta in una coperta. Ci si
accoccolò contro ancora più
decisa, strusciandosi quasi come una gattina affettuosa, ed emettendo
un suono
piacevole che le fusa le ricordava pure- Ryo arrossì come un
ragazzetto alla
prima cotta, e quasi si sentì mancare, mentre avvertiva un
certo rimescolio
nelle parti basse che gli
faceva capire
che non era solo il suo io cosciente ad apprezzare quei deliziosi suoni
che
uscivano dalla gola di Kaori, ma anche il suo amichetto.
Ogni scalino che faceva con la compagna in braccio era
una vera tortura- lei era leggera come una piuma, ma gli si stava
strusciando
contro, e aveva premuto quel delicato seno pieno contro il suo petto
facendogli
battere il cuore talmente forte che temeva che le coronarie gli
potessero
scoppiare da un momento all’altro. Lei poi aveva peggiorato
ulteriormente la
situazione mettendogli inconsciamente le braccia al collo, e sfiorando
con
quelle belle labbra soffici la sua giugulare.
Ryo
non sapeva cosa fare, se piangere o saltare di gioia: se Kaori era
così brava a
farlo impazzire da addormentata, cosa sarebbe stata in grado di fare da sveglia?
“Mm…Ryo?”
Kaori
sospirò il suo nome, con quella
voce tipica della camera da letto e delle nottate infuocate tra amanti,
che non
fecero altro che peggiorare la situazione del pover’uomo.
“Dove siamo?”
Mormorò, senza rendersi conto che gli stava respirando sulla
pelle- altra cosa
che gli faceva venire i brividi di piacere. Ryo pregò tutte
le divinità che
conosceva che Kaori non si rendesse conto di cosa stava accadendo in basso, perché non era
decisamente
dell’umore per farsi menare. E poi, non voleva che pensasse
che lui si volesse
togliere uno sfizio, o che avesse voglia di divertirsi e che una donna
qualsiasi avrebbe fatto al caso suo.
“Ehm,
a casa. Ho pensato volessi riposarti. Io personalmente non vedo
l’ora di
ricongiungermi col mio letto e dormire per due giorni di fila! Ah, ah,
ah…” provò
a buttarla sul ridere, ma era chiaro che era imbarazzato. Lei, in
risposta,
arrossì, e si accoccolò ancora di più
contro di lui, con risultato che Ryo era diventato
dello stesso rosso della sua macchina. “Posso venire con
te?” Gli chiese lei,
stringendolo forte- così forte che Ryo giurò di
poter sentire il battito pazzo
del cuore di lei.
“Beh,
ecco, io, insomma…”
“Per
favore….” Gli fece il broncio, con quei occhi
nocciola che sembravano
appartenere ad un cucciolo. “Ho tanta voglia di dormire
abbracciata a te…”
Ryo
era quasi del tutto certo di essere dello stesso colore, e della stessa
temperatura, di un’aragosta appena messa a bollire. Quello
era davvero troppo.
Davvero Kaori si stava… offrendo a lui? Sapeva che se
l’avesse avuta nel letto
non avrebbe saputo resisterle, vero? Okay, lui l’amava, ma
era fatto di carne,
e si era sempre lasciato guidare dai suoi più bassi istinti,
e lei doveva saperlo…
“Dai,
Ryo….” Sussurrò lei con aria sognante,
allungando una gamba e strofinando col
suo delicato piedino, che ancora calzava quei tacchi vertiginosi che lo
avevano
fatto sbavare di lussuria, il cavallo dei jeans… e lui, beh,
lui era un uomo
che pensava con la parte bassa, e Kaori non lo stava massacrando come
le poche
altre volte che lui aveva dimostrato apprezzamento per le sue forme.
Anzi… gli
si strofinava contro, facendo le fusa come una gattina.
“Fallo per me… dopo
tutte quelle belle cose che mi hai detto in
macchina…”
“Sciocchina,
allora facevi finta di dormire! Cos’è, avevi paura
che se fossi stata sveglia
mi sarei di nuovo rimangiato tutto?” Le disse col sorriso
sulle labbra, un po’
più tranquillo. Ryo la guardava intensamente, con
un’espressione decisa- quella
da playboy incallito e gran seduttore, a cui le donne difficilmente
resistevano, e
lei arrossì, stringendosi sempre di più a lui che
la guardava dolce e tenero. Erano
intanto arrivati davanti alla porta di casa, e lei era
ancora… appiccicata a
lui, e francamente, Ryo
non aveva alcuna voglia di lasciarla andare. Lui alzò un
sopracciglio, e fece l’unica
cosa che gli venne in mente….
…ovvero
dare un calcio ben assestato alla porta facendola cedere,
cosicché dovette solo
spingerla leggermente con
una spallata
per aprirla.
“Eh?”
Kaori fu solo capace di dire, mentre sbatteva quelle belle ciglia
lunghe ancora
incredula - Ryo era strano, ma faticava a credere che lo fosse
così tanto- e
tutto allegro lui trotterellò dentro, sempre con lei in
braccio, saltellando
verso la zona notte. “Eh? Ryo, ma si può sapere
dove mi stai portando?”
“Ih,
ih, ih…” Sghignazzò lui. “Ma
te l’ho detto, no, che non vedo l’ora di
ricongiungermi col mio letto e non lasciarlo per due giorni? Solo che
col
cavolo che voglio dormire! Sono sette lunghi anni che mi trattengo e ho
intenzione di iniziare e rimediare stanotte! Ah, ah, ah! Preparati, Kaori, stanotte sarai iniziata ai piaceri della carne! Ah, aha, ah!”
In
un’altra occasione, Kaori gliela avrebbe fatta pagare, e pure
cara. Ma, sapere che era lei che
lo mandava in
visibilio, e che erano anni che lui resisteva alla tentazione di provarci – per usare un
eufemismo-era
quasi… gratificante.
Perciò,
si limitò a sospirare, trattenendo le risale, accoccolandosi per bene contro Ryo
mentre lui la portava
nella di lui camera da letto-aveva il letto matrimoniale,
lui, e quella loro prima notte insieme voleva godersela per
bene,
non spaccarsi la schiena, mica aveva più
vent’anni, nonostante quello che gli
piacesse dire- pronta a testare lei stessa, dopo tanto averne sentito
parlare,
nel bene e nel male, le doti dello stallone di Shinjuku. Ed
è pure ora…