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Autore: Juliet8198    21/10/2020    0 recensioni
Choson, 1503
La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedeva confidenza. Eppure, per qualche motivo, quando Namjoon si presentò al suo cospetto con quella schiava dalle sembianze tanto inusuali, decise di andare contro i suoi stessi principi.
Il mondo di Diana era cambiato nel giro di istanti. Dall'essere così vicina a scoprire quel meraviglioso impero di cui suo padre le aveva tanto parlato, al ritrovarsi sola e in catene, venduta ad un padrone dall'attitudine fredda e scontrosa. Solo il suo intelletto e la sua conoscenza avrebbero potuto aiutarla nell'impervia strada verso la libertà, costellata di ostacoli, complotti e pericolosi intrecci politici.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piazza del mercato era sempre gremita in quel momento della mattinata. Il sole era circa a metà del suo cammino verso il mezzogiorno, rendendo l'aria calda ma non eccessivamente soffocante. Le ore di mezzo erano sempre le migliori della giornata e forse proprio per quel motivo erano quelle che le persone sfruttavano di più per uscire dalle loro abitazioni. 

 

Diana non aveva necessità di comprare qualcosa in particolare. Amava semplicemente immergersi in quell'atmosfera così caotica e così piena di vita. I tessuti variopinti appesi in bella mostra svolazzavano sotto la solerzia del vento come eleganti uccelli; l'odore di pane sfornato riscaldava l'aria con la sua timida fragranza; le urla dei venditori risuonavano per la strada allegri ed energici. Quella mattina c'era perfino un musico di strada che si esibiva in un componimento popolare, attirando non pochi ammiratori. 

 

Con un lieve sorriso sulle labbra, la ragazza saltellò con lo sguardo da un banco all'altro, rimanendo talvolta intrappolata a fissare i prodotti esposti. Un orafo aveva messo in mostra una piccola composizione di gioielli dallo stile assai raffinato e i suoi occhi non avevano potuto che fermarsi ad ammirarne la fattura. Quando furono sazi della vista, si sollevarono dal prezioso obbiettivo e tornarono a contemplare la strada. Il sorriso di Diana, per un momento, cedette. 

 

Un piccolo gruppo di giovani, figli di alcuni mercanti dell'Arte, era intento a parlottare animatamente. L'avevano senza dubbio studiata mentre era intenta ad ammirare i prodotti dell'orafo. Uno di loro, se la memoria non la ingannava, aveva anche avanzato una proposta di matrimonio nei suoi confronti l'anno precedente. La ragazza scosse il capo, si voltò e prese la strada di casa. 

 

Era ovvio che le persone parlassero. Tanto più coloro che conoscevano le sue peculiari circostanze. Una giovane che all'età di diciotto anni non era ancora né sposata né promessa in matrimonio non era cosa comune. Era ormai noto che suo padre avesse rifiutato tutte le proposte offertele in passato. Era anche noto che, in assenza di un erede maschio, Bruno Barbo avesse deciso di nominare la sua unica figlia femmina come nuovo capo della sua attività commerciale. Ridicolo. Inaudito. Folle. 

 

Già, le persone non capivano. Sin da quando era piccola suo padre aveva sempre avuto fiducia in lei. L'aveva istruita a leggere, scrivere e fare di conto. Le aveva insegnato la geografia e le basi della navigazione. Le aveva anche insegnato a tenere la contabilità e a comprendere l'arte del commercio. Quello che aveva previsto per lei era folle e inaudito. Ma non aveva mai avuto dubbi che lei ce l'avrebbe potuta fare. 

 

Diana emise un sospiro mentre i suoi piedi ciondolavano sulla via di casa. Un altra coppia di giovani ragazze incrociò la sua strada, salutandola brevemente con un cenno del capo ma allontanandosi subito dopo. La gente aveva iniziato a pensare che non si sarebbe mai sposata. Non era così. Certo, non era fra i suoi interessi andare in giro a caccia di uomini, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto legarsi a qualcuno. Era necessario un erede che portasse avanti l'attività commerciale dopo di lei. Suo padre, però, aveva sempre detto che avrebbe accettato solo la proposta migliore al tempo più propizio. La ragazza non aveva mai capito che cosa volesse dire con queste parole, ma non era rimasta a rimuginarci su. Sapeva che la sua decisione sarebbe stata la migliore per lei. 

 

 

 

-Perché dovete fare una cosa simile? 

 

-Non è il tuo compito mettere in dubbio le mie decisioni. 

 

-Ma si tratta di mia figlia! Io... non posso permetterlo! 

 

-Non hai il potere di interferire, perciò questa discussione è chiusa. 

 

Diana aveva appena fatto il suo ingresso nella casa quando le voci dei suoi genitori, benché lontane, la raggiunsero. Stavano discutendo? 

 

-Vi prego, mio signore... è un viaggio così lungo... 

 

"Viaggio?" 

 

Stavano forse parlando del viaggio che maestro Jian aveva suggerito? Diana percorse a piccoli passi il corridoio finché non giunse abbastanza vicino alla porta da cui provenivano le voci. Non le piaceva origliare, ma la curiosità era un fuoco troppo bruciante. Le stava divorando gli intestini dal giorno precedente e nulla era riuscito a spegnerla. 

 

-Come ho già detto, la decisione è già stata presa e deve solo essere comunicata a Diana. 

 

Suo padre non usava mai il suo tono mellifluo con sua madre. La maggior parte delle volte era duro e freddo, quasi pungente. La perentorietà di quella frase, però, sembrava più spigolosa del solito. 

 

Perché sua madre non voleva farla partire? 

 

Diana udì i passi decisi dell'uomo che si avvicinava a lei, perciò si scostò velocemente dalla porta e si infilò in camera sua in un rapido movimento. Si sedette allo scrittoio ed estrasse velocemente dallo scompartimento sotto al ripiano la raccolta di componimenti poetici cinesi che stava studiando da qualche settimana. La aprì nella prima pagina che le capitò sotto le dita, fermando i suoi occhi e il fremere del suo corpo giusto in tempo per ricevere l'arrivo di suo padre. 

 

-Sei tornata dalla tua passeggiata? Non ti ho sentito arrivare. 

 

Ogni tanto, Diana aveva pensato che fosse lievemente spaventoso il contrasto quasi stridente nella voce di suo padre. Fino a qualche istante prima, sembrava vetro affilato conficcato in una ferita, ferro rovente che marchiava la pelle. Nel momento in cui aveva aperto bocca davanti a lei, invece, si era trasformato in miele ambrato, colante e dolce sulla lingua. Quell'uomo era una misteriosa dicotomia vivente. Aveva molti volti e Diana non era sicura di conoscerli tutti.

 

-Sono tornata da poco, padre. 

 

Senza staccare gli occhi dagli ideogrammi sulla carta, la giovane percepì il passo felino dell'uomo avvicinarsi a lei. 

 

-Devo darti una notizia. 

 

Le palpebre di Diana non poterono fare a meno di sbattere un paio di volte, frenetiche come ali di farfalla. Le sue dita chiusero il libro, accarezzandone nervosamente la copertina. Era il momento. 

 

-Di cosa si tratta, padre? 

 

Il volto dell'uomo si illuminò come il sole. Emanava lo stesso calore, la stessa intensa ed accecante luce. 

 

-La nave salperà con la prossima muda di Pasqua. 

 

Le gote della ragazza dovevano essersi imporporate, dal momento che sentiva un crescente calore diffondersi sul suo viso. Il suo cuore era stretto in una dolce morsa di emozione. 

 

-Sulla nave ci sarai anche tu. 

 

Non poté fare a meno di sorridere. Il suo viso doleva da quanto stava sollevando gli angoli della bocca. Le sue gambe scattarono in piedi e la condussero dall'uomo, che la circondò con le sue braccia. 

 

-Grazie padre!

 

Con la testa appoggiata al suo petto, Diana poté sentire il riverbero della sua risata pregna di calore.

 

-So che non vedevi l'ora. Sarà un lungo viaggio, ma ti assicuro che non ne rimarrai delusa. 

 

La ragazza non poté fare altro che annuire in silenzio, stretta ancora contro il petto dell'uomo.

 

-Verrà anche il maestro Jian? 

 

La giovane allontanò il viso per poter guardare negli occhi il padre. 

 

-Ma certo. Ti seguirà personalmente durante tutto il viaggio. 

 

Sorrise, grata della notizia. Sapere di avere il maestro al suo fianco la rassicurava non poco. Anche se era ansiosa di partire, un piccolo timore bussava alle porte della sua mente. L'ignoto che il futuro le riservava accendeva una manciata nel retro della sua nuca. Essere così lontana da casa sarebbe stato disorientante, forse anche terrorizzante talvolta. Con una persona familiare al suo fianco, però, sentiva che anche in una terra sconosciuta avrebbe potuto comunque sentirsi al sicuro. 

 

 

 

Diana inglobò il mercantile con gli occhi, divorando ogni dettaglio degli alberi e delle immense vele. Sopra di essa, l'equipaggio correva da un estremo all'altro abbaiando ordini, slegando funi e assicurando i barili con le scorte di cibo. Accanto ad essa, le altre navi della muda erano similmente immerse nello stesso stato febbrile, preparandosi all'imminente partenza. 

 

Suo padre era sul ciglio della passerella, intento a discutere i dettagli del tragitto con gli altri naviganti della muda e lei era lì. Ferma davanti all'imbarcazione come una bambina davanti al suo primo regalo. Talmente impaziente che l'aria salmastra le sembrava gravida della sua stessa eccitazione. 

 

Frettolosamente, si voltò verso la donna dallo sguardo nuvoloso che era ferma in silenzio alle sue spalle. 

 

-Non temete, madre, andrà tutto bene. Quando tornerò vi racconterò tutto quello che ho visto. Vi porterò anche dei regali! 

 

Diana aveva afferrato le mani fredde della donna e le aveva strette delicatamente fra le sue. Sua madre, però, sembrava rabbuiarsi sempre più ad ogni parola che le veniva indirizzata, finché non abbassò il capo evitando lo sguardo della figlia. 

 

"Perché siete così ansiosa?" 

 

Non glielo chiese. Forse non voleva sapere la risposta. 

 

-È vero che il viaggio sarà lungo ma staremo bene. Non avete motivo di preoccuparvi. 

 

La donna annuì distrattamente alle sue parole, avvolgendo le braccia attorno alla ragazza. Diana la sentì stringere e stringere ancora. Sembrava non averne abbastanza. Si aggrappava a lei come se dovesse scivolare via da un momento all'altro e dissolversi in schiuma di mare. 

 

-Ti voglio bene- mormorò in risposta. 

 

La donna, per un momento, rimase con la bocca dischiusa, come se avesse voluto aggiungere altro. 

 

-È ora. 

 

La voce di suo padre la distolse per un istante dalla contemplazione di sua madre. Quando posò di nuovo lo sguardo su di lei, quell'espressione sul bilico della confessione era sparita. La donna si allontanò, rivolgendole un ultimo sorriso. Un sorriso mesto, sormontato da occhi spenti. 

 

Diana si voltò, rivolgendo l'attenzione all'uomo sull'orlo della passerella. Fece un passo. Prese la mano che le era stata offerta e poggiò un piede sulla stretta superficie di legno. Una decina di passi dopo e si era ritrovata sull'imbarcazione, dopo che suo padre l'ebbe afferrata per la vita per calarla delicatamente sul ponte. La passerella fu tirata a bordo e l'aria iniziò a riempirsi del suono stridulo dei segnali di partenza. La frenesia della nave sembrò aumentare ancora di più rispetto a prima. L'equipaggio aveva velocemente occupato i posti vicino alle vele, liberando le cime che le tenevano legate in modo che le grandi ali bianche della nave potessero spiegarsi in tutta la loro magnificenza. Le funi che legavano l'imbarcazione alla banchina furono sciolte e l'ancora fu lentamente ritirata a bordo. 

 

Il vento era dalla loro parte quel giorno. Finì nella trappola delle larghe vele e, come un cavallo imbizzarrito, iniziò a tirare contro i suoi finimenti, spingendo le navi lontano dalla terra ferma. Quell'indomito animale sgroppava ferocemente, travolgendo il corpo di Diana e scompigliandole i capelli in una disordinata nuvola dorata. Impudente, le alzava il vestito, facendo fluttuare la stoffa sulle sue gambe prima che lei potesse fermarla con le mani. 

 

Le navi si raggrupparono, ognuna ad una buona distanza dalla vicina seppur rimanendo a portata di occhio, e superarono finalmente le basse acque  della laguna. Davanti a loro, solo l'infinita distesa del mare. 

 

 

 

Una volta terminata la magia della partenza, Diana dovette a malincuore prendere atto delle numerose attenzioni che le venivano rivolte. I marinai, benché ancora fermi nelle loro postazioni, avevano gli occhi fissi su di lei. Avidi? No, non ancora. Avevano appena lasciato la terraferma, non erano ancora affamati di quel tipo di necessità. Circospetti? Sì. 

 

-Diana, vorrei che conoscessi il comandante della nave. 

 

La ragazza sfuggì da quelli sguardi indagatori e si voltò verso l'uomo che suo padre le stava indicando. Doveva all'incirca avere la sua stessa età, data la leggera stempiatura, unita all'argenteo grigiore che iniziava a spruzzarne i capelli. La postura fiera e impettita suggeriva che anni di esperienza lo avevano reso un uomo rispettato e conosciuto per il suo lavoro. 

 

-È un onore fare la vostra conoscenza. 

 

Diana chinò brevemente il capo sotto i piccoli occhi attenti dell'uomo. Erano scuri, ma brillanti di attenzione. Sormontavano un naso importante e fiero quanto il petto del possessore. 

 

-Posso dire lo stesso, mia signora. 

 

L'uomo rivolse alla ragazza un rigido cenno del capo, dopo aver fatto tuonare la sua voce profonda nell'aria. Passò qualche istante in cui il comandante scrutò il ponte con meticolosa cura, passando con lo sguardo ogni componente dell'equipaggio. 

 

-Permettetemi di darvi un suggerimento, mia signora. 

 

Diana, a quelle parole, tese la schiena in una linea retta. Osservando i piccoli occhi dell'uomo, vi scorse una traccia della stessa circospezione che animava i marinai. 

 

-L'equipaggio era stato avvisato della vostra presenza a bordo. Nonostante ciò...

 

Il comandante distolse lo sguardo per passare nuovamente al vaglio l'ambiente circostante. 

 

-... le consiglierei di passare più tempo possibile nella vostra cabina. Dopo qualche settimana per mare, gli uomini diventano irrequieti. 

 

"Ma certo."

 

Diana si aspettava una cosa simile. Non solo avere una donna a bordo portava cattiva sorte. Era anche una forte fonte di distrazione. La ragazza avrebbe tanto voluto passare le sue giornate con il viso esposto alla selvaggia aria del mare, ma sapeva anche che la situazione richiedeva un comportamento accorto. 

 

-La ringrazio per il consiglio, comandante. Lo seguirò sicuramente.

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Oggi ce la caviamo in fretta. Ho solo una cosa da spiegare e dopo andiamo via lisci. 

 

La muda era una specie di spedizione di navi organizzata periodicamente da Venezia. Permetteva ai mercanti di viaggiare per mare senza temere l'attacco di pirati. 

 

Se queste spiegazioni vi annoiano potete saltarle, non siete obbligati a leggerle per forza. Come avevo premesso, dato che ho sottinteso un po' di cose nel testo per rendere la lettura più scorrevole ho pensato di scriverle per rendere più chiari passaggi che possono risultare sconosciuti. Ho anche deciso di non spiegare queste cose nel testo perché non avrebbe senso, dato che la storia è comunque vista dalla prospettiva dei personaggi. E di certo non è che loro si metterebbero a spiegare a se stessi che cosa significa muda o cos'è l'hanbok. Per questo mi sembrava la scelta più logica. 

 

Bene, spero che questi tre capitoli vi siano piaciuti, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione sull'inizio della storia. Aggiornerò una volta a settimana di mercoledì (salvo imprevisti).

   
 
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