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Autore: NPC_Stories    21/10/2020    2 recensioni
L'anno scorso ho fatto l'inktober con Erika, quest'anno lei ha trovato questo fantastico promptober chiaramente a tema drow.
Non so se riuscirò a scrivere tutti i giorni, probabilmente saranno storie brevissime, non so se ci saranno dei disegni, ma so che i prompt sono troppo belli e cercherò di tirarne fuori qualcosa, probabilmente missing moments di altre mie storie.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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21. Swordfight


1333 DR, vicinanze di Elventree, Cormanthor

Daren non amava le missioni in luoghi troppo lontani da casa, o meglio, lontani dalle zone che di solito erano teatro dei suoi vagabondaggi. Non che l’elfo scuro avesse una vera e propria casa.
Il suo amico Johel, invece, una casa ce l’aveva. E al contrario di Daren amava viaggiare in posti nuovi e mai visti prima.
Semplicemente insopportabile.
“Sai dove dovrebbero essere le tizie che stiamo cercando?” Gli chiese l’elfo dei boschi, guardandosi intorno.
Il panorama era piacevole, per il ranger: una foresta. Questo era anche il motivo per cui Daren aveva accettato la sua compagnia per quella missione, il drow non era esperto di foreste e avrebbe rischiato di girare in tondo per giorni.
“Non lo so con esattezza. Da qualche parte vicino a Elventree, che dovrebbe essere… boh, qui nei dintorni. Forse. Dovremmo essere più o meno nella giusta zona della foresta.”
“Possibile che non ci sia una strada che ci arriva?”
“Sì, da Hillsfar” confermò Daren “o così dicono le mappe. Ma noi venivamo da Westgate, e quindi avevamo due scelte: arrivare in nave fino a Hillsfar, ma qualcuno ha posto un veto… oppure fermarci a Harrowdale e prendere il Sentiero Halfaxe, ma ha la nomea di essere poco manutenuto e in certi tratti quasi scomparso, quindi il nostro cammino sarebbe stato molto lento.”[1]
“Il tuo cammino” puntualizzò Johel. “Io sono un ranger delle foreste, sono abituato a camminare nel sottobosco.”
“Bla bla bla” gli fece eco il guerriero “la nostra marcia è lenta quanto il più lento di noi.”
“Cioè tu” insistette l’elfo chiaro.
“Ti stai vendicando per il viaggio in nave?”
L’elfo ramato assunse un colorito verdognolo, alla sola menzione del viaggio in nave attraverso il Mare delle Stelle Cadute, poi nel Golfo del Drago, poi la risalita del limaccioso Fiume Lis su una chiatta mercantile. Era previsto un altro tratto in nave lungo le coste del Mare della Luna fino a Hillsfar, ma Johel stava ormai così male che avevano dovuto chiedere al capitano di fare una sosta supplementare al villaggio di Elmwood.
"E abbiamo dovuto risalire il maledettissimo Duathamper perché è impossibile da guadare nella stagione delle piogge, non so nemmeno quante miglia abbiamo fatto prima di trovare un ponte, quindi ora… boh, credo che proseguendo a ovest prima o poi dovremmo arrivare dalle parti di Elventree. Contavo su di te per orientarci nel bosco, ma se ti sembra troppo difficile possiamo puntare a nord e ritrovare la costa. Elventree non è troppo lontana dal mare, mi hanno detto.”
[2] “Troppo difficile?” Johel storse il naso. “Troverò quella città e la troverò a occhi chiusi” promise, punto nell’orgoglio.

Stabilirono presto una routine: Johel, che era più veloce, andava in avanscoperta in cerca di sentieri elfici, difficili da individuare per qualunque altra razza, o magari perfino tracce di passi. In quest’ultima possibilità non riponeva molte speranze: la pioggia ammorbidiva il terreno, costringendo perfino i leggeri elfi a lasciare qualche impronta di stivale, ma a distanza di poche ore l’acqua aveva già lavato via ogni traccia.
Daren restava più indietro e procedeva al suo passo, sempre puntando verso ovest, spesso bestemmiando Talos quando la pioggia diventava temporale.

L’elfo dei boschi continuò le sue esplorazioni per ore, fidandosi del fatto che il suo amico avrebbe saputo cavarsela da solo. Dopotutto, non aveva avuto bisogno delle sue frecce quando erano stati attaccati da strani animali volanti che sembravano un incrocio fra un pipistrello e una gigantesca zanzara. Li aveva fatti a fette con la sua spada bastarda non appena si erano avvicinati abbastanza, dando vita a una scena che sembrava un macabrissimo gioco della pentolaccia.
Vivono strane creature in questa foresta, valutò, sbirciando i dintorni da sopra un ramo di un albero. La fauna era tipica dei boschi caduci; la pioggia limitava il volo degli uccelli, ma Johel aveva individuato tane di gufi sugli alberi e di porcospino fra i tronchi caduti. Aveva visto passare qualche cervo, cautamente a distanza, e su una roccia uno strato di muschio era stato grattato via da quella che sembrava la zampata di un lupo molto grosso. A parte questi normalissimi abitanti delle selve, però, aveva anche trovato tracce della presenza di un drago verde (grande abbastanza da aver perso una scaglia grande quanto il suo palmo) e aveva sentito voci, per ora non confermate da esperienza diretta, sulla presenza di aurumvorax da qualche parte nel Cormanthor.
La cosa più particolare però era la vegetazione. Accanto ad alberi di olmo e abete bianco crescevano piante che l’elfo dei boschi non aveva mai visto: funghi viola muniti di tentacoli velenosi, che usavano per uccidere piccole prede; licheni cremisi che crescevano sui tronchi marcescenti e, se sfiorati, emanavano odore di limone; grossi ammassi sferici di colore blu che secondo Johel potevano essere fiori in bocciolo, se fosse stato normale avere fiori in bocciolo in estate e soprattutto alti quasi tre metri. Ma le piante più strane in assoluto che avesse visto in quella regione erano delle querce in tutto e per tutto normali per forma e dimensione, ma che parevano fatte di vetro. Uno spettacolo magnifico che si era fermato a guardare da lontano, ascoltando rapito il rumore tintinnante delle foglie mosse dal vento. Era rimasto a guardare con sgomento finché non aveva visto un basilisco aggirarsi nel boschetto di querce vitree. Allora aveva deciso di andarsene e tornare alla sua missione.
Questo luogo è veramente pieno di meraviglie. Mi piacerebbe poterci restare più a lungo, magari qualche anno. L’elfo dei boschi ormai sempre più spesso indulgeva in questi pensieri, ammirato da quella natura così diversa dalla sua foresta natìa.

Ad un certo punto, le sue esplorazioni vennero interrotte da un altro suono tintinnante, per certi versi simile al frusciare delle foglie di vetro ma più stridente, più metallico.
Il rumore proveniva da sud-est… Johel chiuse gli occhi e pregò silenziosamente che non fosse Daren.

Era Daren.
Johel dovette camminare più del previsto per raggiungere la fonte del rumore, che aveva viaggiato lontano echeggiando fra gli alberi nell’aria umida. La pioggia aveva lasciato il posto a una fastidiosa foschia, che non limitava la visuale nella breve distanza ma impediva all’elfo di fare pieno uso della sua vista acuta.
Quando infine riuscì a trovare il suo amico, i rumori metallici erano cessati, e anche le grida.
Johel sentì un brivido quando lo vide circondato di persone svenute e malamente acciaccate. Solo uno di loro era ancora cosciente, un mezzelfo, mentre un elfo e tre umani erano riversi a terra. Non sembravano feriti, ma Johel sapeva che i lividi sarebbero apparsi presto.
Il mezzelfo era stato disarmato e aveva in mano un blocco di fogli e un carboncino. Il drow gli stava dettando qualcosa.
“Scrivi esattamente questo, mezzumano. Nota: un drow mi tiene una spada puntata contro il viso eppure le mie mani non tremano. Però tremavano mentre dovevo prendere la mira con arco e frecce. Il mio problema non è la gestione dello stress. Devo rinunciare all’idea di fare l’arciere, anche se questo è il modo in cui speravo di dimostrare qualcosa al mio genitore elfo verso cui provo un evidente sentimento di inadeguatezza.” Dettò, in lingua Comune.
“Perché devo scrivere questo? Mi rifiuto! Uccidimi e basta, non giocare con me!” Scattò il mezzelfo, rosso di rabbia. Anche Johel, dalla sua posizione ancora nascosta, notò che il ragazzo sembrava più offeso che spaventato. Interessante.
“Non ti ucciderò, non ho ucciso nemmeno gli altri. Mi avete attaccato e mi sono difeso. Ora mi sto degnando di lasciarvi un commento costruttivo, quindi scrivi.”
Il mezzelfo parve sconcertato per un attimo, ma poi poggiò il carboncino sul foglio e cominciò effettivamente a scrivere. Soddisfatto, Daren ricominciò a dettare.
È necessario che ciascuno di noi valorizzi i suoi veri talenti. Io non sono un arciere, sono un tattico. I comandi che ho gridato avrebbero aiutato molto, se gli altri avessero dato ascolto a me anziché all’elfo del sole. L’elfo è un idiota borioso pieno di sé come tutti quelli della sua razza e dovrebbe fare lui l’arciere se solo il pensiero di stare nelle retrovie non gli fosse intollerabile.
Il giovane stava scrivendo ma si interruppe a metà, mordendosi un labbro per la vergogna. “Non posso scrivere una cosa così offensiva! Quello è il mio capopattuglia.”
“In questo momento è un capopattuglia morto, o lo sarebbe se avessi deciso di ucciderlo” gli ricordò il drow. “Ho scelto te come scribacchino perché ho stimato che fossi quello con più cervello, per cui non deludermi, scrivi e basta. Attualmente non siamo ottimizzati nei nostri ruoli. L’umano con i capelli rossi: sono certo che possa fare quello che vuole nella vita, come il ciabattino o l’intagliatore di legno, ma non il guerriero da prima linea. È stato nientemeno che imbarazzante. Il mingherlino che usa i pugnali è stato abbastanza decente, ha buone potenzialità, ma è il classico caso da 'cresci bene che ne riparliamo'. L’unico guerriero che ha messo in difficoltà il drow è stato quello con l’elmo buffo, principalmente perché il suo elmo buffo era una distrazione, ma la sua tecnica non era male. Nota: una pattuglia di cinque persone è troppo piccola. Si consiglia di raddoppiare il numero.
“Non possiamo raddoppiare il numero, siamo troppo pochi…”
Nota: non rivelerò dettagli sulle nostre forze e sui nostri numeri a potenziali nemici della mia gente.
Il ragazzo arrossì furiosamente e abbassò la mano che reggeva il carboncino.
“Ma tu chi diavolo sei? Che cosa vuoi?”
Il drow sorrise, i suoi denti bianchi spiccarono in contrasto con la pelle nera in un modo che era quasi minaccioso.
“Sebbene io sia d’accordo in generale con la tecnica di attaccare prima e fare domande poi, quando si tratta di drow, sono costretto a puntualizzare che avrebbe funzionato meglio se aveste vinto voi.”
“Non credo, se avessimo vinto tu saresti morto” ribatté prontamente il giovane, alzando il mento con orgoglio.
“Hm. Allora scrivi: nota: uccideremo solo intrusi da cui non vogliamo informazioni.” Aggiunse Daren, diligente.
Il mezzelfo gettò a terra fogli e carboncino, con rabbia.
Il drow sorrise di nuovo e si tirò su il cappuccio del mantello, che era caduto durante lo scontro. Stava ricominciando a piovere.
“Su, su, alzati e recupera i tuoi amici. Voglio sapere solo una cosa: dove posso trovare il tempio di Eilistraee? Mi hanno detto che si trova vicino a un posto chiamato… Elvenwood? Elventree?”
“Elventree” confermò l’altro. “Stai dicendo che sei un seguace della Fanciulla Oscura?”
Daren rinfoderò la spada corta.
“Perché quell’aria sorpresa? Il fatto che siate tutti ancora vivi dopo avermi attaccato non è una prova sufficiente?”
Il mezzelfo restò senza parole per qualche secondo.
“Non assomigli ai tuoi simili. Le sacerdotesse sono più gentili.”
“Oh, sì, vedi, è il dogma: 'siate sempre gentili, meno che in combattimento'.” Recitò l’elfo scuro, come se fosse una lezioncina che aveva imparato a memoria. “Noi stavamo combattendo.”
“Ma… abbiamo finito di combattere e tu hai continuato a non essere per niente gentile.”
Johel, che ancora non era stato visto dai due, si passò una mano sul viso e sospirò. Era un errore che facevano in molti.
“Sto ancora combattendo, contro la vostra inadeguatezza” ribatté subito il guerriero, senza smentirsi. “Non tutte le battaglie si combattono con la spada.”
Seguì un lungo momento di silenzio, in cui il mezzelfo abbassò gli occhi sulle pagine che aveva gettato a terra e che ormai si erano impregnate di umidità. Forse era meglio così. Nessuno avrebbe dovuto leggerle.
“Il santuario che cerchi si trova due giorni di cammino a nord” sibilò alla fine. “Ma non ti avvicinare ad Elventree. Non sei persona gradita.”
L’elfo scuro si portò una mano all’altezza del cuore, sussultando come se fosse stato appena colpito.
“Oh, cielo! Be’, me ne farò una ragione.”
Si allontanò dal ragazzo, dandogli le spalle tranquillamente, e si inoltrò nella foresta verso nord. Poco dopo incontrò Johel fra gli alberi.

“Ah, sei qui” disse in tono leggero, come se non avesse appena combattuto contro i difensori di Elventree. “Che cosa hai visto?”
Il ranger elfo si strinse nelle spalle. “Quanto basta. Due giorni di cammino a nord, pensi di farcela da solo?”
“Ho una bussola” gli ricordò il drow. Non aveva mai neanche tentato di orientarsi basandosi sul muschio, visto che cresceva su ogni lato dei tronchi. Troppa umidità, troppa ombra in quella foresta.
“Allora hai qualcosa in contrario se scorto i tuoi nuovi nemici a Elventree?”
“No, anzi, ti prego di farlo. Non credo che sia saggio lasciarli andare da soli, non mi sembrano in grado” il drow scosse la testa, di fatto riconoscendo la superiore abilità del suo amico Johel.
L’elfo dei boschi rispose solo con un cenno del capo e mosse qualche passo nella direzione da cui veniva il drow.
“Ah, Daren, toglimi una curiosità” gli chiese, prima di allontanarsi. “Tu te lo ricordi, vero, che in ogni momento puoi pronunciare la frase che ti identifica come Amico degli Elfi, e qualsiasi elfo capirà all’istante che non sei un nemico?”
“Oh, sì, me lo ricordo” ammise tranquillamente l’altro, “ma non sarebbe divertente. Preferisco conoscere le persone incrociando le spade.”



********************
Nota: per l'ecologia del Cormanthor mi sono basata su questa fonte

[1] In realtà non è vero che il Sentiero Halfaxe è in cattivo stato di manutenzione, anzi tutt'altro, ma i marinai raccontano questa frottola perché altrimenti chi pagherebbe un passaggio in nave per aggirare mezzo regno, se sapesse di poter tagliare per un sentiero?
[2] Ad oggi c'è un ponte alla foce del fiume Duathamper, ma evidentemente alla loro epoca non c'era oppure era inagibile al momento.
   
 
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