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Autore: pampa98    22/10/2020    1 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Una storia al giorno con protagonista Jaime Lannister, ambientate nell'universo canonico o in AU.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
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Prompt: Human turned animal
Numero di parole: 1131

 
RISVEGLIO SOLITARIO




Quando Brienne si svegliò, non si sorprese di essere sola. Jaime le aveva detto che sarebbe rimasto, per gentilezza e per non rovinare la loro notte insieme, ma al mattino, sobrio, aveva capito di aver fatto un errore.
Brienne non era certa di poterlo biasimare: era stato un sogno e come tale doveva finire. Almeno era accaduto prima che potesse confonderlo con la realtà.
Aveva appena finito di vestirsi, quando sentì bussare insistentemente alla porta. Aprendola, si ritrovò davanti Tyrion Lannister.
«Tuo fratello non è qui, mio signore» disse prima che lui potesse metterla a disagio, supponendo che Jaime fosse con lei.
«Sì, lo so. È venuto da me stamattina, per tua fortuna.»
Brienne aggrottò le sopracciglia. Per sua fortuna?
«Puoi seguirmi?»
«Per andare dove?»
«Da Jaime. Credimi» aggiunse, prima che lei potesse ribattere, «non se ne è andato per il motivo che pensi tu.»
«Scusami con lui, ma non sono in vena…»
«Per favore» insistette Tyrion.
Brienne sospirò. Da una parte, in quel modo si sarebbe tolta subito il timore di incontrare Jaime in giro per il castello. Lo rispettava ancora e sapeva che lui non aveva voluto farle del male: amarla era semplicemente impossibile. Meglio chiarire subito e dimenticare, così da poter mantenere viva la loro amicizia.
Seguì Tyrion nella sua stanza. Lui si fermò prima di entrare, voltandosi verso di lei. Aveva un’espressione preoccupata.
«Jaime ti ha mai parlato del nostro… ehm, problema?» le chiese.
«Che tipo di problema?»
«Si tratta di una maledizione, diciamo» spiegò. «Sin dai tempi di Loren Lannister, si dice che quando un Lannister giace per la prima volta con la sua anima gemella si trasforma in un leone.»
Brienne arrossì fino alla punta delle orecchie.
«E-Ecco, che… che vorresti…?»
«Non a letto! E, soprattutto, non in senso metaforico. Va bene, senti, solo… Non spaventarti.»
Aprì la porta ed entrò. Brienne lo seguì titubante, guardandosi intorno alla ricerca di Jaime. Non c’era nessuno nella stanza. Nessun umano almeno.
«È… È un leone?»
Accanto al caminetto era accovacciato un grande animale dal pelo dorato. Sentendo i rumori, si era alzato ed era avanzato verso di loro. La storia di Tyrion sembrava assurda, inventata su due piedi per cercare di difendere le azioni del fratello, ma Brienne dovette constatarne la veridicità quando vide che all’animale mancava la zampa destra e aveva dei grandi occhi verdi.
«È venuto da me perché temeva di spaventarti, presumo» disse Tyrion.
«Ma… Ma per quanto… Tornerà come prima?» chiese, terrorizzata all’idea di non poter più vedere il vero Jaime.
«Sì, sì» la rassicurò lui. «La trasformazione dura solo un giorno. Domattina sarà di nuovo il solito Jaime. Goditelo finché starà buono e in silenzio.»
Il leone ringhiò contro il nano, il quale si portò l’indice sulle labbra per farlo zittire.
«Non vorrai che ti sentano, vero?» gli disse.
Jaime sbuffò e decise di concentrare la sua attenzione su Brienne. Le accarezzò la mano con il muso, in un gesto che le ricordò più le fusa di un gatto che la fierezza di un leone, e con sua sorpresa lei si ritrovò ad accarezzare la lunga criniera opaca. Sorrise sentendo la sofficità del pelo, che le ricordò quella che aveva sperimentato toccando i capelli di Jaime.
Si chinò davanti a lui e in quei pozzi smeraldo riconobbe con assoluta certezza il suo Jaime. Che decise di lavarle il volto con un unico movimento della lingua. Riuscì a riconoscere il divertimento nei suoi lineamenti e, suo malgrado, si ritrovò a sorridere.
«Mi ero già lavata» disse, passandosi la manica sul volto umido.
«È meglio se per oggi resta qui» si intromise Tyrion. «Non so quanto sarebbe piacevole vedere un leone girovagare per il castello.»
Brienne annuì.
«Sì. Se per te non è un problema, è meglio. Ora si è fatto tardi e dovrei andare da Lady Sansa. Tu puoi…»
Non riuscì a chiedergli se poteva restare lui con Jaime, perché proprio quest’ultimo sfruttò il suo precario equilibrio per farla cadere a terra e posò il muso sulle sue gambe.
«Ma che stai facendo?» esclamò.
Lui sbuffò, senza cambiare posizione.
«Credo non voglia che te ne vada» disse Tyrion.
«Ma io devo. Ho delle cose da fare.»
Jaime scosse la testa.
«Jaime, togliti.»
Di nuovo un gesto di diniego.
«Doveva essere meglio in questa versione?» sbuffò Brienne.
Tyrion si strinse nelle spalle.
«A questo punto puoi goderti solo il suo silenzio. Senti, vado a parlare io con Sansa e le spiego la situazione, va bene? Sono sicuro che capirà.»
«Ma non è necessario» protestò Brienne, mentre Jaime alzò la testa per annuire alla proposta di Tyrion.
«Perfetto» disse quest’ultimo, aprendo la porta. «Buona giornata, ser Brienne. Abbi cura di mio fratello.»
Brienne sbuffò. Rimasti soli nella stanza, Jaime si voltò verso di lei.
«Che vorresti fare, ora?» gli chiese, incrociando le braccia al petto.
Lui si alzò e andò a stendersi davanti al camino. Mosse una zampa per dirle di avvicinarsi a sua volta e le indicò il suo corpo.
«Vuoi che ti usi come divano?» chiese.
Lui annuì.
Titubante, Brienne si sedette e appoggiò la schiena contro di lui. Era morbido e incredibilmente comodo. Sorrise, posandogli una mano sulla testa.
«In effetti, non sei male nemmeno così.»
Jaime le fece capire la sua contrarietà leccandole nuovamente la faccia.
 

Quella notte Tyrion dormì nella stanza di Brienne, mentre lei dormiva nel suo letto tenendo una mano posata su Jaime sdraiato sul pavimento. Un fruscio e dei colpetti la fecero svegliare.
«Pensi di potermi fare spazio? Senza la pelliccia, fa un po’ freddo qui fuori.»
Jaime era umano, nudo e tremante di fronte al letto. Brienne arrossì, spostandosi sull’altro lato per permettergli di rifugiarsi sotto le coperte.
«Sei tornato normale» disse.
«Volevi tenermi come animale domestico ancora un po’, donzella?»
Brienne sbuffò.
«Sei stato un pessimo animale domestico.»
«Niente affatto. Ti ho tenuta compagnia, mi sono fatto accarezzare a piacimento…»
«Quello piaceva a te.»
«…mi hai usato come un mobiletto per appoggiarti e dormire per tutto il giorno…»
«Scusa se mi hai costretta a restare segregata con un leone. Cosa volevi fare, prendere una spada e duellare?»
«…hai minacciato di mozzarmi la lingua…»
«Ogni volta che non ti piaceva quello che dicevo, mi zittivi con una leccata…»
Quella volta, Jaime la zittì con un bacio. Quando quella mattina si era svegliata da sola, si era detta che non era importante, che avrebbe dimenticato presto quello che era accaduto e che non ne avrebbe sentito la mancanza. Non era mai stata più in errore.
«Se lo avessi fatto» le disse Jaime sulle labbra, «da umano non ti avrei potuta zittire in questo modo.»
«Non sei costretto a zittirmi sempre. O a… O a baciarmi solo per quello» rispose, mentre il suo volto virava al rosso acceso.
Jaime le rivolse un ghigno divertito.
«Buono a sapersi allora.»
 
 
 
   
 
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