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Autore: flyerthanwind    22/10/2020    2 recensioni
Rose Weasley.
Saccente, orgogliosa, Grifondoro.
Scorpius Malfoy.
Saccente, orgoglioso, Serpeverde.
Cosa succede quando Hermione e Asteria decidono che le due famiglie più differenti dell'intero Mondo Magico devono andare d'accordo?
E cosa succede quando Voci oscure mettono in pericolo i giovani studenti di Hogwarts?
Di cugini impiccioni, balli in maschera disastrosi e aitanti Cavalieri misteriosi.
Di Voci ignote, misteri impenetrabili e attacchi potenzialmente mortali.
Essere adolescenti non è mai facile; essere adolescenti ad Hogwarts... beh, mette decisamente a rischio la salute mentale -e anche quella fisica, ma questo Rose Weasley proprio non poteva prevederlo!
Perché è scientificamente provato che ad Hogwarts ogni vent'anni deve accadere qualcosa...
Dal testo:
Era rabbia verso una società che l'aveva sempre esaltata solo per il suo cognome e verso una società che l'aveva sempre condannato solo per il suo cognome. Una società retrograda, incapace del progresso, in cui le vecchie radicate convinzioni sono dure a morire e in cui i buoni sono sempre i buoni e i cattivi non posso cambiare mai idea, ma quei due erano decisi a dimostrare il contrario, pur senza saperlo.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Il vuoto

Molti pensano che la più grande paura degli uomini sia la morte, e dunque ciò che non si conosce. La fine di ogni esperienza umana è sancita dall'esalazione dell'ultimo respiro, ma i suoi misteri risultano ignoti persino alla comunità magica. Il dolore, la devastazione che ne consegue, l’impossibilità di far tornare indietro chi oramai è perduto per sempre perseguita i corpi di chi rimane, rendendoli anime in pena che vagabondano in cerca di risposte senza mai riuscire a riceverle.
La morte, sia che la si voglia intendere come fine di qualsivoglia turbamento sia come passaggio a una vita migliore, è l'ultimo regalo che si fa alla vita, il congedo terminale di ogni essere umano, la fine delle avversità e il cessare necessario di un ciclo che si ripropone all'infinito.
Altri, i più arditi, sostengono che il vero timore degli uomini sia l'oblio, la dimenticanza, sparire per sempre dalla faccia della terra, ma anche e soprattutto dai pensieri di coloro per cui in vita si è provato tanto amore, come se esso potesse andare sprecato dopo che l’ultimo alito di vita abbandona il corpo. L'oblio è una forza che succhia via l'anima degli uomini, cancellando i ricordi ed eliminando per sempre parti indispensabili della loro vita. Si perdono attimi, istanti, emozioni di portata tale da forgiare le personalità di ognuno ed essi svaniscono, come sublimati nell'aria da ciò che ha più potere dell'oblio: il ricordo.
Rose, gli occhi serrati, rannicchiata in un angolino umido di quella che le sembrava una stanza enorme, era giunta alla conclusione che il timore ultimo e vero dell'uomo riguarda il vuoto. Era sola, infreddolita e spaventata, ma non temeva di morire né di essere dimenticata. I graffi sul viso le bruciavano e sembrava che le sue gambe si stessero ricoprendo di sangue mentre i lividi violacei le coloravano la pelle altrimenti pallida.
Non aveva paura di morire, quella sembrava essere la sua ultima consolazione, il raggiungimento di quell'isola felice e tranquilla a cui in vita non sarebbe mai giunta. Non aveva paura di essere dimenticata, non le importava, avrebbe preferito scomparire dalle menti dei suoi familiari piuttosto che essere compianta per quel poco di buono che in vita aveva fatto, omaggiata come se fosse stata la più buona, distruggendo per sempre le vite di chi aveva sofferto fin troppo e di coloro i quali erano ancora troppo giovani per farlo.
No, non era certamente quello il futuro che Rose si era aspettata, ma non era tra i suoi piani divenire la nuova eroina di Hogwarts, la nuova giovane salvatrice, la venerabile, l'indistruttibile, l'audace.
No, Rose non era nulla di tutto ciò. Non poteva essere ritenuta affatto un'eroina quando prima di iniziare quel penultimo anno ad Hogwarts voleva fuggire a gambe levate dalla sua festa di compleanno.
La vera salvatrice, nella sua esistenza, era sua madre, la donna che aveva portato avanti il trio e che aveva permesso a tutti di sopravvivere: lei era stata pietrificata, torturata, aveva ricevuto una maledizione ed era sopravvissuta tutta intera, senza un graffio visibile ma tante crepe nascoste nel cuore. Lei era la venerabile. Rose non osava nemmeno avvicinare il suo nome accanto a quello di una donna di quel calibro, non era minimamente in grado di farlo e lì, in quell'angolo della stanza indefinita in cui si trovava, il respiro le si mozzava in gola e le lacrime minacciavano di fare capolino da un momento all'altro nonostante si stesse imponendo di rimanere forte.
Ci aveva provato a resistere, a fingere di essere altrove, ma i rumori sinistri che le giungevano alle orecchie la riscuotevano da ogni suo tentativo e la facevano sentire vulnerabile, vittima della situazione e debole, come se ogni istante trascorso in quella stanza le stesse risucchiando via i ricordi felici e gli ultimi brandelli di una vita a cui non voleva rinunciare.
Si stava rompendo perché non era indistruttibile.
«Dov'è la ragazza?»
La Voce. Rose ne era assolutamente certa.
Quel timbro inconfondibile che l'aveva fatta disperare e le aveva dato non poco filo da torcere, sembrava un incubo divenuto realtà. Passi concitati si stavano avvicinando, probabilmente uno degli adepti aveva indicato la sua ubicazione.
Dal momento in cui si era risvegliata in quel posto umido, dovunque si trovasse, era stata consapevole di non essere sola. Talvolta aveva sentito una presenza aleggiarle attorno, nonostante il rumore dei passi fosse praticamente impercettibile, e i rumori sinistri che animavano il luogo non potevano provenire esclusivamente dall'esterno.
«Rose Weasley» la chiamò, la voce fredda ma sicura, e la fece scattare immediatamente. Era immobile e non vedeva assolutamente nulla, ma era certa che la scena che le si parava davanti agli occhi serrati doveva essere mutata.
«Mi sei stata tra i piedi fin dall'inizio» le disse ancora, ed era più vicino. Sentiva i passi avvicinarsi ancora e quasi credette che a momenti le sarebbe finito addosso.
«Tu e le tue manie da eroina» continuò, e Rose pensò che non avrebbe mai disprezzato nessuno come stava facendo con lui in quel momento.
La criticava per le sue qualità migliori, per quei valori che la sua famiglia aveva voluto inculcarle fin dalla culla, per il bisogno di aiutare gli altri, di non abbandonare nessuno, di sentirsi parte di qualcosa. La criticava perché probabilmente era ciò che lui non era mai stato, e non riusciva ad accettarlo. Durante la guerra erano stati altri i nomi importanti, non il suo, quindi si sentiva in diritto di farsi ricordare a qualunque costo: evidentemente per lui il fine giustificava i mezzi.
Rose non l'aveva vissuta la guerra, ma era assolutamente certa che i suoi familiari avrebbe preferito essere dimenticati piuttosto che sorbirsi tutto quel dolore, il proprio e degli altri. Non avrebbero voluto perdere un fratello, degli amici, delle persone che erano entrate a far parte della loro vita e poi erano stati da essa strappati contro il proprio volere, con l’unica consolazione di essere morti in nome di un giusto ideale che, alla fine, aveva prevalso.
«Forse potrei iniziare proprio da te, chissà cosa ne penseranno» parlava ancora e non accennava a chiudere il becco. La Rossa avrebbe tanto voluto urlargli di tapparsi la bocca, ma non poteva perché era lei quella impossibilitata. Avrebbe voluto dirgli che tutto ciò in cui credeva era sbagliato, che la fama non è ciò che tutti pensano e che avercela col mondo in quel modo è controproducente. Avrebbe voluto, ma non riusciva a parlare.
Un forte trambusto dall'esterno fece distogliere l'attenzione da lei. Tutti i presenti parlottavano tra loro e delle grida si udivano ovattate probabilmente oltre una porta sigillate.
«Lasciami entrare!» esclamò una voce a lei fin troppo nota.
Iniziò ad agitarsi, in preda al panico, timorosa che potesse accadergli qualcosa. Sembrava conoscere il suo interlocutore, ma, nonostante ciò, non riusciva ad avere accesso alla stanza. Rose stava lentamente riacquistando la vista, segno che la fonte dell'incantesimo si stava indebolendo. Probabilmente iniziava a concentrarsi su altro.
Aveva ancora una visione appannata e poco nitida quando una testa bionda fece capolino nella stanza guardandosi concitatamente intorno e la Voce gli puntava la bacchetta conto.
Rose non sapeva cosa fare, ma doveva farlo in fretta poiché un secondo in più avrebbe potuto essergli fatale.
E così urlò.

N.d’A.
Credo non ci sia nulla da aggiungere, spero solo di essere stata in grado di farvi cogliere l’essenza delle emozioni di Rose. È un capitolo di appena 1200 parole, ma non me la sentivo proprio di aggiungere altro; per me è tutto qui, spero anche per voi.
Luna Freya Nives
   
 
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