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Autore: Yuphie_96    22/10/2020    1 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
L’ultima cosa che aveva colpito il biondo Kaiser era il nome.
Il nome del ristorante era Vienna.
Come la capitale austriaca… e servivano piatti bavaresi… non dovevano avere tanto le idee chiare, ma Karl ci aveva mangiato bene e quindi aveva continuato ad andarci, soprattutto quando il suo frigo era desolatamente vuoto, come quel mezzogiorno.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: Di nuovo buonasera a voi! ♥
Un aggiornamento dietro l'altro, non mi aspettavo nemmeno io di farlo però eccomi qui. xD
Dunque, come annunciato, finalmente torniamo ai toni allegri, alle mie cazzate e a tutto quello che ne segue, evviva! (?)
Voi non potete capire come siano stati pesanti per me da scrivere quei due capitoli, ricorreggerli e poi pubblicarli, seriamente non sono per niente abituata a scrivere e a pubblicare dei testi così tristi, quindi ricorreggere e pubblicare questo capitolo mi rende più felice del solito! ♥
Questo, però, non è il solo motivo per cui sono così felice di pubblicare, eheh, c'è un altro piccolo motivo che coincide con quello che succede in questo capitolo... ma non vi spoilero niente! Per sapere dovete leggere, ecco u.u
Quindi adesso vi lascio al capitolo, buona lettura! ♥



Ps: Di certo nella realtà non succede nulla di quello che ho scritto io in un certo pezzo, ma non potete capire quanto mi sono divertita a metterlo giù! xD




 

Vestiti su vestiti… su altri vestiti.
Saphira sospirò, massaggiandosi lentamente le spalle, avevano appena finito di riempire due scatoloni ma la pigna di abiti sul letto matrimoniale era ancora bella alta.
“Non sembravano così tanti quando erano dentro l’armadio”
Borbottò Cordula, accasciandosi su una delle poltrone della stanza.
“Quelli dell’armadio li abbiamo già finiti, questi sono quelli della cabina”
“Quale delle due”
“La prima”
La cameriera sgranò gli occhi e si lasciò completamente andare sulla poltrona, dichiarando silenziosamente resa, la rossa avrebbe voluto fare altrettanto, ma se non si sbrigavano una sola settimana non sarebbe stata abbastanza per sistemare tutte le cose che erano appartenute ad Aimée.
Era passato qualche giorno dal funerale di quest’ultima, Saph li aveva passati andando al cimitero ogni mattina e pomeriggio, come aveva detto a Karl si era accucciata ogni volta sulla tomba di famiglia, dopo averla ripulita ed aver cambiato i fiori, ed aveva fatto delle lunghe discussioni con la nonna, cercando in qualche modo, con quelle azioni, di calmare il magone che sentiva sul petto che non la faceva dormire bene la notte.
Ovviamente, era stato tutto inutile.
Il dolore, l’ansia e la paura erano rimaste tutte lì, le sentiva anche in quel momento, mentre sistemava i vestiti della nonna e non sapeva per quanto ancora sarebbero rimaste… sperava per poco.
“Beata lei che in una sola vita ne ha potuti indossare così tanti”
Commentò Cordula, rialzandosi dalla poltrona per andare ad aiutare la sua piccola rossa.
“Alcuni li ha messi solo una volta”
Mormorò la cuoca, prendendone uno in mano per poterlo osservare meglio.
Era un lungo abito senza maniche, color champagne, che finiva con uno strascico.
“Questo è bellissimo, dovresti tenerlo”
Le consigliò la rosa andandole vicino.
“E’ troppo elegante… per cosa dovrei tenerlo? Per fare una sfilata in cucina?”
Un conto era tenere abiti più semplici come quello che aveva indossato al funerale, i vari scialli, maglioni e quant’altro, ma di abiti del genere, adatti solamente per un evento importante, lei cosa doveva farsene? A malapena era finalmente riuscita ad andare dal parrucchiere – grazie al cielo non aveva più le doppie punte -…
La cameriera se la ghignò un po’, poggiandole un braccio su una spalla.
“Sai, le ragazze dei calciatori famosi devono sempre farsi vedere vestite eleganti ~”
A Saph cadde il vestito di mano, guardò un attimo la sua migliore amica… poi,mentre il viso le prendeva velocemente la tonalità dei capelli, si abbassò d’un colpo ed iniziò a gattonare via in direzione della cabina armadio ancora piena.
“Oh, andiamo Saph!”
La riprese Cordula, seguendola.
“Non c’è niente di male ad ammetterlo, specialmente a me! ~”
“Non ho nulla da ammettere, nulla da dire e soprattutto nulla da nascondere, Karl non è il mio ragazzo, io non sono la ragazza di un calciatore famoso, io sono una cuoca e lui mi ricorda un krapfen!”
Urlò la rossa, andando a nascondersi dentro la gonna di un vestito.
“Saphira! Non credevo che potevi essere così pervertita, insomma se te lo vuoi mangiare caldo caldo potevi dirmelo tranqui-“
“Cordula!”
“Va bene, va bene”
Rise la rosa, sedendosi per terra vicino a lei.
“E’ palese, però, che ti piaccia”
“… Non lo nego”
Bisbigliò Saph, stringendosi meglio le gambe al petto.
Le piaceva vedere quel bel ragazzo biondo entrare nel suo ristorante con un leggero sorriso in volto, le piaceva averlo intorno in cucina mentre gli preparava da mangiare, le piaceva vederlo sovrappensiero per gli allenamenti che lo avrebbero aspettato nel pomeriggio o il giorno dopo, le piaceva vedere i suoi occhi limpidi illuminarsi quando gli chiedeva delle sue partite.
Le piaceva Karl.
“E cosa aspetti a dirglielo?”
Chiese la cameriera, sorridendole dolcemente anche se non vista.
Quella timida ragazza era una delle persone più preziose che aveva al mondo e le voleva un bene dell’anima… buffo pensare che all’inizio non fosse così… all’inizio, subito dopo la morte di Derek e quando la gestione del ristorante era ancora di Aimée, non sopportava Saphira, non l’aveva ancora mai vista, dato che la rossa era a Vienna in quel periodo, ma l’aveva subito etichettata come una ragazzina viziata, a cui piaceva sperperare i risparmi dei nonni, cambiò idea solamente quando la cuoca tornò a prendere finalmente in mano il ristorante e la trovò a dormire appoggiata a uno dei tavoli, segno che doveva aver passato tutta la notte al Vienna.
Da allora l’aveva presa sotto la sua ala protettiva, era diventata la sua bimba e aveva sperato che le accadesse solo il meglio.
Beh… in effetti Karl era il calciatore migliore della Germania, quindi si poteva dire che le sue speranze non erano state vane…
“Aspetto e basta”
Mormorò Saphira, nascondendo il viso tra le ginocchia.
Confessarsi adesso sarebbe significato dare al Kaiser il dubbio che lo affermasse solo perché ancora stravolta dalla morte di Aimée, e lei non voleva che pensasse che la sua dichiarazione fosse solo una scusa per non rimanere da sola, voleva che sapesse che lei e i suoi sentimenti erano sinceri.
Aspettare era la cosa migliore da fare.
… Non per la cameriera, però.
“Potresti dirglielo quando ti accompagnerà alla lettura del testamento ~”
Ricevendo in risposta solo del silenzio Cordula si accigliò, mica aveva fatto una delle sue solite uscite maliziose e con doppi sensi, era solo una proposta… se poi sarebbero finiti a farlo in macchina, beh… buon per loro.
“Bimba?”
“Non mi accompagnerà alla lettura del testamento… a dire il vero, neanche sa che ci sarà…”
Appena finito di pronunciare quella frase, Saph sentì un veloce fruscio, alzò di poco la testa e si ritrovò davanti il viso serio dell’amica – che aveva alzato la gonna del vestito per poterla guardare negli occhi -.
“Che significa che non ti accompagnerà lui”
“Quello che ho detto…”
“Ahn ah, peccato che tu mi abbia detto anche che non vuoi che io venga con te”
La riprese la rosa, indurendo lo sguardo.
“Ci andrò da sola”
“Scordatelo, o ti fai accompagnare da lui o vengo io, e al massimo possiamo chiamare Axel per farci accompagnare”
“E’ una cosa che devo fare da sola”
Disse Saphira seria.
“Mi avete già aiutata molto tutti e tre, e vi sono grata per essermi stata accanto, davvero, non so cos’avrei fatto senza te, Karl ed Axel in questi giorni, ma non posso coinvolgervi anche in questo, non posso gettarvi addosso altro peso che sono capace di portare da sola, soprattutto se questo peso non vi riguarda personalmente”
“Tu non ci riguardi? Perché non glielo dici al calciatore che ti sta mandando dei messaggi da cinque minuti buoni”
Il cellulare della rossa suonò ancora l’arrivo dell’ennesimo messaggio, come a dar man forte alle parole della rosa.
La cuoca se lo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni e lesse velocemente quanto gli era stato scritto, gli sfuggì un sorriso dolce che lasciò sfumare in un sospiro.
“Torniamo a finire di là…”
Bisbigliò piano all’amica, chiedendo pace per quel momento.
Cordula gliela concesse solo dopo essersi presa il vestito color champagne.

“Una settimana?”
Chiese Karl per certezza, guardando preoccupato il proprio microonde che andava.
“Una settimana”
Rispose la voce di Saph, tramite il cellulare che il biondo teneva appoggiato a un orecchio.
In quei giorni, Schneider non aveva più potuto allontanarsi o assentarsi dagli allenamenti, la fine della stagione era sempre più vicina, il Bayern Monaco era la prima squadra della classifica ma non potevano permettersi comunque delle distrazioni - avevano iniziato in grande e avrebbero finito in grande -, però il biondo non aveva rinunciato al suo proposito di starle vicino il più possibile, i cellulari servivano anche a questo infondo.
“Sicura che sia abbastanza? Sei tu la proprietaria, puoi tenere chiuso il ristorante per quanto vuoi”
“Sei gentile a dirmi così, ma la versione del tuo stomaco qual è?”
“Te lo farò sapere dopo che avrà mangiato questo pollo surgelato, sempre se riuscirà a digerirlo”
“Dimmi che non lo stai cuocendo nel microonde”
“Se vuoi non te lo dico”
A quel punto il Kaiser si aspettava di sentire la risata della cuoca, era sempre scoppiata a ridere in quei giorni – Saph –  quando gli raccontava in diretta dei suoi tentativi di cucinarsi qualcosa da solo, ed erano sempre finiti con lei che tentava di consigliargli qualcosa per tentare di salvare il salvabile.
Le sue aspettative rimasero deluse quando invece ricevette solo uno sbuffo che doveva assomigliare a una risata, e la preoccupazione iniziò a farsi risentire.
“Va tutto bene?”
“Piuttosto che a me, chiedilo a quel povero pollo”
Cercò d’ironizzare la rossa, ma all’attaccante rimase la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.
“Posso raggiungerti se-“
“Come sono andati gli allenamenti?”
Quell’interruzione gli diede conferma che qualcosa non andava, ma per il momento decise di far finta di niente, quando l’avrebbe rivista faccia a faccia avrebbe approfondito meglio il discorso.

Non si aspettava mica che accadesse così presto, però.

Quando una guardia di sicurezza gli si era avvicinata poco dopo l’inizio degli allenamenti mattutini dicendogli che c’era una ragazza che chiedeva di lui, Karl aveva pensato istantaneamente a sua sorella che poteva essere scappata lì per sfuggire alla verifica di scienze per cui non si era preparata, invece sotto a gli occhi sorpresi di tutta la squadra – il primo a riprendersi fu Shunko, che iniziò a tirare delle leggere gomitate maliziose all’amico – comparve la proprietaria del Vienna con in braccio una grossa busta di cartone.
“Che ci fai qui?”
Le chiese non appena si fu avvicinato anche lui a bordo campo, dove si era fermata.
“Ciao anche a te”
Lo salutò ironicamente la rossa.
“Scusa, ciao… che ci fai qui Saph?”
“Passavo di qui per caso e mi sono detta ‘perché non andiamo a far imbarazzare il krapfen davanti ai suoi compagni?’, magari riesco a prendere anche un numero per Cordula”
Disse ammiccando un poco nel tentativo di imitare l’amica.
“Ti consiglio il portiere per lei”
“Ah sì? E come mai?”
“Perché usa più le mani dei piedi”
Scoppiarono a ridere entrambi, pensando alla rosa e ai suoi tacchi assassini, incuranti di quello che succedeva dietro di loro.
Alla vista di Karl che rideva così apertamente, tutto il resto della squadra iniziò a scambiarsi occhiatine significative, facendo ovviamente finta di niente, sicuri di non essere notati dal regista troppo impegnato… tranne Sho, che iniziò a fissarli apertamente peggio di una vecchia ciabattona impicciona.
“Ok, in verità stanotte non ho dormito pensando al tuo povero stomaco, non credo se la sia passata bene con il pollo di ieri sera, quindi sono venuta a salvarti almeno il pranzo di oggi”
Svelò Saph una volta finito di ridere, porgendogli la busta che teneva in braccio.
“E’ anche un modo per ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me in questi giorni, sei stato un tesoro ad aiutarmi in quel modo”
“Non ho fatto poi tanto”
Minimizzò Schneider, prendendo la busta ed iniziando a curiosarci dentro.
Avrebbe voluto dirle che non era necessario preparargli addirittura un pranzo al sacco… ma in verità lo era eccome, visti i suoi ultimi pasti… il suo stomaco gorgogliò felice, quando gli giunse al naso un odorino niente male appena aperta la busta.
“Per me lo è stato… davvero, hai fatto tanto per me…”
L’attaccante rialzò lo sguardo limpido su di lei e notò che il suo sorriso era diventato un po’ malinconico, allora poggiò sull’erba la busta e si avvicinò ancora di più facendo sfiorare i loro corpi, prendendole delicatamente la mano per stringergliela… a quel punto il bomber cinese tirò a guardare insieme a lui pure il povero Levin, che sgranò gli occhi sorpreso e interessato.
“Stai bene Saph? Anche ieri sera eri strana, ho fatto finta di niente perché volevo parlarti di persona ma sai che per qualunque cosa ci sono”
“Sì, lo so e te ne sono grata… ma per stare bene, devo prima fare una cosa”
“Che cosa?”
“Te lo dirò più tardi”
Promettendo questo, Saphira si alzò sulle punte per lasciargli un piccolo bacio sull’angolo delle labbra, poi si staccò da lui, dandogli le spalle per allontanarsi nella direzione da cui era arrivata poco prima.
Karl rimase a guardarla fino a quando non fu del tutto sparita, sfiorandosi il punto baciato con le dita, decidendo che l’avrebbe chiamata per farselo dire subito gli allenamenti pomeridiani.
… Quando si girò per tornare in campo, trovò tutta la squadra – solo suo padre cercava di far finta di niente, ma tanto si sarebbe fatto spiegare poi in privato - ad osservarlo con sorrisini che non finivano più… provò l’istinto di darsi alla fuga nello stile della rossa appena andata via…


Saph parcheggiò davanti all’edificio in cui sarebbe dovuta entrare, ma invece che scendere dalla macchina, si appoggiò contro il volante stando attenta a non suonare il clackson, abbracciandolo, e si mise ad osservare l’entrata per qualche minuto.
“Com’è che era? ‘Ho superato partite più impegnative di questa’?”
Bisbigliò a se stessa, ripetendo le parole che spesso usava Karl quando doveva affrontare un problema, le aveva sentite parecchio quelle sere, quando il calciatore la chiamava poco prima di iniziare a ‘prepararsi’ qualcosa da mangiare.
Peccato che lei, di partite di calcio, non ne avesse mai giocate… ma poteva farcela lo stesso.
Andata come sarebbe andata, finalmente avrebbe messo un punto decisivo e quel magone nel petto le sarebbe sparito, dopo quell’incontro avrebbe potuto tornare alla sua tranquillità, magari si sarebbe anche vantata di essere giunta al suo personale fischio finale con il krapfen…
Un po’ rincuorata da quel pensiero, si fece ulteriore forza ed uscì dalla macchina per dirigersi verso l’entrata dell’ufficio dell’avvocato dove la stava aspettando l’ultima lettera che le aveva scritto Aimée, sapeva che ci sarebbe stata perché gliel’aveva detto proprio la cantante che gliene avrebbe lasciata una insieme al testamento.
Pianse quando la lesse? Oh sì, come una fontana e fece fuori un’intera scatola di fazzolettini.
Maledisse la nonna? Oh sì, urlò a gran voce che era un’idiota a non aver capito che l’aveva perdonata anni prima e che le voleva un bene infinito.
Si sentì finalmente sollevata? Oh sì, come aveva sperato il magone scomparve non appena mise alle dita i due anelli identici di metallo – solo il colore dei fiorellini cambiava, uno rosso e uno rosa antico – tenuti nascosti fino a quel momento, gli ultimi ricordi che quella stravagante donna aveva deciso di lasciarle per rappresentare lei e la madre di Saph.
Vinse la sua personale partita? Decisamente.
Uscì fuori dall’edificio con un grosso sorriso nonostante il viso ancora segnato dalle lacrime, finalmente si sentiva di nuovo bene e non vedeva l’ora di riferire al suo krapfen della sua vittoria.

Peccato che suddetto krapfen – o Kaiser, che dir si voglia – non la prese tanto bene, quando la chiamò come si era detto subito dopo essere uscito dallo spogliatoio a fine allenamenti pomeridiani.

“Sei andata da sola alla lettura del testamento?!”
Urlò il biondo al telefono, fermandosi in mezzo al corridoio.
Ecco spiegato il motivo del suo comportamento strano di quei due giorni, subito dopo essere andata da lui al campo, Saph era andata all’appuntamento per la lettura del testamento di Aimée.
Senza di lui.
Senza Cordula o Axel.
Completamente da sola.
“E sono sopravvissuta!”
Esultò la cuoca, probabilmente facendo il simbolo della vittoria.
“Perché non me lo hai detto prima?! Sarei potuto venire con te, avrei-“
“Avresti saltato degli allenamenti che non ti puoi permettere di saltare, non è vero, signor regista?... L’ho detto giusto, vero?”
“Sì ma... almeno potevi dirmelo”
Mormorò Schneider, andando ad appoggiarsi contro il muro del corridoio con la schiena.
Sentendo il suo tono diventare mogio, la rossa sospirò.
“E cosa sarebbe cambiato? Non sono una bambina Karl, apprezzo il fatto che vogliate proteggermi e starmi accanto, te l’ho detto, ti sono grata per tutto quello che hai fatto ma questa era una cosa che dovevo e volevo fare da sola”
Ma tu non sei sola.
Questo avrebbe voluto dirgli l’attaccante… se il suo cellulare non fosse stato rubato dal killer degli assi.
“Sho!”
Urlò Karl, guardandolo male.
Non gli aveva ancora perdonato il fatto che gli avesse rubato più di metà pranzo – che aveva condiviso pure con Stefan, tra l’altro  -, ed adesso gli faceva pure questo?! Voleva la guerra, per caso?!
“Ehi! Tu sei la ragazza di stamattina, vero? Ti va di cucinare qualcosa anche per me la prossima volta? Se rubo ancora qualcosa a Schneider, non mi farà più giocare nelle prossime partite!”
Rise Shunko, facendo ridere anche lo svedese che li aveva raggiunti, al contrario del tedesco che andò su tutte le furie, promettendogli che gliel’avrebbe fatta pagare cara.

Per fargliela pagare cara, Karl non intendeva mica fargli trovare un buon pranzo… evidentemente Saphira, al telefono il giorno prima, questo non lo aveva capito.

“Gli hai davvero dato retta?!”
Urlò scioccato il Kaiser, osservando la cuoca, la cameriera e l’aiuto cuoco del Vienna davanti a lui con delle buste in braccio.
“Beh… ho pensato che non è stato molto carino da parte mia, ieri, presentarmi con solo il pranzo per te”
“E per rimediare hai pensato bene di cucinare il pranzo per lui, oggi?!”
“Ti devo correggere, Karlino mio dolce, la nostra piccola cuoca ha cucinato per tutta la tua squadra”
S’intromise Cordula, togliendosi a malincuore i suoi amati tacchi per non rischiare di cadere sull’erba.
“Le altre buste sono sul mio furgoncino qui fuori”
Aggiunse Axel, cercando di mantenere almeno un po’ di contegno prima di iniziare a correre a chiedere autografi e foto a tutti… tranne che al biondo davanti a loro, era sottinteso.
“Sei seria Saph?!”
Urlò nuovamente il calciatore, riportando l’attenzione sulla rossa, la quale alzò le spalle arrossendo un poco.
“Tanto erano delle cose avanzate al ristorante, dovevo pur farci qualcosa prima che andassero a male”
“Sei-“
“Sei una grande!”
Esultò Sho comparendo a tradimento, facendo prendere mezzo coccolone ai quattro.
Fino a poco prima aveva pregato quasi in ginocchio Rudi per poter avere la pausa pranzo anticipata, e non appena aveva ricevuto l’agognato consenso era corso da loro per poter ringraziare in modo appropriato la rossa per quella graditissima sorpresa.
… L’abbracciò… senza sapere delle conseguenze che avrebbe causato.
“Sho aspet-“
Tentò di urlare Schneider per fermarlo, ma fu tutto inutile… in pochi secondi Saphira diventò bordeaux dalla punta delle mani fino a quelle dei piedi, ed alla fine svenne tra le braccia del cinese facendogli perdere parecchi anni di vita per lo spavento.
Beh… in qualche modo Karl si era vendicato, si poteva dire.

Dopo che la rossa si fu ripresa, la squadra del Bayern Monaco andò ad aiutare i tre a prendere le varie buste dal furgone e, tutti insieme, iniziarono a pranzare seduti sull’erba fresca del campo.
Era una cosa nuova per Schneider osservare Saph immergersi nel suo mondo, era molto buffa mentre distribuiva da mangiare sorridendo imbarazzata, facendosi suggerire i nomi dei vari giocatori dal castano accanto a lei - che, nel frattempo, ne approfittava per farsi fare gli autografi con tanto di dedica -, sì, davvero buffa… e tranquilla.
Era allegra, rilassata, imbarazzata certo, ma senza più quel velo di preoccupazione che le aveva offuscato gli occhi azzurri in quei giorni, adesso il suo sorriso, la sua risata, erano davvero tornati ad essere spensierati come lo erano prima che succedesse tutto.
Il Kaiser adorò vederla così proprio sul campo che considerava casa sua.
“Tieni e ringraziami, così almeno ti pulisci la bava”
Lo tirò fuori dai sogni ad occhi aperti, Cordula, porgendogli dei tovaglioli extra.
“E’ strano vederti così bassa”
“Che fai Schneider, sfotti?”
“Hai iniziato tu, Krüger”
Si scambiarono un ghigno amichevole, poi tornarono a guardare la cuoca in quel momento intenta a spiegare a Shunko che cosa gli avesse preparato.
“Sta meglio, vero?”
Chiese il biondo, e la rosa annuì sorridendo.
“E’ così da dopo l’appuntamento per il testamento”
“Tu sai che cos’è successo durante l’appuntamento?”
“Stranamente no, so solo che era preoccupata per una lettera che Aimée le aveva detto che le avrebbe lasciato, a quanto pare però c’era scritto qualcosa che l’ha aiutata a tirarsi su da sola”
“Meglio così”
Sorrise l’attaccante, facendo annuire nuovamente la cameriera.
“Credo che da stanotte potrò tornare a dormire a casa mia, anche se mi mancherà il suo letto morbido”
“Hai dormito con lei?”
“Ovviamente mio adorato Karlino, credevi forse che mi sarei messa sul divano? ~”
Domandò maliziosamente Cordula, lanciandogli un’occhiatina ed incrociando le braccia sotto al seno.
“Ammetto di averlo sperato”
“Te l’ho detto che l’unica donna della vita di Saph sono io, ma non devi essere geloso… vedi, mi sono appena resa conto che mi piacciono i biondi”
A quella frase Schneider sussultò, iniziando a sudare freddo mentre si girava lentamente a guardarla.
“Non fare quella faccia, tranquillo, intendevo altri biondi”
Specificò la rosa, continuando a fissare la sua preda che si era avvicinata alla cuoca per ascoltare anche lui le sue spiegazioni.
“Fa il bravo, Schneider mio caro, e rivela alla zia Cordula il nome di quel biondino niente male ~”
“Dammi un buon motivo per cui dovrei vendere l’anima di un mio compagno di squadra al diavolo in persona”
“Perché ti posso mandare una delle foto che ho fatto a Saph mentre indossava un babydoll ~”
“Stefan Levin”
Era una cosa ignobile e da pervertiti vendere un amico in quel modo per una semplice foto, ma anche il grande Kaiser aveva le sue debolezze da uomo, e Saphira era diventata da un po’ di tempo una di queste… specialmente con indosso un babydoll.
“Non suona tedesco”
“Infatti è svedese”
“Uh paesi freddi! Bene, bene, conosco un metodo perfetto per riscaldarlo ~♥”
Cordula assottigliò lo sguardo azzurro malizioso, si sistemò un attimo il seno prosperoso per metterlo più in evidenza ed iniziò ad ancheggiare – le veniva meglio con i tacchi, ma per quella volta si sarebbe adattata a stare senza - verso il cavaliere del sole di mezzanotte.
Karl sarebbe rimasto volentieri a guardarsi la scena per riprendersi la rivincita per il giorno prima, siccome era vero che Stefan era stato trascinato a guardare da Shunko, ma mica lo aveva rimproverato o altro… se non avesse dovuto correre a fermare il padre dall’avvicinarsi a Saphira.
Non voleva sentirlo porgere anche a lei la domanda dei futuri nipotini, proprio no.

L’intenzione di Saph era di andare a portare il pranzo al Bayern e poi tornare subito a casa per non disturbarli troppo, ma dovette per forza cambiare idea quando si ritrovò contro la sua migliore amica che per la prima volta usò la minaccia dei tacchi contro di lei se mai l’avesse portata via di lì prima che riuscisse a strappare il dannato numero di telefono a Levin – il quale continuava a nascondersi da lei dietro i compagni -, il suo fidato aiuto cuoco ormai con gli occhi perennemente a cuoricino, e addirittura l’allenatore della squadra che le chiese perfino se le andasse di rimanere ad assistere agli allenamenti, vide visto Karl spalmarsi una mano sulla fronte e tutti gli altri ridere dopo quella richiesta.
Insomma, fu costretta a rimanere al campo fino alla fine degli allenamenti pomeridiani, non che se ne lamentasse troppo, non ci aveva capito niente ed era vero, ma la bella vista fornitale dal Kaiser ricompensava tutto, ma anche quando questi finirono si ritrovò a non avere scelta.
“Ma-“
“Niente ma, sarai sicuramente stanca per aver cucinato tutta quella roba, quindi è meglio che vai subito a riposarti, le cose al ristorante le sistemiamo io e Axel”
Disse una scintillante Cordula con un sorriso che non finiva più grazie ai suoi tacchi finalmente di nuovo ai suoi piedi, e al nuovo numero che aveva nella rubrica del telefono – lo svedese si era arreso dopo che la rosa aveva fatto irruzione nello spogliatoio -.
“Fatti accompagnare da Schneider a casa, su, da brava bimba ~”
“Aspetta un po’, perché da Schneider?!”
Domandò Axel, riprendendosi tutto d’un botto dal suo stato di adorazione verso i suoi preziosi autografi.
“Posso accompagnarla i-AHIA!”
Urlò Werner, prendendosi tra le mani il povero piede pestato dalla cameriera.
“Ci sentiamo domani Saph ~♥”
La salutò angelicamente Cordula, iniziando a trascinare verso il furgoncino il povero aiuto cuoco dolorante.
“Allora… andiamo?”
Le chiese il biondo, fino a quel momento rimasto in silenzio per osservare la scena, sorridendole teneramente.
“Andiamo”
Rispose la rossa, sorridendogli nello stesso modo.
Si diressero alla macchina del biondo e, una volta seduti dentro, la ragazza si rilassò contro il sedile, perdendosi a guardare le luci del sole che stava tramontando.
“E’ stata davvero una bella giornata”
Bisbigliò, attirando l’attenzione del calciatore che si mise ad osservare il suo profilo illuminato dalle luci aranciate e rosse… sembrava quasi che i suoi capelli stessero andando a fuoco, talmente risplendevano.
“Suppongo che devo aggiungere anche questa alle cose per cui devo ringraziarti, magari ti faccio una nuova torta per sdebitarmi”
“Le cose che ho fatto, non le ho fatte per farti essere in debito con me”
Le sussurrò l’attaccante, guardandola incantato mentre si voltava per ricambiare il suo sguardo.
“Non pensare che io voglia farti sentire in debito, non scambiare quello che provo per pena o altro”
“E tu non scambiare quello che provo io per semplice riconoscenza o paura della solitudine”
Dopo quelle parole mormorate, i due presero ad avvicinare i volti fino a far entrare in contatto le fronti, i loro occhi non vedevano altro che l’azzurro dell’altro.
Tremando impercettibilmente, Saph alzò una mano e la portò ad accarezzare piano una guancia del Kaiser, che si appoggiò meglio contro il suo palmo per godersi appieno quel primo contatto, portando al contempo un paio di dita a sfiorarle il collo e la nuova catenina che sfoggiava con appesi tre anelli che non aveva mai visto.
Avrebbe voluto chiederle da dove provenissero ma lo avrebbe fatto un’altra volta.
Adesso, nella sua mente, c’era spazio solo per la labbra di Saphira che si poggiarono leggere sopra le sue.

Una volta, Derek aveva detto alla sua nipotina che i baci erano come le ciliegie, una volta che iniziavi entrambi era difficile smettere.
Stretta tra le braccia calde di Karl, nel suo letto, con le labbra che cercavano affamate le sue, Saph si ritrovò a dargli ragione.
Smettere era proprio difficile.





 

*
Come ce lo vedo Rudi chiedere ad ogni ragazza di Karl dei nipotini! xD

   
 
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