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Autore: Aagainst    23/10/2020    4 recensioni
Dal sesto capitolo:
“ La mia testa mi ordina di restare con lei, ma io voglio uscire. Voglio liberarmi di queste catene. Voglio seguire questa melodia. Eliza mi sta chiedendo di lottare per la mia libertà. Io non ne sono in grado. Io sono una schiava e non so come si combatte per riconquistare la propria vita. Eppure, voglio seguire questa promessa. Per la prima volta in due mesi, voglio fidarmi.”
Sono due mesi che Alycia non esce di casa. Due mesi che lotta contro qualcosa di traumatico che le ha devastato la vita. Riuscirà Eliza a riportarla in vita e ad aiutarla ad affrontare il dolore che la trascina, ogni giorno, sempre più a fondo?
[Eliza Taylor x Alycia Debnam-Carey]
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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1.

 

Been, feeling so low, I don't want no one to know
I just need something to cope
Leave me alone, told them all leave me alone
Then wonder where do they go
Been here before, push away people I love
Just so they never get close
(Witt Lowry-Ghost)

 

Alycia POV

 

Maledizione a me che non ho tirato le tende stanotte. Detesto svegliarmi così, con il sole che mi arriva in faccia. Sospiro. Mi allungo verso il comodino e controllo l’ora. Le 6:30, fantastico. Sbuffo e mi tolgo le coperte di dosso. Scendo dal letto, ma urto una bottiglia vuota per terra. Si rompe in mille pezzi e qualche scheggia di vetro finisce conficcata nella pianta del mio piede. Urlo di dolore, mentre cerco di toglierle. C’è un po’ di sangue, ma nulla di grave. Scendo dall’altra parte del letto e mi dirigo in bagno. La testa mi scoppia, segno che stanotte devo averci dato decisamente dentro. Non che mi ricordi poi molto. Non ho nemmeno la certezza di essere davvero uscita. L’unica cosa che so è che, in questo momento, ho un urgente bisogno di vomitare. Riesco per fortuna a raggiungere in tempo il wc e rimetto. Mi accascio sul pavimento e mi appoggio al muro. Che diamine mi sta succedendo? Che cosa ne sto facendo della mia vita? Scoppio a piangere e non per il dolore al piede. Mi sento completamente persa, senza punti di riferimento. Sono come una zattera in mezzo all’oceano, sbattuta da una parte all’altra dalle onde.
«Aly, sei già sveglia?». La voce di Maia mi riporta alla realtà. Vado nel panico. Cosa ci fa già qui? Provo ad alzarmi, ma il piede mi fa troppo male. Soffoco un gemito di dolore. Non voglio che Maia si preoccupi. Come se non potesse vedere il disastro che è camera mia, poi.
«Aly, va tutto bene?» mi chiede, aprendo la porta del bagno. Abbasso lo sguardo, colpevole. Sul pavimento ci sono impronte di sangue e l’odore di vomito è nauseabondo. Mi corre incontro, per assicurarsi che non mi sia fatta troppo male.
«Aly, che è successo?» domanda. È preoccupata e come darle torto. Mi controlla il piede. Constata che si tratta solo di un po’ di vetro e che non c’è nulla di grave. Mi fascia la ferita e mi aiuta a rialzarmi. Mi accompagna in camera e mi fa sedere sul letto. La osservo mentre pulisce il pavimento dai resti della bottiglia e controlla che non ci siano più schegge. Vorrei sprofondare per la vergogna. Sono stanca di farmi trovare così ogni mattina. Scoppio a piangere di nuovo. Affondo la testa fra le ginocchia, come se così Maia non mi potesse vedere. La sento circondarmi affettuosamente con le braccia. Mi culla, permettendomi di sfogarmi. Rimaniamo così per un po’, fino a quando non mi tranquillizzo. Maia si sposta di fronte a me e mi costringe a guardarla negli occhi. Mi asciuga le guance bagnate e mi sorride.
«Non posso andare avanti così.» mormoro.
«Non è colpa tua. Prenditi il tuo tempo, Aly. Io e Marny siamo qui, puoi contare su di noi, lo sai.» mi rassicura. Annuisco. Lo so che le mie amiche non mi abbandonerebbero mai e questa consapevolezza mi fa più male che bene. È da due mesi che vengono ogni mattina a controllare se sono ancora viva e che passano le giornate con me. Non trovo sia giusto quello che le sto costringendo a fare, ma non posso comportarmi altrimenti.
«Aly, so che è presto e che potresti non sentirtela, ma mi ha chiamata Pete, quel simpaticone del tuo agente. Ti ricorda della festa di questa sera con il resto del cast. Non devi andarci per forza, possiamo simulare un’influenza o la morte di qualche animale domestico.». Sento lo stomaco contorcersi. La sola idea di uscire e andare ad una festa mi agita.
«Se vuoi, posso parlare ad El...»
«No!» urlo, facendo sobbalzare la mia amica. Mi schiaccio alla testiera del letto, il volto fra le mani. Maia si avvicina nuovamente a me, ma io mi scosto. La sento sospirare.
«Non le dirò niente, tranquilla. Non ho intenzione di chiamarla. Però tu pensaci, d’accordo?» mi tranquillizza, schioccandomi un bacio in fronte. Si alza e la vedo prendere il telefono e digitare il numero del mio agente.
«Pete, sono Maia Mitchell. Sì, lo so che non parli con Alycia da un mese e mezzo e che vorresti che fosse lei a chiamarti, ma in questo momento non può. No, non sta bene.». Comincio a tremare. Non voglio sentire la sua voce. Non voglio sentire la voce di nessuno.  
«Pete, non è nelle condizioni per andare a quella festa.»
«Se stasera non dovesse presentarsi, la sua carriera finirà e io non potrò fare nulla per pararle il culo. Ha firmato dei contratti!». Anche se è dall’altra parte del telefono, Pete è perfettamente udibile e anche piuttosto arrabbiato.
«Sei tu il suo agente, è il tuo lavoro quello di salvarle la carriera in questi frangenti» obietta Maia. Sta succedendo quello che temevo. Maia e Pete stanno litigando per colpa mia. Non so nemmeno io perché lo faccio, forse voglio semplicemente che la smettano di urlare.
«Digli che andrò.». Maia interrompe la telefonata e si volta verso di me. Ha l’aria spaventata.
«Aly, non devi.»
«E invece sì. L’hai sentito anche tu, non posso mandare a monte la mia carriera per una stupida festa.» ribatto, cercando di apparire sicura di me. Un misero fallimento. La vedo scuotere il capo e stringere i pugni.
«Beh, spero che tu sia soddisfatto! A domani, Pete.» chiude la chiamata, irritata. Mi guarda con preoccupazione.
«Alycia...» prova a dire.
«Lo so, ho fatto una stupidaggine.» ammetto, sconsolata. Mi lascio cadere sul materasso. Io da sola a una festa piena di gente, cosa mai potrà andare storto?
«Sei ancora sicura di non voler parlare con Eliza?». Faccio segno di sì con la testa.
«Non voglio che mi sappia così. Mi farebbe domande e io non sono pronta a darle risposte.» spiego.
«Stasera ti vedrà, Aly. Che intenzioni hai, nasconderti sottoterra?» mi provoca la mia amica. So che ha ragione, ma ho troppa paura.
«Resterò lì solo un’ora. Non avrà il tempo di chiedermi nulla, io non mi agiterò e saremo tutte felici e contente.». Maia scuote il capo, poco convinta.
«Io e Marny terremo acceso il telefono tutto il tempo. Saremo a casa sua per un film con un po’ di amici, ma resteremo reperibili.». Sorrido, cercando di risultare serena, ma sono poco credibile. So che stasera sarà un disastro annunciato, ma ormai non posso più tirarmi indietro. Mi sono rovinata con le mie stesse mani.


Angolo dell'Autrice

Buongiorno. L'avevo promesso ed ecco qua la nuova storia. Come vedete, è completamente diversa da Crying Over You. La narrazione sarà totalmente in prima persona e i punti di vista di Eliza e Alycia si alterneranno. 
In questo primo capitolo c'è già molta carne al fuoco direi. Alycia sta molto male, è completamente divorata dall'ansia. Come mai? Che le è successo? Lo scoprirete poco a poco, non preoccupatevi.
Aggiornerò con cadenza settimanale, ogni venerdì. Ho già diversi capitoli pronti, ma purtroppo non abbastanza da poter garantire aggiornamenti quotidiani.
Non vi annoio oltre, vi chiedo solo una piccola recensione per farmi capire che ne pensate. 
Al prossimo capitolo!

   
 
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