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Autore: sissir7    23/10/2020    0 recensioni
Ho cercato di dar vita a delle dinamiche tra due dei ragazzi che più vedo bene insieme, due persone che si incastrano bene grazie alle proprie differenze. Yoongi e Hoseok in questa one-shot hanno di tutto: momenti dolci, riflessivi, sensuali, confusi, sinceri. E grazie ad un'assurda sorpresa che Yoongi ha preparato per il minore, si scoprirà una cosa del passato di Hoseok che cambierà la loro intimità e il desiderio di volersi.
Sono due ragazzi che hanno deciso che è insieme che si crea l'amore, nonostante possa fare paura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti aspetto per cena?”
Yoongi, con quel cappellino da pescatore nero che faceva sorridere Hoseok ogni volta che lo guardava, glielo chiese distratto mentre riponeva
dei cavi e delle cuffie nella sua borsa.
“Certo hyung. Avviso anche gli altri.” rispose.
Tirò su la zip della sua giacca a vento color militare, prese il borsone della palestra e fece per andarsene,
stringendo prima la spalla in modo affettuoso al biondo.
“Mh, no non dirlo agli altri. Volevo stare da soli stasera, se ti va ovviamente.”
Lo disse sempre noncurante Yoongi, abbassando lo sguardo sul suo cellulare che era un’ ottima scusa
nelle situazioni in cui era in imbarazzo e voleva evitare lo sguardo del su interlocutore.
Ma perché si sentiva imbarazzato nel dire che voleva stare solo con un suo amico?
Questa è probabilmente la domanda che molti si farebbero.
“Oh, okay, nessun problema. Ti mando un messaggio appena ho finito, hyung. Buon lavoro.”
Yoongi alzò lo sguardo per salutarlo con un sorriso veloce e il rosso scomparve dietro la sua porta di casa.
Si era finalmente trasferito all’ultimo piano in un attico di più di un milione e mezzo di won.
E Yoongi era colui che passava più tempo di tutti in quella casa.
Non condivideva la scelta di arredamento colorata e quasi kitsch dell’amico, ma era una zona tranquilla, la vista su Seoul dalle
  enormi vetrate che facevano da padrone al salotto compensava tutto il casino che c’era intorno.
Ma quel “caos” colorato e unico era Hoseok, e si sentiva la presenza di quel ragazzo rumoroso anche quando non c’era grazie
a quella mobilia a cui in fin dei conti il minore aveva dato un senso.
Il biondo sospirò guardando dal centro del salotto una Seoul appena sveglia in una mattinata un pò spenta.
Si fece un caffè prima di andare via e dirigersi verso il suo studio che avrebbe raggiunto in una ventina di minuti d’auto.
Si sentì distratto tutto il giorno che passò segregato nel suo antro.
Magari gli altri la vedevano così, pensavano che era una reclusione forzata esagerata, ma era ciò che voleva e ciò che amava fare.
Capiva le preoccupazioni dei suoi amici.
A volte perfino il suo manager, che avrebbe dovuto essere solo felice che era uno stacanovista, si preoccupava e lo tartassava di messaggi
o chiamate col fine di distrarlo e fargli fare una pausa.
Lui stava bene nel suo regno, con quelle casse enormi come torri ai lati del pc su cui sfogava ogni suo pensiero,
che fosse per scrivere qualcosa, registrarla, produrre o comporre.
Si sentiva vivo.
Vivo come solo poche altre cose che gli faceva scorrere l’adrenalina nel sangue fino a scoppiare quasi.
E una delle altre cose era Hoseok.
Nessuno lo sapeva, ma compose e scrisse molto per quel ragazzo.
E non canzoni che voleva sentire cantate da lui, ma canzoni dedicate a lui e c’era una differenza abissale tra i due scopi.
Anche per quello amava il suo studio: era il cuore pulsante dove aveva casa il suo amore per Hoseok.
Lì dentro, tra una pausa e l’altra, pensava spesso a lui, a quello che gli faceva provare, alla rabbia che
a volte provava per quanto complicato fosse essere nella sua situazione.
Fosse stato un poco più che ventenne qualsiasi, sarebbe stato più facile. Tutto.
Non solo amare, non solo poter vivere un po' più liberamente, ma soprattutto sarebbe stato più facile poter scegliere
il momento in cui parlare con Hoseok dei suoi sentimenti perché non poteva, dannazione.
Non ha potuto due settimane fa perché avevano la schedule piena e quindi ha dovuto sotterrare il coraggio che finalmente stava provando per dichiararsi.
Non ha potuto tre mesi e mezzo fa perché erano in tour e che avrebbe dovuto fare?
Dirglielo nel bel mezzo di quel frenetico e stressante e stancante periodo?
Mettersi a dare problemi alla persona che ama?
E quindi ha dovuto ancora una volta ingoiare il rospo e resistere.
Ora la situazione non era diversa.
Hoseok si stava allenando come un pazzo per prepararsi allo stage a New York che avrebbe fatto di lì a due settimane circa.
Stava pensando a questo quando si passò stanco la mano tra i capelli distrutti dalla decolorazione e poggiò la schiena allo schienale morbido della sua sedia.
“Sono fottuto” gli uscì lieve, come quando si dice a stessi che è finita.



Salvò il file dell’ultimo arrangiamento composto.
Erano quasi le sette di sera.
Non aveva neanche pranzato e non aveva fame.
Voleva solo vedere Hoseok per recuperare le energie e sentire quel calore dentro che lo rilassava.
A parte il rispetto, l’ammirazione e il bene che aveva per quel ragazzo, provava un bisogno fisico del rosso.
E uno psicologo gli avrebbe detto che avendo usato la parola bisogno, quello che sentiva non era positivo
perché se si ha bisogno di una persona c’è una patologia malsana in quell’amore ma fanculo a quelle analisi fataliste,
lui lo avrebbe sempre ammesso che senza Hoseok varrebbe meno di quanto vale.
Gli psicologi potevano discordare e dire che era sbagliato quanto volevano, lui la vedeva solo una cosa positiva che lo rendeva migliore,
come avrebbe voluto essere ogni momento delle sue giornate.
Amava Hoseok a livello cellulare, lo sentiva.
Erano complementari, erano un equilibrio stabile e perfetto.
Almeno per lui.
Pensava tutto questo consapevole che l’altro non ricambiava e non perché glielo avesse detto, ma perché sentiva che era così.
Si reputava empatico, sentiva cose che solo le persone empatiche colgono e lui si era accorto che Hoseok non era interessato
a lui sotto quel punto di vista perché sicuramente gli voleva un bene dell’anima e glielo dimostrava, ma essere innamorati è un’altra storia.
Spense il pc e le altre attrezzature.
Rimase un attimo a fissare la maniglia prima di aprire la porta e andarsene.
Gli crebbe un’ansia che si propagava dallo stomaco fino alla punta dei capelli e dei piedi.
Quello che stava per fare quella sera aveva senso?
Come avrebbe reagito Hoseok a quella sorpresa assurda?
Che avrebbe pensato?
Lui, Min Yoongi, il cui parere altrui non importava minimamente, che andava per la sua strada senza esitazione,
un uomo maturo e che rappava senza peli sulla lingua, che era onesto e realista e tutto d’un pezzo…lui…ora aveva dubbi e timori
su cosa quel rosso minuto e carino avrebbe pensato.
Che poi minuto sto cazzo, padroneggiava un palco come fosse un gigante.
Sorrise pensandolo.
Ormai il danno era fatto, si consolò, volendosi convincere di una reazione brutta da parte dell’amico così da andare lì preparato.
Meglio così, si disse.
Meglio non aspettarsi nulla.
 


“Faccio la doccia e vado a casa a cambiarmi. Vieni da me così scegliamo il posto e andiamo. Tu sei ancora in studio? 😊”
Così era Hoseok: organizzato, pragmatico, e Yoongi adorava questo lato del suo carattere perché in confronto lui per le cose quotidiane nella vita,
si annoiava sceglierle; erano cose superficiali e il 99% del tempo faceva scegliere tutto agli altri.
E tra loro Hoseok è quello che più spesso prendeva in mano la situazione, il che, e Yoongi non poteva nasconderlo a sè stesso, lo eccitava anche.
“Tra venti minuti arrivo, ti aspetto a casa allora.”
A casa.
Come se fosse casa loro.
Scrisse un altro messaggio.
“A casa tua intendo…Non che quella sia anche casa mia.”
Inviò con il battito accelerato.
Ma che cazzo era? Un sedicenne? Si era davvero giustificato?
L’amore fa schifo, si disse.
In quei momenti che quasi perdi la concezione di te stesso, lui se ne approfitta e ti fa diventare un mezzo idiota che non controlla più un cazzo e fa schifo davvero.
Sospirò uscendo dall’ascensore del palazzo dell’agenzia e dopo qualche saluto a conoscenti dello staff eccetera,
finalmente era nel sedile posteriore dell’auto verso casa…di Hoseok.
Gli vibrò il cellulare in tasca.
“L’avrò pagata io ma ci passi più tempo tu che il sottoscritto ahahahaha”
Quel messaggiò gli sciolse la tensione.
Non rispose, ringraziando il cielo che il suo amico fosse così affabile e una persona che ti mette a tuo agio sempre.
Questa caratteristica per Yoongi era un superpotere, per lui era quasi inconcepibile.
Non che fosse una persona fredda, anzi.
Ma era distaccato, era semplicemente cauto con le persone e neanche con la sua ormai famiglia con cui condivideva
tutto da otto anni era mai stato affabile o dolce in quel modo tenero e rassicurante.
Semplicemente era carattere, non c’entrava nulla con l’amore che sapeva dare e lo capì quando pensò che per Hoseok avrebbe sacrificato ogni cosa.



Scese dall’auto.
Il portiere del grattacielo gli aprì la porta in vetro pesante e si fecero un inchino.
Rovistò nella borsa, prese le chiavi e aprì la porta.
Accese le luci calde dei faretti eleganti che illuminarono l’enorme soggiorno.
“Hyuuuuuuuuung?”
“Hoseok-ah sono io.” gli gridò di rimando.
Si buttò sul divano ad L in stoffa blu e accese quella che più che sembrare un tv era un mega schermo che occupava tutta la parete davanti al divano.
Sulla sua destra le vetrate che davano sulle luci della città che pulsavano come piccoli allarmi.
Guardò alla sua sinistra, verso l’isola della cucina in marmo di Carrara e vide le cose di Hoseok sparse a terra vicino agli sgabelli accostati all’isola; la borsa, le scarpe, perfino la giacca.
Eppure, Hoseok era uno ordinato.
Decise di prenderle e portarle in camera del minore.
Rarissimo momento in cui decide di alzarsi per fare qualcosa non per sé stesso.
“Hobi, ti metto le cose in camera”, gli disse da fuori la porta del bagno in legno bianco.
Sentiva l’acqua scrosciare e nessuna risposta.
Entrò in camera dal letto, per ora l’unica visto che le altre tre grandi camere erano ancora vuote.
Si era trasferito da pochi mesi e ancora non aveva deciso cosa farne di quelle tre enormi sale.
Posò le cose sulla scrivania in mogano, facendo attenzione al MAC.
Le tende in lino di un leggero grigio accostate alle vetrate che dava sulla città coprivano la vista.
Le scostò.
Respirò il profumo di Hoseok, così delicato, così dolce.
“Pensato a qualche ristorante?”
Il biondo voltandosi vide quello che tante volte aveva già visto, eppure ogni volta gli cadeva lo sguardo, ogni volta sentiva le pupille dilatarsi,
ogni volta stringeva le mani in pugni.
Erano reazioni che sentiva quasi animalesche, come una tigre certa che avrebbe preso la sua preda.
Il rosso brillava bagnato sotto la luce argentea dei faretti.
I capelli attaccati sulla fronte, le ciglia lunghe castano scuro ora ancora più scure.
Tutta la sua figura sembrava ancora più delineata e Yoongi poteva godere dei piccoli muscoli di quel fisico asciutto che si contraevano
mentre si passava un asciugamano sul petto e tra i capelli.
Indossava già i boxer bianchi con la scritta nera BALENCIAGA che incorniciavano il suo basso ventre alla perfezione e che fasciavano quel sedere sodo,
così grazioso sulla sua figura.
A Yoongi quel corpo faceva un effetto così diverso rispetto a quello che gli facevano quelli di Namjoon o Jungkook, così potenti e forti,
alti e un po' intimidatori quando si dipingevano addosso quell’atteggiamento da duri e ragazzi sexy.
Ma lui di attizzante ci trovava poco.
Lui amava la sensualità delicata di Hoseok che vedeva in quel momento, uscito dalla doccia, così naturale.
Amava la sua compostezza e sicuramente di forza ne aveva in quei muscoli, ma non lo intimoriva quella forza.
Lo faceva sentire al sicuro, come un’edera che avvolge un edificio ma che non lo stringe, non lo costringe nella sua morsa, no, lo proteggeva.
Così era il corpo del rosso per il biondo, o meglio la sua presenza.
Non sapeva cosa si provasse ad avere quel corpo per sé, a poterlo toccare e…
“Non ti sei cambiato, hyung. Se vuoi ti presto qualche vestito.”
Il flusso di quei pensieri si arrestarono alla voce del rosso che lo riportò alla realtà.
Poi rise sarcastico e quella risata fece contrasto con il tono serio dell’altro.
 “Hey, ma che ridi. Un pantalone e una maglia neri li ho anche io pff.” disse ridendo piano.
“Tranquillo, sto bene così.”
“No, hyung almeno la maglia cambiala.”
Yoongi proprio non riusciva a dire di no se lui gli diceva di fare qualcosa.
Che razza di controllo era quello a cui si lasciava sopraffare?
Alzò gli occhi al cielo e prese la maglia che l’altro gli porse.
Tolse la sua e sentì subito gli occhi di Hoseok addosso.
Non ci fece più di tanto caso e si infilò la t-shirt larga e profumata di pulito, come borotalco.
Il rosso ancora lo fissava con uno sguardo stranamente dolce, languido, tenero.
“Mi sta male?”
Se il maggiore avesse potuto leggere le menti, si sarebbe sicuramente stupito dai pensieri che il rosso stava facendo.
“E’ una semplice maglia nera, non starebbe male a nessuno hyung” disse Hoseok ridendo un po'.
Si vestì sotto fugaci sguardi di Yoongi che non tentava certo di essere discreto.
Non si era mai preoccupato di esserlo con Hosoek perché dava per scontato che lui non avrebbe mai capito niente.
In fondo, non era proprio il tipo di Hoseok e di certo in quel momento della loro vita una relazione non sarebbe stata gestibile in generale, con chiunque.
Tanto meno con il tuo compagno di gruppo con cui ci stavi quasi h24; la prospettiva peggiore, secondo Yoongi.



Scelsero un ristorante di carne abbastanza lontano dal quartiere, ma erano appena le otto passate e il giorno dopo non avevano impegni ufficiali.
Così, l’autista li scortò fino a lì dove avevano prenotato un tavolo.
Per tutto il tempo del pasto, chiacchierarono su quello che avevano fatto quella giornata, si confrontarono su alcune cose,
ma soprattutto Yoongi chiese consiglio a Hoseok in quanto lui di sciuro non poteva dare consigli al ballerino migliore della loro generazione.
Contava molto quello che Hoseok pensava dei suoi testi e questo non c’entrava nulla con il fatto che fosse innamorato di lui.
Anche se non si fosse innamorato, lo avrebbe comunque reputato all’altezza della sua sensibilità e la visione del mondo del rosso spesso
gli apriva gli occhi su molte cose, e ciò lo aiutava a dare ai testi, quando trovava quello giusto, una vena di positività.
Il minore mandò una foto di loro nella chat di gruppo e Jimin rispose che era geloso di quello che stavano mangiando.
Hoseok sorrideva fissando lo schermo del cellulare mentre rispondeva ai suoi amici e Yoongi non poteva fare altro che sciogliersi come burro al sole.
Letteralmente, pensò.
L’affetto di Hoseok per il gruppo era quello che spiccava di più insieme a quello di Jimin.
Tutti loro avevano modi di versi di dimostrarselo e quei due erano i più dolci, quelli che fanno quei gesti che ti portano inevitabilmente alla commozione.
Ma su una cosa erano opposti, pensò il biondo.
Jimin era così fisico, così desiderosi di attenzioni che sapeva anche regalare.
Invece il rosso era sempre impietrito e un po' restio quando ne riceveva, come se trovasse tutto quello fastidioso eppure era il primo a buttarsi addosso per fare smancerie.
Okay darne, ma riceverne è un altro paio di maniche.
Yoongi pensò fosse tutto per quel senso di controllo che Hoseok aveva su tutto.
Quindi, non potendo controllare i gesti degli altri, si paralizzava.
Nella sua testa quel ragionamento aveva più che senso.
“Hyung?”
“Scusami, stavo pensando se…potevamo portare della carne a Jimin più tardi visto che la vuole coì tanto. Non so se è possibile ma potremmo chiedere allo chef.”
Alla fine, gliela fecero recapitare e Jimin mandò una foto fiero della ottima carne ricevuta dai suoi hyung.
Erano in macchina quando videro la foto ed entrambi risero e concordavano su quanto fosse facile fare Jimin felice.
“E’ così adorabile.” commentò alla fine Hoseok.
Già. Jimin era proprio il tipo di ragazzo che avrebbe fatto al caso suo, pensò Yoongi.
Un velo di tristezza lo avvolse per qualche secondo, ma smise subito di pensarlo.
Non ci stava più di tanto male a pensare quel tipo di cose perché in fondo voleva solo vedere il suo amico felice chiunque fosse stata la persona da lui scelta.



Arrivarono a casa del rosso che sbadigliò diverse volte durante il viaggio.
“Sembri molto stanco. Domani riposa. Ci penso io ad aiutare Jungkook con la intro.”
Ma l’altro scosse la testa dicendo che voleva rimanere impegnato e che aveva promesso al maknae di dargli il suo aiuto.
Il biondo si limitò a fare un’alzata di spalle.
Se Hoseok decideva qualcosa, quello era. Punto.
“Ho una sorpresa per te.”
Il minore non capì quelle parole, pensava di aver sentito male.
Rimase così sorpreso che si guardò intorno anche se erano ancora nella penombra in macchina.
“Idiota, quello che ti ho regalo di certo non ci starebbe qua dentro. Scendiamo.”
Il rosso semplicemente rideva nervoso, non sapeva cosa dire.ù
“Ma perché hyung? Cioè è un bel gesto qualsiasi cosa sia, ma non devi disobbligarti per l’aiuto che ti do per le coreografie.
Lo faccio perché amo quello che faccio e perché voglio che tu sia soddisfatto a pieno di”
Yoongi lo bloccò mettendo una mano sulla sua bocca.
Erano in piedi di fronte al palazzo.
Sentiva le labbra morbide premere contro il suo palmo che poi scostò pianissimo.
“Forse non ha senso darti questa cosa adesso visto che fra poco parti, ma…è da tanto che voglio vedere l’espressione che farai nel vederla.”
Sorrise.
Sorrise in un modo così dolce che poche volte Hoseok può dire di aver visto un sorriso del genere e lo conosceva da una vita.
Gli si inumidirono gli occhi già solo per quello.



Quando vide il rosso fiammante e quel cavallino nero su sfondo oro, pensò che dovesse essere in un sogno o che fosse uno scherzo, di quelli crudeli.
Si girò verso il maggiore con la bocca spalancata e dalla spalla gli cadde il suo amato borsello rosso, il cui rosso era sbiadito e orribile in confronto a quello iconico dell’auto italiana.
Il suo box auto non era più vuoto.
Yoongi avrebbe voluto fare una foto al suo amico, i cui occhi brillavano, forse per il velo di lacrime, forse per quanto splendeva quell’auto.
Lui teneva le mani nelle tasche dei pantaloni scuri e sentiva di aver regalato l’intera galassia al suo sole che non meritava niente di meno.
“Non era questo il modello su cui sbavavi da un po' ma se non ricordo male, questo era il secondo che adori e ho pensato che per festeggiare lo stage in America potevo…ecco…”
Eppure, il discorso se lo era preparato, ma gli batteva così forte il cuore e i suoi occhi erano così concentrati sulla felicità sul volto di Hoseok
che le parole non gli uscivano.
“Hyung…” disse sottovoce, trepidante e scuotendo la testa ancora cercando di metabolizzare.
Il biondo dal canto suo era nervoso in egual modo e iniziò semplicemente a spiegare delle cose.
“E’…la F8 TRIBUTO, due posti, con motore V8 che è il più potente di sempre, o almeno così mi hanno detto.”
Deglutì e continuò.
“Ha 720 cavalli, dentro sembra una di quelle robe da Star Trek ed è”
“Non penso che posso accettarla.”
Aveva cambiato atteggiamento da qualche secondo, ecco perché Yoongi deglutì a fatica prima di riiniziare a parlare.
“Stiamo parlando di milioni di won, hyung.”
Aveva la fronte corrugata, ma un piccolo sorriso sulle labbra strette come a dire ‘che peccato, era così bella’.
“E’ tua Hoseok, davvero. Non accetto che la rifiuti.”
“Ma…”
Non sapeva che rispondere a quel tono assertivo.
Era il suo hyung e per quanta confidenza avessero, in certe situazioni abbastanza serie come quelle in cui c’ entravano cose serie come una cazzo di Ferrari,
non gli venne da contraddire più di tanto.
Avrebbe forse solo dovuto trovare un modo per disobbligarsi e il peso di tutto quello sarebbe sparito.
“Non farne una tragedia o chissà cosa, okay? E’ un regalo che sai che posso permettermi e di certo
non ho rinunciato ad altro per me stesso per regalartela quindi se pensi che chissà quale sforzo ho fatto per comprarla, la tua tesi non regge.”
Disse incrociando le braccia sapendo che la sua affermazione era incontestabile, così tanto che fece fare un’alzata di occhi al rosso
che non poteva se non uscirne sconfitto in quello scambio di battute.
“Non nascondo che ne sono…non felice, di più. Cioè è una cazzo di Ferrari!”
Alzò la voce preso dall’entusiasmo ed era quello che voleva vedere il maggiore, solo quello, solo puro e vivace entusiasmo.
Quello era il suo Hoseok migliore.



Si avvicinò all’auto, quasi timoroso di toccarla, ma poi lo fece e poggiò la mano sul muso allungato dal profilo sportivo e ruggente.
Era sportiva, a due posti, con due motori di cui uno visibile dietro grazie al vetro trasparente.
Era un gioiello.
Un diamante, di quelli che lo vedi e ti fanno male gli occhi.
“Mio dio, è uno spettacolo.”
“I documenti li ho in borsa. Devi passare dal rivenditore per firmare un paio di cose e mi hanno detto che devono spiegartene altre quindi appena puoi…”
“C-Certo, andrò già domani. Voglio assolutamente guidarla.”
“Beh, quello puoi già farlo in realtà.”
Le chiavi tintinnarono davanti ai suoi occhi.
Era il suono più bello che avesse mai sentito.
Le labbra a cuore si aprirono in un sorriso largo che fecero apparire le guance piene e morbide.
Sembrava un bambino a cui gli era stato appena detto che gli avevano regalato un intero luna park.
Le prese e le guardò come se avesse in mano la risposta a tutte le domande del mondo.
“Sapevo che eri appassionato di auto, ma non fino a questo punto.” disse sorridendo il biondo.
Si aspettava una reazione importante dall’amico, ma era davvero così elettrizzato che sentiva fremere tutta l’aria attorno a loro.
Avrebbe voluto far vedere quegli occhi nocciola e quel sorriso tutti.
“Mio nonno era appassionato. Possedeva tre auto d’epoca, poche in confronto ai suoi amici che partecipavano anche a mostre e concorsi.
Ma ne andava così fiero, se ne prendeva cura quasi come si prendeva cura di me quando stavo con lui.
Lo vedevo accarezzare i profili di quelle auto così iconiche e uniche e questi ricordi per me sono così preziosi. Quando era con le sue auto,
sembrava venti anni più giovane, aveva una luce negli occhi che sembrava inumana, che ti chiedevi da dove poteva venire.”
Raccontò tutto guardandolo e scostando lo sguardo di tanto in tanto per l’emozione che fece capolinea nei suoi occhi.
“Poi non ebbe abbastanza soldi per la manutenzione e dovette venderle. Il pomeriggio non aveva più cosa fare. Era il suo hobby, anzi la sua unica passione,
ciò con cui adorava riempire il suo tempo ed ha condiviso quei moment con me, hyung.
Per me sono stati importanti. Mi ha insegnato tante cose sulle auto, ma soprattutto sul rispetto delle cose preziose, belle.”
La lacrima gli scese fino al mento, fino a bagnare il bordo della t-shirt.
Yoongi quasi tremava.
Non sapeva nulla di tutto quello e sospettava che neanche gli altri lo sapessero, non ne avevano mai accennato.
“A molti potrà sembrare una passione inutile, con tutti i soldi che ci si spende appresso, poi.
Ma per me non è solo quello, non è solo un bene di lusso. Per me è ricordare mio nonno e la sua saggezza, i suoi sorrisi e il tempo che ho passato con lui.
E’ stato perfino più dolce di mio padre lui con me. Per me quest’auto…”
Si asciugò la guancia e fissò dritto negli occhi il maggiore.
“…per me è la dimostrazione d’amore più grande e vera di sempre.”
Ora, Yoongi a quelle parole di certo non si illuse che la dimostrazione di cui parlava Hoseok fosse la sua, perché si riferiva sicuramente all’amore del nonno.
Ma perse un battito comunque e smise di respirare e sentiva che doveva sedersi.
Sbattette le palpebre per fermare le lacrime e si zittì di nuovo.
“Hyung, nessun altro sa di questa cosa tranne mia sorella e miei genitori. Neanche loro hanno mai capto mio nonno e le motivazioni per cui tengo tanto
 alle auto di questo tipo. Non sono auto d’epoca, i miei gusti sono diversi da quelli di mio nonno, ma so che sento le stesse cose che sentiva lui.
Averne una ora…per me è più che un regalo.”
Anche il biondo sciugò la lacrima ribelle caduta sul suo viso chiaro e annuì piano.
Hoseok gli si avvicinò, un po' titubante tanto da fermarsi un attimo, ma poi andò deciso ad abbracciare il maggiore che fermo accolse tutto il calore di quel corpo.
“Grazie Yoongi. Non so bene come ringraziarti ma…”
Lo strinse un po' di più.
“…nessuno supererà mai questo. Davvero.”



Si allontanò piano, stringendo ancora le braccia al suo amico.
“N-Non sapevo di tuo nonno, è incredibile, davvero non sapevo nulla.”
Il rosso gli sorrise.
“Sei sempre attento a me, hyung. E intendo dire che mi guardi sempre con attenzione, come se fossi…”
Si fermò mordendosi il labbro inferiore.
 Entrambi si sentirono strani, si era creata un’atmosfera intima e la percepivano.
“So solo cosa ti piace, sei un mio amico.”
Rispose, spezzando quel silenzio pesante.
“Già.”
Replicò il rosso, sentendo dentro di sé il peso di quelle parole.
Sei un mio amico.
“Penso che se vuoi fare un giro e godertela, le strade devono essere più vuote.”
“Andiamo più tardi allora.”
ù Yoongi scosse la testa dicendo un categorico no e spiegando che dormire aveva la priorità.
“Voglio guidarla con te la prima volta, hyung.”
Gli disse un po' bambinesco ma anche serio.
“Sarebbe perfetto, te la devi godere anche tu dopo tutto.”
La cosa lo allettava.
Non andava di certo dietro auto del genere, ma nessuno al mondo avrebbe detto che non era una figata assurda stare dentro una Ferrari dal motore più potente di sempre. Sospirò, e alla fine disse di sì ricevendo un altro mega sorriso dal rosso.



Salirono in casa e Yoongi subito si buttò sul divano come era solito fare appena metteva piede lì dentro.
Dopo tutto il divano lo aveva scelto lui ed era il divano più comodo sulla faccia della terra e lui di comodità se ne intendeva.
Perse un po' di tempo al cellulare mentre il rosso lavava dei vestiti e li metteva nell’asciugatrice e faceva altri piccole faccende di casa.
Hoseok non faceva altro che pesare che forse non aveva espresso abbastanza gratitudine a Yoongi.
Non si sentiva molto tranquillo.
Dal canto suo Yoongi era al settimo cielo, non aveva smesso di sorridere e il rosso lo stava notando.
Aveva un piccolo sorriso anche se non aveva motivo apparente per star sorridendo in quel momento.
“Hyung, ti verso del vino?”
Yoongi si girò verso la cucina moderna e vide già un calice e la figura dell’amico piegato a prendere il vino dal piccolo mobiletto bianco in cui Yoongi
teneva i suoi vini preferiti.
Poche bottiglie, non era casa sua e non voleva esagerare, ma il rosso gli disse che non gli dispiaceva se voleva tenerle a casa sua
visto che nello studio non era il caso e neanche al dormitorio.
Non rispose neanche che Hoseok gli stava già porgendo il calice mezzo pieno.
“Grazie Hobi”
“Prego hyung” disse ritornando al frigo per prendersi una lattina di coca cola.
Si sedette al suo fianco, accendendo il televisore al plasma e mettendo un talk show.
Yoongi maneggiava ancora il cellulare e non sembrava interessato alla tv.
Finì il mezzo bicchiere ma il minore glielo riempì di nuovo.
“No, no, basta.”
“Dai, hai detto che dobbiamo festeggiare il mio stage.”
Posò la bottiglia sul tavolino rettangolare davanti al divano e porse il calice al biondo che lo guardò male.
“Non mi va di tronare a casa brillo.”
“Rimani qui.”
Detto questo, si risedette al suo fianco fissando la tv.
“Non mi fissare male hyung, goditi il vino. Non ti accorgerai neanche che ci sono io nel letto tanto.” disse divertito.
A quanto pare era scontato che avrebbero dormito insieme.
E la scusa che c’era un solo letto purtroppo o per fortuna reggeva perché era la verità.
“E il giro sulla Ferrari?”
Il rosso poggiò la testa allo schienale del divano sprofondandoci sempre più.
“In realtà penso di essere troppo stanco per guidare un’auto del genere. Abbiamo ancora altre due settimane prima che parto.”
Yoongi annuì. 
Non aveva tutti i torti.
Quelle auto potevano essere poco gestibili.
“Domani andrò in concessionaria così mi diranno anche il modo giusto di guidarla.”
Finì anche il secondo calice e per poggiarlo sul tavolino dovette concentrarsi per non farlo finire sul tappeto stile indiano dai tessuti costosissimi.
“So che molti fanno dei corsi privati o almeno cercano indicazioni su come”
Si bloccò non appena vide Yoongi togliersi la maglietta e lasciarla chissà dove sul pavimento.
Si stava per slacciare il bottone del pantalone e lo fece, per poi tirare giù anche la zip.
Si fermò, sospirò, e chiuse gli occhi.
“Ma che sto facendo” disse con quella sua voce gutturale.
Al rosso gli si imporporarono le guance, ma rideva anche di gusto nel vedere il suo hyung brillo.
“Forse ho preso un vino troppo pesante, non sono esperto come te.”
Ammise, ridendo sotto i baffi e ricevendo una debole spinta dal maggiore che aveva preso qualche chilo, e le braccia e le spalle erano sode e forti.
Poteva distinguerne leggermente i muscoli.
L’addome era liscio, morbido ma il suo hyung non aveva mia avuto un fisico scolpito.
Eppure, era da Yoongi quindi gli si addiceva molto, soprattutto per quella pelle bianca come le nuvole in una fresca mattinata primaverile.
Gli si intravedevano i boxer grigi Calvin Klein dai pantaloni aperti.
Scese ancora con lo sguardo che passò sulle cosce più delineate e sode.
Negli ultimi mesi gli allenamenti davano i suoi frutti e gli faceva piacere vedere il suo hyung più forte e in salute.
Vide la grande mano alzarsi e posarsi sulla pancia nuda.
Era una mano davvero grande, un po' ossuta e le vene blu erano ben visibili.
Era così mascolina in confronto alla figura del biondo.



Inconsciamente, portò l’indice sulla vena più grande e visibile sul dorso di quella mano.
Premette un po'.
Yoongi abbassò lo sguardo su quel gesto e si inumidì le labbra.
“Le  mie mani sembrano quelle di un dodicenne al confronto delle tue hyung.”
Il biondo era brillo, reduce da un’ondata di emozioni fortissime, innamorato di chi gli stava accarezzando la mano, mezzo nudo, felice.
Fece solo quello che voleva fare e anche se non avesse avuto l’alcool a renderlo più spensierato, lo avrebbe fatto lo stesso, ne era sicuro.
Incrociò le dita della sua mano toccata alla mano delicata di Hoseok e se la portò a fior di labbra sussurrando:
“A me le tue mani piacciono tantissimo.”
Lasciando un bacio bagnato sul dorso.
L’accarezzò con la punta del naso che scese fino al polso e inspirò la parte in cui sapeva che avrebbe potuto sentire il profumo delicato del suo sole.
Il braccio di Hoseok si riempì di brividi per quel fiato su di lui.
C’era un che di sensuale in tutto quello, e il suo hyung appariva così rilassato, così bello con quegli occhi felini e scuri
e quelle piccole labbra semi aperte di quel colore roseo quasi infantile eppure desiderabile.
“Hyung…” gli scappò come un gemito quando la lingua del biondo leccò il palmo della sua mano con gli occhi socchiusi e una lentezza straziante.
Yoongi si scostò e lasciò delicatamente la sua mano.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia e rimase zitto.
Non si pentì.
Ma non sapeva neanch cosa fare adesso.
Poi, sentì una mano calda sulla sua schiena che lo accarezzava fino stringergli la spalla per riportarlo con la schiena contro il divano.
Hoseok si mosse piano e si mise a cavalcioni su di lui, cingendogli il volto tra le mani.
“Non so come ringraziarti e non sto facendo questo per farlo. Vali più di questo tipo di cose, meriteresti di più del mio normale corpo, ma non so cosa darti,
vorrei poterti dimostrare che-”
“Stà zitto, hai un corpo meraviglioso.”
Lo interruppe biasciando un po' le parole.
La testa non gli girava molto, sapeva cosa stava accadendo, ed era felice della consapevolezza che il giorno dopo si sarebbe sicuramente ricordato di quel momento. Tuttavia, sapeva che senza il coraggio liquido bevuto poco prima sarebbe nel panico adesso.
Intanto le sue mani si erano poggiate alla schiena del rosso.
“Hyung, non voglio mentirti. Penso di aver capito cosa provi per me.”
Fece scivolare via le mani dal viso del maggiore e si poggiarono sul suo petto.
Yoongi annuì calmo. Gli disse che non doveva sentirsi costretto a dire nulla, che forse quello che provava era solo un bene molto forte, e non amore.
“Ma mi desideri.” gli rispose altrettanto calmo il rosso.
Non pensava di poter avere una discussione del genere con Hoseok.
Mai in vita sua se lo sarebbe aspettato e un po' gli fece piacere, voleva parlarne, voleva sapere che cosa passava nella testa di quel ragazzo troppo spesso così riservato. “Sono giovane, forte, non mi manca nulla. Mi trovo davanti un ragazzo come te, così energetico che mi fa venir voglia di combattere tutte le ingiustizie del mondo
e capiti essere anche ciò che amano i miei occhi e non solo il mio cuore. Insomma, questa coincidenza di cose mi porta sicuramente a dire che ti desidero, Hoseok.
Ti desidero con ogni cellula del mio corpo. Ma…”
Il minore si sentì mancare il fiato.
Si sentiva anche un po' dispiaciuto per quello che stava per dire dopo parole così meravigliose che avrebbero fatto innamorare chiunque avesse sentito.
Allo stesso tempo pensò che quella voce profonda lo faceva impazzire, quelle mani grandi che lo stringevano un po' lo facevano impazzire,
quelle labbra a bocciolo che avrebbe voluto violare lo facevano impazzire.
“Yoongi hyung, non so cosa provo per te, ma non mi metto a cavalcioni su chiunque eppure lo sono su di te. Non ti dice niente questo?
Mi hai appena parlato come se fossi senza speranza, come se accettassi già che non puoi avermi.”
“Non mi hai mai dato motivo di credere il contrario, Hoseok.”
Sentiva una lucidità che lo sorprese.
Voleva rimanere concentrato.
“Non ho mai percepito nulla da parte tua. Semplicemente…io…”
“Hai dato per scontato un mio no.”
“Sì, direi di sì.”
“Se spari la cazzata ‘non credo di essere alla tua altezza ti mollo un ceffone. Perchè in quel caso sarebbe il contrario.”
Fu Yoongi a mollargli un ceffone sulla coscia.
“AHI!”
“Io sono alla tua altezza, Hoseok-ah.”
Lo disse così serio che il sangue nelle vene del rosso raggelò e si sentì piccolo piccolo.
“So quanto ti sarei vicino e di supporto. So che ti alleggerirei di ogni peso, se potessi. So che sei forte, responsabile, professionale, genuino…so che non hai bisogno di nessuno al tuo fianco per essere felice, perché lo sei.”



Gli scostò una ciocca rosso scuro dietro l’orecchio.
“Io non posso renderti felice. Ma sei tu a rendere me più felice, Hobi. Quindi, non so, è un atto puramente egoistico il mio amarti?
Non lo capisco, sono mesi che mi scervello senza una risposta.”
“Non dire così, sei tutto tranne egoista. Non proveresti mai una cosa così per egoismo. Mai.”
Apparse un sorriso su quel volto pallido.
“Penso anche che tu sia più consapevole di ciò che provi di quanto lo sono io. Vedi, io…io non so cosa vorrei tra di noi, hyung. E mi sento di merda per questo.
Ci ho pensato qualche volta, ma…vorrei conferme. Capisci che intendo? Non che tu mi ami, sei stato così esplicito, ma da me stesso.
Non so se sono pronto perché sento che noi saremmo qualcosa di importante.”
Per Yoongi quelle parole erano troppe tutte insieme da metabolizzare e aveva un’espressione nervosa sul volto.
“Dai hyung, il modo in cui mi guardi, i gesti che non fai per nessun’altro se non me…sei così ingenuo quando si tratta di queste cose ed è incredibili e sai perché?”
Ora era Yoongi che si sentiva piccolo piccolo.
Quel ragazzo sembrava conoscerlo meglio di quanto conosceva se stesso.
“Perché certe cose non puoi fingerle. Tu sei la persona più sincera e spontanea che conosco.”
Il biondo abbassò lo sguardo mentre un rosa simile a fiori di ciliegio gli apparse in viso.
“Non pensavo di fare gesti chissà quanto sgamabili.”
 Fu tutto quello che riuscì a dire.
“Sono stati gesti che ho apprezzato, ma che mi hanno anche confuso, lo devo ammettere. Ma siamo qui ora, e penso che tutto quello che hai fatto per me stia dando i suoi frutti, mentre io non so cosa posso fare per te, hyung.”
Si guardarono e il rosso quasi poteva vedere i pensieri veloci scorrere nella testa del biondo attraverso quegli occhi, quindi attese una risposta.
Voleva una risposta, voleva che Yoongi gli dicesse cosa poteva fare per lui.
“Vuoi…fare qualcosa per me?”
“Sì, qualcosa che possa farti piacere. Non lo dico per sdebitarmi, non lo farei perché devo ma perché voglio.”
“Qualsiasi cosa?”
Il rosso indietreggiò un attimo, perplesso.
Ma si fidava di Yoongi e gli disse di sì, qualsiasi cosa.
“Forse è impegnativa come cosa, lo ammetto. Pretenziosa. Direi melodrammatica in questo contesto e anche sdolcinata. Ma…”
il calice di vino vuoto giaceva sul tavolino, la tv ancora accesa ma con il muto mandava una pubblicità di un detersivo per la casa e fuori era notte ormai,
una notte come le altre.
In un giorno come gli altri.
Ma quel giorno Yoongi gli chiese di fargli una promessa, una di quelle che pesano nello stomaco se le tradisci, una di quelle a vita.
“…torna sempre da me, Hoseok. Comunque vada tra di noi. Me lo puoi…promettere? Anzi no, nessuna promessa, non sappiamo cosa ci accadrà nella vita e non voglio darti un”
“Te lo prometto, hyung.”
Gli sorrideva rilassato.
“Ammetto che è una cosa che non mi aspettavo, che forse non capisco fino in fondo ma te lo prometto.”
Il biondo annuì un po' nervoso per quello che aveva appena chiesto, ma si sentiva così bene.
“Solo questo?”
“S-Solo?!” rise sorpreso.
“E’ abbastanza, credimi Hobi.”
“Però io…” si schiarì la voce.
“Io credo che puoi chiedermi anche un’atra cosa, okay? Facciamo due cose.”
Disse stringendo le labbra in uno strano sorriso che fece apparire quelle piccole fossette.
“Sei molto infantile, fattelo dire. Se tu vuoi qualcosa basta che me lo dici.”
Gli rispose secco il biondo.
Hoseok odiava quando era così serio e non stava al gioco.
Più che odiare, gli rovinava la festa ecco.
Voleva sentirlo chiedergli un bacio, tutto qui.
Ma avrebbe dovuto lui chiedere di sentirselo dire.
Sospirò.
“Okay, quindi ora io ti chiedo qualcosa. Mh, vediamo…”
“Siamo tornati alle elementari.” disse Yoongi sbadigliando.
Di certo il minore non voleva farlo annoiare e fece poche storie.
“Baciami.”
Tolse le mani dalle cosce di Hoseok, come se dicendo quella parola il contato fisico ora gli pesasse di più.
Ma lo aveva addosso da quanto? Dieci minuti? E solo ora ne sentiva il peso.
Gli era bastata quella parola, quella scena nella su amente, quelle labbra a pochi centimetri da lui e il permesso di farlo per farlo sentire in soggezione.
“Non so, Hoseok. Non credo ci siano le ragioni giuste per farlo.”
Quelle parole lo tagliarono come una lama affilata taglia la carta.
Non se le aspettava sinceramente.
“Ragioni?”
Era confuso.
“Non ci servono le ragioni per volerti baciare, vorrei lo facessi e basta.”
“Ma perché…? E so che non mi risponderai ‘perché ti amo’ e non lo voglio sentire perché non è vero, lo so. Ma so che peso hanno le conseguenze delle mie azioni.”
“Le voglio quelle conseguenze, hyung. Le voglio tutte.”
Lo disse in segno di sfida e Yoongi adorava le sfide.
A quel punto il maggiore non sapeva cos’altro fare, non c’era nient’altro di giusto, non esisteva neanche giusto o sbagliato.
Esisteva il suo amico determinato a rubargli un bacio che gli avrebbe dato volentieri.
Esistevano lui ed Hoseok e quella conversazione complicata e assurda e le sue labbra che si posarono su quelle del rosso che erano inaspettatamente
così più grandi delle sue, ma  esattamente morbide come le aveva sempre e da sempre immaginate.
Si divisero ma per poco perché si baciarono di nuovo, e di nuovo mentre le mani di Yoongi rivendicavano il possesso sulla vita del rosso e poi sulle cosce,
poi la schiena, così in una danza verticale che i suoi polpastrelli amavano anche se non toccavano la pelle dell’altro.
Anche solo toccare quel corpo da sopra il tessuto era la realizzazione di un desiderio ancestrale che si era avverato.
E le mani del rosso che gli stringevano il viso, che lo spingevano verso di lui, con quel controllo e quella predominanza che Yoongi voleva che, mio dio,
finalmente viveva.
Era così che ci si sentiva baciati da Hoseok: si era presi e stretti con grazia e ti inondava un calore che solo un sole più dare.
La lingua del minore si fece spazio e quel bacio era ora quello considerato un vero bacio mentre i corpi si muovevano piano su e giù ma non frenetici,
era un movimento lento, spontaneo, neanche sapevano che si stavano muovendo, ma era come un’onda che avanzava e si ritirava e avanzava
per creare un tocco che desse sollievo.



Hoseok circondò il corpo di Yoongi con le sue braccia e ora i petti si toccavano ma lui era ancora vestito.
Si fermarono un attimo, incerti sul da farsi, come se avessero alle calcagna un incendio indomabile e dovevano decidere se farsi divorare e morire insieme
o fermarsi e sopravvivere.
Ma i vestiti del rosso volarono letteralmente via e le sue dita si trovarono tra quei capelli secchi e biondi mentre quelle del maggiore si liberarono
dei suoi pantaloni e boxer.
Presero fiato nel mentre di quella liberazione e decisero di morire insieme in un incendio che sapevano che loro aveva appiccato,
un incendio rosso come la Ferrari in quel box auto sotto di loro, rosso come i capelli di Hoseok che profumavano di frutti bosco
e limone mentre il naso del biondo ci affondava dentro e l’altro gli lasciava baci e morsi sulla sua spalla sinistra.
Non era la prima volta per loro, sapevano come funzionava, cosa i loro corpi volevano e come dovevano usarli, ma era la prima volta tra di loro e ad entrambi
sembrava tutto alla rovescia, non erano più sicuri di nulla, erano sicuri di tutto, erano in un vortice che li scombussolava e non potevano
fare nient’altro se non lasciarsi prendere dalle grinfie di quell’incessante vorticare.
I respiri morivano l’uno sulla pelle dell’altro e non c’erano brividi migliori da provare.
Le labbra piccole di Yoongi leccarono quei capezzoli e intanto prese l’erezione del suo sole nella su amano grande che per Hoseok sembrava nata per fare quello che stava facendo: pompare su e giù ritmicamente e dargli sollievo.
“Mhhh, Yoongi…più veloce”
E così fece mentre aveva la fronte appoggiata al suo petto e credeva di sentire il cuore del rosso esplodere mentre velocizzava i movimenti e sentiva quell’asta farsi più dura.
“Ah…ah…”
Sentiva la voce squillante del minore ansimare, il suo orifizio pulsare al ritmo di quegli ansimi come se loro due  fossero già una cosa sola,
come se Hosoek già stesse controllando quella parte del suo corpo e si sentì così pronto come mai lo era stato.
Si sentì in imbarazzo con sè stesso per volere essere riempito e non lo aveva mai pensato, non aveva mai pensato ad una cosa così volgare ma sì,
voleva il cazzo duro di Hoseok dentro di se, fino in fondo, sentirlo crescere e muovere.
“Ti prego…H-Hoseok…”
Yoongi aveva ormai rallentato i movimenti e il rosso capì, lo aveva sempre capito, anche quello, anche che lui lo voleva dentro, che lui sarebbe stato quello a possederlo, che lui sarebbe entrato dento Min Yoongi, che lui poteva farlo e voleva farlo.
“Okay, okay”
Gli rispose ansimante così felice di prendere il controllo, finalmente.
Yoongi si stese sulla pancia, alzò il sedere senza pudore, si poggiò sui gomiti e mise la testa tra le braccia.
“Sono tuo, Hoseok-ah, sono tuo”
Le cose che l’alcool poteva far dire erano…interessanti.
E sentiva la punta già contro le sue pareti e spalancò la bocca strozzando un gemito.
Non lo preparò neanche, ma lo leccò, lo leccò piano prima di inserirsi fin dove poteva, aspettando Yoongi che gli desse un segnale, qualcosa, e lo fece.
Gli si spinse contro e la testa di Hoseok fece uno scatto indietro.
“Cazzo” disse stretto tra i denti.
“Cazzo hyung”



Iniziò a muoversi, dentro, fuori, dentro e quando usciva era già famelico di rientraci anche se era passato solo un secondo,
ma non voleva stare un secondo senza quel calore, senza vedere Yoogni accoglierlo.
Lo sentiva gemere forte e quei versi profondi dovevano essere la cosa più erotica che aveva mai sentito.
Yoongi ogni tanto si muoveva di rimando, volendolo sentire più in profondità.
“Sì hyung, spingi sì…ah…”
Ora il rosso era fermo e il biondo si muoveva spasmodico contro di lui.
“Scopami Yoongi…s-scopami” sussurrò, e sapeva che forse l’altro non lo aveva sentito eppure continuava e sperava che tutto quello non finisse mai.
Yoongi si portò le mani tra i capelli, era un piacere quasi insopportabile, troppo per lui ma niente lo avrebbe fermato, niente.
Andarono avanti così, Yoongi sembrava succhiare l’energia attraverso Hoseok dentro di sé perché mai era stato così consapevole dei suoi muscoli
e di tutta la forza che avevano nel continuare a sbattere contro la durezza del rosso che lo lasciava fare, che gli diceva parole di incoraggiamento,
che lo avvinghiava con le unghie per la vita per aiutarlo nella penetrazione.
Era un movimento quasi compulsivo, ma insieme avevano un ritmo perfetto, creavano suoni bagnati dolcissimi.
Risuonò uno schiaffo sulla sua natica e venne sentendo una lacrima scendere sulla sua guancia oltre al liquido bianco sul blu notte del divano.
Ma il rosso continuava le spinte anche se più lentamente.
Vide il biondo rilassarsi di colpo e sporgendosi vide anche il seme bianco.
Anche lui stava per venire ed aumentò la velocità stringendo la vita di Yoongi per farlo stare fermo e avere stabilità.
“Vieni dentro di me Hoseok-ah…vieni…” gli disse, girando il volto sudato e rosso verso di lui.
Poi incrociò il suo sguardo, e il minore sentì davvero che poteva venire senza accorgersene.
“Guardami Yoongi, g-guardami…” ansimò, e gli occhi felini non si staccarono da quelli grandi di Hoseok che non appena vide la lingua del biondo leccarsi le labbra
venne dentro di lui.
Si accasciò sulla schiena pallida del biondo, ma si tenne su con le mani ai lati di quel corpo in cui ancora era dentro.
Si alzò piano, dopo aver ripreso un po' di fiato, ed uscì preparandosi a vedere il suo seme che usciva da quell’orifizio rosa e colare lungo le cosce del suo hyung.
Si abbassò e leccò per poi dire a Yoongi di girarsi e lui così fece.
Si mise su di lui e lo baciò facendosi assaggiare in quel bacio bagnato e sporco.
Le guance di Yoongi erano così rosse che sembrava avere la febbre.
Hoseok era sudato, gli tremavano le cosce anche per lo sforzo fatto tutta la giornata durante le prove.
Ma era così estasiato, che avrebbe quintuplicato il dolore se significava che poteva rifare tutto quello che aveva appena fatto.
Passarono molti minuti di silenzio che servirono ad entrambi di riprendere conoscenza perché si si sentivano come se si fossero depersonalizzati
e appena ritornati da un’esperienza sovrannaturale.



Era stato feroce e allo stesso tempo qualcosa che ti scioglie il sangue e ti fa liberare la mente.
Qualcosa che nessuno die due aveva mai provato durante il sesso. Hoseok era andato a prendere dell’acqua.
Yoongi prese la sua maglia e se la posò sulla sua intimità una volta seduto.
“Grazie” disse con la voce spezzata.
Il rosso si distese, poggiando la testa sulle gambe dopo avergli sorriso.
Scolò tutto il bicchiere d’acqua in un secondo e lo posò.
Il minore, con le labbra leggermente dischiuse, sembrava già assopito.
Aspettò che si addormentasse completamente per poi alzarsi tenendo la sua testa tra le mani e poggiarla delicatamente sul divano.
Lo guardò, e si disse che per lui ormai non c’era via di ritorno.
Che aveva dato tutto a quel sole, tutto di sè stesso ormai.
Non sentiva cose solo positive però.
Sentiva paura.
La paura che non avrebbe avuto niente di più dal rosso.
Dio, come era pessimista.
Titubante, cercò di prenderlo in braccio.
Al primo tentativo ci mise troppa poca forza.
Quando ci riprovò Hoseok fece un verso di opposizione, ma riuscì ad alzarlo e lo teneva in braccio come una principessa.
Era pesante anche se non sembrava.
Era anche una scena alquanto comica perché Yoongi quasi corse per portarlo sul letto e se non ci fosse stato sotto, ora il rosso sarebbe culo a terra.
Yoongi si poggiò con le mani sulle ginocchia e prese fiato.
Era distrutto.
Quasi scoppiò a ridere.
Poi, un sorriso apparse sul volto mentre guardava Hoseok rannicchiarsi e abbracciare un cuscino.
Voleva sentirsi così stanco per il resto della sua vita.  

 
   
 
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