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Autore: Akame28    24/10/2020    0 recensioni
Storia partecipante al contest “Canon compliant? I think not!” indetto da Maiko_chan sul forum di Efp.
[Spoiler episodio 24 della prima stagione dell'anime]
"Le urla degli spettatori gli inondano i timpani con una violenza tale che, a confronto, la palla che Shoyo ha preso in faccia sembra una cosa da niente, eppure si sente felice. Non avrebbe mai creduto che vincere assieme ai suoi compagni sarebbe stato così bello."
La Karasuno ha vinto la sua prima partita contro l'Aoba Johsai e sia Kageyama che Oikawa non riescono a crederci. Presi dalle forti emozioni scatenate dall'esito della partita, si renderanno conto che è importante sapere chi si ha accanto nei momenti difficili.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Karasuno Volleyball Club, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Storia partecipante al contest “Canon compliant? I think not!” sul forum di Efp

Parte Prima – “Vola”

 
La mano sudaticcia di Kindaichi non ha una presa proprio leggera e il suo sguardo inceneritore sembra dire tutto tranne “Bella partita”. Kageyama lo nota nel momento in cui deve fare un passo in avanti per salutare il componente della squadra dietro di lui e, ad essere sincero, si aspettava una reazione del genere (o quantomeno simile), pur avendo sperato nel buonsenso del giocatore dell’Aoba Johsai, dopo che lo aveva visto giocare. Si era accorto che era cambiato e che si sforzava di non essere più il tiranno solitario che tutti odiavano, vero? Tobio spera proprio di sì e che l’incazzatura sia dovuta solo all’esito della partita, alla quale, oh cavolo, ancora non riesce a credere.
Quando arriva ad Oikawa per poco non perde un battito e tenta in tutti i modi di non bloccarsi lungo la rete. L’alzatore lo squadra con un misto di sufficienza, rabbia e forse un pelino di frustrazione (d’altronde hanno perso, pure con la schiacciata di Hinata già predetta), che cerca di nascondere dietro ad un sorriso finto. Kageyama gli stringe la mano quel poco che basta, rimanendo impassibile.

Le gambe gli paiono fatte di gelatina mentre avanza con il braccio dolente a mezz’aria e le dita che afferrano a malapena il polso degli altri, senza parlare delle gocce di sudore che gli imperlano la fronte e gli offuscano la vista man mano che scendono lungo la pelle e i brividi gli si moltiplicano. Le urla degli spettatori gli inondano i timpani con una violenza tale che, a confronto, la palla che Shoyo ha preso in faccia sembra una cosa da niente, eppure si sente felice. Non avrebbe mai creduto che vincere assieme ai suoi compagni sarebbe stato così bello.
«Abbiamo vinto!». Nishinoya gli piomba alle spalle e per poco non perde l’equilibrio per la sorpresa, con Tanaka che li raggiunge e gli molla una pacca sulla spalla. «Siamo stati fantastici, eh?».
«Kageyama!». Hinata gli si para davanti con gli stessi occhi luccicanti che avrebbe un bambino alla vista della coppetta del gelato. «Ce l’abbiamo fatta! Visto come la palla ha fatto bam quando l’hanno presa e Nishinoya ha fatto woosh per non farla cadere, anche se avevamo sbagliato?» dice, agitando le braccia e imitando i movimenti del compagno poco dietro di lui. Tobio si lascia sfuggire un sorriso sulle labbra, ma torna serio non appena si accorge di essersi concesso una cosa simile; troppo tardi, le pupille di Hinata si dilatano un poco di più.
«Ka-Kageyama-».
«Oi, non state lì, dobbiamo sgomberare il campo!». Daichi li richiama, vicino alla porta della palestra con Sugawara accanto. Vuoi che lo dice a metà tra il serio e l’irritato, vuoi che dovevano, in effetti, andarsene e pure in fretta (può vedere delle occhiate non proprio carine rivolte dagli arbitri), tutti loro ammutoliscono e lo raggiungono.
«Abbiamo fatto una buona partita, Kageyama-kun» gli dice Sugawara, e gli poggia una mano sulla spalla mentre gli sorride. «Tu e Hinata siete stati fantastici, anche se l’ultima palla l’hanno intercettata come se nulla fosse».
«Ah…». Kageyama porta lo sguardo verso il pavimento lucido. «Scusa».
«Ah, scusa tu, il mio non voleva essere un rimprovero; intendevo dire che l’importante è stata la partita in sé, non i restanti dieci minuti». Si gira a guardare davanti a sé. «Godiamoci la vittoria». Si allontana da lui, verso la borsa posta vicino a quella di Asahi, il quale gli alza il pollice nel momento in cui Tobio incontra il suo sguardo. Fa un cenno con il capo, e sente le sue labbra incresparsi in un lieve sorriso.

«Grazie». Kageyama smette di comprimere l’asciugamano e l’accappatoio intrisi d’acqua nella borsa (cosa non molto congeniale a lui, ma allo stesso tempo inevitabile), e si volta a guardare Hinata. «Mhn?».
«Per aver alzato l’ultima palla per me. Anche se poi abbiamo rischiato di perdere. Grazie». Sta guardando il suo piede disegnare cerchi invisibili sulle piastrelle bagnate, con i capelli che gli ricoprono gli occhi; pare un bambino delle elementari, con quella voce mezza udibile e mezza no. Tobio non sa se essere stupito o intenerito dalla scena, e, rosso in viso, cerca di aprire la bocca e dire qualcosa (qualsiasi cosa) che lo tolga da quel momento di imbarazzo. La chiude. La riapre.
«No. Grazie a te. Per- averla schiacciata». Si sente teso come la rete della pallavolo e nemmeno sa bene il perché e questa cosa lo irrita e lo fa impazzire allo stesso tempo; però poi Hinata alza la testa e lo vede sorridere con quel suo sguardo infantile che tanto lo caratterizza e Kageyama sente di aver perso un battito. Dura qualche nanosecondo, se non di meno, ma percepisce il tum nella cassa toracica rimbombargli fin dentro le ossa, per poi affievolirsi fino a tornare quasi normale allo stesso modo della palla che viene schiacciata e batte contro il pavimento con quel tonfo che tanto ama, per poi ritoccarlo una, due, tre volte sempre con meno forza e sempre più velocemente.
E anche Hinata è arrossito, sì, ora lo vede bene, con i ciuffi rossi che gli hanno lasciato libero il viso. «O-ora vado a prendere una bottiglia d’acqua. Un’altra. Ti aspetto fuori» dice, e si dilegua prima che possa realizzare di essere rimasto solo nella stanza. Si rimette al lavoro con una mano cha a preso a tremargli dal’emozione, mentre una parte di lui pensa che, in fondo, non gli sarebbe dispiaciuto se si fosse trattenuto lì con lui; l’altra sta ancora realizzando quanto le loro labbra siano state vicine.
   
 
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