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Autore: Calime    25/10/2020    1 recensioni
[Modern!AU + Age gap]
1) Quel party che Ade voleva snobbare - Se avesse avuto parecchi anni di meno – magari fosse stato un suo coetaneo –, Ade sarebbe arrossito per la vergogna di essere stato smascherato.
7) Il segno - C’era di mezzo una donna. Ade aveva una donna, per forza.
11) Waiting for Superman - «Senti, facciamo così: ti accompagno io a casa» le propose.
12) Distrazioni - Certo, poteva anche esserselo sognato – e solo gli dèi sapevano quanto e cosa, come, chi, sognasse ogni notte –, eppure ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
20) Più prezioso dell'oro - «Non vi pagheranno il riscatto» mormorò, poi, mettendo in chiaro quello che, probabilmente, sapeva bene anche lui.
23) Una giovane e impulsiva stagista - Ade alzò un angolo delle labbra, divertito. «Non risale alla scorsa settimana la tua ultima ramanzina?»
24) Insonnia - «È ancora presto»
25) Popolarità - Fu un gemito strozzato e Persefone alzò gli occhi su Ade, allarmata.
26) Creare la giusta atmosfera - «Così è troppo semplice» sbuffò.
Raccolta di storie scritte per l'iniziativa del Looktober 2020 di LandeDiFandom.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Looktober 2020'
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Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 25. Crossdressing








22. Photoshooting




«Tu… Hai fatto cosa?»
Il tono di voce di Ade si era alzato di almeno un’ottava. Persefone se ne stupì, data la calma che sempre lo caratterizzava, e, al contempo, ne sorrise appena. Sapeva che le si sarebbe opposto, ma l’idea di indossare per una volta i panni dell’uomo la intrigava, così come era curiosa di vedere camminare suo marito su un paio di tacchi.
«Ho accettato di farci fotografare» ripeté lei. «È per una buona causa! Una campagna di sensibilizzazione. E non ci costa nulla» tentò di farlo ragionare, poi. «Cos’è che ti turba tanto? Indossare una gonna?»
Ade sbiancò e si passò una mano sul volto. «E tutto il resto» ammise. «E le foto che appariranno in tutti i giornali, in tutti i cartelloni della città. Chi li sentirà quei pettegoli dei miei colleghi? E i clienti! Ne va della mia serietà e della reputazione della compagnia».
Persefone roteò gli occhi al cielo, pragmatica. «Zeus ha detto che va bene e che parteciperà anche lui».
«Zeus ha accettato perché c’è Ganimede dietro tutta questa storia». E, anche, perché era il fratello più scavezzacollo tra lui e Poseidone.
Lei sbuffò: «Qualunque sia il motivo, se è lui a metterci la faccia, perché non puoi farlo anche tu?»
Ade mugugnò qualcosa che non riuscì a capire, sebbene la sua espressione parlasse da sé: sfregò gli occhi chiusi con pollice e indice, aggrottò la fronte e stirò le labbra in una linea sottile.
«I clienti non sono tutti dei vecchi bigotti e, in caso contrario, meglio perderli che trovarli». Persefone sventolò una mano in aria come a scacciare una mosca. «Ci sarò io con te. Posso aiutarti a vestirti e truccarti, se ti imbarazza tanto avere un estraneo intorno» tornò alla carica.
Ade non era per nulla convinto. Appoggiava quelle tipologie di iniziativa ed erano anni che la compagnia di famiglia si presentava alla parata del gay pride con un carro allegorico, ma… Lui, allergico a qualsiasi occasione in cui gli occhi di tutti sarebbero stati puntati su di sé, rappresentava la persona sbagliata a cui chiedere un tipo di aiuto diverso da un mero assegno.
«Tesoro». Persefone gli incorniciò il viso tra le mani per farsi guardare. «Chi l’ha detto che devi farti vedere in volto?» Ammiccò con un piccolo sorriso.

***

Persefone pettinò con le dita la frangia sbarazzina della parrucca davanti allo specchio. Avrebbe potuto tenere i capelli lunghi, sciolti o acconciati, ma non aveva voluto rinunciare a quel taglio maschile che le stava divinamente e si abbinava perfettamente a ciò che indossava.
Alla fine, era riuscita a convincere Ade, seppure, prima di arrivare sul set, non fosse stata del tutto certa che lui potesse negarsi davvero all’obiettivo della fotocamera. Per fortuna, fotografo e assistenti avevano acconsentito alla richiesta. Grazie alla loro professionalità, Ade si era sentito meno in imbarazzo di quanto avesse previsto. Nessuno aveva riso nel vederlo in gonna, anfibi, crop top e chiodo di pelle, né quando il fotografo lo riprese un paio di volte per la rigidezza della postura.
Ade sembrò letteralmente un manico di scopa. Odiva essere fotografato e a malapena tollerava stare al centro dell’attenzione quando il lavoro lo richiedeva. Non ce l’avrebbe fatta, nonostante avesse superato lo scoglio degli indumenti femminili – che, sorprendentemente, non erano fastidiosi come aveva immaginato, ma stavano giusti, su misura, come uno dei suoi completi. Anche il tacco era abbastanza comodo: nessuno l’aveva obbligato a indossarne un paio a spillo.
Cosa avesse fatto di buono nella sua vita passata, o in quella, per meritarsi Persefone, era una delle domande a cui sarebbe stato impossibile trovare risposta.
«Ade» l’aveva chiamato lei in un sussurro. «Guardami», e lui l’aveva fatto. «Se non te la senti, possiamo finirla qui, va bene? Mi dispiace averti coinvolto».
Ade aveva sospirato e negato con un cenno. «No. Va tutto bene».
Persefone gli aveva accarezzato una guancia e lui, tranquillizzato dalla sua presenza, si concesse un momento per osservarla. Mentre si cambiavano, non aveva prestato la dovuta attenzione a lei: il volto truccato per sottolinearle gli zigomi e la mandibola, la parrucca corta, la camicia a quadri che usava come giacca e i jeans larghi e strappati le donava un’aria da ragazzino scapestrato, risaltando così quel tratto del suo carattere che la femminilità addolciva.
Dopo quell’intervento, il fotografo non ebbe più nulla da ridire, soltanto da far sentire e, infatti, il rumore della macchina fotografica riempì le loro orecchie per parecchi minuti, inducendo Ade a chiedersi se dovessero pubblicare un intero album con le loro foto.
«È stato divertente» commentò Persefone, lasciando perdere la propria vanità per raggiungerlo.
Anche Ade, seduto alla toeletta, stava osservando il proprio riflesso allo specchio, molto più a proprio agio di quanto non lo fosse all’inizio: Persefone era stata brava nello scegliere un trucco dai toni dark che non l’avevano disturbato.
«Stai bene con il make-up». Lei parve leggergli nel pensiero, mentre si accomodava sulle sue gambe.
La risata nervosa di Ade morì con un sussulto, quando le mani di sua moglie scivolarono dalle spalle al petto, soffermandosi a giocare con le unghie sulla pelle nuda tra il top e la gonna a vita alta.
«Tutto merito della mia truccatrice» disse con un mezzo sorriso.
«Allora dovremmo ringraziarla». Persefone replicò con la stessa malizia e allacciò le braccia attorno al suo collo.







   
 
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