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Autore: Artemys22    25/10/2020    2 recensioni
Il viso di Vanya si gelò in un grido senza fiato e sena voce.
(Ricorda-)
Era andato.
E improvvisamente non riusciva più a ricordare per quale motivo si sentisse così sconvolta. Non era del tutto sicura di cosa stesse facendo lì, comunque - seduta in un angolo buio, tutta sola?
Confusa, Vanya si rimise sulle sue gambe tremolanti. Aveva camminato nel sonno?
L'aria sapeva di fulmine. Come di elettricità.
Che strano.
//L'esistenza di Cinque è essa stessa un paradosso; il tempo si deve sistemare in qualche modo.
Solo poche cose sono certe nell'universo, e una di queste è che i frateli Hargreeves non possono prendersi una pausa.
In questa versione gli Hargreeves tornano nel 2019 da Dallas, ma non c'è nessuna Sparrow Academy; trovano le cose esattamente come le hanno lasciate. Beh, più o meno. Si vedrà...
Genere: Angst, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Diego Hargreeves / Kraken / Numero 2, Five, Klaus Hargreeves / Medium / Numero 4, Vanya Hargreeves / Violino Bianco / Numero 7
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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La famiglia prima di tutto.


 

“Devo avvertirvi” disse Herb. “Potremmo non essere capaci di accedere a queste memorie, non importa quanto ci impegniamo. Queste persone sono state completamente eliminate dall'esistenza.”

“Dovremmo iniziare ricapitolando le nostre storie” decise Allison. “Nel senso, non siamo stati coinvolti negli affari della Commissione fino alla prima volta che abbiamo cercato di fermare l'Apocalisse.”

“Hazel e Cha-Cha” annuì Diego.

“Già. Quindi se ripercorriamo gli eventi che sono avvenuti dovremmo essere in grado di trovare dei buchi nella storia” continuò lei, incoraggiata. “Possiamo iniziare a riempire i vuoti.”

“È una buona idea” annuì Herb tirando fuori un piccolo blocco appunti e una penna.

“D'accordo” sospirò Luther. “Ci siamo ritrovati tutti qui perché papà era morto, giusto?”

Ricevette piccoli cenni d'assenso.

“Abbiamo fatto il funerale. Io e Diego ci siamo azzuffati.”

Diego fece spallucce. “Colpa tua.”

Luther strinse gli occhi ma si morse la lingua e decise di ignorare la provocazione. Ad un buon buon leader serve pazienza e temperamento. Qualcosa su cui doveva lavorare.

“C'è stata una sparatoria al Griddy's” improvvisamente Diego saltò su dalla sedia. “Un gruppo di tizi morti pagati dalla Commissione. Ma cosa stavano facendo là?”

Cadde il silenzio.

“Dovevano stare inseguendo qualcuno” si accigliò Luther. “Sono morti tutti. Qualcuno li ha uccisi.”

Ma chi? Aveva come la sensazione che avrebbe dovuto saperlo.

“Molto bene” espirò Herb scrivendo sul suo blocco. “Abbiamo il nostro primo buco nella trama.”

Questo disturbò chiaramente tutti nella stanza. Luther odiava il pensiero che i suoi ricordi fossero stati manomessi a quel modo. Odiava il fatto che non importava quanto sforzasse la sua mente, c'era uno spazio vuoto che non poteva riempire.

Klaus si schiarì la voce. “Uhm, io ero andato in questo posto per chiedere in giro di un occhio di vetro. Dovevo rintracciare il suo proprietario, perché doveva essere importante per fermare l'apocalisse. È venuto fuori che non era nemmeno stato ancora costruito, perciò...”

“Doveva essere?” Luther borbottò fra sé e sé. “Veniva dal futuro, lo tenevo in mano da morto, ma non sono esattamente sicuro di come faccio a saperlo.”

Alzò la testa. “Come facevamo ad avere quell'occhio?”

Una cupa sensazione si annidò nel suo petto quando realizzò che nessuno aveva una risposta.

“Ce lo abbiamo ancora?” chiese Vanya cautamente, ma Klaus scosse la testa.

“Sono abbastanza sicuro che sia stato distrutto. Anche se non ricordo come.”

Herb scriveva come un maniaco e Diego si piegò curioso verso di lui per leggere da sopra la sua spalla.

“Pensiamo che abbiamo avuto l'occhio da una persona che è stata cancellata?” rifletté Allison. “Un agente della Commissione?”

“Mi fa male la testa” disse Klaus.

“È normale” gli rispose Herb con stanchezza. “Il tuo cervello protesta il fatto che stai cercando di pensare a qualcosa a cui è essenzialmente impossibile pensare.”

“Okay, okay” Diego agitò la mani impazientemente. “Quindi, questo significherebbe che eravamo in contatto con un agente della Commissione e che cosa… abbiamo stretto un'alleanza o qualcosa?”

Luther soffiò, “Sembra improbabile. Senza offesa, Herb.”

“Nessuna offesa” lo rassicurò. “Ma devo dissentire. Dal mio punto di vista, sembra una conclusione piuttosto logica. A meno che non abbiate ricevuto l'occhio dall'agente per sbaglio.”

“Perché un agente della Commissione avrebbe dovuto avere l'occhio, tanto per cominciare?” Vanya si unì alla conversazione dopo essere rimasta in silenzio e pensierosa per un lungo tempo. “Voglio dire, voi eravate molto pro apocalisse, giusto? L'occhio era un indizio per fermarla.”

“Questo è un ottimo punto” fece Allison voltandosi verso Herb. “È possibile che questo agente facesse il doppio gioco?”

“Per me ha senso” osservò Luther. “Non vedo perché qualcuno dovrebbe volere che il mondo finisca.”

Herb rimase pensieroso. “È possibile, sì. Forse avete ragione.”

“Quindi una delle nostre persone cancellate è un agente imbroglione” annuì Allison. “Grandioso.”

“E poi ho iniziato a investigare sulla sparatoria con…” gli occhi di Diego si offuscarono un poco. “Patch.” Si schiarì la gola.

“Io ho conosciuto Leonard” aggiunse Vanya, il tono algido. “Scusate, Harold.”

“Quel ragazzo era uno stronzo” bisbigliò Klaus in accordo.

“Che mi dite della sparatoria al Grimbel Brothers?” interrogò Diego improvvisamente. “Quelli erano Hazel e Cha-Cha.”

“Deve essere stato di nuovo l'agente doppiogiochista” mormorò Herb appuntandoselo. “Si davano molto da fare, chiunque fossero.”

“Potrebbe essere che questo agente fosse lo stesso che ci ha avvisati dell'apocalisse all'inizio?” meditò Allison ricevendo per lo più mormorii affermativi in risposta.

“È molto probabile” ammise Herb. “Gli incarichi di Hazel e Cha-Cha sono stati eliminati dalle anomalie. Così come migliaia di altri rapporti dal nostro database.”

“Allora perché Hazel e Cha-Cha erano venuti qui?” chiese Luther facendo crollare il silenzio. “All'Accademia?”

“Forse pensavano che fossimo colpevoli per associazione?” suggerì Vanya.

“La Commissione non opera in questo modo” intervenne Herb. “Dovevano aver pensato che l'agente traditore fosse qui. Il che era assai probabile, dato che sembra che lavoraste insieme.”

“Beh, non lo avevano trovato, così avevano preso me al suo posto” annunciò Klaus ricordando di quando fu rapito dai due assassini. “Mi hanno torturato. Non ricordo nemmeno cosa volessero.”

Fece accapponare la pelle di Luther il pensiero di ciò che era successo al fratello, e che nessuno lo aveva nemmeno notato. Klaus aveva la tendenza a sparire per giorni, ma non scusava il fatto che lo avessero tutti deluso. Luther avrebbe dovuto prestare più attenzione. Avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava.

Aveva giurato che non avrebbe mai deluso così nessuno della sua famiglia.

“La tua amica” Klaus guardò Diego, “era venuta a salvarmi. Sono strisciato fuori dai condotti dell'aria. Ho preso la valigietta di Hazel e Cha-Cha.”

Aveva uno sguardo vuoto negli occhi verdi mentre fissava un punto lontano. Luther sapeva che era tormentato dai fantasmi del suo passato, più di tutti loro, e spesso lo dimenticava.

“Mi ha portato alla guerra del Vietnam, dove ho incontrato Dave. Dieci mesi dopo sono tornato” Klaus alzò le spalle, la vice più disinvolta del solito. “Ho distrutto la valigetta e… beh, casa dolce casa.”

“Sì, dopo di che io e lui siamo andati a prenderci una piccola vendetta e abbiamo cercato di assaltare Hazel e Cha-Cha” proseguì Diego. I suoi occhi erano ancora fissi su Klaus, ma c'era uno sguardo comprensivo in essi.

“Un momento” mormorò Luther. “È per questo che avete rovinato il nostro incontro con Hazel e Cha-Cha.”

“Nostro?” ripeté Allison.

“Sì, ero con qualcuno” constatò. “Doveva essere l'agente che abbiamo dimenticato.”

“Sono confuso” Klaus si intromise all'improvviso agitando una mano. “Tutto quello che abbiamo è questo personaggio di agente delinquente, ma non hai detto che più persone della Commissione sono state cancellate dalla linea temporale?”

“È corretto” Herb si sistemò gli occhiali sul naso. “Le anomalie sono troppo gravi per essere state causate da un solo agente.”

Si schiarì la gola per poi tornare a Luther. “Perché avevate organizzato l'incontro?”

Luther sospirò appoggiandosi sulla sedia. “Io, ehm. Non ne sono sicuro.”

“Non ricordi proprio niente?”

D'un tratto un lampo di dolore attraversò la testa di Luther, così violento e inaspettato che quasi vomitò. Fu come se un proiettile gli fosse stato sparato dritto nel cervello. Un gemito sorpreso evase le sue labbra e, in preda a un panico frenetico, si rese conto che la sua vista si stava offuscando.

Qualcuno gli toccò la spalla. La voce di Allison stava urlando qualcosa, ma era come se la sentisse da sott'acqua. O dal fondo di un pozzo.

“Sto bene, sto bene” farfugliò infine spingendo via le mani tremolanti.

“Cosa diavolo era quello?” ansimò Diego, gli occhi pieni di adrenalina.

Herb deglutì nervosamente. “Credo che stiate iniziando a risentire degli effetti del paradosso.”

“Sentiti libero di approfondire” Vanya alzò il mento suonando più esigente del solito.

“Io ho sofferto della sua influenza da quando è iniziato l'incubo” ammise Herb, “Il vostro cervello non riesce a gestire lo stress. È comprensibile. Nel peggiore dei casi, potrebbe portare a un'emorragia cerebrale.”

A Luther si gelò il sangue nelle vene. Il dolore era svanito così come era apparso – sicuramente non era così grave.

“Comunque possiamo trarre una conclusione da questo” annunciò Herb cercando di deviare la loro attenzione lontano dal fatto che sarebbero potuti morire investigando più a fondo. “Qualcun altro che è stato eliminato era qui. Il tuo piccolo episodio lo dimostra.”

“Aspetta, questo è un progresso” annuì Klaus cercando di sembrare rincuorato.

Herb sospirò. “Sospettavamo già che uno dei nostri esecutivi fosse stato cancellato. Troppi rapporti completi che dovevano riportare una firma non erano siglati.”

“Pensi che l'agente criminale abbia organizzato l'incontro per mettersi in contatto con un esecutivo?” domandò Allison. “Un esecutivo che è stato anche cancellato?”

“È precisamente ciò a cui sto pensando” Herb annuì un paio di volte con più energia, la sua penna ondeggiava aggressivamente mentre riportava i loro progressi. “Questo è buono. Continuiamo.”

“Aspetta” ringhiò Diego. “Vuoi che continuiamo anche se potrebbe portarci a… a…” indicò Luther, ma sembrò aver dimenticato la parola.

“Un'emorragia cerebrale?” Vanya finì la frase per lui e Diego annuì furiosamente.

“Nel peggiore dei casi” si affrettò a dire Herb. “Non preoccuparti, non lascerò che succeda. Ma devo avvisarvi di potenziali episodi. Emicranie del maggior calibro.”

“Sei sicuro?” Diego si avvicinò di un passo, sembrando leggermente minaccioso. Herb deglutì.

“Sono sicuro.”

“L'agente fuggitivo deve averci portato anche le informazioni su Harold Jenkins” mormorò Allison. “È l'unico modo.”

“Anche Cha-Cha ha molti vuoti di memoria” fece Herb. “Ordini che non ricordava di aver mai ricevuto.”

Sospirò piegandosi per stropicciarsi gli occhi. “Il numero di paradossi è assurdo.”

Diego si chinò verso di lui per dargli una pacca sulla spalla. “Dai, Herbie. Lo scopriremo. Abbiamo già un agente fuggitivo e un esecutivo che sappiamo essere esistiti. Ce ne sono altri?”

“Probabilmente, almeno tre” ammise Herb.

“Quindi dobbiamo solo identificare l'ultimo.”

Allison annuì lentamente. “Io e Diego eravamo andati a controllare casa di Harold. Qualcosa ci aveva fatti uscire, ma non ricordo cosa.”

Sembrava che anche Diego non ne avesse idea.

“Lo segnerò come un altro punto interrogativo” disse Herb.

“Dopo sono stato arrestato” puntualizzò Diego. “E Allison ha guidato fino al nascondiglio di Harold, e…”

La stanza cadde nel silenzio.

Il volto di Vanya si volse al pavimento. Una famigliare ondata di rabbia attraversò il cuore di Luther, ma sapeva che era fuori luogo.

“Sappiamo cos'è successo” sospirò Klaus. “Abbiamo cercato di fermare Vanya dal fare esplodere il mondo, ma abbiamo fallito. Abbiamo viaggiato nel tempo fino agli anni '60 per darci il tempo di sistemare le cose.”

“Di chi era stata l'idea comunque?” rise Luther in un soffio.

“Non ci stiamo facendo la domanda giusta” osservò Allison. “Come abbiamo viaggiato nel tempo?”

“Avremo usato una valigetta, no?” Diego fece spallucce. “Il fuggitivo doveva averne una. L'ha usata per portarci, giusto?”

“Ma perché ci ha sparpagliati per la linea temporale?” domandò Luther. “Voglio dire, la valigetta che abbiamo usato per tornare qui ha funzionato beissimo.”

“Ottima domanda” disse Herb. “È possibile che la valigetta avesse subito dei malfunzionamenti in qualche modo.”

Da quel momento in poi, rimasero perplessi.

“Prendiamoci una pausa” brontolò Luther.

Nessuno protestò.

 

____________________

 

Vanya sospirò, le gambe le parvero pesanti mentre camminava verso la stanza di Luther. Era passata un'ora da quando avevano concordato per una pausa, ed era ora di riunirsi.

Era a cinque passi dalla vecchia stanza di Ben, stava per imboccare le scale lì accanto, quando qualcosa la bloccò lungo il cammino.

 Cos'è?

 Perché mi sono fermata?

Vanya deglutì, il suo sguardo si aggirava minaccioso.

Aveva… una sensazione.

Voltandosi lentamente per guardare alla sua destra, vide una porta. Era lì, davanti ai suoi occhi, chiaro some il sole.

Ma era certa che non fosse lì prima.

Vanya prese un respiro profondo, posizionando cautamente la sua mano sulla maniglia. Fiocchi di polvere le macchiarono il palmo quando la girò.

Non successe niete. La porta emise un forte scricchioliò, ma non si mosse. Per un breve momento Vanya si chiese se non avesse dovuto usare i suoi poteri per forzare l'apertura di quella dannata porta.

C'era qualcosa di importante dietro quella porta. Lo sapeva.

“Vanya?”

Fu sorpresa dalla voce di Luther che la chiamava. Era spuntato da dietro l'angolo e ora la stava fissando.

Vanya sbatté rapidamente gli occhi tornando a guardare la porta misteriosa.

Il suo cuore affondò come un sacco di sassi.

 Dov'è andata?

Non c'era nessuna porta. Nessuna maniglia impolverata. Niente.

C'era invece una carta da parati ammuffita a ricoprire il muro. Uno degli angoli era leggermente strappato.

“Cosa…” mormorò muovendo alcuni passi scioccati all'indietro.

Stava sognando?

Era un qualche sogno particolarmente elaborato?

 Sto impazzendo?

Deglutì, poi lanciò un'occhiata a Luther i cui occhi non l'avevano lasciata. Non sembrava confuso però – più pensieroso.

“Scusa, stavo solo...” Vanya cercò le parole giuste. “Stavo solo…”

“L'hai vista anche tu, non è vero?” la interruppe. “La porta?”

Oh, grazie a Dio.

Non era pazza.

“Sì” bisbigliò Vanya. “Ma ora è sparita.”

“Stanno succedendo cose strane in questa casa” disse Luther sottovoce. “Posso solo immaginare che abbia a che fare con il disfacimento della linea temporale.”

“Ma non capisco” mormorò Vanya. “Perché una qualunque porta in casa nostra dovrebbe essere connessa con la sparizione degli agenti della Commissione?”

“Non lo so” confessò Luther avvicinandosi. “Ma lo scopriremo. Torniamo di sotto.”

“Sì.”

Vanya si allontanò dal muro ed entrambi tornarono nel corridoio. Passarono dalla stanza di Allison, e si sorprese di vedere che sua sorella fosse in effetti all'interno.

Era circondata da file sparpagliati, le sopracciglia aggrottate in un'espressione concentrata.

Luther si fermò e l'avvertì bussando sulla porta aperta per annunciare la loro presenza.

“Stavamo tornando di sotto” disse dolcemente. Vanya non poté ignorare una sensazione tiepida per il modo in cui la voce rigida di Luther si addolciva quando parlava ad Allison.

Teneva così tanto a lei.

Allison alzò la testa, risvegliata dai suoi pensieri. “Oh. Sì, arrivo tra un minuto. Voi ragazzi andate avanti.”

Luther annuì e andò avanti, ma Vanya si sentì curiosa. Fece qualche passo dentro la stanza sedendosi accanto al letto di Allison. Il fatto che non stesse cercando di scacciarla via le diede abbastanza fiducia per rimanere.

“Cosa stai guardando?”

Allison aveva usato un evidenziatore giallo per risaltare certe frasi sul rapporto.

“Solo cose che non hanno senso, credo” fece spallucce. “Pensavo che forse si sarebbero rivelate utili quando avremo cercato di unire i punti.”

Vanya annuì, gli occhi si aggiravano fra gli appunti della donna. Quello era sull'incidente del Titanc.

Si accigliò.

… Prestare particolare attenzione ai cinque uomini che suoneranno sul ponte quando affonerà la nave. Non dovranno essere toccati.

Allison aveva usato una penna rossa per sottolineare la parola 'cinque'.

“Cinque” sussurrò Vanya, la parola riecheggiava nella sua mente in un modo che non si sarebbe aspettata. Quel numero voleva dire qualcosa.

Si schiarì la voce. “Uhm, Allison?”

“Hm?” la sorella alzò la testa.

“Perché hai usato il rosso per evidenziare questo?”

Vanya colpì il foglio con il dito, guardandola interrogativamente. Allison aggrottò la fronte facendo schioccare la lingua.

“Io...” iniziò. “Sinceramente non ne sono sicura. Forse ho pensato che il numero di musicisti fosse importante.”

Allison, tuttavia, parve visibilmente turbata.

“Allison” sussurrò Vanya. “Nel mio sogno, ero nell'apocalisse.”

Sua sorella sembrò congelarsi, appoggiando lentamente la penna. Stava ascoltando.

“C'era un giornale” continò, le lacrime iniziavano a riempirle gli occhi. “Provavo a leggerlo, ma tutte le parole erano ridotte in poltiglia.”

“Sì, sono piuttosto sicura che non si possa leggere nei sogni” fece notare Allison con gentilezza.

Vanya scosse la testa. “No, io… io ho guardato alcune pagine più avanti e ho realizzato che potevo leggere la pagina cinque.”

Allison si accigliò, gli occhi si spostarono sulla parola brillante ed evidenziata che ostentava il foglio.

“Okay” disse lentamente riportando lo sguardo su di lei. “Cosa diceva?”

“Ricorda” disse Vanya piano, e chiuse gli occhi. Poteva vederlo davanti a lei, chiaro come il sole. “C'erano cinque righe di testo. E in ogni riga la parola ricorda era scritta cinque volte.”

Allison ritrasse un respiro tagliente. “Okay. Comincio a vedere lo schema.”

Vanya annuì rapidamente. “Sappiamo tutti che non abbiamo mai avuto un Numero Cinque in famiglia. Papà l'ha lasciato fuori. Klaus pensava che fosse per superstizione. Ma…” deglutì, il cuore galoppava come un cavallo da corsa nel petto. “E se non lo fosse? E se noi avessimo un Numero Cinque?”

 

____________________

 

“È come un arto fantasma” spiegò Vanya. Allison stava proprio dietro di lei mentre appoggiava una mano sulla maniglia aprendo la porta scricchiolante.

La stanza era buia. Nessuno aveva cambiato la lampadina. Non era più stata usata molto per alcunché, la luce dall'esterno disegnava ombre tutt'intorno.

“Un arto fantasma?” ripeté piano Allison. “Cosa intendi?”

“È comune in guerra” Vanya si schiarì la voce. “Gli amputati hanno la sensazione di avere un prurito che non possono grattare via, o un dolore che semplicemente non può esserci.”

“Okay.”

“L'arto mancante è così importante che il cervello agisce come se fosse ancora lì” continuò voltandosi a guardare Allison.

“Credi che il nostro subconscio stia cercando di dirci cosa manca” dichiarò lentamente, annuendo pensierosa.

“Forse” Vanya fece spallucce. “Cioè, potrei sbagliarmi, ma… se avessimo avuto un altro fratello che è stato cancellato come gli operativi della Commissione?”

“Non è impossibile, suppongo” Allison sospirò incrociando le braccia. “Ma non lo so, Vanya. Solo il numero cinque? Potrebbe voler dire qualsiasi cosa.”

“È una bella coincidenza però, non credi?” alzò le sopracciglia. “Che non abbiamo un Numero Cinque in famiglia.”

“Il numero significa qualcosa, sono d'accordo” disse Allison fermamente. “Ma non possiamo essere certi di cosa.”

“Ma-”

"Voglio dire, un settimo fratello?” sgranò gli occhi. “Sono abbastanza sicura che più cose non tornerebbero. Avrebbero fatto parte di tutto questo. Ma dove si ineriscono?”

Vanya si guardò intorno, gli occhi sfiorarono ancora l'angolo più lontano, indugiando sul telefono, poi tornarono sul volto preoccupato della sorella.

“Già” accettò la sconfitta. “Forse hai ragione.”

 

____________________

 

Cinque alzò lentamente le palpebre. Delle ombre danzavano sui muri della piccola e angusta stanza. Sbatté gli occhi alcune volte per abituarsi alla luce, mettendosi a sedere con lentezza.

Conosceva questa stanza. Qui era dove… dove era stato cancellato. Qui era dov'era scomparso. Dove Vanya lo aveva implorato di restare, ma non aveva potuto.

Cos'era successo dopo?

Cinque non riusciva a ricordare. Aveva galleggiato nell'oscurità, come un pezzo di legno alla deriva nel mezzo dell'oceano.

Era almeno cosciente?

Non sarebbe dovuto essere possibile.

Lui avrebbe dovuto… non sarebbe dovuto esistere.

Con lentezza, i movimenti affaticati, Cinque si alzò.

Deglutendo incespicò fino alla porta. Poteva uscire?

La maniglia era fredda come ghiaccio sotto il suo tocco. La porta non si spostò. Grugnendo, spinse di più.

Niente.

Attingendo ai suoi poteri cercò di saltare dall'altra parte.

Quando le sue cellule si riordinarono fra gli atomi, la sua mente si gelò dal terrore.

Non c'era niente dall'altra parte. Assolutamente niente. Un vuoto, un abisso talmente vasto che il suo cuore si rifiutò di battere per due buoni secondi.

Ansimante, Cinque tornò nella camera, inciampando all'indietro. Cadde.

(Non posso uscire.)

Terrorizzato, fissò la porta aspettandosi che quella terribile materia oscura lo ingoiasse filtrando all'interno attraverso la crepa nella porta.

Ma non successe niente. Si sedette lì, in iperventilazione, il respiro si bloccava nella gola e la chiudeva in modo che non potesse inspirare abbastanza aria.

 Come faccio ad avere aria? Pensò istericamente.

 (Perché sono qui?)

Questa stanza non avrebbe dovuto essere lì.

Lui non avrebbe dovuto essere lì.

Cinque si era sempre sentito orgoglioso di essere un tipo razionale, in ogni situazione. Sapeva qual'era l'obbiettivo, si atteneva al compito, era determinato.

Ma ora la sua mente si stava sgretolando. Paura, panico, confusione stravolgevano i suoi pensieri.

Non riusciva a respirare lì. Non riusciva a pensare.

Doveva uscire.

 (Non posso uscire.)

Gli occhi di Cinque saettarono rapidi da una parte all'altra della stanza finché non finirono sul -

Il telefono. Il telefono che aveva usato per chiamare Vanya e Klaus.

Si affrettò freneticamente verso di esso. Cinque inspirò sibilando in cerca di aria, le mani tremavano a tal punto che la cornetta gli sfuggì quasi di mano.

 (Per favore. Non posso uscire.)

Non ci fu niente se non il silenzio dal telefono. Nessuna suoneria, nessun niente. Un singhiozzo frustrato gli sfuggì dalle labbra e sbatté il telefono al muro.

Era lì da solo.

 

Era da solo e non poteva uscire.

 

   
 
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