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Autore: Scarlet Jaeger    25/10/2020    3 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6 – Faint
 
 
It's like no matter what I do I can't convince you
È come se nonostante quello che faccio, non riuscissi a convincerti
For once just to hear me out
Per una volta ascoltami
So I, let go watching you turn your back like you always do
Quindi, lascio perdere, guardandoti girare le spalle come fai sempre”

Linkin Park - Faint
 
 
 
Kai era arrivato a passo di carica fuori dall’abitazione del presidente Ditenji, proprio nel momento in cui Yuri e Boris ne varcarono la soglia. Aveva un’espressione così risoluta, differentemente dalla svogliatezza o dal sonno che aveva mostrato nei giorni precedenti, che i due ragazzi si guardarono perplessi per un momento.
Yuri non sapeva se prendere parola o lasciarlo stare, in fondo Kai sapeva essere decisamente sprezzante di prima mattina, ma Boris non era stato dello stesso avviso.
«Anche stamani di pessimo umore Hiwatari?», lo sbeffeggiò infatti, beccandosi indietro un’occhiataccia, che fece ridacchiare il diretto interessato e sospirare rassegnato il povero ragazzo dai capelli rossi.
«Farò finta di non aver sentito», gli rispose l’ex membro dei Bladebreakers, superando la questione, «abbiamo un problema!», continuò poi risoluto incuriosendo gli altri due, che di nuovo si lanciarono un’occhiata perplessa.
Boris alzò le braccia in segno di resa, anche se non si era tolto dalla faccia il sorrisetto divertito che gli era spuntato in seguito alla sua stessa battuta, mentre Yuri lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Che tipo di problema?», gli chiese infatti, calmo e diplomatico come solo lui sapeva essere, iniziando a camminare in direzione della casa di Saya, seguito poi a ruota dagli altri due.
«Preferirei che lei non sentisse…», disse però Kai, alludendo proprio alla ragazza. Rallentò anche il passo, così da non correre il rischio di incontrarla prima di aver finito di parlare. Ma tutto ciò insospettì notevolmente i compagni.
«Quanto mistero…», lo rimbeccò Kuznetsov, ma il nippo-russo fece di nuovo finta di non aver sentito e si voltò in direzione di Yuri.
«Allora esponi il problema prima che lei esca di casa», sentenziò il rosso, smorzando la tensione che era scesa tra loro. Inoltre, se Kai aveva iniziato una conversazione di prima mattina, e di sua spontanea volontà, la questione doveva essere grave per forza. In altre circostanze non avrebbe mai chiesto il loro aiuto, di quello ne era sicuro. Hiwatari era il tipo che sarebbe scoppiato pur di non dipendere dagli altri. Solitamente preferiva risolvere i suoi problemi da solo, ma probabilmente doveva riguardare qualcuno a lui caro...
«Non mi fido di Hisashi Fujima e credo che lei non dovrebbe frequentarlo», espose tutto d’un fiato, con i pugni serrati e l’espressione risoluta, che fece ridacchiare sommessamente gli altri due.
«Ah, è questo il problema…», ridacchiò beffardamente Yuri, piantandogli spudoratamente addosso il tipico sguardo di chi la sapeva lunga. Il che indispettì il nippo-russo ancora di più, ma non fece in tempo a controbattere che Kuznetsov si intromise di nuovo nella conversazione.
«Potevi semplicemente ammettere di essere geloso, come ho fatto io», fece spallucce, scoccandogli anch’egli un’occhiata decisamente eloquente, che finì per indispettire ancora di più il povero Kai.
«No maledizione, non sono geloso!», gli rispose risentito e tremò leggermente sotto quelle parole, fatto che non passò inosservato ai compagni.
«La gelosia si può manifestare in tanti modi. Si può essere gelosi di molte persone, come di fidanzati, di fratelli, dei figli e, guarda un po’, anche degli amici…», lo sbeffeggiò di nuovo Yuri, con un tono di voce malignamente divertito. Stava in fondo cercando di fargli indirettamente ammettere quanto ci tenesse a Saya, ma Kai non era propenso a stare ai suoi giochetti.
«Vi ho ripetuto che non è gelosia la mia!», grugnì esasperato, nonostante sul suo volto fosse spuntata un’espressione pressoché adirata.
«E allora cos’è che ti turba tanto? Quel ragazzo non sarà particolarmente simpatico, ma con Saya è sempre stato gentile e premuroso, a differenza tua», lo colpì volutamente il rosso e si ritenne anche particolarmente soddisfatto, soprattutto dopo aver notato sul volto del suo interlocutore una nota di colpevolezza, cosa che portò Boris a ridacchiare sotto i baffi.
Ma Hiwatari si sentì offeso da quella constatazione, quasi quanto il fatto che i suoi amici non gli credessero. Pensava almeno di avere la solidarietà di Kuznetsov, perché in fondo anche lui aveva sempre ammesso di non provare simpatia nei confronti di Fujima, ma non credeva che alla fine sarebbero finiti a parlare dei suoi comportamenti scostanti.
«Va bene, ho capito», disse in conclusione, lanciando verso gli altri due un’occhiata indispettita e voltando loro definitivamente le spalle. «Ho sbagliato a chiedere il vostro aiuto. Terrò d’occhio quel damerino da solo», decretò, iniziando a camminare stizzito verso casa della loro amica.
«Si può sapere che ti prende stamattina? Non c’è nemmeno gusto a punzecchiarti…», sbuffò Boris, ma lui rimase fermo nella sua decisione di snobbarlo. Al che il ragazzo ignorato si voltò verso Yuri, cercando la sua collaborazione, ma gli occhi di ghiaccio del capitano erano catturati dall’andatura risoluta del compagno.
«Kai!», lo richiamò allora, con un’accentuata nota di ammonimento che lo bloccò sul posto e lo costrinse a serrare la mascella. «Cos’è successo di così grave per portarti a pensare determinate cose? Ѐ solo antipatia la tua, o c’è dell’altro?», gli chiese infine, ammorbidendo un po’ il tono di voce.
Kai sospirò e si voltò di nuovo verso di loro dopo un tempo che sembrò infinito. Probabilmente stava cercando le parole giuste con il quale iniziare il discorso, e probabilmente stava valutando quanto potersi fidare dei due, ma oramai aveva lanciato il sasso e nascondere la mano non sarebbe servito a nulla.
«Sono andato nel covo degli Shall Killers», ammise, con una tranquillità disarmante che fece sorgere sul volto dei Neo-Borg un’espressione decisamente scioccata.
«Tu hai fatto cosa?», chiese però Yuri, sperando di aver capito male, ma la fermezza di Kai lo convinse sul fatto che avesse detto la verità. Non si sarebbe mai aspettato quella confessione da parte del suo compagno, non dopo che per colpa di uno di loro era stato spedito in presidenza. Però, nel profondo del suo cuore, non era per niente sorpreso. Né si sorprese del fatto che Hiwatari non li avesse messi al corrente delle sue decisioni. La sua preoccupazione stava in ciò che avrebbe detto Saya una volta appresa quella notizia. Lei si sarebbe opposta ad una decisione del genere, indubbiamente, e sarebbe rimasta offesa del fatto che il suo amico avesse fatto tutto senza dire nulla a nessuno, oltre al fatto che si sarebbe preoccupata per lui. Inoltre non riuscì a capire cosa c’entrasse Hisashi Fujima con gli Shall Killers, ma per fortuna il diretto interessato non ci mise molto a rispondere.
«Dopo le provocazioni di Hiruta ho deciso di affrontarlo di petto fuori dalla scuola. Mi ero stufato del suo comportamento impertinente e delle sue provocazioni. Volevo sistemare le nostre divergenze sul campo una volta per tutte. Pensavo fosse lui il capo della banda, per come si era comportato e per l’audacia ostentata, ma una volta arrivato nel loro covo ho scoperto che il mio posto era stato preso da un altro misterioso individuo. Aveva il volto coperto ed un congegno a modificargli la voce, per cui non so dire chi fosse.», fece una pausa, per constatare di avere la totale attenzione dei suoi compagni e solo quando vide i loro sguardi interessati continuò il racconto. «Mi sono battuto contro quel tizio e l’incontro è finito in parità», fece una smorfia al ricordo, serrando la mascella, «Mi ha detto che il Beyblade può diventare invincibile se mosso da sentimenti di odio e vendetta, oltre ad avermi minacciato di distruggermi la prossima volta che ci saremmo incontrati». Fece spallucce con espressione schifata, anche se il pensiero di quelle parole lo incupì di nuovo. Tuttavia cercò di non darlo a vedere e di mostrarsi ai suoi amici con la solita impassibilità.
Gli altri due però rimasero leggermente accigliati, soprattutto Yuri, che si era portato due dita a massaggiare le tempie per cercare di risalire al vertice del problema.
«Sorvoliamo per un attimo sulla tua impulsività», disse il rosso, spezzando il silenzio che era sceso dopo che Kai ebbe finito di parlare. «Se hai atteggiamenti masochisti non è affar mio», lo ammonì, nonostante si sentisse particolarmente preoccupato per lui, «ma continuo a non capire cosa c’entri Hisashi Fujima»
Riaprì gli occhi, che aveva socchiuso per darsi l’audacia necessaria per affrontare il discorso, e penetrò le ametiste di Kai con un’occhiata che trasportò tutta la sua voglia di capirci qualcosa.
«Quel misterioso individuo mi ha detto un’altra cosa», continuò il compagno, assottigliando leggermente lo sguardo e facendo volutamente una pausa. Riprese solamente quando vide il sopracciglio di Yuri alzarsi in un’espressione perplessa.
Boris invece stava ascoltando in religioso silenzio, spostando il suo sguardo attento dall’uno all’altro e cercando di tenere d’occhio la strada, così se Saya fosse sopraggiunta sarebbe riuscito a fermare in tempo i loro discorsi.
«Mi ha intimato di stare attento alle persone che mi stanno più a cuore», ammise con una smorfia risentita, ed al pensiero gli salì di nuovo la rabbia che aveva cercato di sopprimere da quando era uscito da quel magazzino. Tutta quella faccenda l’aveva indispettito parecchio, a partire dall’atteggiamento di Taro fino all’aver chiuso in parità un incontro che avrebbe potuto vincere ad occhi chiusi. Ma soprattutto non gli era andata giù quell’ultima minaccia velata, perché potevano prendersela con lui e non avrebbe fatto una piega, ma nessuno doveva permettersi di toccargli le persone a cui voleva bene e Saya, volente o nolente, era tra queste. Inoltre era stato così maledettamente sicuro che quella minaccia fosse riferita a lei che non aveva minimamente pensato all’eventualità che riguardasse altre persone. Ed aveva così tanto in antipatia quell’Hisashi Fujima che la sua mente non ci aveva messo molto a dubitare di lui. In fondo era tutto così matematico da sembrargli quasi scontato.
La sua amica doveva stare lontana da quel ragazzo e quella per lui era la questione più importante, del resto non gliene fregava nulla. Nemmeno del fatto che avrebbe dovuto affrontare di nuovo il capo degli Shall Killers.
Il fatto che Kai stesse mettendo l’incolumità di Saya di fronte alla sua fece pensare Yuri e gli fece salire alle labbra un sorrisetto incredibilmente soddisfatto, perché di nuovo Hiwatari non aveva deluso le sue aspettative. Non si era fermato a pensare che il suo gesto di andare a sfidare il capo degli Shall Killers nel loro covo era stata un’azione decisamente troppo avventata e masochista, mentre invece si stava dando tanta pena per salvaguardare qualcuno che non fosse sé stesso. Stava facendo dei notevoli progressi, non c’era che dire. Se solo fosse stato meno orgoglioso…ma in fondo Yuri capiva le sue motivazioni. Gli spiacevoli ricordi del suo passato ancora tormentavano la sua mente e lo rendevano incredibilmente insicuro su ogni tipo di rapporto umano, anche riguardo l’amicizia. Il fatto che Kai fosse sempre sprezzante ed apparentemente insensibile ne era la prova. Lui non aveva mai provato ad andare avanti come invece avevano fatto lui e Boris.
«E tu sospetti di Fujima, giusto?», si decise a trarre le sue conclusioni il russo, assottigliando ancora di più lo sguardo, come se volesse leggere i più reconditi pensieri della sua anima.
«Sì», ammise con fermezza Hiwatari, «non me l’ha raccontata giusta dal primo momento in cui si è presentato. Mi è sembrato strano fin dall’inizio, da quando ha voluto sfidare Saya di fronte a tutta la scuola, finendo per perdere come un’idiota. Mi sono domandato molte volte perché lo avesse fatto e perché avesse voluto sfidare proprio lei…», finì con una smorfia, ma quelle parole non convinsero a pieno l’altro e lo dimostrò alzando di nuovo un sopracciglio.
«Le ha spiegate le sue motivazioni. Anche a me è sembrato strano che avesse sfidato Saya di fronte a tutti, ma non mi è sembrato che avesse un secondo fine, se non quello di conoscere noi ed i Bladebreakers», fece spallucce. «Forse non è stato saggio per lui perdere di fronte alle sue fan, ma non mi sembra che loro gliene abbiano fatto una colpa»
«No, si sono accanite solo su Saya. Mi chiedo se fosse stato quello il suo intento…», gli rispose Kai con risolutezza, ma Yuri finì per sospirare sconsolato.
«Inoltre quel tizio mi ha sempre lanciato delle occhiate strane…», continuò. Avrebbe anche voluto dirgli dell’inquietudine che gli avevano lasciato quegli occhi smeraldini, ma non riuscì a trovare l’audacia per ammetterlo.
«Magari sei tu a stargli indigesto», si decise ad intervenire Boris, aprendosi in un sorrisetto puramente divertito. Il poco tatto che ostentava riguardo le questioni più complesse era incredibile, per questo indispettì Hiwatari ancora di più e glielo fece capire fulminandolo come suo solito con un’occhiataccia.
«Però posso darti ragione sul fatto che quel tizio mi stia decisamente antipatico, e forse è l’unica cosa su cui siamo d’accordo», riprese parola il russo, facendo spallucce, «ma non credo che stia fingendo con Saya, né che costituisca un problema. Insomma, quello è troppo perfettino per avere pensieri così subdoli», ridacchiò, ma poi penetrò Kai con un’occhiata decisamente eloquente. «Inoltre il tuo giudizio è un po’ distorto…», lo rimbeccò, facendogli storcere il naso e serrare la mascella sotto quella constatazione così pungente. «Tutti noi vogliamo bene a quella ragazza e credo che tutti noi vorremmo la sua felicità, ma quello che ti rode di più secondo me, è il fatto che Hisashi Fujima sia riuscito in poco tempo ad essere per lei quello che non sei mai riuscito ad essere tu», lo ammonì, diventando incredibilmente serio, e quell’affermazione indispettì il diretto interessato come poche altre volte avevano fatto le sue battutine indisponenti. Solitamente Boris lo irritava e basta, ma in quel momento invece lo aveva punto così tanto nell’orgoglio che Kai sentì crescere dentro di sé la stessa rabbia che aveva provato dopo la minaccia di Killer Blade. Inoltre sapeva che fosse la verità, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, ma essersela vista sbattuta in faccia così lo rese incredibilmente nervoso.
«Boris…», lo ammonì Yuri, preoccupato per la reazione di Kai, che stava decisamente tremando dalla rabbia. Non avrebbe voluto assistere ad una rissa, e soprattutto non avrebbe avuto voglia di schierarsi dalla parte di uno di loro. In fondo capiva sia le motivazioni di Kai, che non riusciva ad essere sincero nemmeno con sé stesso, che quelle di Boris, che nonostante i suoi modi cavernicoli stava semplicemente cercando di spronare il compagno. Boris teneva indubbiamente a quella ragazza, ma ci teneva anche a Kai. A modo suo, quello era ovvio, ma in fondo gli voleva bene.
Inoltre la tensione tra loro era arrivata a livelli esponenziali, così tanto che Yuri giurò di aver visto il braccio di Kai fremere per un attimo. Si era immaginato di veder partire un pugno sulla faccia di Boris, e quello avrebbe decretato la sua condanna, perché difficilmente il compagno lo avrebbe lasciato vivo dopo quell’affronto. Avevano subito troppe violenze per sopportarne altre. Ma in fondo Yuri era sicuro che Kai non avrebbe mai alzato un dito su di loro, o qualcuno in generale, ed era estremamente sicuro che si stesse tormentando anche per il pugno che aveva dato ad Hiruta, in un impeto di rabbia dettato dalle provocazioni che quello gli aveva mosso.
«Che succede?»
Fu la voce di Saya a farli sobbalzare e farli voltare tutti verso la sua espressione accigliata e Yuri fu grato per quel suo provvidenziale arrivo, perché così poté tirare un sospiro di sollievo.
Kai invece era rimasto in silenzio, non provando minimamente a rispondere a quella domanda, mentre Boris aveva ritrovato la sua spensieratezza.
«Oh, nulla di che…a Kai girano le scatole come tutte le mattine», fece poi spallucce, prendendola sotto braccio ed allontanandola dal diretto interessato, in modo che potesse sbollentire la rabbia.
«Non posso farti desistere dal parlare con lei, in fondo è giusto che tu le esponga i tuoi dubbi, ma ti consiglio di farlo in maniera civile»
Yuri si rivolse a Kai dopo che Saya e Boris si furono allontanati da loro, quanto bastava perché la ragazza non sentisse i loro discorsi, e quelle parole finirono di nuovo per far imbronciare Kai. Per fortuna però non era più mosso da sentimenti di rabbia. Sembrava semplicemente scocciato.
«E non prendertela per i modi cavernicoli di Boris, anche se ci tengo a dirti che sono d’accordo con lui…», gli disse infine, guardandolo leggermente di traverso per captare una sua reazione, ma Hiwatari era rimasto immobile ad osservare le spalle di Saya con la mascella serrata.
In quel momento si sentì leggermente tradito dai suoi amici, ma poi superò per un attimo la questione. Vada per Boris, ma Yuri era un ragazzo estremamente riflessivo e difficilmente parlava a vanvera, per cui provò a capire le loro motivazioni. In fondo, se entrambi avevano un pensiero diverso dal suo, forse era lui ad avere un giudizio distorto, come gli aveva appunto detto Kuznetsov. Tuttavia non era ancora pronto a lasciar perdere quella causa. Se loro non avevano intenzione di aiutarlo ci avrebbe pensato da solo.
Di nuovo…
 
 
Arrivarono a scuola senza che Kai ebbe avuto il tempo di parlare con Saya, perché Boris l’aveva trattenuta per tutto il tempo e forse lo aveva fatto per permettergli di elaborare un discorso.
In ogni caso, appena misero piede nel cortile della scuola, videro materializzarsi Hisashi Fujima come ogni maledetta mattina. Era tutto pimpante e sorridente come al solito, ed aveva quelle sue ragazzine indemoniate al seguito, che come sempre indispettirono Kai più del fatto che andò direttamente da Saya senza salutare nessuno. Quel gesto fece apparire una smorfia stizzita sulle labbra del nippo-russo ed una divertita su quelle di Yuri, che da tempo aveva capito il turbamento del suo compagno.
Ma il presidente in fondo era pur sempre un gentil uomo e li salutò quando raggiunsero la loro amica.
«Buongiorno», disse loro e lo fece con quel suo tono amichevole che solitamente faceva imbronciare i due russi.
Yuri rispose cordiale al saluto, perché in fondo non aveva alcun tipo di problema con lui, ma dopo le parole di Kai stette più attento ad ogni suo gesto. Quest’ultimo invece si rifiutò categoricamente di rispondere al saluto, se non con una piccola smorfia, mentre Boris rispose con tono piatto, seppur fosse divertito dall’espressione e dal modo di fare di Kai.
Saya inoltre si era accorta della tensione che era scesa tra loro e sapendo che quel ragazzo stava un po’ indigesto a tutti decise di non trattenersi a lungo fuori, sapendo anche di essere osservata in ogni suo gesto dalle spasimanti di Fujima, che Hiwatari stava cercando di far desistere con qualche occhiataccia.
«Credo sia meglio entrare», decretò infine la nipote del presidente Ditenji, scoccando un’occhiata risentita al suo amico d’infanzia, che rispose al suo sguardo con una smorfia schifata. Ovviamente il suo problema era il ragazzo che le stava costantemente tra i piedi, ma lei non potendolo sapere gli voltò le spalle imbronciata, decisa ad ignorarlo, anche se quel suo strano comportamento l’aveva un po’ preoccupata. Era vero che Kai schifava il resto del mondo, ma secondo lei non era carino reagire in quel modo.
«C’è qualche problema Hiwatari?»
Fujima pronunciò quelle parole in seguito alle occhiate intimidatorie che gli stava lanciando il nippo-russo e lo fece con un tono di voce così tranquillo e diplomatico che ammutolì tutti i presenti, che si votarono a vedere come avrebbe reagito il loro compagno. Non erano state parole di scherno, bensì la cadenza della sua voce trasportò tutta la voglia di quel ragazzo di sapere cosa avesse fatto per indispettirlo così tanto.
Kai però rimase in silenzio per alcuni secondi e lo osservò con la sua solita freddezza ed impassibilità, la stessa che riserbava in campo ai suoi avversari. Voleva vedere se, messo sotto pressione, quel ragazzo fosse uscito allo scoperto. Voleva trovare un qualcosa che lo tradisse, ma per quanto a lungo lo osservò non riuscì a scorgere nulla.
Si osservarono per un lungo istante e, seppur sul volto del presidente ci fosse ancora un piccolo sorriso di circostanza, capirono subito che si stava sforzando parecchio per restare calmo. In fondo il modo di fare di Kai avrebbe indispettito chiunque ed ultimamente indispettiva anche la stessa Saya, perché non riusciva a comprendere quale fosse il suo problema. Ma in fondo non lo biasimò, perché per quello che stava passando per colpa di Hiruta era rimasto anche fin troppo calmo per i suoi gusti. Ma non sapeva come si sarebbe comportato di conseguenza il suo nuovo amico, e fu per quello che spostò lo sguardo in direzione di Yuri e Boris, cercando la loro solidarietà, ma loro erano rimasti in disparte, pronti ad intervenire se ad uno dei due fosse venuta la malsana idea di infierire sull’altro.
«Nessun problema», Kai rispose così alla domanda di Fujima e lo fece dopo altri interminabili secondi di silenzio, in cui la tensione si era fatta alle stelle, e quella risposta tranquilla fece tirare un sospiro di sollievo ai suoi compagni. Tuttavia non aveva spostato i suoi occhi ametista da quelli verdi del suo rivale nemmeno per un istante, ed il presidente di rimando lo osservò in un misto tra il soddisfatto ed il perplesso. Fu solo un attimo però, perché Fujima riprese subito il suo solito sorriso. Ma Kai prese quella soddisfazione come una sfida e per colpa dei pensieri che da quella mattina affollavano la sua mente, si convinse del fatto che quel ragazzo non fosse poi così sincero. Ma quando fu stufo di sentirsi quello sguardo penetrante addosso decise di mettere fine a quella strana conversazione silenziosa e, stizzito come suo solito e con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, in un atteggiamento puramente menefreghista, abbandonò il gruppo lasciando perplessi e scioccati i diretti interessati.
Fujima invece rimase accigliato ad osservare le spalle di Hiwatari e solo quando si accorse che nessuno lo stava osservando si aprì in un sorrisetto puramente sardonico.
Anche Saya guardò Kai allontanarsi, ma diversamente dal suo amico lo fece con espressione risentita.
«Anche oggi di pessimo umore?», si decise a stemperare di nuovo la tensione il presidente d’istituto, scoppiando in una risatina composta che fece sospirare Saya e che richiamò l’attenzione degli altri due.
«Non so cosa gli sia preso…», rispose piccata lei, voltandosi in direzione dei suoi compagni, che in loro difesa fecero spallucce con fare menefreghista. Non avevano intenzione di parlare con lei delle cose che Kai aveva detto loro quella mattina, perché in fondo era un problema suo. Se avesse voluto, erano sicuri che ci avrebbe pensato da solo a metterla in guardia. Sperarono almeno che, se lei fosse andata a chiarire la questione, lui non l’avrebbe trattata come suo solito.
«Forse è meglio entrare…», prese parola Boris, cercando di salvare la situazione. Lanciò verso Fujima uno sguardo eloquente, che gli fece comunque intendere che se avesse provato a fare qualsiasi cavolata se la sarebbe vista con lui, e dopo aver fatto un cenno a Yuri si allontanarono senza dire altro.
A Saya parve strano anche il loro di comportamento, perché Boris non era mai stato così serio, soprattutto nei confronti del presidente d’istituto. Aveva sempre ammesso che gli stesse indigesto, ma le frecciatine che gli aveva spesso riservato avevano sempre avuto un non so che di amichevole e divertente, mentre in quel momento il suo sguardo le era sembrato solamente minaccioso. Tuttavia quella situazione sembrava non aver minimamente intaccato il buon umore del ragazzo accanto a lei.
«Credo che prima o poi uno dei tre mi farà lo scalpo…», ridacchiò infatti, probabilmente per cercare di non farla preoccupare e farle tornare il suo bel sorriso.
«Mi dispiace, davvero, non so cosa sia preso a tutti…», provò a scusarsi Saya, senza però spostare il suo sguardo dal punto in cui era sparito Kai.
«Io invece mi scuso per come mi sono comportato ieri», riprese poi lui, costringendola a voltarsi nella sua direzione con un sopracciglio alzato. In un primo momento non era riuscita a capire a cosa si riferisse, perché lo strano comportamento di Hiwatari le aveva abbuiato per un momento il cervello.
«Non avrei dovuto baciarti di fronte a tutti. Tu stessa mi avevi detto di andarci piano, ma io mi trovo così bene con te. Insomma, mi fai questo effetto…e probabilmente i tuoi amici ce l’hanno con me per questo», riprese parola con un sorriso impacciato e solo allora alla ragazza tornò in mente l’accaduto, fatto che la fece arrossire di nuovo. Tuttavia non si sentiva del tutto pentita di ciò che era successo e forse era un primo passo per riuscire a togliersi Kai Hiwatari dalla mente, nonostante la preoccupasse il suo comportamento. Era sicura che Kai avesse un problema, e che non fosse assolutamente quel bacio, ed era intenzionata a scoprirlo.
«Non devi scusarti, davvero», alzò le mani in difesa lei, aprendosi finalmente in un sorriso. Non voleva che anche Fujima si preoccupasse, né voleva perderlo. In fondo con lui stava bene. Poteva parlarci di tutto ed era un appassionato di Beyblade. Forse sarebbe stato colui che avrebbe guarito il suo cuore…
 
 
 
Quando suonò la campanella della ricreazione, Kai non aspettò nessuno dei suoi compagni e si diresse a passo svelto verso il corridoio, sotto lo sguardo preoccupato di Saya e quello perplesso di Yuri e Boris. Ma la ragazza iniziava ad essere stufa di quel suo comportamento ed, intenzionata a scoprire cosa turbasse tanto il suo amico, decise di seguirlo fuori.
Percorse a ritroso i corridoi e le scale, dove una marea di studenti bloccavano il passaggio.
Riuscì a scorgere la sua chioma argentea solo quando lui fu di fronte alla porta d’entrata dell’edificio e fu allora che cercò di richiamare la sua attenzione.
«Kai!», alzò la voce per farsi sentire, ma il chiamato in causa fece bellamente finta di non averla sentita. Al che lei, stizzita, riprese la sua corsa fino a pararsi di fronte a lui con le mani sui fianchi, impedendogli di continuare a camminare. Lo fulminò anche con lo sguardo, così da fargli intendere tutto il suo disappunto. Ma lui le restituì l’occhiata con il suo solito modo di fare seccato che tanto la mandava in bestia.
«Si può sapere che ti prende?», riprese parola quando notò che dalle labbra serrate del suo compagno non avrebbe sentito una sola sillaba.
In ogni caso sperò che almeno rispondesse alla domanda.
Lui però la penetrò di nuovo con un’occhiata intensa, quasi ammonitrice, che le mozzò il respiro e le fece andare un po' di saliva di traverso, ma non volle demordere e continuò a rimanere con fermezza nella sua posizione. Almeno fino a quando non fu Kai a fare il primo passo.
La prese poco carinamente per un polso, facendola quasi cadere dallo scalino dell’entrata, ed iniziò a trascinarla sotto il più totale disappunto di lei, che gli imprecò contro di lasciarla andare e di smetterla di tirarla così incessantemente.
Obbedì solamente quando arrivarono in una zona appartata del cortile, lontano da orecchie indiscrete, e solo allora Saya capì il perché di quel gesto. A Kai non era mai piaciuto parlare quando qualcuno avrebbe potuto ascoltare i suoi discorsi, ma comunque non era propensa a scusarlo, non prima di aver ascoltato le sue ragioni, quindi portò le mani conserte al petto e lo penetrò di nuovo con un’occhiata decisamente contrariata.
Lui sospirò, perché oramai da tempo aveva capito che era inutile cercare di nascondere qualcosa a Saya ed era comunque una causa persa in partenza, perché fino a che lui non le avesse dato una spiegazione più che soddisfacente lei non lo avrebbe lasciato andare.
Però quella sua testardaggine era una cosa che a lui era sempre piaciuta. In fondo era stato proprio grazie a quella se poteva ancora bearsi della sua amicizia e non avrebbe permesso a nessuno, benché meno ad uno come Fujima, di intaccarla.
«Allora?», lo rimbeccò lei in seguito al suo silenzio, e solo allora lui decise di prendere parola.
«Senti, sarò diretto», assottigliò lo sguardo Kai, tastando il terreno, «credo che dovresti smettere di vedere quel tizio», continuò spiccio, alludendo a Fujima, e fu solo dopo aver sentito il suo nome che Saya si aprì in un’espressione puramente perplessa, nonostante la leggera stizza che le avevano messo quelle parole così dirette e fredde.
«Qual è il tuo problema con Fujima, Kai?», gli chiese però lei, risentita, guardandolo di sbieco con una smorfia leggermente adirata. Non si sarebbe mai aspettata di sentire parole così cariche d’odio, perché nonostante l’impassibilità del suo volto, il tono di voce di Kai le era sembrato particolarmente odioso e non ne comprese a pieno il motivo.
«Penso che quel ragazzo non sia sincero…», continuò lui, assottigliando lo sguardo ed ammutolendo la ragazza per qualche secondo.
«Come fai a dirlo con così tanta fermezza? Cos’è che ti rode tanto del mio rapporto con Fujima?», gli domandò lei, piccata, cercando in tutti i modi di smuovere la sua coltre apparentemente insensibile.
«Non mi rode proprio nulla, anzi, sono felice per te», fece spallucce con nonchalance e quel gesto fece imbronciare Saya, al punto che serrò la mascella al suono di quelle parole.
«Sono stato minacciato dal capo degli Shall Killer», ammise però Kai, con una tranquillità che fece sgranare gli occhi della nipote del presidente della BBA. Sicuramente non era una notizia che si sarebbe aspettata di sentire con così tanta nonchalance.
«Cosa?», gli chiese con un tono di voce più stridulo del solito, chiaro segno che quell’ammissione l’avesse notevolmente scioccata.
«Sono andato nel loro covo per convincerli a smettere di tormentarmi. Volevo sfidare Hiruta, credendolo il nuovo capo, invece mi sono trovato davanti un perfetto sconosciuto, che ha messo in difficoltà Dranzer ed ha minacciato me. Mi ha detto di stare attento ai miei amici…», ammise e per non farla preoccupare cambiò anche le parole della frase sprezzante che gli aveva rivolto Killer Blade. Aveva già notato come Saya avesse cambiato espressione, quindi non aveva bisogno di infierire.
Seguirono alcuni attimi di silenzio, in cui la ragazza osservò in tralice Kai, sempre con fare imbronciato e con le braccia conserte. Quelle parole l’avevano un po’ turbata, tuttavia c’era ancora una cosa che avrebbe voluto sapere.
«E tu stai dubitando di Fujima?!», scoppiò a ridere, divertita, ma lui le riserbò un’occhiata di ghiaccio che la costrinse a zittirsi.
«Sono serio. Al di là di questo penso che tu debba frequentare qualcuno di più raccomandabile…», le disse, ma quella constatazione la stizzì ancora di più.
«Più del presidente d’istituto?», commentò sarcasticamente, fatto che fece serrare la mascella a Kai, che tutto si sarebbe aspettato tranne che lei si mettesse dalla parte del sempai.
«Lui non c’entra nulla con Hiruta e con gli Shall Killers, nemmeno si conoscono!», continuò esasperata, ma quel suo tono indispettì il suo amico ancora di più.
«Come fai a dirlo, lo conosci da meno di un mese», le rispose lui, con il suo solito tono di voce sprezzante che iniziò seriamente ad alterarla.
«Come fai tu a dirlo, basandosi su delle supposizioni!», lo fronteggiò risoluta, alzando volutamente il tono della voce, ma Kai dovette fare appello a tutto il suo auto controllo per non sbottare. Era quasi al limite ed il suo odio per Fujima era sempre più palpabile. Magari era come diceva Saya, e lui non c’entrava nulla con la sua vecchia Gang, ma rimaneva il fatto che la presenza di Fujima stava scombussolando il suo rapporto con Saya ed era soprattutto quello a non andargli giù. Era quello il principale problema, che però non riusciva ancora ad ammettere a sé stesso.
«Io ti ho detto solo quello che è successo!», le urlò quasi contro, usando lo stesso tono indispettito che aveva usato lei.
«Insomma, si può sapere perché fai così?! Cos’è che ti infastidisce così tanto di quel povero ragazzo? Non possiamo andare tutti d’accordo?», continuò lei tra i denti, ma Kai si impose di non rispondere. La guardò con uno sguardo risentito, che finì per indispettirla definitivamente.
«Io non riesco a capirti!», sbottò infine, alzando le braccia in segno di resa, prima di voltargli le spalle e correre stizzita in direzione dell’edificio scolastico.
Kai invece rimase ad osservare le spalle della ragazza sparire dal suo campo visivo e lo fece con espressione estremamente risentita.
Era la seconda volta che la vedeva allontanarsi furente di rabbia, e di nuovo era stata colpa sua.
Fine capitolo 6
 
 
 
 
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Colei che scrive:
Ma salve e ben trovati anche alla fine di questo capitolo <3 Chiamiamolo capitolo di transizione, in cui non succede nulla di così eclatante, però abbiamo avuto uno scontro verbale tra Kai e Saya. Dove arriveranno questi due con questa testardaggine ed orgoglio U.U Credo che al di là di questo non ci sia molto da dire xD
Dico però che ho deciso di mettere gli aggiornamenti ogni cinque giorni, così riesco ad avere un’organizzazione XD e per me il 5 è il numero perfetto U.U solo perché ogni 3 giorni è troppo poco xD presto provvederò anche a mettere il capitolo dedicato a Saya e Hitoshi nella raccolta di One-Shot <3 si vede che questa storia mi ha presa <3
Passo quindi a ringraziare i recensori, davvero grazie *-*, chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti i lettori silenziosi giunti fin qua <3
Al prossimo aggiornamento, che si terrà i 30 Ottobre :3 in orario da definire XD
A presto!!
  
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