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Autore: Marie_    25/10/2020    1 recensioni
Long AU su Bellamy e Clarke (una delle mie OTP in assoluto).
La storia è ambientata in epoca moderna, ci saranno alcuni riferimenti alla serie tv e i personaggi principali.
Clarke Griffin, giovane pittrice, si ritrova a insegnare arte, senza troppa convinzione, in un liceo in città cercando di prendere in mano la propria vita.
Bellamy Blake si muove a fatica tra il suo lavoro e il suo ruolo di tutore legale di Charlotte, studentessa di Clarke.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Charlotte, Clarke Griffin, Octavia Blake
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
When you love someone but it goes to waste
Could it be worse?
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you

Coldplay, Fix you

Ogni tanto il suo sguardo si fermava su di lei, per poi tornare a concentrarsi sulla strada. Come gli era venuto in mente di portarla proprio lì? Si erano incontrati da così poco eppure le stava per mostrare uno dei luoghi più importanti nella sua vita, come se si conoscessero da sempre.
Clarke gli sembrava più rilassata, appoggiata con la testa sul finestrino e gli occhi attenti a guardare tutt'intorno, come se si fosse tolta un gigantesco peso dal cuore e come se fosse la cosa più naturale stare lì insieme a lui.

Nessuno dei due parlava, il silenzio tra loro era accompagnato dalla leggera musica di sottofondo. L'aver condiviso l'incontro con Dax e l'esperienza di Finn li aveva uniti e non c'era bisogno di parole per sentire il profondo legame che si era instaurato tra di loro.
"Dove mi stai portando?" chiese Clarke mentre si voltava verso il guidatore. Bellamy le rivolse un sorriso sghembo e ironico "Non ti sto rapendo, principessa. Ti porto in un posto speciale." Clarke sbuffando divertita si riappoggiò al sedile. Con estrema naturalezza prese dalla borsa il suo quaderno dei disegni e, con tratto leggero, iniziò a delineare delle forme canticchiando la canzone della radio.

Bellamy si voltò nuovamente a guardala, desiderando solo di poter fotografare per sempre nella sua memoria quel momento così intimo e speciale.
Ogni tanto allungava il collo per sbirciare il disegno di Clarke ma la ragazza ridacchiando copriva il foglio impedendogli la visione: "dai, smettila. Lo vedrai una volta finito. Forse" aggiunse con una luce divertita negli occhi che brillavano più del solito.


La macchina si fermò davanti al cancello di una villa con un grande giardino, l'insegna diceva Arca. Clarke guardò curiosa il moro vicino a lei che sembrava fremere di impazienza: "che posto è?" "questo è un orfanotrofio, vengo qui almeno una volta a settimana per stare con i piccoli. Non ci sono solamente orfani, però, vengono accolti tutti quelli che hanno delle difficoltà e hanno bisogno di un rifugio e una casa". Si guardarono un attimo e prima che Clarke potesse chiedergli altro, Bellamy si avvicinò al cancello aprendolo: "dai forza, entra! Avremo tempo per parlare". La bionda bloccò le mille domande che le frullavano in testa e seguì il ragazzo che nel frattempo aveva varcato la soglia della villa.
 
Non appena entrò, Clarke rimase colpita dal vociare di ragazzi di tutte le età, dai piccoli di soli qualche anno a giovani adulti; non era una confusione caotica e fastidiosa, fatta di urla che cercavano di sovrastarsi, ma più un brusio costante e caloroso che ricordava le feste familiari in occasioni speciali, quando ci si ritrova finalmente tutti e bisogna aggiornarsi sull'anno trascorso. 
Per un attimo nessuno si accorse del loro ingresso, tutti impegnati con giochi, strumenti musicali, libri, videogames e altro. Poi un bambino, per seguire la palla che gli era sfuggita, si girò nella loro direzione e, lasciando perdere il gioco, corse verso Bellamy gridando il suo nome, il ragazzo nel frattempo si era inginocchiato e lo prese tra le braccia facendolo poi volare: "piccolo terremoto che non sei altro, come stai?", il bambino rideva felice e disse: "bene! Ho una palla nuova, è tutta blu ed è mia!" "Davvero? Che meraviglia, poi ci giochiamo insieme".

Nel frattempo anche tutti si erano accorti dell'arrivo dei due ragazzi e si erano accalcati intorno a loro salutando con calore e abbracciando Bellamy. Soprattutto i più piccoli sembravano calamitati da lui e si gettavano tra le sue braccia chiedendo di essere presi in spalla.

Clarke lo guardava e non poteva non sorridere: nelle poche volte in cui si erano visti Bellamy era sempre stato sulla difensiva, sembrava che una parte di lui rimanesse dietro un muro, nascosta, e si muoveva guardingo per paura di essere ferito. Lì con quei ragazzi, invece, sembrava che fosse a casa e in pace, totalmente lui: sorrideva passandosi una mano tra i capelli ribelli che una bimba gli aveva appena tirato e faceva il solletico ad altri. Clarke si stupì nel vederlo così, rilassato e se stesso.  
Venne riscossa dai suoi pensieri proprio dalla voce di Bellamy: "lei è Clarke, chi le vuole far vedere quello che avete qui? Trattatela bene mi raccomando!". Due bimbe, probabilmente gemelle, le presero con foga le mani e la trascinarono verso i tavoli della sala mentre gli altri bambini li seguivano ridendo e saltellando.

Clarke venne assorbita da tutto quel vociare e veniva continuamente chiamata da una parte all'altra dai bambini che volevano farle vedere i loro giochi e i disegni. Inizialmente era molto rigida e quasi intimorita da quella carica di energia e di affetto che i bambini già le dimostravano solo perché amica di Bellamy.

Il ragazzo, nel frattempo, stava organizzando con quelli più grandi una partita di calcetto da fare con tutti. Una volta finito di preparare il tutto, disse: "è il momento, ragazzi, accogliamo Clarke come sappiamo fare solo noi! Con una bella partita a calcio!", un boato di contentezza fu la risposta dei bambini che applaudivano felici e già si preparavano a correre in cortile. Clarke, invece, si irrigidì immediatamente all'idea di dover giocare a calcio e, bordeaux, scosse più volte la testa dicendo: "no, no! Io non so giocare!" "dai forza!" la esortavano i bambini, Bellamy le si avvicinò e disse: "per favore, fallo per me! Sarà divertente", la guardava sorridendo, con gli occhi scusi fissi nei suoi. Clarke tentennò davanti a quello sguardo mentre il suo cuore sobbalzava, la sua testa le diceva di rifiutare di scendere in campo ma riuscì solamente a dire: "va bene, ci sto". Urla di gioia si alzarono da parte dei bambini e tutti corsero verso il giardino.

Le squadre erano disequilibrate, da una parte c'erano la maggior parte dei bambini con dei ragazzi più grandi mentre dall'altra Clarke, Bellamy e un paio di ragazzi. Clarke era un disastro, era come spaventata dal pallone e le arrivava addosso si scostava e non interveniva quasi mai nel gioco. I bambini la prendevano in giro ridendo, Bellamy le si avvicinò dicendo: "Clarke, lo scopo del gioco è buttare la palla nella rete avversaria, non è palla prigioniera", la bionda lo guardò di traverso: "Smettila Bellamy, non so giocare!" "Devi solamente lasciarti andare, nessuno di noi è un campione. Pensa a divertiti" e corse via inseguendo la palla dall'altra parte del campo. Clarke rimase interdetta per un attimo e poi si disse: nessuno di loro è qui per giudicarmi, posso anche sbagliare ma voglio lanciarmi! E corse verso il cuore dell'azione.

Andarono avanti a giocare senza risparmiarsi e senza accorgersi del tempo che passava fino a che, stremati, si buttarono tutti a terra. Bellamy era sdraiato vicino a Clarke e le disse: "vedi, la nostra principessa ha delle doti da calciatrice nascoste e neanche lo sapeva" "è stata solo la fortuna del principiante" "fare due gol e cinque assist non è stato male" "sì ma allora spiegami come abbiamo fatto a perdere 15 a 7 contro dei bambini!", Bellamy scoppiò in una sonora risata e le tese la mano per aiutarla ad alzarsi dicendo: "forza pigrona, gli altri dovrebbero aver preparato la merenda, li raggiungiamo?" Clarke annuì sorridendo e prendendogli la mano.

I loro sguardi si incrociarono più a lungo del solito e rimasero a guardarsi, mano nella mano, per degli istanti eterni. Erano stupiti di potersi intravedere al di là delle solite barriere che avevano costruito per proteggersi.

Si riscossero solamente quando li richiamarono dalla casa: "forza, guardate che finiamo tutto!", i due ragazzi scossero la testa come a risvegliarsi da un incantesimo e, imbarazzati, raggiunsero gli altri all'interno della casa. Rientrarono in casa e si sedettero ai tavoli, i volontari avevano preparato delle torte, pane e nutella e qualcosa di salato, sembrava una festa. Bellamy e Clarke vennero trascinati da una parte all'altra e tra una chiacchierata o risata, si lanciavano degli sguardi fugaci ma subito li distoglievano perché imbarazzati e scottati.
 

Durante la merenda Clarke si accorse di una bambina che se ne stava in disparte da sola, non aveva partecipato neanche alla partita di calcetto e non si era lasciata coinvolgere dai giochi degli altri bambini. Incuriosita le si avvicinò e vide che era indaffarata a disegnare su un foglio, uno dei volontari vedendo le mosse della bionda le disse: "lei si chiama Madi. Non parla mai con nessuno, ha un carattere estremamente chiuso ed è molto diffidente. Ha da poco perso i suoi genitori per una malattia genetica che, per fortuna, non ha ereditato. È stata portata qui da poco, fa ancora fatica ad integrarsi e a lasciarsi voler bene come se temesse che anche noi, un giorno o l'altro, l'abbandonassimo". Clarke, profondamente colpita, si avvicinò alla bambina, aveva dei lunghi capelli castani, tutti crespi e disordinata. Sembrava una piccola selvaggia, pensò con tenerezza. Guardò il disegno che raffigurava una verde vallata tra i monti con delle bellissime casette di legno e un lago cristallino. "sei brava a disegnare. Io mi chiamo Clarke, tu?", la bambina le lanciò solo uno sguardo di fuoco e tornò a concentrarsi sul disegno.

Bellamy non la perdeva di vista un istante, incuriosito dall'iniziativa della ragazza. Clarke rimase colpita dall'indifferenza della bambina e dalle sue difese, allora si sedette vicino a lei e, senza dire niente, prese un foglio e delle matite colorate e si mise a disegnare la prima cosa che le venne in mente: in un ambiente del genere potevano sicuramente vivere degli orsi bruni e, quindi, raffigurò un orso intento a pescare nel lago. Andò avanti tutta concentrata per un po' e non si accorse che Madi, ogni tanto, buttava un occhio sul suo disegno e che la guardava colpita. A un certo punto disse: "Madi, mi chiamo Madi. Sei brava a disegnare".

Clarke si aprì in un sorriso luminoso, "anche tu sei molto brava, ed è un bellissimo posto quello che stai disegnando" "andavo spesso lì con i miei genitori, una volta abbiamo davvero visto un orso sai? Come quello che stai disegnando" "questa è una mamma orsa che sta cercando il cibo da portare ai suoi piccoli che la aspettano nella grotta". Madi non aggiunse altro e si girò verso il suo disegno, Clarke la guardò con dolcezza ancora un po' ma quando gli occhi le caddero sull'orologio si alzò, rendendosi conto di quanto fosse tardi. "Ciao Madi, io devo andare ma ci vediamo presto", la bambina però non le rispose, con la testa china sul disegno. Clarke le passò una mano sui capelli, stupendosi per quel gesto familiare e intimo. 
 

Si avvicinò a Bellamy e disse: "adesso dovrei andare, tu potresti darmi un passaggio verso casa?" "certo principessa, la carrozza è pronta" gli rispose con un ironico sorriso. I bambini corsero a salutarli e abbracciarono anche Clarke che tentennò guardandoli tutti, voleva rimanere ancora lì. Si era sentita libera dalle preoccupazioni e dalle immagini che aveva su se stessa.

Bellamy la spinse dolcemente fuori dalla porta guidandola verso la macchina. Non riusciva a smettere di guardarla, prima temeva di aver sbagliato a farle vedere quel posto ma vederla così gli fece fugare ogni preoccupazione. Sapeva di aver preso la decisione giusta a fidarsi di lei ma una preoccupazione gli ronzava nella testa mentre cercava di scacciarla: avrebbe dovuto raccontarle dei suoi trascorsi con Pike.
 
 
 
 
Angolo dell'autrice: ciao a tutti, come state? Sono mortificata per il ritardo con cui aggiorno. È stato un periodo davvero difficile e ho fatto fatica a concentrarmi su questa storia e mi sono limitata a leggere le altre. Non sono per niente soddisfatta di questo capitolo ma sono contenta di aver introdotto Madi (il disegno della vallata, del lago e dell'orso sono riferimenti alla serie). Spero di aggiornare entro la prossima settimana, fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione! 
 
  
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