BEST FRIENDS
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Capitolo
8 – Ed infine fu passione (2° parte)
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“Non
ha più importanza ora” Biascicò.
“Ok,
la smetto, scusami. Continua a parlarmi di questo ragazzo” La incitò ad andare
avanti.
“Vuoi
sapere se mi piace Adrien?”
Lui
annuì con il capo.
“Si,
anche se mi ha spezzato il cuore tante volte, ma lui nemmeno lo sa”.
Chat
Noir spalancò gli occhi, non immaginava che il suo alter ego, avesse fatto del
male a Marinette, indirettamente s’intende.
“Non
ne avevo idea, scusami”.
“Scemo,
non è mica colpa tua” Lo rimbeccò.
“E’
come se lo fosse”.
“Non
capisco cosa tu voglia dire, tu non hai fatto niente, anzi, mi sei sempre stato
vicino.”
Chat
Noir pensò che era meglio tenere la bocca chiusa, per evitare di tradirsi e che
lei scoprisse la sua vera identità.
In
quel momento non gliene fregava niente di dover rinunciare al miraculous, aveva piuttosto, paura della reazione di Marinette, si sarebbe potuta sentire offesa, tradita, da
una persona che credeva amica.
Si
limitò a sorridere.
“Mi
vuoi dire in che modo ti ha spezzato il cuore?” Le chiese con occhi languidi.
“Mi
ha detto che amava un’altra”.
Adrien
gli venne in mente quella volta che erano andati a visitare il museo delle
cere, e in macchina, gli aveva confessato che gli piaceva una ragazza.
“…mi
considera solo un’amica, forse per la mia goffaggine, forse perché mi comporto
come una stupida quando c’è lui…”
Chat
Noir, si rese conto con quella frase, che effettivamente, lei cambiava
atteggiamento quando vestiva i panni di Adrien.
“…e
poi di recente è uscito con Kagami, in realtà ce l’ho
spinta io tra le sue braccia”.
“Perché?”
Chiese con un’espressione dura.
“Perché…anche
a lei piaceva e ho pensato che forse stava meglio con lei, che con me. Kagami è bella, forte, coraggiosa e non ha paura di
sbagliare”.
Adrien
si sentì offeso, perché nessuno in realtà gli aveva mai chiesto cosa ne pensava
di Marinette, quel giorno si era ritrovato Kagami attaccato come una sanguisuga, ma la loro uscita, si
era limitato al gelato sulla riva della Senna, nulla di più.
Se
invece Marinette, gli avesse confessato il suo amore
per lui, sarebbe stato diverso, ora non starebbe nella sua stanza come Chat
Noir, con quella tuta soffocante, ma come Adrien.
“E
tu non lo sei?”
Marinette strinse i pugni,
non poteva di certo confessargli di essere lei Lady Bug, la ragazza di cui si
era innamorato.
“Non
so più chi sono Chat Noir” Grosse lacrime iniziarono a rigarle il volto,
spiazzandolo.
La
mora era in combutta con le sue due personalità: Marinette,
ragazza goffa e sempre con la paura di sbagliare; Lady Bug, ragazza forte e
coraggiosa.
“Sei,
sei la ragazza dei miei sogni” L’aveva detta a Lady Bug in uno dei loro primi
incontri, se lo ricordava bene.
“Ma
tu sei innamorato di Lady Bug, non di me”.
“Non
mostrarti insicura, se ti dico che mi piaci tu, mi piaci tu” Ripetè asciugandole le lacrime con il dorso della mano
“…non ti prendo in giro, non è da me”.
Aveva
ragione, per quanti difetti avesse quel ragazzo dal volto sconosciuto, non era
un bugiardo.
“Anche
tu mi piaci Chat Noir, in questi mesi, ho conosciuto lati del tuo carattere,
che ne ignoravo l’esistenza, mi ricordi molto…” Le prese entrambe le mani.
“Chi?”
“Adrien…non
chiedermi il perché, ma vi assomigliate molto”.
Chat
Noir sbiancò, ecco, lo aveva scoperto, Plagg aveva
ragione, cominciare questa storia con Marinette, non
avrebbe portato a nulla di buono.
“Caratterialmente
intendo” Aggiunse facendogli tirare un sospiro di sollievo.
“…non
potete essere la stessa persona, perché sarebbe assurdo, oltre che
improbabile”.
Cercò
nei suoi occhi la conferma di quello che stava dicendo.
Di
tutta risposta, ricevette l’ennesimo bacio sulle labbra, come per zittirla e
farle dimenticare quella storia dell’identità segreta.
*
No,
Adrien non la bacerebbe mai in quel modo, e non ci metterebbe tutto quell’ardore
che le stava trasmettendo il gatto.
Ma
poi cosa ne poteva sapere? Non aveva mai baciato Adrien per poter fare il
paragone.
E a
pensarci bene, il suo primo bacio, lo aveva dato a Chat Noir, non quella sera,
ma tanto tempo fa.
E
stando alla foto che Alya, aveva postato nel Lady blog, dopo che era stata akumizzata insieme a Nino, nel mostro chiamato Oblivion, sembrava che i due fossero in un’ottima sintonia.
Si
evinceva dalla foto, la passione di entrambi, e si era sempre chiesta, che cosa
l’avesse scatenata.
Avevano
persi entrambi la memoria, e non ricordavano nulla di cosa era successo, di
come erano riusciti a sconfiggere l’akumizzato e di
come alla fine erano finiti per scambiarsi in un bacio appassionato.
Se
solo avessero lasciato una testimonianza, di quello che era successo prima,
sarebbe stato tutto più facile.
Pazienza.
Doveva
al più presto togliersi dalla mente tutti quei pensieri, per concentrarsi su di
lui.
Ammise
a sé stessa che Chat Noir, le piaceva molto, e in quelle settimane, aveva
imparato a conoscerlo, se solo non fosse stata così ottusa, da respingerlo ogni
volta, ora forse, conoscerebbero le loro vere identità, e starebbe su quel
divanetto con il ragazzo che si cela sotto la maschera.
No.
Le
loro identità devono rimanere un segreto, almeno fino a che Papillon verrà
sconfitto.
*
Chat
Noir la portò sotto di sé, continuandola a baciare, a far incontrare le loro
bocche, le loro lingue.
Accarezzandosi
reciprocamente, ma senza violare parti più sensibili e inesplorate.
Marinette era in preda alla
frenesia, e liberata la mente dai pensieri, si poté concentrare di più sul
micio.
Lo
baciò con più passione, stringendo le braccia dietro la sua schiena, trattenendolo
a lei, non voleva andasse via, non ora.
Era
giusto quello che stava facendo in quel momento?
Era
la cosa migliore abbandonarsi totalmente a lui?
Forse,
ma poco importava, ormai era in ballo e doveva ballare.
“Chat…”
Gli sussurrò all’orecchio.
“Dimmi”
Rispose fermandosi “…sto facendo qualcosa che non va?”.
“No,
affatto…volevo chiederti una cosa, tu quanti anni hai?” Le chiese timidamente.
Non
poteva conoscere il suo nome, la sua identità, anche conoscere la sua età
sarebbe stata un rischio, ma doveva sapere, almeno quello.
Chat
Noir esitò qualche secondo, era incerto se raccontarle una bugia o la verità.
Marinette si meritava di
sapere la verità, senza ombra di dubbio.
“Sedici”.
Continuò
a baciarlo dopo che ebbe la sua risposta.
Non
riusciva a smettere e nemmeno lui.
D’istinto
le infilò le mani sotto la felpa, toccando con le mani guantate la sua nivea
pelle, passando dal basso ventre, dove percepì una piccola scossa che le arrivò
subito al cervello, facendola involontariamente gemere, passando sempre più su.
Chat
Noir esitò prima di fermarsi sui seni, fu lei a far appoggiare le sue mani, su
di essi.
Una
mossa azzardata e stupida.
Non
lo conosceva e si stava concedendo a lui?
Cosa
stava facendo?
Eppure
non riusciva a staccarsi, mentre lui si trusciava più in basso, con un gesto
quasi naturale, lei assecondava i movimenti.
Marinette aprì gli occhi, e
il volto della foto di Adrien che teneva attaccata al soffitto, si sovrappose a
quello di Chat Noir, spaventandola.
Spinse
via Chat Noir con forza, intimando di andarsene e di lasciarla sola.
“Scusami,
mi sono fatto prendere dall’emozione” Le disse credendo di aver fatto qualcosa
di avventato e contro la sua volontà.
“Non
è colpa tua, sono io, ti prego di andartene” Non ebbe il coraggio di guardarlo
negli occhi, si avvicinò le ginocchia al petto e gli diede le spalle.
Solo
quando sentì la botola chiudersi, si voltò e Tikki
uscì da suo nascondiglio.
*
“Perché
piangi Marinette? Ti fa fatto qualcosa di male?”
Chiese il kwami asciugandole con la zampetta le
lacrime.
“No,
no, lui è stato, è stato…fantastico”.
“E
allora qual è il problema?”
“Adrien”
“Adrien?”
Fece di rimando, in quel momento stava con Chat Noir, e lei pensa ad Adrien?
“Mi
sembrava fosse qui, che mi guardasse”.
“Non
c’era nessuno oltre a voi, te lo posso giurare Marinette”.
“Eppure
mi sembrava fosse vicino, troppo vicino…cosa mi sta succedendo Tikki?” La ragazza continuò a piangere più forte.
Tikki avrebbe voluto
tanto dirle, che un giorno capirà perché oggi si sentiva così, ma avrebbe
sicuramente capito l’identità di Chat Noir, non era stupida.
Si
limitò ad abbracciarla e a dirle che era arrivato il momento di andare a letto
per riposare, per quella sera aveva ricevuto anche troppe emozioni tutte in una
volta
*
Chat
Noir appena ritornò a casa, sciolse la trasformazione.
“Bleah!
Non ti azzardare a fare più quelle cose quando sei trasformato in Chat Noir, è
disgustoso” Si lamentò Plagg, cercando di vomitare
qualcosa di invisibile.
Adrien,
con aria rassegnata si diresse in bagno e si guardò allo specchio.
“Forse,
dovrei dichiarare i miei sentimenti a Marinette”.
Sospirò, pensando che nei panni di Chat Noir, si era cacciato in un bel guaio.
“E
poi cosa? Le dirai che sei Chat Noir?”
“L’intenzione
è quella”
“No,
no, no, non puoi farlo”.
“Perché
no? Ha il diritto di sapere con chi è stata questa sera. Domani glielo dirò”
Disse convinto specchiandosi, per darsi ancora più convinzione.
“Tu
non ragioni ragazzo mio. Se domani le dici la verità, secondo te come la
prenderà? Ti squarterà e appenderà la tua pelle nell’atrio della scuola”.
“Ma
che dici? Marinette non lo farebbe mai, le piaccio,
come le piace Chat Noir”.
“Si,
ma questa sera, non è stato Adrien a dichiararle i suoi sentimenti, ma Chat
Noir”.
“Sono
pur sempre io” Rispose con naturalezza sistemandosi una ciocca bionda dietro
l’orecchio.
“Non
è questo che voglio dire, devi darle il tempo di elaborare le sue emozioni, se
domani ti presenti da lei e le dici sono innamorato di te e ieri sera ti ho
messo le mani dappertutto, cosa ti direbbe, secondo te?”
“Ma
glielo devo dire Plagg, non credo potrò andare da lei
nei panni di Chat Noir, hai visto come mi ha cacciato, e per cosa poi?” Si
portò due dita sul mento per pensare e ripercorrere a mente la serata, in cerca
di qualche indizio.
“Lasciala
sbollire un po', e poi vai dichiarati se credi sia la cosa giusta da fare, ma
non dirle che sei Chat Noir, non adesso”. Lo supplicò il kwami
nero.
*
Continua
*
Nota
autrice:
Ciao a tutti, metto una piccola nota.
Quando
iniziai a scrivere questa long, non era ancora trapelata la notizia che Adrien
e Kagami, fossero una coppia canon,
e quindi io ho continuato la mia storia, pensando che non lo fossero.