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Autore: Mari Lace    26/10/2020    4 recensioni
Raccolta disomogenea per il writober, tema cambiamento.
#Dracoctober
Draco & Teddy: #26, #11, #12, #16
«Zio Draco» lo chiama, una volta a letto. «Ti piacerebbe fare il cameriere?»
Draco & Katie: #1, #4, #25, #28
«Non voli più, Malfoy?»
I suoi occhi bruciano più del Marchio.

What-if con Draco nell'Ordine [Draco & Neville]: #9, #14, #18, #19, #27, #29, #31
Che dovrebbe dirgli, che se la sua vita deve cambiare in ogni caso allora per una volta preferisce assumerne lui il controllo senza mettersi alla cieca in mano ad altri?
Draco/Luna: #2, #5, #8, (#12), #21, #24, #31
Draco la fissa stupito. Un bivio? Ride amaramente – certo, come no.
«Perché ridi? C’è sempre una scelta» continua la ragazza, osservandolo con curiosità.

Draco/Astoria: #3, #7, #13, (#17), #30
«Mamma mischiava le meringhe nella panna» [...]
Non è tristezza, non più – il dolore si è addolcito in nostalgia.

Draco & Penny: #6, #17
Penelope Light si ferma poco distante da lui. «Sei ferito?» domanda, ma Draco scuote subito la testa: non è importante.
«È questo che significa crescere?» chiede invece, fissandola quasi con rabbia.

+ Scorpius, Pansy, Andromeda, altri.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Draco Malfoy, Katie Bell, Luna Lovegood, Neville Paciock, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Luna
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Famiglia

Famiglia.

 

La porta si apre. Draco trasalisce nel vedere la donna sulla soglia, non riesce a impedirselo – le somiglia così tanto.

«Tu devi essere Draco» afferma, scrutandolo. «Non credevo davvero che saresti venuto».

Draco si limita ad annuire – può capirlo.

Il silenzio si protrae finché lei non si scosta per invitarlo a entrare.

«Ne sei convinto, Draco?»

«Tua madre sa che sei qui?»

«Non sono d’accordo».

«Sì» risponde, dopo una pausa. «Credeva che non sarei stato il benvenuto».

L’ammissione è seguita da una risata stanca. «Non provo rancore verso un ragazzino che non ho mai visto. Curiosità, piuttosto. E credo che Cissy lo sappia, in fondo».

«Mi ha abbandonata, Draco – tradita. È un’estranea, nient’altro».

Curiosità. È ciò che l’ha spinto a scrivere la lettera, ciò che l’ha guidato fin lì nonostante la disapprovazione di Narcissa.

La donna che ha davanti è cresciuta nel suo mondo, ma ha scelto di lasciarlo.

Draco non comprende cosa l’abbia spinta tra le braccia di un Nato Babbano, ma non gli interessa: a sembrargli incredibile è che sia stata in grado di scegliere in una vita dove tutto sembra già deciso, pianificato – nient’altro.

Draco non sa cosa vuole, non sa se può scegliere, ma la donna dall’altra parte del tavolo molti anni prima ha trovato il coraggio per farlo.

Ha una domanda che preme per uscire. Deglutisce, la guarda negli occhi e osa porla.

«Ti sei mai pentita?»

Sorprendentemente, l’espressione altera di Andromeda Black si addolcisce. Somiglia meno a Bellatrix, ora.

«No» scandisce, fiera. «Mai».

La donna che non ha mai imparato a chiamare “zia” si alza. «Resta per cena, vuoi?»

Annuisce muto, considerando la risposta.

 

Andromeda Black ha sposato un Nato Babbano e ne ha avuto una figlia, ma ha perso entrambi. Draco immaginava una donna sola, forse triste, ma nel rispondere alla sua domanda lei non ha esitato un istante.

Andromeda Black non è pentita della sua scelta, affatto.

«Cos’è che vuoi sapere da lei? Posso risponderti io».

Ma sua madre non può rispondergli, perché ha fatto scelte del tutto diverse.

«’onna?»

Lo sguardo gli corre alle scale. Era convinto che fossero soli in casa, ma se lui è in salotto e sua zia in cucina a chi appartiene la voce che ha appena sentito?

«Nonna?»

Alla base delle scale si materializza un bambino. È piccolo, Draco non gli darebbe più di quattro o cinque anni, e spalanca gli occhi vedendo lo sconosciuto sul divano.

«Tu non sei nonna» decide, indicandolo.

Draco è preso alla sprovvista. Non si aspettava di trovare qualcun altro, tantomeno un bambino. «No» conferma, incerto.

«E tu, Draco? Farai da babysitter ai cuccioli?»

Gli si gela il sangue, ricordando una conversazione sepolta a fatica. Forse Andromeda non è sola come pensava – forse sua cugina ha lasciato una traccia di sé, prima di morire.

I capelli del bambino mutano davanti ai suoi occhi, imitando i suoi. Anche gli occhi passano dal verde acceso al grigio cupo. Un Metamorfomagus.

«Sei un ladro?»

«No» risponde, rapido. Forse dovrebbe alzarsi e portare il bambino dalla nonna.

«Chi sei?»

«Io…» Draco si blocca. Come dovrebbe rispondere? Se ha ragione, quel bambino è suo cugino. Ma ha senso definirsi così? Lo sguardo del più piccolo lo incalza. «Siamo cugini» dichiara infine, accantonando i dubbi. «Io e te».

Gli occhi grigi del bambino si accendono letteralmente, schiarendosi. «Ho un cugino grande!» esclama, contento. Corre da lui e gli si siede accanto.

«Guarda» dice, mostrandogli un ciondolo che Draco non aveva notato. Lo apre, rivelando una foto. «Mamma e papà» spiega, indicandoli, ma Draco aveva già capito. Avverte un groppo in gola: tutto questo è sbagliato.

Il bambino poi torna a puntare gli occhi, ora azzurri, sul cugino. «Conoscevi la mia mamma?» domanda.

«No» risponde lento, lo sguardo calamitato dalla cugina che non ha mai conosciuto.

In quel momento Andromeda entra nella stanza.

«Ti sei svegliato, Teddy» nota, accennando un sorriso verso di loro. «E vedo che vi siete conosciuti. Ti piace zio Draco?» chiede avvicinandosi.

Teddy annuisce. «È simpatico. Ma perché parla poco?»

Draco arrossisce, imbarazzato da un bambino, e Andromeda ride.

 

Andromeda e Teddy sono una famiglia piccola, ma allegra.

Lei ha perso molto, ma non tutto; nel nipote rivede sua figlia, probabilmente. Dora – gliene parla un po’, a tavola. Teddy ascolta con lui e annuisce contento: gli piace sentire racconti sui suoi genitori, anche se sono sempre gli stessi.

Si sente un intruso in mezzo a loro.

Lucius e Narcissa gli vogliono bene, l’ha sempre saputo. Se da piccolo in qualche occasione ha temuto di deludere suo padre e perdere il suo affetto, ora sa bene quanto una simile preoccupazione fosse sciocca. Tuttavia non ha mai avuto con i suoi genitori un rapporto simile a quello a cui assiste ora tra nonna e nipote: i pasti erano formali, si parlava poco e si stava attenti all’etichetta. Il piccolo Teddy ride con la bocca piena, ma nessuno lo sgrida per questo, né Draco avverte il bisogno di farlo.

Andromeda gli chiede di portare Teddy in salotto mentre lei sistema.

«Non ho conosciuto tua madre, Teddy» mormora Draco, chinandosi accanto al bambino. «Ma vorrei averlo fatto».

Non sa come avrebbe reagito se avesse davvero incontrato Dora Tonks ai tempi di Hogwarts: forse – probabilmente – male, ma non intende accusarsi di possibili errori mai realizzati. Ora vorrebbe averlo fatto, aver avuto un assaggio di una famiglia diversa; è questo a contare.

Teddy non dice niente, lo guarda pensoso. Dopo un po’ sbadiglia, stanco.

D’istinto, Draco gli passa una mano tra i capelli, scompigliandoli. Sono rosa acceso.

 

«Hai trovato le risposte che cercavi?» domanda Andromeda, sulla porta.

Draco ricambia lo sguardo. «Io…» Non aveva un’idea chiara, ma quel pomeriggio è comunque andato in maniera molto diversa dal previsto. «Credo di sì».

Andromeda gli sorride. «Torna a trovarci».

  
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