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Autore: Pollack_Nicky    27/10/2020    0 recensioni
Zen'itsu Agatsuma, un ragazzo codardo e infantile, ma con buoni principi nel cuore. Dopo essere stato preso sotto l'ala di Jigoro, la sua vita era cambiata. Dalla sua precedente vita da vagabondo, adesso aveva finalmente trovato uno scopo: imparare la respirazione del tuono, diventare un ammazzademoni e il successore del suo maestro. Fosse facile però... Il suo carattere e la sua poca sintonia verso il suo compagno Kaigaku renderanno molto più difficile le cose. Tra la selezione finale e le piccole avventure che la seguiranno, Zen'itsu imparerà cosa significa essere un vero ammazzademoni.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zenitsu Agatsuma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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[Nota importante: Per collegare meglio i capitoli della storia, ce ne saranno alcuni (verranno riconosciuti dalla loro denominazione X.0) che conterranno momenti presi dalla storia prinicipale.]


Capitolo 0.0 - Un fulmine a ciel sereno

"Datti un contegno! Basta piangere, basta correre via! Facendo questo non andrai mai da nessuna parte, Zen'itsu! Scendi da lì e continuiamo l'allenamento!", gridò Jigoro, il maestro di Zen'itsu Agatsuma. Il suo allievo si era rifugiato su un albero mentre cercava di scappare, in preda ai sensi di colpa causati dalla sua incompetenza, dagli insegnamenti del maestro.

"No no! Sono più che sicuro che morirò se continuo con gli allenamenti! Ne sono più che sicuro!", rispose urlando Zen'itsu, mentre si teneva saldamente aggrappato all'albero.

"Non morirai! Non con questo livello di allenamento! Scendi subito da lì, idiota!" 

Non era la prima volta che il suo allievo faceva queste scenate, ed era più che sicuro non sarebbe stata l'ultima.

"Ma nonno...!"

"Chiamami maestro, deficente!"   

"Ma io ti voglio un sacco bene, nonno...!", disse continuando a gridare.

Jigoro arrossì dall'emozione, era la prima volta in tanto tempo che una persona ammetteva a lui di volergli bene. Ma nonostante ciò, doveva comunque convincerlo a scendere da quell'albero.

  "...Quando quella ragazza che amavo mi ha fatto raccogliere fondi, cosicché potesse correre via con un altro ragazzo, tu mi hai aiutato a risanare la montagna di debiti che avevo! Non lo so, forse hai fatto tutto questo perché volevi addestrare uno spadaccino, ma voglio comunque essere all'altezza delle tue aspettative! Mi fa sentire terribile il fatto di essere così...!"

Jigoro lo stava ascoltando curiosamente.

"...Voglio che tu sappia che mi alleno da solo di nascosto! Raramente riesco a dormire, ma comunque non ho niente da poter mostrare! Cosa significa tutto questo?! Cioè, cosa significa tutto questo?!"

"Calmati, Zen'itsu! Tu c'hai la possibilità di...", ma il suo discorso venne bruscamente interrotto dal suo allievo.

"Ne ho avuto abbastanza!"

Improvvisamente, un potente fulmine colpì in pieno Zen'itsu, facendolo cadere svenuto a terra. Le ultime parole che udì, furono quelle del suo maestro che gridava il suo nome.

Zen'itsu, distrutto e sconfitto, si risvegliò nella casa del suo insegnante,  Si odiava per i poveri risultati ottenuti dai continui allenamenti. Il suo impegno era un albero costantemente concimato e curato, ma che comunque non produceva alcun frutto.

Di fianco a lui stava Jigoro, il suo maestro, o come voleva chiamarlo Zen'itsu: "nonno". Aveva notato il suo risveglio, e voleva sfruttare l'occasione per aiutarlo ad essere più confidente in sé stesso, anche se sapeva che sarebbe stato difficile. Ma dopotutto, la sua vita non è mai stata facile.

"Sono morto?", disse debolmente Zen'itsu, nell'aprire gli occhi.

"Non sei morto, scemo. Sei ancora nei vivi. Per oggi riposati, domani continuiamo.", rispose Jigoro, col suo solito tono rassicurante, ma al contempo autoritario.

"Non voglio continuare, voglio andarmene. Non sono adatto per tutto questo.",  un paio di lacrime scesero sulle sue guance.

"Sei semplicemente demotivato dai costanti fallimenti. Ma il respiro del tuono è complicato, ci vuole costanza e determinazione. Sono più che sicuro che sotto di te hai le qualità per diventare un mio successore. Dopotutto, se avessi voluto partire dal facile, ti avrei fatto insegnare la respirazione dell'acqua da un mio vecchio amico." 

Zen'itsu saltò immediatamente dal letto. "Mi stai dicendo che la respirazione dell'acqua è più facile di quella che mi stai insegnando tu?! Perché mi fai iniziare dal difficile?! Mi vuoi uccidere, nonno?!!! Mi farai morire giovane così e io non voglio morire giovane!! Così non mi troverò mai una moglie, non mi sposerò mai!!" gridò, cambiando immediatamente di umore.

Jigoro, cercando di sopprimere l'irritazione che veniva causata dalle improvvise sclerate del suo allievo, lo prese di forza per l'haori, e lo rimise nel letto.

"Non c'entra questo! Io non ho mai imparato la respirazione dell'acqua, perchè mi sono specializzato in quello del tuono fin dall'inizio! Ora datti una calmata! Devi. Riposare. Sei stato appena colpito da un fulmine. Quindi, se non vuoi morire, stai fermo lì. Continuiamo domani, ok? Abbiamo ancora un sacco di tempo prima dell'esame. Ti porto da mangiare."

Una volta calmato, portò quindi la cena al suo allievo. Una semplice zuppa di miso, accompagnata da un paio di onigiri.

"Mangia, poi vai a dormire. Devi avere le energie necessarie per l'addestramento domani", disse Jigoro rassicurandolo, accarezzandogli i capelli.

"Nonno, posso farti una domanda?",  chiese Zen'itsu.

"Certo. Chiedimi pure."

"Perché mi hai scelto come tuo successore?"

Lo sguardo di Jigoro si fece pensieroso, mentre cercava una risposta alla domanda appena ricevuta.

"È una storia lunga. Non è il momento che te la racconti adesso, ok? Quando sarai pronto, ti racconterò tutto.", gli rispose sorridendo.

La porta della stanza si aprì, ed entrò un viso familiare.

Capelli spettinati neri, spesse sopracciglia del medesimo colore e grandi occhi azzurri. Era Kaigaku, preso sotto l'ala dello stesso maestro, sarebbe dovuto diventare suo successore insieme a Zen'itsu, ma questa idea non gli andava tanto a genio. Viveva da più tempo nella casa, e non vedeva di buon occhio il suo nuovo compagno, per via della sua codardia e inefficienza.

Kaigaku era tornato da un lungo allenamento solitario nella foresta. Essendo da più tempo in addestramento, era arrivato ad un punto in cui i costanti allenamenti giornalieri poteva farli in solitario, e il maestro era richiesto soltanto durante più duri e complicati allenamenti periodici. Non si sorprese nel vedere il suo compagno ferito e piangente, non era la prima volta, ed era sicuro che non sarebbe stata l'ultima.

Non gli importava più di tanto di Zen'itsu, sarebbe potuto morire il giorno dopo e lui si sarebbe scrollato il fatto di dosso come se fosse acqua, ma era irritato delle poche attenzioni che Jigoro gli dava, iniziava a ritenerlo più un peso che un aiuto. Inoltre, odiava come Zen'itsu si riferisse al maestro come "nonno", lo riteneva un'enorme mancanza di rispetto, dato che non erano legati in alcun modo. Kaigaku continuava a pensare a come poteva essere già in una posizione tale da poter essere considerato un degno erede, e si ritrovava invece a dover gestire quello che lui considerava una "debole sacca d'immondizia", ritrovandosi rallentato.

"Cosa è successo a quella feccia?", chiese a Jigoro nel vedere il suo compagno ferito nel letto.

Zen'itsu non aveva neanche la forza di controbattere, e cercando di rispondergli, emise soltanto un debole verso soffocato.

"È stato colpito in pieno da un fulmine. E non chiamare il tuo compagno feccia, o ti farò fare degli allenamenti il doppio più difficili domani!", sgridò il maestro.

"A me va anche bene, sensei! Se significa distanziarsi da lui in modo tale da essere così forte, da rendere la presenza di Zen'itsu nella mia stessa posizione una fonte di imbarazzo, faccia pure! Saranno gli altri a considerare me il vero erede e non lui!". rispose Kaigaku, come se stesse dichiarando una sfida.

"Entrambi sarete i miei eredi! Ed entrambi sarete forti uguali quando avrò finito con voi! Kaigaku, tu sei qua da molto più tempo di lui, è normale che tu sia più forte! Abbassa la cresta o te l'abbasso io!"

"Sì. Mi perdoni, sensei. Mi sono lasciato andare." rispose Kaigaku calmandosi, inchinandosi per porgere le proprie scuse, anche se stava iniziando ad odiare sempre di più il suo maestro. Allo stesso tempo però sapeva che era un ex pilastro del tuono, e quindi andava ammirato e rispettato, cosa che faceva e voleva continuare a fare. Cercò quindi di sopprimere questo odio verso i suoi confronti, pensando che era soltanto un'emozione passeggera, indotta dalle circostanze. 

Guardò meglio Zen'itsu per vedere in che condizione era: oltre ad essere ferito da svariate bruciature, in particolare sulla faccia, il colore dei capelli era completamente cambiato: dai capelli neri che aveva fino a quella mattina, ora il suo compagno possedeva dei chiari capelli biondi, che tendevano verso l'arancione sulle punte.

"È così insicuro di sé, che addirittura cambia il colore dei capelli? Il sensei sarà pure un uomo rispettabile e onorevole, ma è davvero così disperato nella ricerca di un erede?", disse a sé stesso Kaigaku, ma Zen'itsu in qualche modo lo sentì.

"Cosa?! Cosa mi hai fatto mentre dormivo, nonno?! Mi hai cambiato colore dei capelli?! Perché ora sono biondo?! Vuoi farmi diventare segretamente una prostituta?! Non mi ritieni abbastanza competente per diventare un ammazzademoni, e quindi vuoi sbarazzarti di me vedendomi ai quartieri a luci rosse?!! Ti ho detto mille volte che voglio andarmene, ma non pensavo volessi mandarmi via in questo modo!! Nonno io mi fidavo di te!!", gridò piangendo Zen'itsu.

"Piantala con 'ste storie assurde e smettila subito di piangere! Come ti vengono in testa queste idee? È stato il fulmine a cambiarti il colore dei capelli!" infuriò immediatamente Jigoro.

"Da quando i fulmini cambiano i colori dei capelli, nonno?!"

"Non ne ho idea, ok?? È successo così e basta!!"

Mentre Zen'itsu e Jigoro discutevano per l'ennesima volta, Kaigaku uscì dalla stanza, irritato. Le grida di Jigoro e Zen'itsu continuavano a sentirsi anche dopo aver chiuso la porta.

"...Magari è stato Kaigaku di nascosto!!"

"Ti pare una persona che tinge di nascosto i capelli della gente? Zen'itsu per favore finiscila!"

Fu una serata molto caotica, Zen'itsu non riusciva a smettere di piangere e Jigoro spese gran parte della serata nel cercare di gestirlo, mentre Kaigaku se ne stava disperatamente il più lontano possibile dal rumore, a volte coprendosi le orecchie.

Stava fuori dalla casa, seduto su una roccia lì vicino, sotto un pesco. Con il sole già sotto l'orizzonte, la luna ormai aveva sostituito il sole da qualche ora.

In solitudine sotto un cielo stellato, gli venne ancora in mente quella notte in cui in cambio della sua vita, sacrificò i suoi compagni orfani nel vecchio tempio in cui viveva ad un demone che lo stava cacciando, dopo che era stato buttato fuori dai suoi stessi compagni, quando fu scoperto a rubare soldi di proprietà del tempio. Fu dopo questo evento che incontrò Jigoro, che lo accudì e si prese cura di lui.

 Kaigaku riteneva giusta la sua scelta, metteva la sua vita al di sopra di qualsiasi cosa, e quella notte, se non avesse negoziato col demone, sarebbe stato senza ombra di dubbio mangiato. Sacrificare se stesso per qualcosa o qualcuno, non sarebbe mai stata un'opzione per lui. Non provava alcun rimorso per la sua decisione.

Dopo qualche ora spesa a passeggiare nei dintorni, Kaigaku rientrò in casa. Zen'itsu finalmente era a dormire, così come Jigoro. Decise quindi di dormire pure lui, il giorno dopo avrebbero fatto entrambi un duro addestramento nella foresta lì vicino, e voleva essere pronto.

Capitolo 0.1 - Tuono e lampo

Jigoro si piazzò vicino ad un albero e lo indicò. 

"Tratta questo albero come se fosse un demone! Non farti rallentare! Vai!"

"Seconda forma: Inadama", tre forti attacchi in rapidissima successione colpirono il tronco dell'albero, causandone il suo collasso.

"Subito, terza forma! Forza!!"

"Terza forma! Sciame di fulmini!", girò intorno ad un altro albero, ad una velocità tale da confondere Zen'itsu. Kaigaku distrusse completamente la base dell'albero colpendolo in ogni direzione, abbattendolo.

"Non deforestare tutto! Quarta, quinta e sesta sullo stesso albero!"

"Quarta forma!! Tuono distante!!", l'attacco fu così veloce, che lo sfortunato albero sembrò staccarsi prima ancora che Kaigaku si muovesse.

"Quinta forma!! Lampo di calore!! Sesta forma!! Rombo e lampo!!"

Si girò indietro per continuare l'attacco sul tronco dell'albero appena abbattuto. Usò la quinta forma per tagliarlo ulteriormente a metà con un unico potente colpo singolo, seguito immediatamente dopo dalla sesta, colpendolo con rapidi attacchi spaziati, inflitti mentre si allontanava dal tronco. Quest'ultimo era ormai diventato legna da ardere.

Kaigaku aveva finito.

Jigoro si avvicinò a lui, era fermo ansimante dalla fatica.

"Bene! Direi che è un buon inizio. È la prima volta che usi la respirazione con una katana vera e propria."

"Non è un buon inizio...!", sospirò insoddisfatto Kaigaku. "...Nella seconda forma ho soltanto inflitto tre attacchi, la quinta forma era poco precisa, ho quasi mancato l'albero, e la prima forma non mi viene ancora! Perchè, sensei?! È la più facile e ancora non riesco a farla!!"

Jigoro si avvicinò a lui, e lo consolò dandogli un importante consiglio.

"Ogni persona impara in modo differente la respirazione. Naturalmente le basi da seguire ci sono sempre, ma poi una volta imparate, sta all'utilizzatore stesso trovare il modo di padroneggiare e dominare le varie forme. La tua difficoltà nell'imparare la prima forma, nonostante la sua semplicità, è indotta dalla voglia che hai nel voler imparare tutte le forme il prima possibile. Quello che devi fare, per ora, è concentrarti sulle forme che sai già fare, invece che cercare di imparare quelle che non sai. L'approfondimento delle forme già di tua conoscenza, ti indurranno a farti imparare anche la prima, ne sono sicuro. Per ora, concentrati soltanto su quello che sai fare."

Il maestro accarezzò i capelli di Kaigaku, che sbuffò deluso.

Nonostante fosse cattivo e violento durante gli addestramenti, il suo lato buono si mostrava sempre quando doveva dare consigli ed aiuti. Li trattava come se fossero suoi figli. Riteneva che l'amore paterno che dimostrava, li avrebbero aiutati a padroneggiare al meglio la respirazione, oltre a stabilire un rapporto di aiuto e supporto reciproco. Purtroppo, gli dispiaceva non poco vedere quanto poco in sintonia stavano i suoi due allievi. Jigoro amava entrambi, e soffriva ogni volta che li vedeva litigare.

Nell'accarezzare Kaigaku, rivolse lo sguardo verso Zen'itsu: due grandi occhi gelati gli erano stampati in faccia. Non aveva ancora imparato una singola forma, e vedere quello che il suo compagno poteva fare l'aveva demoralizzato non poco. Kaigaku poteva finalmente addestrarsi con una katana vera e propria, mentre Zen'itsu si addestrava ancora con una spada di legno.

"Ora Zen'itsu, tocca a te. Devi ancora imparare la prima forma, ma sono sicuro che sei molto vicino dall'impararla." disse Jigoro cercando di motivarlo.

Prese dunque un cocomero che teneva vicino a lui, e lo piazzò sul ceppo di uno degli alberi abbattuti da Kaigaku.

"Provala contro questo frutto.", disse indicandolo.

Zen'itsu si sbloccò, ricordandosi che anche lui doveva imparare la respirazione del tuono. Si mise in posizione, e preparò la carica che antecede l'attacco, facendo attenzione a come respirava. Il suo respiro, controllato e deciso, dimostrava prontezza nel sferrare il colpo.

"Prima forma: tuono e lampo."

Zen'itsu fece un fulmineo scatto in avanti, dirigendosi a piena velocità verso il cocomero. Il frutto ormai era vicino. Preparò il braccio per sferrare il colpo, ma si dimenticò di guardare dove metteva i piedi. Inciampò e cadde violentemente in una buca ben nascosta, situata tra lui e il cocomero.

Un grido dolorante provenne del buco nel quale Zen'itsu era caduto.

"Nonno! Aiutami!! Mi sono slogato l'anca!!" gridò nell'aggrapparsi sul bordo della buca piangendo. Per quel giorno, Zen'itsu finì l'addestramento appena dopo il suo inizio.

Tre giorni dopo, era finalmente pronto a ricominciare ad allenarsi. Questa volta era soltanto lui e il suo maestro, con la stessa sfida: Cercare di tagliare il cocomero usando la prima forma.

"Ti sei allenato con la respirazione mentre eri a curarti?", gli chiese Jigoro mentre gli dava la spada di legno.

"Sì, nonn... volevo dire, sensei...", rispose Zen'itsu prendendo in mano la spada. Si era effettivamente allenato tutti i tre giorni di "pausa" nella respirazione, anche durante le notti. Queste le passò praticamente tutto il tempo nell'allenarsi, dormendo pochissimo.

"Allora, appena sei pronto prova ad attaccarlo come se fosse un demone.", disse dandogli un forte colpo sulla schiena con il bastone che usava per camminare, per motivarlo.

Zen'itsu si mise di nuovo in posizione, la sua respirazione appariva più concentrata e determinata di prima, le sue gambe erano rigide e pronte. Jigoro lo notò, e per la prima volta in tanto tempo, pensò che era finalmente riuscito a mettere correttamente in testa la prima forma all'allievo.

"Prima forma: tuono e lampo..."

Lo scatto iniziale era ottimo, il suo maestro era impressionato. Il cocomero si faceva sempre più vicino mentre Zen'itsu riuscì a preparare il braccio per sferrare il colpo che avrebbe inflitto al frutto. Evitò totalmente la buca, la spada era ora tratta e il colpo sembrava certo.

La spada colpì in pieno il cocomero, distruggendolo del tutto, ma non riuscì a controllare la fermata, e si scontrò di piena faccia contro un albero.

Jigoro si avvicinò a lui, la sua faccia era messa abbastanza male, ma nulla che non si sarebbe sistemato in qualche giorno.

"Almeno sei riuscito a colpire. Puoi continuare?", gli chiese nel guardare la sua faccia sconfitta.

"Sì, posso...", rispose debolmente, ma non riuscì neanche a finire di parlare che Jigoro lo prese di forza per un braccio.

"Allora muoviti!" gli ordinò alzandolo di prepotenza e spingendolo verso la posizione iniziale.

"...Se sei riuscito a colpire con la prima forma significa che puoi perfettamente impararla, e oggi la impari! Hai capito dove hai sbagliato?"

"Sì, nonno. Ho concentrato troppa forza sulla spada e mi sono sbilanciato."

Jigoro piazzò un altro cocomero sul ceppo, e si piazzò dietro a Zen'itsu per osservarlo.

"Attaccalo ancora, ma correggendo la posizione dopo l'attacco. E non chiamarmi nonno!"

"Ma nonno...!"

"Ah, fa niente. Ti deconcentra sta storia. Chiamami come ti pare, basta che colpisci bene!"

Un'altra volta, Zen'itsu si mise in posizione, aveva capito dove aveva sbagliato prima, ed era pronto ad affrontare il cocomero di nuovo, questa volta sperando di non ricevere alcun improvviso ritocco facciale da qualche albero.

Caricò di nuovo l'attacco, sperando fosse finalmente la volta buona.

"Prima forma: tuono e lampo..."

Zen'itsu caricò il bersaglio, e con un improvviso attacco fulmineo, tagliò perfettamente a metà il cocomero, fermandosi pochissimo dopo, con la spada già nella fodera. Sembrava non l'avesse mai tirata fuori da quanto fu rapido il colpo.

Jigoro era impressionato, finalmente era riuscito a far imparare al suo allievo più difficoltoso una forma, ed era quella che non riusciva ad imparare l'altro.

"Zen'itsu...", disse orgoglioso Jigoro.

"...L'attacco che hai appena fatto, era incredibilmente vicino alla perfezione."

Zen'itsu era felicissimo di sentire queste parole. Per la prima volta, i suoi addestramenti stavano dando qualche frutto, anche se piccolo, ma per il momento era abbastanza. Sorrise al suo insegnante, soddisfatto.

"Domani, vediamo di continuare con le altre forme, ok? Per oggi concentriamoci sulla prima!", gli disse Jigoro.

"Certo, nonno! Continuiamo, quindi!"

Zen'itsu nel tornare indietro, distratto dalla felicità indotta dal successo, si dimenticò della buca che stava in mezzo al percorso, piombandoci dentro ancora.

 

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"Nonno! Penso di essermi rotto il braccio! Morirò!"

"Ah ma sta zitto è profonda solo due metri quella buca!"

Zen'itsu non si era rotto il braccio.

Capitolo 0.2 - Un giorno in città

"Zen'itsu, Kaigaku, scendete giù in città per prendere un po' di scorte, ormai ne siamo a corto."

Jigoro spedì i suoi due allievi verso valle, non si sarebbe fatto alcun allenamento quel giorno, ma mandò giù entrambi sperando che avrebbero sfruttato l'occasione per conoscersi meglio, migliorando così il loro rapporto.

"Se ti avvicini a meno di un metro da me ti tiro un pugno in faccia così forte che ti ritornano i capelli neri.", ringhiò Kaigaku contro il suo compagno mentre si dirigevano verso la città. 

Durante la camminata Zen'itsu, a causa di un sasso nel terreno che non aveva visto, inciampò e cadde addosso a Kaigaku. Nell'alzarsi, ricevette senza alcun preavviso un violento pugno sullo stomaco, la forza del colpo lo fece cadere dolorante a terra, togliendogli per un po' la capacità di respirare.

"Ti ho detto di starmi lontano, merda!", disse disgustato Kaigaku, mentre Zen'itsu era ancora a terra che cercava di riprendere aria.

Si può dire che l'idea di Jigoro non è stata una delle migliori.

Un silenzio molto teso li accompagnò per tutto il viaggio verso valle, nessuno voleva interagire col proprio compagno.

Finalmente, dopo un viaggio di qualche ora, raggiunsero le vive strade della città. I due ragazzi si erano ormai abituati al contrasto tra campagna e centri cittadini, dove dalla tranquillità della natura, si passava alla frenesia delle vie principali durante l'ora di punta. Le strade, larghe e spaziose, erano accompagnate sui lati da grandi edifici in legno, i quali ospitavano residenze, negozi e attività commerciali. Il processo di meccanizzazione causato dalla rivoluzione industriale iniziava a farsi sentire, con la presenza di piccoli tram che seguivano binari posti in mezzo alla strada. L'influenza occidentale iniziava a prendere piede anche nel vestiario, oltre ai classici abbigliamenti tradizionali, come kimono, haori e hakama, capitava spesso di incrociare persone che indossavano una camicia, accompagnata ad una giacca e a volte anche una cravatta; spesso in testa tenevano anche un elegante cappello.

Il giro in città fu movimentato, capitava spesso di urtare qualcuno durante la camminata. A volte a Kaigaku capitava di perdere di vista Zen'itsu, che lo ritrovava a piangere mentre gridava il suo nome, facendo fare figure poco belle ad entrambi.

Quel giorno, però, mentre erano al mercato del pesce situato nel porto della città, un'inaspettata situazione coinvolse entrambi.

Zen'itsu, mentre era ad osservare la merce in vendita, notò che ad una ragazza caddero dei soldi, che finirono nell'acqua sotto la banchina. S'inchinò immediatamente per recuperarli, per poterli poi restituire alla sua legittima proprietaria. Una volta recuperati, andò con un passo frettoloso verso la ragazza.

"Scusi! Le sono cadute in acqua dei soldi!" gli disse allungando un paio di banconote zuppe d'acqua. La ragazza si voltò, e Zen'itsu fu immediatamente catturato dal suo aspetto, due grandi occhi blu accompagnavano un volto delicato e fine, con lunghi capelli raccolti sul retro. Indossava un semplice kimono blu e nero.

"Ah, grazie mille! Molto gentile da parte di uno sconosciuto!" rispose la ragazza sorridendogli.

"Una domanda, giusto per sapere: come ti chiami?",  chiese Zen'itsu, chiaramente interessato a lei.

"Shiori.", rispose una inaspettata mascolina voce dietro di lui.

Il suo amore fu immediatamente rimpiazzato da paura, mentre si girò lentamente per capire chi fosse: era un grosso uomo, avrà avuto dieci anni in più di lui, totalmente calvo, ma la sua mancanza di capelli non toglieva il fatto che aveva l'aspetto di uno che avrebbe potuto strappare a metà una persona soltanto con le sue mani.

"Scusi, signore, sua figlia ha perso dei soldi. Volevo soltanto restituirglieli...", disse terrificato Zen'itsu.

"Figlia?! Lei è mia moglie! Per chi mi hai preso?!", gridò con una certa rabbia l'uomo.

"Ma non è possibile! Questo deve essere illegale! Tu hai un aspetto molto più maturo di lei!!" gridò Zen'itsu.

"Ho venticinque anni, deficiente! Lei ne ha ventuno! Stai alla larga!"

"Non ci credo neanche morto! Questa è pedofilia!! Stai mentendo sulla sua età!!! Sono più che sicuro che lei stia cercando un modo per scappare da te, ed oggi è il suo giorno fortunato!!", gridò Zen'itsu voltandosi verso la ragazza, ma non vide quello che si aspettava. Morì internamente nel vedere che la ragazza era spaventata da lui, lo stava guardando con due enormi occhi spalancati, facendo addirittura due passi indietro quando incrociò il suo sguardo.

"Ti sembra la faccia di una che chiede aiuto? L'hai spaventata, scemo! Ti spacco la faccia!"

Cercò di scappare, ma fu preso per il braccio dall'uomo, che lo sollevò e lo fece schiantare contro i cesti in vimini che tenevano i pesci in vendita, rilasciandone il loro contenuto. Il venditore intervenì immediatamente. "Che cazzo fate con la mia merce, idioti! Andate a litigare da un'altra parte!"

La coppia se ne andò, lasciando Zen'itsu solo, sconfitto, sdraiato sulla merce, con pesci sopra e sotto il suo corpo dolorante.

"Se non paghi per la merce danneggiata chiamo la polizia!", gli gridò il venditore.

Kaigaku, avendo visto tutta la scena standosene in disparte senza intervenire, si avvicinò allungando un paio di banconote al pescivendolo.

"Sono con lui. Prendiamo tutto quello che è stato danneggiato."

Zen'itsu si scrollò i pesci di dosso e si alzò in piedi tremando, mettendosi a riordinare il pasticcio fatto.

Una volta comprata la merce, e messo in ordine tutto, i due ragazzi se ne andarono dal mercato.

"Le banconote che hai usato per pagare, erano zuppe d'acqua. Le hai rubate dalla ragazza.", osservò Zen'itsu mentre camminavano lungo le strade della città.

"Volevi che pagassimo un casino creato da gente che neanche conosciamo, con i soldi del sensei? Sono stati loro a creare quel macello.", si giustificò Kaigaku.

"Sì, ma non costava neanche tanto quello che abbiamo preso. Ti ha dato una grossa quantità di resto, dovresti restituirla.",  rispose Zen'itsu.

Kaigaku s'infuriò, aveva rubato per gran parte della sua vita, e sicuramente l'opinione di un compagno che disprezzava non gli avrebbe fatto cambiare idea.

"Tu piuttosto dovresti evitare di provarci con qualsiasi ragazza ti incroci lo sguardo...", gli disse prendendolo per i capelli e forzando lo sguardo verso di lui.

"...Non solo sei una noia, un'inutilità ed una immensa palla al piede. Ma causi anche problemi della quale io non c'entro niente e devo intervenire comunque. Ancora non ho capito perché il sensei abbia scelto te, ma sono più che sicuro che se fosse più razionale con i suoi pensieri, ti avrebbe rigettato nei bassifondi nei quali ti ha trovato..."

"...E tu avresti le qualità di diventare un pilastro?! Guardati! Continui a provare ogni singola forma, ma ti viene soltanto la prima! Sono passati tre mesi da quando l'hai imparata! Tre! Io in quel periodo di tempo avevo imparato quattro forme! Nonostante sei addestrato da un ex pilastro continui a fallire! Sono meglio di te, e lo sarò sempre! Potevo benissimo non intervenire, e lasciarti in balìa della polizia! L'ho fatto solo per evitare di deludere il sensei! Fin dalla prima volta che ti ho visto ho sempre temuto che saresti diventato il suo allievo preferito, e guarda un po', ultimamente questa mia teoria si sta facendo sempre più veritiera! Immagina cosa sarebbe potuto succedere se avesse scoperto che non ti avevo aiutato in una situazione del genere!"

Zen'itsu non sapeva come controbattere, semplicemente abbassò la testa, e stette in silenzio per tutto il resto della giornata, con costanti occhi lucidi. A volte una singola lacrima gli scendeva sulla faccia, ma lui se la puliva velocemente, per non farsi notare.

"Voglio andare a casa. Sono stanco di stare con lui. Mi fa sentire di merda ogni volta che dobbiamo interagire. Sono un fallimento, su tutti i fronti." Queste frasi continuavano a girare nella sua testa. Voleva soltanto riposarsi da quell'orrenda situazione.

"Sono stanco di essere insultato da te! Pensi di essere sempre dalla parte del giusto e di aver sempre ragione. Pensi addirittura che il nonno stia giocando favoritismi nei miei confronti! Sarò stupido, sensibile e infantile, ma tu sei peggio! Hai visto quanti soldi ti ha dato il nonno? E tu, nonostante ciò, rubi comunque dei soldi ad una ragazza che non c'entra niente! Ok, sarò stato un cretino nel fare quella scenata con quella coppia, ma i danni causati nel negozio erano causa mia! Avrei dovuto pagare io! Sei un ladro, non hai alcun onore! Pensi di poter diventare un pilastro con questo tuo carattere?! Riflettici sopra!", questo era quello che Zen'itsu voleva dirgli, ma non trovava la forza per farlo. Semplicemente si teneva questo suo pensiero per sé, creandosi situazioni immaginarie nelle quali aveva la forza per controbattere.

Per tutto il resto della giornata i due allievi non si scambiarono neanche una parola. Tornarono a casa verso sera, senza dirsi niente per tutto il viaggio.

 

 

"Quindi come è andata oggi? La vita in città è davvero interessante, spero vi siate divertiti!", chiese speranzoso Jigoro.

"Oh, sì tutto bene, sensei! Abbiamo comprato qualche pesce di troppo, mi perdoni per questo.", disse Kaigaku con un forzato tono felice.

"Zen'itsu, non ti vedo tanto bene. È successo qualcosa giù in città?". Chiese preoccupato Jigoro.

Lui per un attimo non rispose, voleva dirgli quello che era successo, del furto di Kaigaku, ma aveva paura che il suo maestro avrebbe poi cacciato il suo compagno di conseguenza. Nonostante lo odiasse, dentro di sé lo ammirava per la sua bravura nella katana, e non voleva che fosse cacciato. Quello che voleva, era soltanto che cambiasse il suo carattere.

"No, niente, nonno... Soltanto...", Zen'itsu osservò Kaigaku, che lo fulminò con lo sguardo.

"...Sono solo un po' preoccupato per l'allenamento di domani, tutto qua!", disse sforzando un sorriso.

Capitolo 0.3 - “Lo spero…”

"Zen'itsu, analizza te stesso: quanto tempo è passato da quando hai imparato la prima forma?", gli chiese Jigoro.

"Sei mesi...", rispose mortificato.

"E quante altre forme hai imparato da quel periodo?"

"Nessuna." Zen'itsu si sentiva un fallito un'altra volta, si sentiva intrappolato in quel posto, e i costanti tentativi nel scappare venivano costantemente contrastati da Jigoro.

"Perché non posso andarmene? Perché insisti così tanto nel volermi fare diventare un tuo successore?", gli chiese mentre iniziò a lacrimare.

Jigoro ritornò nello stesso sguardo pensieroso che ebbe quella volta che gli fece la stessa domanda. Questa volta, però, Zen'itsu ricevette finalmente una risposta.

"Tu e Kaigaku, siete entrambi due ragazzi al quale darei la mia vita. Non ho mai avuto una moglie e dei figli. So che sembra molto ovvio quello che sto per dirti ma... semplicemente mi ricordate il mio giovane me: codardo e che pensava soltanto a sé stesso. Tutto qua."

"Ma io e lui siamo praticamente bianco e nero, come possiamo noi due, che abbiamo un carattere totalmente diverso, indurti a ricordare il tuo passato?", gli chiese Zen'itsu, ormai le sue lacrime si erano asciugate dato che era più interessato ad ascoltare il suo maestro che i propri pensieri autocommiserativi.

"Diciamo che voi due mi ricordate come ero quando avevo circa la vostra età. Avevo paura di tutto, e sfruttavo gli altri per cercare protezione. Poi un giorno... mentre io ed il mio compagno eravamo impegnati in rischiosi allenamenti notturni, ci ritrovammo davanti ad un demone."

"Non può una storia finire bene se inizia così." disse Zen'itsu.

"Ed hai ragione. Era la nostra prima volta davanti ad un demone, in una foresta lontana da qua. Come tu sai già, sono molto più forti degli umani..."

 

"Ichiro, ricordati le forme! Non farti prendere dal panico e mantieni una respirazione stabile!", gridò Jigoro.

"Lasciami concentrare! Già non mi piace il modo col quale questo coso si sta avvicinando a noi, non metterti in mezzo!"

Il demone era lento nei movimenti iniziali, si muoveva con le braccia e le gambe per terra, quasi strisciava nel muoversi verso di loro.

"Mi fa impazzire come si muove! Uccidiamolo subito e finiamola!", gridò Ichiro preoccupato mentre sudava freddo.

"Evita! Non sappiamo che attacchi può infliggere! Attacca solo se lo ritieni assolutamente necessario! Gli ammazzademoni arriveranno presto!", cercò di rassicurare Jigoro, ma anche lui temeva per la sua vita in quel momento.

"Noi siamo ammazzademoni! Se non riusciamo ad uccidere questo, non ne uccideremo nessun altro in futuro!", disse Ichiro facendo un passo avanti.

"Non puoi sapere quanto è effettivamente forte! Potrebbe essere una luna da quanto ne sappiamo!", Jigoro cercò di convincere il suo compagno a starsene indietro.

Il demone si avvicinava sempre di più ai due ragazzi, Ichiro, terrificato dal suo aspetto, indietreggiò al pari del suo compagno. Entrambe le katane erano puntate verso la creatura, ma questa non sembrava minimamente minacciata dalle lame.

Un leggero frascheggio provenne dalla chioma di un albero dietro di loro.

"Sono arrivati i rinforzi! Adesso calmati, Ichiro! Non siamo più soli!", gridò Jigoro al suo compagno cercando di calmarlo.

Ichiro fu improvvisamente colpito da un brutale pugno sulla schiena. Dal suo addome fuoriusciva il pugnale che aveva appena inflitto il colpo.

Il giovane Jigoro guardò terrificato la scena, il demone davanti a loro era soltanto un esca, mentre quello vero li aveva completamente aggirati.

Il pugno del demone aveva completamente distrutto la spina dorsale inferiore e gran parte dell'intestino di Ichiro. Inoltre, per ucciderlo più velocemente, ficcò violentemente nel collo della sua vittima un lungo kunai, un pugnale molto appuntito e poco affilato, per poi toglierlo, rendendo la ferita ancora più dannosa. Ichiro, ancora vivo, ma fortemente indebolito, cercò di attaccare il suo assalitore, muovendo la katana in modo disperato dietro di lui, senza usare alcun tipo di tecnica, in quel momento voleva solamente liberarsi dalla situazione nella quale si trovava.

Jigoro, cercando di riprendersi dall'improvviso attacco, si mise subito in posizione per contrattaccare usando la prima forma.

"Prima forma: Tuono e lampo"

Jigoro era poco concentrato, e il suo respiro era alterato per lo spavento. Lo scatto che dà inizio alla prima forma fu lento e prevedibile. Il demone riuscì a contrattaccare, strappando con violenza il braccio destro di Ichiro, e lanciandolo addosso a Jigoro mentre caricava. Esso venne completamente sbilanciato, facendolo cadere fragorosamente a terra.

Jigoro si alzò, notando che dalla sua faccia uscivano frequenti gocce di sangue. Strofinando rapidamente la sua guancia sinistra con una mano, notò che la perdita era causata da un profondo taglio, si era autoinflitto il colpo con la sua stessa spada durante la caduta.

Il demone lasciò Ichiro. Non era ancora morto, ma dalla letale ferita causata dai colpi subiti usciva sangue a dirotto. Non riusciva più a muovere le sue gambe ed era totalmente paralizzato dal bacino in giù. Jigoro puntò ancora la katana verso il demone, alternando lo sguardo da lui all'esca. Quest'ultima non si era ancora mossa da quando il vero attaccante si era messo in mostra. Ichiro era a terra, sotto di lui una pozza di sangue continuava ad espandersi, mentre dalla sua bocca uscivano soltanto versi soffocati. Jigoro guardò negli occhi il suo compagno: mentre questo cercava di liberarsi dal sangue che continuava a salirgli alla gola, i suoi occhi sembravano che volessero dirgli qualcosa.

Jigoro però non poteva farsi distrarre dal suo compagno, anche se quest'ultimo era in punto di morte. Continuò a tenere lo sguardo fisso verso il demone, aspettando un attacco. Ichiro continuava a sputare sangue, non perché gli bloccava il respiro, ma perché voleva informare Jigoro di una sua importante scoperta. Lentamente la morte lo stava raggiungendo, e non aveva tanto tempo, doveva trovare un modo per liberarsi dal sangue. Trovò una piccola opportunità. Si trattenne più sangue possibile in bocca, per poi sputarlo tutto in una sola volta. Ebbe così la gola libera per un attimo, ma questo bastò ad informare il giovane Jigoro. Tutto d'un fiato, senza preoccuparsi del dolore causato nel parlare, gridò al suo compagno:

"È una luna inferiore! È un suicidio affrontarlo! Va via da qua!"

Sentendo queste parole, sudando freddo, Jigoro lasciò immediatamente la katana, e corse via. Corse come mai aveva fatto prima. Nessun allenamento, nessuna situazione di pericolo nel quale si era trovato in precedenza lo motivò così tanto nel correre. Le chiome degli alberi dietro di lui continuavano a muoversi durante tutta la sua corsa, il demone lo stava inseguendo. La corsa continuava senza sosta. Dopo un po' iniziò a sentirsi debole nelle gambe, ma continuò a scappare. Sentiva che doveva vomitare dallo sgomento e dalla fatica, ma ciò non lo fermò. Le sue gambe erano mosse soltanto dal suo istinto di sopravvivenza, che lo teneva ancora in piedi. Tutte le persone hanno un limite però. Durante una corsa che sembrava interminabile, in una foresta che appariva infinita, le sue gambe iniziavano a cedere, la fatica iniziava a prendere piede. Visibilmente rallentato, il demone sfruttò l'opportunità per attaccarlo. Una katana sfiorò i capelli di Jigoro, e si infilò nel terreno davanti a lui, bloccandogli la strada. Jigoro inciampò su di essa, terminando la sua corsa.

Il demone sbalzò fuori dalla chioma di un albero lì vicino. Jigoro non si perse d'animo, però. Aveva ancora la forza per combattere, e aveva trovato un'opportunità.

Con un movimento fulmineo, prese la katana conficcata nel terreno dietro di lui, e girandosi rapidamente, grazie ad un attacco preciso, riuscì finalmente a tagliare la testa al demone. Il suo corpo cadde subito per terra, polverizzandosi insieme alla testa mozzata.

Jigoro era disperato, non sapeva dove fosse, e gli mancava l'aria. Si appoggiò all'albero più vicino a lui, cercando di riprendere fiato.

Dalla chioma dello stesso albero, di colpo, piombò su di lui lo stesso demone. Solo in quel momento si ricordò che possedeva un'esca, ed era quindi caduto pienamente nella sua trappola. Non aveva ancora lasciato di mano la katana però. Un potente attacco disperato colpì la spalla destra del demone, tagliandoli il braccio. Sfruttò questa occasione per togliersi dalle grinfie del demone, allontanandosi e continuando a scappare, lasciando la spada a terra per permettersi di correre più velocemente. Ormai però le sue gambe erano sull'orlo di cedere. Il giovane Jigoro cercava disperatamente di darsi forza, ma la sua corsa era ormai pesantemente rallentata. La stessa katana di prima l'attaccò ancora, questa volta si ficcò nella corteccia di un albero davanti a lui. Jigoro sapeva benissimo che era ormai questione di secondi prima che le sue gambe sarebbero cedute, prese quindi di nuovo la katana, e con un attacco cieco, senza usare alcun riferimento, si girò cercando di infliggere un attacco simile a quello precedente. La sua spada però, inaspettatamente, si scontrò contro quella di un altra persona, che gli bloccò il colpo. 

Osservò chi fosse il possessore di questa strana lama di colore azzurro: indossava la classica uniforme nera degli ammazzademoni, sopra di essa era presente un haori di colore azzurro, con motivi bianchi simili a delle nuvole lungo tutto il pezzo d'abbigliamento. La sua faccia era nascosta da una maschera kabuki di legno rossa, questa però non copriva i capelli, che erano corti e neri.

"Da qua in poi ci penso io. Tu vai via da qua!", gli gridò l'ammazzademoni prendendolo per il braccio e spingendolo indietro, per evitare di subire altri attacchi. La sua voce appariva giovane, Jigoro pensò che molto probabilmente questo inaspettato salvatore avrà avuto più o meno la sua età.

Il giovane Jigoro era stremato, però. Non riusciva più a correre. Si nascose dietro un albero, sperando che il ragazzo che lo aveva appena salvato avrebbe vinto.

Il demone era ora focalizzato sul ragazzo mascherato, era una minaccia più grande dell'altra persona che ha inseguito fino a quel momento.

"È strano che tu non parli! Di solito i demoni non sanno stare zitti! Sei fortunato, almeno ti ucciderò con un po' più di rispetto." gli disse puntando la katana verso di lui.

Il demone non parlò, ma attaccò con un assurdo attacco frontale il ragazzo. Questo, senza utilizzare alcun tipo di forma, gli tagliò con un colpo rapido e deciso la testa. Il corpo senza vita, insieme alla testa mozzata, si polverizzarono nell'aria.

Il giovane Jigoro uscì fuori dal suo nascondiglio, vedendo che finalmente il demone era stato sconfitto.

Il ragazzo mascherato vide il ragazzo uscire dal riparo, e gli gridò addosso.

"Cosa ci fai ancora qua? Perché non sei scappato? Vai via da qua ora!!".

Jigoro non si aspettava queste parole dall'ammazzademoni, ma prima che potesse anche solo elaborare quello che aveva appena sentito, da un cespuglio dietro di lui spuntò fuori lo stesso demone, che lo prese rapidamente in ostaggio.

Questo demone era leggermente diverso da quelli che aveva appena visto finora. Il suo aspetto era identico agli altri affrontati, ma i suoi occhi brillavano di un acceso colore blu scuro. Sulle pupilla dell'occhio sinistro era inciso il kanji che indicava la sesta luna inferiore: era il demone originale. Quest'ultimo parlò per la prima volta. Parlava con un tono minaccioso, ma allo stesso tempo si poteva percepire una leggera paura nella sua voce. 

"Senti, ammazzademoni, troviamo un accordo: io lascio andare il ragazzo, e tu mi lasci vivo.", gli disse puntando il suo kunai verso la gola di Jigoro.

"Non prendo accordi con nessun demone. L'unico accordo che accetterei avrebbe come risultato soltanto la tua morte." controbatté puntandogli la katana verso di lui, pronto ad attaccare.

"Sicuro di voler tenerti sull'anima il peso causato dalla tua negligenza? C'è un giovane coinvolto in mezzo a questo e te sembri ignorare totalmente la sua presenza!", gli rispose il demone convinto.

"Conto su di te ragazzo!" gridò l'ammazzdemoni a Jigoro.

"Prima forma: taglio della superficie dell'acqua."

Il ragazzo mascherato caricò il demone, questo non si aspettava un attacco così improvviso. Essendo un utilizzatore della respirazione dell'acqua, gli attacchi erano più lenti, ma molto più scorrevoli e fluidi. Il demone cercò immediatamente di uccidere il suo ostaggio, mirando il kunai alla gola, ma l'attacco fu rallentato da Jigoro, che non aveva ancora perso le sue forze. Con entrambe le sue braccia, iniziò a spingere con le poche energie che ancora aveva la mano che impugnava l'arma, sperando che l'ammazzademoni sarebbe riuscito a colpire prima che il kunai l'avrebbe trafitto. 

Jigoro continuava a spingere il braccio, ma poteva solo rallentarlo. Il pugnale si avvicinava sempre di più alla sua gola, ma non fece in tempo a tagliarla, che un potente e preciso attacco da dietro colpì il collo del demone. La lama quasi sfiorò il retro del collo di Jigoro, ma la precisione del taglio era tale da far sì che lo mancasse. L'ammazzademoni era riuscito a concentrare la forza del colpo sulla punta della lama, così facendo riuscì a tagliare completamente il collo del demone, senza alcun danno a Jigoro stesso.

La testa del demone cadde per terra, così come il suo corpo, lasciando la presa che teneva stretto il giovane Jigoro.

"Perché non sei scappato?", gli chiese il misterioso ammazzademoni inginocchiandosi verso di lui.

Il giovane Jigoro, preso dai sensi di colpa, ma anche dalla paura e dalla fatica, scoppiò a piangere. "Non ho fatto altro che correre tutto il tempo! Le mie gambe stavano cedendo! Non riuscivo più a correre!"

"Capisco...", rispose il ragazzo, accarezzandogli i capelli per tranquillizzarlo.

 

 

 

Zen'itsu era stato totalmente catturato dalla storia. Osservava con due occhi spalancati il suo maestro.

"...e questo è stato l'evento che mi ha motivato a diventare un pilastro. Dopo quel giorno, il mio carattere cambiò quasi del tutto. Ero diventato molto più propenso ad imparare. Fino a quel momento sapevo solo tre forme. E stavo studiando la respirazione del tuono da un anno circa. Nel giro di tre mesi, riuscì ad imparare le altre tre."

"Quindi, nonno, mi stai dicendo che se voglio imparare le altre cinque forme devo essere la vittima di un evento nel quale rischio di perderci la vita?", chiese Zen'itsu.

"No, ma che idee ti fai, scemo...!", rispose ridendo Jigoro. "...Questa storia te l'ho raccontata per farti capire chi ero. Un debole che non riusciva a fare altro che scappare. Sapevo a malapena combattere. E guarda chi sono ora! Quello che voglio dirti, è che non devi farti abbattere da alcun tipo di fallimento, non importa quanto grandi siano, perché comunque, fino a quando non muori, il tempo per imparare qualcosa c'è sempre. Devi soltanto volerlo."

"Ma questo ancora non spiega perché hai scelto noi due, in particolare me!"

"La prima volta che ho messo gli occhi su di te, eri a terra, disperato, mentre degli uomini ti stavano portando via la ragazza che tu stesso credevi ti amasse, quando in realtà ti stava solamente sfruttando. Soltanto da quello ho capito che tu sei una persona che ci tiene alle poche conoscenze che ha, e che farebbe di tutto pur di proteggerle. Questo istinto ce lo hanno in pochi, ma un occhio attento può sempre vedere quando succede. L'istinto di protezione è una delle qualità più importanti per un ammazzademoni. Ti dico, dal giorno dopo l'evento di cui ti ho raccontato, sono stato malissimo. Mi continuavo a dare la colpa per la morte di Ichiro, nonostante il destino stesso aveva detto che quel giorno sarebbe morto. Era come un fratello per me, nonostante ci conoscessimo soltanto da qualche mese."

"Ma tutto questo cosa c'entra riguardo a Kaigaku? Lui non ci tiene per niente alle poche conoscenze che ha!" gli gridò Zen'itsu.

"Kaigaku, sapevo già di lui prima di accudirlo. Lo presi sotto la mia ala dopo che il tempio nel quale abitava fu assalito da un singolo demone, che uccise gran parte degli orfani residenti nel luogo. Corse direttamente da me senza mai fermarsi, chiedendomi aiuto. Appariva disperato. Appena lo vidi capii quello che era successo. Vedi, molti pilastri, soprattutto i più forti, sono motivati da puro odio e rabbia verso i demoni, indotta dalla perdita di qualche stretto amico, o famigliare, causata appunto dai demoni stessi. Sapevo che non si sarebbe mai arreso lui, che avrebbe sempre puntato al massimo. Per questo l'ho accudito." Jigoro sorrise a Zen'itsu, accarezzandogli i capelli.

"Hai mai raccontato questa storia a Kaigaku?...", gli chiese preoccupato al suo maestro. "...lui dice sempre che favorisci me a lui!"

"Glielo racconterò appena tornerà dalla selezione finale. Sono più sicuro che lo passerà senza problemi. Non favorisco nessuno, alla fine di tutto, vi voglio vedere sullo stesso livello, nella cerchia dei pilastri. È normale che lui possa pensare così, ormai sa allenarsi da solo, quindi di conseguenza devo concentrarmi maggiormente su di te, perché sei più problematico!..." disse Jigoro ridendo.

"...Ma sono sicuro che un giorno lui capirà, e che quando sarete entrambi pilastri, riuscirete finalmente ad andare d'accordo!"

"Lo spero anch'io." Sospirò malinconicamente Zen'itsu.

"Lo spero davvero tanto."

 
   
 
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