27/10/2020
6 recensioni Twinge
(rimorso,dolore lancinante)
(rimorso,dolore lancinante)
«Non hai paura per loro due?»
«Ho tanta paura, però ho anche molta fiducia. Se dovesse succedere, io li proteggerò»
«Ho tanta paura, però ho anche molta fiducia. Se dovesse succedere, io li proteggerò»
Il vento scuote il suo mantello logoro e forse anche infangato; si stringe quasi su se stesso e in un battito d’ali è fermo di fronte a quel portone di faggio scuro. Ne percorre le diverse screziature, non vuole prendere tempo però ha la paura matta di non riuscire a conquistare ciò che ha deliberatamente scelto di abbandonare.
Fa un passo in avanti, si ferma ancora una volta.
Forse un discorso sarebbe più d’aiuto, non ci ha pensato; forse deve riordinare le idee prima di implorare il perdono e chiedere per la seconda volta di essere accettato nonostante la sua natura. Serve un piano ed è impreparato.
Decide che proverà domani, oggi è troppo stanco, troppo vecchio, troppo povero e naturalmente troppo malato. Ma la porta si spalanca di botto e una figura è ferma sull’uscio.
Avverte un brivido di paura e forse vergogna mista a dispiacere.
Quella sensazione ha un sapore acido in bocca, quasi erode la lingua incapace di muoversi e la gola, da dove non esce alcun suono.
Alza il capo sospirando, mentre il volto della donna compare pezzo dopo pezzo e un’altra fitta- di paura- lo travolge.
I suoi occhi hanno un cipiglio così freddo e gelido che fa un passo indietro; un’altra faccia si sovrappone a quella, un’immagine che appartiene a un vecchio amico perito. Sono ricordi, lontani ma che lo schiacciano in qualche modo, conscio che se fosse ancora vivo, anche lui sarebbe stato fermo lì, su quell’angolo dell’entrata a perforarlo col suo sguardo per l’insana scelta che aveva preso. Quell’espressione è dura, ricolma di rabbia per la sua stupida defezione; ne riconosce nei contorni un’ombra di delusione, per aver dato fiducia ad un essere come lui.
«Se entri, questa volta lo fai per restare» sussurra.
In quella frase avverte la velata minaccia, e la sua forza nel pronunciarla. Anche se le sue scelte passate hanno dimostrato la sua voglia di staccarsi dalle sue origini, il volto austero è alzato; gli occhi, incavi ricolmi di forza inesauribile sono incandescenti e le labbra sono una linea diritta. Nei suoi gesti rivede la nobiltà che ha sempre messo a tacere, preferendo un posto al mondo insito di amore e semplicità.
Di rimando nel suo di sguardo, lui la esorta a ricordare quando da giovani si erano rifugiati nella sua piccola casa in fuga; oppure quando si erano improvvisati suoi aiutanti procurandole al contrario un sacco di guai. Vuole che sappia che nell’unica parte ancora viva suo cuore, c’è solo spazio per sua figlia.
Annuisce ed entra, convinto.
Fa un passo in avanti, si ferma ancora una volta.
Forse un discorso sarebbe più d’aiuto, non ci ha pensato; forse deve riordinare le idee prima di implorare il perdono e chiedere per la seconda volta di essere accettato nonostante la sua natura. Serve un piano ed è impreparato.
Decide che proverà domani, oggi è troppo stanco, troppo vecchio, troppo povero e naturalmente troppo malato. Ma la porta si spalanca di botto e una figura è ferma sull’uscio.
Avverte un brivido di paura e forse vergogna mista a dispiacere.
Quella sensazione ha un sapore acido in bocca, quasi erode la lingua incapace di muoversi e la gola, da dove non esce alcun suono.
Alza il capo sospirando, mentre il volto della donna compare pezzo dopo pezzo e un’altra fitta- di paura- lo travolge.
I suoi occhi hanno un cipiglio così freddo e gelido che fa un passo indietro; un’altra faccia si sovrappone a quella, un’immagine che appartiene a un vecchio amico perito. Sono ricordi, lontani ma che lo schiacciano in qualche modo, conscio che se fosse ancora vivo, anche lui sarebbe stato fermo lì, su quell’angolo dell’entrata a perforarlo col suo sguardo per l’insana scelta che aveva preso. Quell’espressione è dura, ricolma di rabbia per la sua stupida defezione; ne riconosce nei contorni un’ombra di delusione, per aver dato fiducia ad un essere come lui.
«Se entri, questa volta lo fai per restare» sussurra.
In quella frase avverte la velata minaccia, e la sua forza nel pronunciarla. Anche se le sue scelte passate hanno dimostrato la sua voglia di staccarsi dalle sue origini, il volto austero è alzato; gli occhi, incavi ricolmi di forza inesauribile sono incandescenti e le labbra sono una linea diritta. Nei suoi gesti rivede la nobiltà che ha sempre messo a tacere, preferendo un posto al mondo insito di amore e semplicità.
Di rimando nel suo di sguardo, lui la esorta a ricordare quando da giovani si erano rifugiati nella sua piccola casa in fuga; oppure quando si erano improvvisati suoi aiutanti procurandole al contrario un sacco di guai. Vuole che sappia che nell’unica parte ancora viva suo cuore, c’è solo spazio per sua figlia.
Annuisce ed entra, convinto.
«Credo che lei sia perfetta per te, insomma guardala. Diventa rossa solo se le dici buongiorno!»
«Avrai esagerato con l’Idromele»
«Ho occhio per queste cose, anzi fiuto»
«Avrai esagerato con l’Idromele»
«Ho occhio per queste cose, anzi fiuto»
La trova davanti al fuoco, il piccolo ventre ormai cresciuto, il volto più paffuto del solito. Appena lei incontra il suo sguardo trattiene a stento le lacrime e lui l’abbraccia di slancio.