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Autore: pampa98    28/10/2020    1 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Una storia al giorno con protagonista Jaime Lannister, ambientate nell'universo canonico o in AU.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Prompt: In vino veritas
Numero di parole: 1934

 
IL POTERE DEL VINO




Brienne si svegliò con un forte mal di testa. Si alzò di scatto dal letto ed ebbe subito modo di pentirsene, sentendosi la bocca piena del sapore del vino e il suo stomaco che premeva per uscire dal suo corpo.
«Ti conviene stare a riposo stamani.»
Quella voce la colse alla sprovvista, ma la riconobbe all’istante.
«S-Ser Jaime! Che… Che ci fai qui?»
Un lampo di delusione passò nei suoi occhi, ma sparì subito con un sospiro.
«Per questo devi riposare. Non riesci proprio a reggere il vino.»
Brienne sbattè le palpebre, confusa. Ricordava il primo bicchiere che Jaime le aveva versato – un brindisi innocente, niente di più – poi era arrivato Tyrion e aveva proposto di fare un gioco.
E poi si era svegliata nel suo letto.
Cercò di ricordare quanto avesse bevuto e, soprattutto, cosa avesse fatto, ma ogni sforzo le causava una fitta di dolore tremenda.
In qualche modo, a un certo punto della serata, lei era tornata in camera, probabilmente aiutata da Jaime, e poi lui era rimasto a dormire lì. Solo a dormire, o almeno sperava.
«È… È successo qualcosa?» chiese, sentendo il volto diventare caldo.
«Ti sei messa a ballare nuda davanti a tutti e hai succhiato la faccia a Tormund Giantsbane.»
Brienne sbiancò, facendolo scoppiare a ridere.
«Ma che cazzo!» esclamò, dandogli un pugno sul petto. «Non prendermi in giro, non sono dell’umore!»
Jaime si alzò, continuando a ridere.
«Scusa, scusa. Hai riso più del solito e penso che se non ti avessi sorretta venendo qui, saresti inciampata sul nulla da tanto che barcollavi. Tutto qui. Un’avventura da ubriaca molto anonima, tranquilla.»
Brienne aggrottò le sopracciglia, cercando di capire se fosse sincero o meno, ma poi tirò un sospiro di sollievo. Sicuramente si era resa ridicola, ma non in modo irrimediabile.
«Mi dispiace.»
«Perché mai? Gli unici sobri ieri sera erano i neonati.»
Jaime le porse un bicchiere d’acqua che lei accettò con piacere, rendendosi conto solo in quel momento di quanto la sua gola fosse secca.
 
 
Con la minaccia di metterla in imbarazzo davanti a tutti se avesse lasciato la sua stanza, Jaime aveva convinto Brienne a restare a riposo per qualche ora. Uscì dalla camera e si diresse verso la propria, nella quale trovò Tyrion che, a giudicare dallo stato dei capelli, si era appena svegliato.
«Buongiorno, fratello» lo salutò con un ghigno.
Jaime ricambiò il sorriso, incerto.
«Com’è andata la notte?»
«Bene. Brienne ha dormito senza problemi, ora sta riposando.»
«E prima che dormisse?»
Come temeva, dopo quello che era successo, Tyrion aveva dato per scontato che le cose tra di loro avessero seguito una precisa linea.
«Non abbiamo fatto sesso, Tyrion.»
Quell’affermazione lo sconvolse.
«Non avete… Come sarebbe a dire? Perché?»
«Fammi pensare. Forse perché era talmente ubriaca da non avere idea di cosa stesse facendo? Non ricorda nemmeno quello che ci siamo detti.»
«Beh, può succedere quando si è ubriachi.»
«Sì, e sai cos’altro può succedere?» disse. «Si può mentire o, peggio, ci si può pentire di ciò che si è detto o fatto. No, se non lo ricorda tanto meglio. Mi piace il rapporto che abbiamo e non voglio rovinarlo.»
«Oh, ma per favore!» sbottò Tyrion. «Solo a voi due può piacere il vostro rapporto attuale. Penso di poter parlare a nome di ogni essere vivente se ti dico che è irritante avervi vicino e che sarebbe una grande consolazione per l’intero continente se voi due vi metteste finalmente insieme.»
Jaime sbuffò.
«Ti ringrazio, fratello, ma preferisco che ti faccia gli affari tuoi. Oltretutto questa situazione è solo colpa tua e di quel tuo stupido gioco.»
«Scusa se ho fatto in modo che vi dichiaraste.»
«Tu non hai fatto quello!»
Jaime scattò in piedi, iniziando a percorre la stanza avanti e indietro. Era furioso con suo fratello e anche con Brienne, per non essere stata in grado di controllarsi. Quando Tyrion li aveva accusati di essere innamorati, avevano bevuto entrambi: lui per accontentarlo, lei perché non aveva nemmeno capito la domanda.
Non aveva importanza quello che si erano detti. Non aveva importanza che, una volta giunti in camera, Brienne lo avesse baciato. Per quanto ne sapeva, nella sua testa poteva averlo scambiato per Renly.
«Comunque, c’è una cosa su cui ti vorrei correggere» disse Tyrion, sedendosi di fronte al camino. «Quando si è ubriachi come lo era lei si possono fare degli sbagli, è vero, ma non si può mentire. Nel vino c’è verità.»
«Tu e Cersei mi avete sempre dimostrato il contrario.»
«Io e Cersei siamo dei maestri, con anni di esperienza, e ad Approdo del Re non si può correre il rischio di rivelare i nostri più reconditi segreti solo perché si è alzato un po’ troppo il gomito. Ha bevuto perché ti ama – fatto che si poteva evincere anche dal modo in cui ti guarda o da come ti ha difeso di fronte alla regina e a Sansa.»
Jaime sospirò, passandosi la mano sul volto.
«Piuttosto» aggiunse, con sguardo preoccupato. «Non sei stato tu a mentire, vero?»
«No. Io non ho mentito.»
 
 
Il sonno colse Brienne e con quello arrivarono anche i ricordi. Sentì Tyrion Lannister affermare che lei e Jaime erano innamorati e vide quest’ultimo rivolgerle uno sguardo indifeso prima di bere. Aveva bevuto anche lei, con fermezza: era la verità e non se ne vergognava.
Jaime l’aveva poi aiutata ad alzarsi e l’aveva stretta a sé lungo tutto il tragitto fino alla sua camera. Ricordava che la stanza fosse particolarmente calda, più del solito, e che si era rifiutata di stendersi sotto le coperte. Erano rimasti sul letto a parlare e a ridere insieme, finché lei non lo aveva baciato. Lo sguardo di panico e disgusto sul volto di Jaime le si impresse nella memoria e dubitava che vi sarebbe mai scomparso.
Si mise seduta con il cuore che le batteva freneticamente nel petto. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Come le era venuto in mente di mostrare tanto apertamente i suoi sentimenti proprio al diretto interessato?
“Non toccherò mai più una goccia di vino in vita mia”, si disse.
Jaime sapeva che era stato un gesto dettato dal suo stato di ubriachezza, doveva saperlo, ma questo non cambiava il fatto che fosse accaduto. Brienne lo aveva baciato. E lui ne era rimasto disgustato.
Si alzò dal letto, afferrò Giuramento e uscì.
 
 
Jaime la vide dirigersi a passo spedito verso il cortile interno. Provò a chiamarla, ma lei lo ignorò.
«Non avevamo un patto?» le disse, raggiungendola al centro dell’area di allenamento. Lei sussultò al suono della sua voce, ma continuò a dargli le spalle.
«Mi sento molto meglio, ser. Un po’ d’aria fresca non può che farmi bene.»
Jaime annuì. Restò in silenzio, smuovendo la neve con la punta del piede, in attesa che lei dicesse qualcosa – o che lui trovasse il coraggio di parlare per primo.
«Mi scuso per tutto quello che è accaduto ieri notte» disse Brienne, senza cambiare posizione. «Spero tu vorrai ricordare che non ero in me e passare oltre.»
Di nuovo Jaime annuì in silenzio. Era una richiesta giusta: il loro rapporto funzionava bene così com’era e a lui piaceva così com’era. Se lo voleva anche lei, se lo sarebbe fatto bastare.
“Ha bevuto perché ti ama.”
 
 
Si ritirò presto nelle sue stanze, desiderando stare da sola e – soprattutto – lontana da Jaime. L’uomo si era dimostrato comprensivo con lei, anche se in modo freddo, ma quello era un fatto che Brienne avrebbe dovuto mettere in conto. Gli errori si pagano, anche quando vengono commessi per sbaglio.
Sentì dei calci alla porta e aggrottò le sopracciglia, andando ad aprire per capire di chi si trattasse.
«Scusa» disse Jaime. «Come vedi ho le mani un po’ occupate.»
Aveva una bottiglia stretta nella mano mentre teneva in equilibrio sulle braccia un vassoio con due bicchieri, due piatti di pasticcio di carne, una mela e una rosa blu.
«Che ci fai qui?» gli chiese.
«Posso entrare? Non vorrei far crollare tutto.»
Brienne si fece da parte e lasciò che lui posasse tutto sul tavolo. Quando intercettò il suo sguardo scettico verso la bottiglia, Jaime sorrise, versandone il contenuto in due bicchieri.
«È solo acqua. Ti voglio completamente sobria stasera.»
Brienne arrossì, sentendo l’imbarazzo per quella notte tornare a galla.
«P-Perdonami, ser, io… Io non ho ancora capito perché sei qui.»
«Per cenare con te, ovvio.»
Brienne sbattè le palpebre, confusa.
«Che vorresti dire?»
«Non ricordi più il significato di “cenare”, donzella?»
«C-Certo, solo… Dopo quello che è successo, credevo… Insomma…»
«Non far lavorare il tuo cervellino più del dovuto» la fermò Jaime. Si avvicinò a lei, che nel frattempo era rimasta ferma davanti alla porta. «Ieri sera l’alcol ha avuto la meglio su di te, è vero, ma sono quasi certo che l’unico effetto che abbia avuto sia stato quello di lasciarti esprimere più liberamente i tuoi sentimenti.»
Brienne abbassò lo sguardo: era esattamente quello il problema, per quello non riusciva a capire cosa ci facesse Jaime lì, da solo con lei.
«Tuttavia io non ero ubriaco. Alticcio, al massimo, ma non al punto di non sapere cosa stessi facendo. Quando ho bevuto, dopo che Tyrion aveva affermato che sono innamorato di te, sapevo cosa stavo facendo.»
Brienne scosse la testa.
«No. Ti prego, non dirlo.»
«Cosa non dovrei dire?»
«Mi sento già abbastanza umiliata senza avere bisogno che tu ci metta il carico.»
Jaime aggrottò le sopracciglia, confuso.
«Non capisco cosa stai dicendo.»
Brienne strinse i pugni, tenendo lo sguardo ancorato al pavimento.
«Quando io… Quando ti ho baciato, tu… tu ne sei stato disgustato.»
«No, Brienne, non è stato…»
«Va bene, ser, lo capisco, ma a maggior ragione ti chiedo di non cercare di…»
Jaime le afferrò la nuca, bloccando le sue lamentele con le proprie labbra. Le gambe di Brienne si fecero molli e dovette appoggiarsi a lui per non cadere a terra. Le sembrava che lui la stesse baciando, ma la sua mente non riusciva a elaborare pienamente quel concetto.
«Lasciami spiegare, ok?» le disse, allontanandosi un poco da lei.
Brienne annuì.
«Lo ammetto, il tuo bacio mi ha sorpreso. Ma non ti ho respinta per il motivo che credi tu. Brienne, non eri completamente in te ieri e avevo paura che fosse stato un gesto inconsulto che non contava niente e non volevo prendermi la libertà di agire senza essere certo che tu fossi pienamente consapevole di quello che stavi facendo. Non ero nemmeno sicuro che sapessi che ero io quello insieme a te. Avrei voluto parlartene stamattina, ma tu non ricordavi e… sinceramente, mi sei sembrata tu quella disgustata al pensiero che potessero esserci state delle interazioni fisiche tra di noi.»
Ascoltò le sue parole a bocca aperta, incredula per ciò che le stava dicendo.
«Perché… perché sarei dovuta essere disgustata? O non sapere che si trattava di te?»
Jaime abbassò lo sguardo.
«Non lo so. Insomma, non sono un ottimo partito.»
«Sai che non è vero. Devi saperlo.»
Jaime le rivolse un sorriso triste. Fece un passò indietro e le porse la rosa che Brienne aveva intravisto sul vassoio.
«Ho trovato una cosa che mi piace del Nord» disse. «Non risplende come i tuoi occhi, ma credo che ci si possa accontentare.»
La prese dalla sua mano, accarezzando i petali blu, senza riuscire a staccare gli occhi da Jaime.
«Cosa dovremmo fare ora?» chiese.
Lui le indicò il tavolo imbandito con un grande sorriso.
«Io comincerei con una cena a lume di candela. O di fuoco del camino, insomma.»
Gli angoli della bocca di Brienne si sollevarono. Posò la rosa sul suo letto, promettendosi di trovarle una vaso conclusa la cena, e si sedette a tavola.

 
 
 
 
 
 
   
 
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