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Autore: NPC_Stories    28/10/2020    3 recensioni
L'anno scorso ho fatto l'inktober con Erika, quest'anno lei ha trovato questo fantastico promptober chiaramente a tema drow.
Non so se riuscirò a scrivere tutti i giorni, probabilmente saranno storie brevissime, non so se ci saranno dei disegni, ma so che i prompt sono troppo belli e cercherò di tirarne fuori qualcosa, probabilmente missing moments di altre mie storie.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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28. Riding lizard


1268 DR, Underdark vicino a Eryndlyn

"Che cos'è?" Domandò la bambina, alzando un dito per indicare la grossa lucertola che zampettava sul soffitto della caverna. "Perché sta a testa in giù?"
"Si direbbe un rettile di qualche tipo, ma non sono sicura di cosa sia" spiegò sua madre, senza sbilanciarsi.
"Quella è una lucertola gigante, Kore." Intervenne suo padre. "Credo sia selvatica, ma in città questi animali vengono addestrati e usati come cavalcature."
La piccola drow spalancò gli occhi, colma di meraviglia.
"Oooh! E quindi cavalcate a testa in giù?"
"Non solo. Può anche camminare per terra, oppure sulle pareti."
Kore afferrò il polso di sua madre con la mano destra e quello di suo padre con la sinistra. Capitava così raramente che potesse stare con entrambi i suoi genitori.
"Mamma, posso averne una?"
"Scherzi? Una lucertola gigante? E dove vorresti tenerla?"
"Uhm… nella stalla?"
"No, spaventerebbe a morte gli altri animali… e forse se li mangerebbe… e poi è troppo grande per stare nella stalla."
La bambina mugugnò qualcosa per la delusione.
"Allora nella mia camera?"
"Non se ne parla proprio!"
Kore spostò lo sguardo su suo padre, in una muta supplica. La sua espressione era così tenera che S'lolath si sentì quasi mosso a pietà. Quasi.
Distolse lo sguardo dagli occhioni imploranti della figlia, riflettendo su quella tecnica di persuasione così poco drow eppure così efficace in altri contesti.
"Una lucertola addestrata male potrebbe rivoltarsi contro i suoi padroni" rispose, schierandosi con la madre della piccola. "Mi spiace darti una delusione, principessa, ma dovresti pensare a un animaletto meno problematico."
"Quando torniamo a casa puoi avere un nuovo animaletto, un altro gatto o una capretta… o perfino un asinello tutto tuo" la tentò Krystel, sperando di farla contenta.
Kore abbassò lo sguardo, fissando il pavimento di pietra con rancore.
"Ma perché devo tornare a casa? Perché non posso stare qui con papà?"
I due drow adulti si scambiarono uno sguardo preoccupato, anche un po' impanicato. Krystel sapeva che se avesse negato quel desiderio alla bambina avrebbe fatto solo la parte della cattiva, doveva essere S'lolath a convincere la figlia, in quanto diretto interessato.
"Se tu vivessi qui, figlia mia, saresti costantemente in pericolo" le spiegò.
"Ma tu papà non potresti proteggermi?"
S'lolath spostò il peso da un piede all'altro, a disagio. Non era facile spiegare alla propria figlia che sarebbe stata un fardello.
"Non posso promettere di riuscirci. Io sono un mago potente, ma ci sono molte altre persone in città che sono pericolose quanto me. Se dovessi dedicare parte delle mie energie e delle mie attenzioni a proteggerti, rischierei che i miei nemici trovassero il mio punto debole… tu."
Kore sgranò gli occhi, incerta se sentirsi ferita o lusingata. Era una bambina molto giovane, ma era in grado di capire che se suo padre definiva qualcuno 'punto debole' quello era da intendersi come un complimento. In un certo senso.
"Non voglio che i cattivi ti facciano qualcosa per colpa mia" piagnucolò, abbracciando suo padre alla vita.
S'lolath fece un passettino indietro, preso alla sprovvista da tanto slancio emotivo. Capì che aveva esagerato, non poteva caricare una bambina di nove anni dei suoi problemi. Non se voleva che lei avesse una vita protetta.
"Questa è la mia vita, Kore. Sono sempre in pericolo. Non voglio che sia anche la tua vita. Restare qui con me, in questa città, ti cambierebbe. Ti trasformerebbe in una persona diversa, più fredda e calcolatrice, e smetteresti di volermi bene. A quel punto… anch'io forse smetterei di volerti bene, perché non saresti più la mia Kore."
S'lolath cercò di tenere aperti i propri canali empatici mentre le parlava, per monitorare le sue reazioni emotive. Non era abituato a usare i suoi poteri in questo modo, non era sicuro di riuscirci, ma le emozioni dei bambini sono assolute e inarrestabili e quando Kore realizzò quello che lui le aveva detto, S'lolath lo sentì. Un terremoto di paura, sconcerto, disperazione.
"Papà! Non voglio che tu smetta di volermi bene" la bimba lo strinse ancora più forte nel suo abbraccio. "Io non diventerò diversa!"
"Temo che invece lo faresti, piccola. Dovresti farlo per sopravvivere. Io invece voglio che tu rimanga così come sei, la mia bambina libera, intelligente, curiosa, ma non manipolatrice, non crudele. Non come me."
"Ma papà" Kore alzò il visetto per guardarlo in faccia "tu non sei…"
"Sì, lo sono" l'interruppe lui. Avrebbe voluto aggiungere altro, forse avrebbe dovuto. Sì, forse avrebbe dovuto dirle che gli era capitato di uccidere bambini della sua stessa età, e che l'aveva fatto senza esitazione perché tanto erano solo futuri adulti drow. Non aveva senso fare distinzioni fra adulti e bambini, l'unica differenza era che i primi erano una minaccia attuale e i secondi erano una minaccia futura.
Non voleva pensare in quel modo a sua figlia. Non voleva guardarla e sapere che il suo destino era già scritto.
"Sono spietato, se tu non fossi mia figlia mi definiresti cattivo, proprio come tutti gli altri drow. Per questo non mi piace nessuno in città. Non come mi piace la tua mamma. E non voglio bene a nessuno in città, mentre voglio bene a te. Solo perché tu sei diversa. Tu e tua madre siete fuori da quei giochi di potere."
"Ma allora, papà" osò chiedere Kore "perché non vieni a vivere con me e la mamma?"
S'lolath s'irrigidì. Era una domanda che temeva prima o poi sarebbe arrivata.
"Perché… questa è la mia vita. Non sarei capace di adattarmi a uno stile di vita tranquillo come il vostro. Non sarei capace di adattarmi a una cultura diversa dalla mia. Vivere nella città di Eryndlyn vuol dire essere trascinati in un gioco mortale per il potere… ma è un gioco che sto vincendo. Dopo una vita intera dedicata a diventare uno dei migliori, sto vincendo. Capisci che cosa vuol dire?"
La bambina abbassò lo sguardo a terra e lentamente sciolse l'abbraccio. Le sue emozioni erano un groviglio confuso, del tutto incomprensibili per il drow.
Poi sua figlia alzò la testa, con la fierezza che la caratterizzava e che lui apprezzava così tanto.
"Sì che capisco" decise, guardandolo male. "Sono come… una lucertola" affermò, indicando quel punto della volta rocciosa dove il rettile gigante zampettava in cerca di cibo. "Mi vuoi bene forse, come io voglio bene al mio gatto."
S'lolath rimase molto colpito da questa affermazione; ogni tanto Kore tirava fuori delle intuizioni così adulte. Ma nonostante questo, sentì anche una ventata di rabbia.
"Ti sto dando tutto quello che posso, signorina! Tu pensi forse che agli altri genitori importi qualcosa dei propri figli? Vuoi davvero venire a Eryndlyn e vedere come vengono trattati i bambini?"
"S'lolath" Krystel lo richiamò, con voce tranquilla ma decisa. "Ti prego di non parlare in questo modo a nostra figlia."
"Oh certo, perché lei è una figlia della Superficie, cresciuta nella bambagia. Tu ci tieni tanto, Krystel, che i tuoi figli considerino l'affetto come qualcosa che gli è dovuto. Be' forse non avresti dovuto fare una figlia con un vero drow, perché per me niente è dovuto! E c'è un limite alle cose che posso fare per affetto. Non rinuncerò al mio stile di vita, non per Kore, non per te, non per qualunque altra prole che potremmo generare insieme. Pensavo che questo fosse chiaro."
"È chiarissimo, per me" sibilò l'elfa scura. "Non ti ho mai chiesto di farlo. Ti chiedo solo di avere un po' più di tatto mentre lo spieghi alla nostra bambina di nove anni."
"Be', ormai dovrebbe avere ben chiaro il motivo per cui non potrei più amarla se lei diventasse come me." Ritorse lui, rigirando il discorso come se avesse scelto di esprimersi in quel modo impietoso solo per dimostrare qualcosa.
Kore lo guardò con un certo risentimento, esprimendo attraverso gli occhi quelle sue emozioni confuse e incomprensibili.
Poi fece un passo indietro e, in modo del tutto imprevedibile, gli diede un calcio su una gamba. Non troppo forte, ma abbastanza per dimostrare qualcosa.
"E io ti voglio bene lo stesso, così impari!" Sbottò, furiosa.
S'lolath rimase talmente scioccato da quella reazione che, per la prima volta in vita sua, non riuscì a trovare niente da ribattere.

   
 
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