Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 28. Maglia con maniche a tre quarti
24. Insonnia
Ade percepì il suo arrivo ben prima che gli si sedesse
accanto. Lasciò che lei si abbandonasse contro il proprio
fianco, con la testa accomodata nell’incavo tra spalla e
collo. Per renderle più comoda la posizione,
inclinò appena il busto, scivolando di lato.
Persefone strofinò il volto addormentato contro di lui,
biascicando qualcosa che neppure lei comprese.
«È ancora presto» sussurrò
Ade, continuando a leggere il nuovo romanzo che lei gli aveva regalato.
«Lo so» sospirò Persefone. «Ma
tu sei qui».
L’espressione di lui si addolcì e chiuse il libro
per cingerla dalle spalle con un braccio. Persefone mugugnò
contenta nel ritrovare quel calore e quell’odore che le erano
mancati quando aveva percepito la sua assenza a letto.
«Sì, decisamente, non c’è
paragone» soffiò con pura soddisfazione.
Poiché teneva ancora gli occhi chiusi e non poteva vederlo,
dal suo silenzio Persefone figurò perfettamente
l’espressione confusa che doveva avere. Gli
accarezzò il braccio che le cingeva la vita e si
allungò contro di lui, come un gatto.
«Il tuo cuscino e i tuoi vestiti profumano diversamente da
te».
E solo in quel momento Ade si accorse che la maglietta da lei indossata
le stava larga, troppo morbida sullo scollo, talmente grande che,
così acciambellata contro di lui, la copriva interamente.
L’indumento poteva, forse, sembrare una vecchia camicia da
notte, ma lui, alla luce della lampada che rischiarava
l’angolo in cui erano appartati e che stava utilizzando per
leggere prima del suo arrivo, la riconobbe come una delle poche t-shirt
dalle maniche a tre quarti che possedeva, nonché parte di
quelle che, rovinate, conservava per i lavoretti di casa.
Arrossì come un ragazzino. Le aveva detto lui dove cercarle,
in caso avesse avuto bisogno di qualcosa per dormire più
comodamente, ma era strano vederle i suoi vestiti indosso…
Eppure, al tempo stesso, lo stuzzicava piacevolmente quella diversa
sensazione di possesso. Lo coinvolgeva a un livello più
primitivo, come se avesse il potere di proteggerla anche senza
sguainare fantomatiche spade, né lucenti armature.
«Ci navighi quasi dentro» commentò a
bassa voce.
Persefone rise, sapendo bene a cosa si riferisse.
«Nooo» strascicò l’ultima
vocale, divertita. «Mi sta benissimo».
A questo, Ade non poteva ribattere e la prese in braccio.
«Torniamo di là» annunciò,
alzandosi in piedi.
Lei gli si strinse contro, mentre la trasportava, e continuò
a farlo anche quando la posò sul materasso serrando braccia
e gambe attorno a lui. Tuttavia, non era nelle intenzioni di Ade
tornare nell’altra stanza, nonostante il sonno faticasse
ancora ad arrivare, e, sorridendo, si distese accanto a lei.
Persefone rotolò sulla schiena e lo invitò ad
appoggiare la testa sul proprio petto. Attese che il lampo di
indecisione – Ade era convinto di non aver bisogno di tutte
quelle attenzioni – lo abbandonasse e trovarono insieme un
abbraccio, incastrandosi perfettamente e comodamente. Gli
accarezzò i capelli, mormorando la ninna nanna che Demetra
le cantava quando era piccola e non voleva saperne di dormire.
Ade avrebbe voluto protestare: non era un bambino… Soffriva,
semplicemente, a volte, solo di insonnia, ma la voce di Persefone era
dolce, affettata, il ritmo della canzone lento e il profumo della sua
pelle mischiato al proprio sulla maglietta rilassante. E tutto quello,
lei, riuscivano a fargli far pace con il mondo.
Si addormentò.