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Autore: Calime    28/10/2020    1 recensioni
[Modern!AU + Age gap]
1) Quel party che Ade voleva snobbare - Se avesse avuto parecchi anni di meno – magari fosse stato un suo coetaneo –, Ade sarebbe arrossito per la vergogna di essere stato smascherato.
7) Il segno - C’era di mezzo una donna. Ade aveva una donna, per forza.
11) Waiting for Superman - «Senti, facciamo così: ti accompagno io a casa» le propose.
12) Distrazioni - Certo, poteva anche esserselo sognato – e solo gli dèi sapevano quanto e cosa, come, chi, sognasse ogni notte –, eppure ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
20) Più prezioso dell'oro - «Non vi pagheranno il riscatto» mormorò, poi, mettendo in chiaro quello che, probabilmente, sapeva bene anche lui.
23) Una giovane e impulsiva stagista - Ade alzò un angolo delle labbra, divertito. «Non risale alla scorsa settimana la tua ultima ramanzina?»
24) Insonnia - «È ancora presto»
25) Popolarità - Fu un gemito strozzato e Persefone alzò gli occhi su Ade, allarmata.
26) Creare la giusta atmosfera - «Così è troppo semplice» sbuffò.
Raccolta di storie scritte per l'iniziativa del Looktober 2020 di LandeDiFandom.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Looktober 2020'
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Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 28. Maglia con maniche a tre quarti








24. Insonnia




Ade percepì il suo arrivo ben prima che gli si sedesse accanto. Lasciò che lei si abbandonasse contro il proprio fianco, con la testa accomodata nell’incavo tra spalla e collo. Per renderle più comoda la posizione, inclinò appena il busto, scivolando di lato.
Persefone strofinò il volto addormentato contro di lui, biascicando qualcosa che neppure lei comprese.
«È ancora presto» sussurrò Ade, continuando a leggere il nuovo romanzo che lei gli aveva regalato.
«Lo so» sospirò Persefone. «Ma tu sei qui».
L’espressione di lui si addolcì e chiuse il libro per cingerla dalle spalle con un braccio. Persefone mugugnò contenta nel ritrovare quel calore e quell’odore che le erano mancati quando aveva percepito la sua assenza a letto.
«Sì, decisamente, non c’è paragone» soffiò con pura soddisfazione.
Poiché teneva ancora gli occhi chiusi e non poteva vederlo, dal suo silenzio Persefone figurò perfettamente l’espressione confusa che doveva avere. Gli accarezzò il braccio che le cingeva la vita e si allungò contro di lui, come un gatto.
«Il tuo cuscino e i tuoi vestiti profumano diversamente da te».
E solo in quel momento Ade si accorse che la maglietta da lei indossata le stava larga, troppo morbida sullo scollo, talmente grande che, così acciambellata contro di lui, la copriva interamente. L’indumento poteva, forse, sembrare una vecchia camicia da notte, ma lui, alla luce della lampada che rischiarava l’angolo in cui erano appartati e che stava utilizzando per leggere prima del suo arrivo, la riconobbe come una delle poche t-shirt dalle maniche a tre quarti che possedeva, nonché parte di quelle che, rovinate, conservava per i lavoretti di casa.
Arrossì come un ragazzino. Le aveva detto lui dove cercarle, in caso avesse avuto bisogno di qualcosa per dormire più comodamente, ma era strano vederle i suoi vestiti indosso… Eppure, al tempo stesso, lo stuzzicava piacevolmente quella diversa sensazione di possesso. Lo coinvolgeva a un livello più primitivo, come se avesse il potere di proteggerla anche senza sguainare fantomatiche spade, né lucenti armature.
«Ci navighi quasi dentro» commentò a bassa voce.
Persefone rise, sapendo bene a cosa si riferisse. «Nooo» strascicò l’ultima vocale, divertita. «Mi sta benissimo».
A questo, Ade non poteva ribattere e la prese in braccio. «Torniamo di là» annunciò, alzandosi in piedi.
Lei gli si strinse contro, mentre la trasportava, e continuò a farlo anche quando la posò sul materasso serrando braccia e gambe attorno a lui. Tuttavia, non era nelle intenzioni di Ade tornare nell’altra stanza, nonostante il sonno faticasse ancora ad arrivare, e, sorridendo, si distese accanto a lei.
Persefone rotolò sulla schiena e lo invitò ad appoggiare la testa sul proprio petto. Attese che il lampo di indecisione – Ade era convinto di non aver bisogno di tutte quelle attenzioni – lo abbandonasse e trovarono insieme un abbraccio, incastrandosi perfettamente e comodamente. Gli accarezzò i capelli, mormorando la ninna nanna che Demetra le cantava quando era piccola e non voleva saperne di dormire.
Ade avrebbe voluto protestare: non era un bambino… Soffriva, semplicemente, a volte, solo di insonnia, ma la voce di Persefone era dolce, affettata, il ritmo della canzone lento e il profumo della sua pelle mischiato al proprio sulla maglietta rilassante. E tutto quello, lei, riuscivano a fargli far pace con il mondo.
Si addormentò.







   
 
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