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Autore: _Bara no Yami_    28/10/2020    1 recensioni
Dal testo:
Inspirò a pieni polmoni, l'aria invernale di Hokkaido rimaneva sempre la migliore, non aveva detto che non gli mancasse quel paesaggio totalmente bianco in fondo. L'essere isolato dal resto del mondo, in mezzo a quella distesa bianca sarebbe stato un toccasana per il vecchio se stesso, il vecchio lupo solitario ne sarebbe stato felice, da introverso qual era per lui quel luogo era adatto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Shawn/Shirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lanciò malamente la valigia in un angolo non appena varcata la soglia di casa, si appoggiò poi alla porta, sospirando e passandosi una mano sulla fronte e tra i capelli. Si guardò intorno non avvertendo, come in realtà si era aspettato, il magone al petto che gli avrebbe fatto avere un attacco di panico.
Stava bene, negli ultimi anni in particolare non aveva più sofferto di problemi di quel tipo, ma l'idea di ritrovarsi lì a breve lo aveva, non poco, destabilizzato. Si tolse le scarpe velocemente, passò dalla cucina per appoggiare la busta sul tavolo e tornò all’ingresso, prese la valigia per rimetterla in piedi e si diresse verso la sua camera, o almeno quella che un tempo era la sua camera.
Nel tragitto osservò le superfici di casa, tutto era stranamente pulito ma non avrebbe dovuto sorprendersi più di tanto: l'assistente sociale e l'avvocato che si erano occupati del suo caso erano vecchi amici dei suoi genitori, nonché coppietta felicemente sposata, si erano preoccupati che la casa rimanesse in ordine fino a che non sarebbe finalmente potuta passare a lui.

Se poi si voleva essere più precisi era già sua di diritto da almeno un anno, legalmente parlando, aveva chiesto se potessero occuparsene per un altro po' di tempo, almeno finché non avrebbe finito il liceo a Tokyo, ma la decisione da prendere l’aveva posticipata anche fin troppo.
E ad essere sinceri se l'era presa comoda, perché dopo aver finito il liceo non se l'era sentita. Non era più abituato a stare da solo e soprattutto in quel momento sentiva la mancanza dei suoi coinquilini, di cui uno dei tre suo ragazzo da almeno qualche anno ormai.
Adesso era lì, da solo, e il pensiero gli fece tornare ansie che credeva di aver superato, forse era l'esser proprio lì problema, davanti alla loro vecchia stanza, stanza che non era mai stata toccata da quel giorno, come il resto della casa d'altronde.

Da quanto non ci metteva piede?
Dopo l'incidente, per non pochi anni, l'unica cosa che aveva fatto era stato un avanti e indietro dall'ospedale alla clinica psichiatrica, finito quel percorso si era semplicemente trasferito nel dormitorio della Hakuren, a volte era tornato ma nella stanza dei suoi e nella loro non aveva più messo piede, non c’era nulla di cui avesse bisogno lì dentro.
Sospirò, si disse che aveva solo bisogno di riabituarsi, in fondo era appena arrivato non c'era alcun bisogno di fare tutto e subito. Il suo ragazzo lo avrebbe rassicurato in quel modo e la mancanza si fece improvvisamente più pesante.
Per quale diavolo di motivo gli aveva impedito di accompagnarlo? Orgoglio personale?
Solo sul campo lo erano particolarmente, di base non era nel carattere di nessuno dei due, oltre ad essere anche abbastanza competitivi nonostante l'affinità particolare che li caratterizzava. Nella loro relazione l’orgoglio non esisteva, funzionava tutto e sinceramente non lo avrebbe creduto possibile, testardi sì, probabilmente l'uno più dell'altro, ma mai i loro piccoli litigi erano sfociati in qualcosa di più grave si può dire, c'era sempre uno dei due che faceva il passo indietro in base alla situazione.
Ne era felice, che almeno quel tipo di relazione stesse andando alla grande gli scaldava il cuore, e lui che era un ghiacciolo ne aveva bisogno. Il problema attuale era non avere il compagno accanto in quel momento.

Sospirò nuovamente, da quanto tempo era davanti a quella porta?
A malincuore, ma non troppo, iniziò a dirigersi verso la camera degli ospiti, l'unica camera che utilizzava quelle uniche volte in cui era tornato a casa e per un qualsiasi motivo ne rimaneva bloccato, che fossero crisi o cause naturali come una tempesta di neve, o la prima data dall’altra, era irrilevante.
Entrò nella camera che sentiva leggermente più sua e il peso si affievolì, o almeno gli diede quella sensazione, la valigia rimase piena, tirò fuori giusto degli asciugamani e lo spazzolino da portare nel bagno collegato ad essa. Non aveva portato troppi cambi di vestiti, non ne aveva bisogno al momento, l'idea era di rimanere al massimo due o tre giorni per decidere se vendere effettivamente la casa o tenerla.
Andò verso la finestra  per aprirla e lasciar girare un po' d'aria invernale e gelida, gli sembrava di soffocare lì dentro, la tempesta era prevista per quella sera ed era stata una fortuna che non avesse nevicato in giornata, la neve era stata clemente almeno e lo aveva fatto arrivare a casa vivo.  
Amava la neve, ma i viaggi con quel tempo li aveva esclusi dalla sua vita ormai, in fondo una fobia non passa mai del tutto, si affievolisce soltanto.

Osservo a lungo il paesaggio innevato, il furin* appeso all'entrata del piano di sotto iniziò ad emettere il solito piacevole campanellio, quello di quando iniziava a tirare un leggero venticello.
Inspirò a pieni polmoni, l'aria invernale di Hokkaido rimaneva sempre la migliore, non aveva detto che non gli mancasse quel paesaggio totalmente bianco in fondo. L'essere isolato dal resto del mondo, in mezzo a quella distesa bianca sarebbe stato un toccasana per il vecchio se stesso, il vecchio lupo solitario ne sarebbe stato felice, da introverso qual era per lui quel luogo era adatto.

Per tenersi impegnato aveva pensato di pulire alla veloce la "sua" stanza e la cucina, ma evidentemente il vecchio assistente sociale, dopo essere stato avvisato della visita, si era premurato di chiamare una ditta di pulizie per rimediare alla probabile polvere e sporcizia che avrebbe potuto trovare al ritorno. Gliene fu grato, continuava ad aiutarlo dopo tutti quegli anni e si premurò di passarlo a trovare prima di ripartire per Tokyo, ma dall'altro lato non aveva idea di come avrebbe fatto a tenersi impegnato per non rischiare di pensare troppo.
In cucina decise di prepararsi un tè per provare a rilassarsi, prese il telefono per controllare i messaggi, aprì la chat del suo ragazzo e storse il naso rendendosi conto che non aveva ancora ricevuto il messaggio, né tantomeno letto, eppure gli aveva chiesto di avvisarlo appena arrivato.
-Si starà allenando.- si disse ad alta voce, senza realmente sapere perché.
Rimase in quel punto della casa, l'unico in cui prendeva il wifi, si trovava pur sempre in mezzo al nulla.
Rimase a sorseggiare il tè per qualche minuto, poi scocciato si guardò intorno, dire che si annoiava era poco, sentiva di poter implodere letteralmente.

Si era trasferito a Tokyo da almeno quattro anni, dopo il Football Frontier International, a Sapporo tornava qualche volta ogni inverno ma era sempre in compagnia dei suoi compagni, affittavano stanze in hotel e passavano le giornate in montagna ad andare sullo snowboard, a sciare, di solito finivano in guerre a palle di neve, e la sera in giro per la città.

La totalità della sua infanzia e l’inizio della sua adolescenza le aveva passate sullo snowboard tutto il giorno, a fare allenamenti e passeggiate per le strade isolate e innevate, lo rilassava. L'idea di farlo anche in quel momento non era malaccio ma non aveva intenzione di rischiare iniziasse la tempesta da un momento all’altro, e pensare che quando era piccolo non gliene importava più di tanto.
A diciannove anni evidentemente le idee cambiano, perché a dirla tutta a quell'età non gli importava poi molto se gli succedeva qualcosa, essendo solo al mondo non se ne preoccupava, ma ora che aveva degli amici e soprattutto un ragazzo con cui sarebbe potuto essere prossimo al fidanzamento voleva prendersi più cura di sé stesso. Ipocrita da parte sua, dato che aveva deciso di cavarsela da solo in quella situazione pur sapendo di rischiare che il suo equilibrio mentale passasse a squilibrio mentale.

Ne era terrorizzato sì, appunto perché ne aveva paura voleva mettersi alla prova e vedere cosa sarebbe successo eppure era stato stupido, forse non avrebbe dovuto rischiare così tanto.
La prova era che non aveva avuto il coraggio di entrare in quella stanza o nella stanza dei suoi, o girarsi a guardare le foto ancora appese, quell'intero contesto lo turbava ed era sicuro che quella notte non sarebbe riuscito a dormire, non decentemente almeno.
Decise di concedersi un bagno caldo, quando tornò in cucina circa quaranta minuti dopo si rese conto che era praticamente l’ora di cenare, afferrò il contenuto che aveva lasciato nella busta sul tavolo poche ore prima, si era portato da Tokyo direttamente del cibo comprato quella mattina, perché con l'allarme tormenta sapeva che i negozi sarebbero stati chiusi preventivamente prima del suo arrivo.
Ormai fuori si era fatta notte, aveva anche iniziato a nevicare abbastanza forte ma si rese perfettamente conto che non era nulla di che, aveva visto di peggio in vita sua, e quella certamente non era ancora l’inizio della tormenta.
Afferrò il bollitore per riscaldare l'acqua e la vaporiera, accese entrambi e mentre aspettava che il primo facesse il suo lavoro, aprì il pacchetto di gyoza e li mise nella seconda.
Una volta pronta, versò l'acqua bollente nella scatola di ramen istantaneo, aspettò ancora i tre minuti e che i gyoza finissero di cuocere, ricontrollò i messaggi del telefono e sbuffò scocciato quando notò che  il suo ragazzo doveva essere disperso, ancora nessuna risposta. Gli aveva promesso che sarebbe stato lì per lui, attaccato ventiquattro ore su ventiquattro al cellulare, ma immaginava chi avesse potuto trattenerlo al campetto, in fondo non avevano più molto tempo per il calcio ormai, chi tra lavoro e chi tra università.
Era giusto si concedessero quello svago dato che quel weekend erano riusciti ad averlo libero, tuttavia venire abbandonato così brutalmente era abbastanza deprimente.
Tornò a concentrarsi sulla cena, per sua fortuna il tavolo al centro della cucina si affacciava direttamene sul salotto, pur essendo abbastanza lontano riusciva comunque a vedere la televisione da dov’era seduto. Terminata la cena si andò a sistemare sul divano per concedersi ancora qualche oretta di svago, facendo zapping tra i canali finché non fermò su un thriller psicologico che lo prese abbastanza.
Quando finì il film e spense tutto si rese conto che forse non era stata una buona idea, non che fosse suscettibile a ciò che accadeva in quel tipo di film, o negli horror, ma già non si sentiva a suo agio in quel posto, figurarsi dopo aver visto un serial killer sbudellare quattro persone. E ora era turbato. Decise che probabilmente era anche la stanchezza del viaggio la causa di tutte quelle paranoie mentali che si stava facendo, dopotutto non era più abituato a stare da solo, non sapeva nemmeno se continuava a ripeterselo perche era così o per auto-convincersi.
Salì al piano di sopra e si chiuse in camera, una dormita era ciò di cui più aveva bisogno, il giorno dopo avrebbe già dovuto pensare abbastanza, afferrò la prima felpa che capitò nella valigia, infilandosi poi subito sotto le coperte. Diede un’ultima occhiata all’ora, neanche le 22.00, abbastanza presto ma alla fine non aveva altro da fare. Dopo aver appoggiato il cellulare sul comodino accanto al letto si concesse un’ultima occhiata alla finestra, la tormenta stava iniziando ad aumentare di intensità, fissò la neve a lungo, sperando che nessuno si facesse male, prima di chiudere definitivamente gli occhi ormai esausto.
 
+++
 
Si sollevò di scatto, voltandosi verso la finestra. 
Scocciato strisciò lentamente fuori dal letto, mormorando imprecazioni sconnesse e abbracciandosi leggermente, lo sapeva che non sarebbe riuscito a dormire decentemente quella notte, partendo proprio da quel primo problema ovvero la dannata finestra che aveva deciso di aprirsi di colpo, sbattere e far entrare neve su neve nella stanza. L’albino afferrò le ante della finestra, imprecando un’ultima volta, non aiutato dal vento forte e dall’essersi appena svegliato, dovette metterci più forza per riuscire ad avvicinarle, il problema fu che qualcosa lo bloccò, non qualcosa di fisico ma qualcosa che aveva sentito e che credeva di aver immaginato.
La finestra di quella camera, a differenza delle altre affacciate sulla piccola stradina che portava a casa sua, dava praticamente sul retro, la parte della casa circondata da alberi tra cui lui era solito scorgere delle piccole volpi quando stava affacciato, la cosa lo emozionava quando era bambino ed emozionava anche lui. Ma quando alzò il viso, sgranò gli occhi a quella vista, sopra una delle rocce innevate, che più si avvicinavano alla casa, a pochi metri di distanza, c’era un lupo.
Stava sognando, non poteva essere altrimenti, i lupi in Hokkaido non c’erano, l’ultima specie si era estinta da anni ormai, ma quello era diverso. L’animale ululò di nuovo, poi abbassò la testa e guardò il ragazzo affacciato, i loro occhi si incrociarono, il vento gelido continuava a investire l’albino e fiocchi di neve a intrufolarsi silenziosamente nella stanza.                                                                        


                                                                                  Grigio nel dorato.
 
Si sentiva un idiota, non poco, il pavimento della camera si stava riempiendo di neve, il vento stava diventando sempre più forte e freddo. Ma lui stava lì, incapace di muoversi, incapace di distogliere lo sguardo da quello dell’animale, tutto di quella situazione gli dava da pensare che doveva essere un’allucinazione, un sogno, tutto ma non la realtà, eppure una strana consapevolezza si stava facendo strada in lui. Il lupo, seduto e immobile, il pelo totalmente bianco che veniva ricoperto dalla neve, si confondeva con l’ambiente circostante, iniziava a sembrare ci fossero solo i suoi occhi dorati, e c’era qualcosa, qualcosa che Shirou non capiva. Non seppe perché ma l’istinto gli fece allungare il braccio, sporgendosi oltre la finestra per tentare di afferrarlo, gesto stupido non sarebbe mai arrivato a toccarlo e il lupo ululò di nuovo, per la sorpresa l’albino si ritrasse istintivamente e poi sentì dei rumori al piano di sotto, si voltò verso la porta e quando riportò lo sguardo sulla roccia su cui il lupo era seduto non lo vide più. 

                                                                                “Non andare”

 
Quel pensiero gli era venuto in automatico, rimase affacciato alla finestra ancora per qualche secondo, e gli sembrò di riprendere i sensi solo dopo aver udito l’ennesimo rumore. Il pavimento iniziava a diventare una pozza d’acqua, si decise a chiudere la finestra e preoccupato si avvicinò alla porta, aprendola piano per non farsi sentire.

Ladri? E se fosse entrato qualche animale?
A volte era successo in passato, qualche piccolo animale riusciva sempre a infiltrarsi per cercare qualche provvista, forse non era riuscito a mettersi al riparo prima della tormenta. Peccato che quei rumori sembravano appartenere a qualcosa di più grosso di un animaletto. Si fece coraggio e scese le scale, il piano di sotto collegava direttamente cucina, salotto ed entrata, dal bagno di sotto non venivano rumori, venivano da fuori, dietro la porta.


Un altro botto.
Bussavano?

“Io te l’avevo detto che dormiva.” sgranò gli occhi, quella voce lui la conosceva bene.
“Mi si sta congelando il cazzo.”
“Sei la solita duchessa.”
“Sarebbe simpatico se chiudeste il becco.”
“Che facciamo ora?!” disse un’ultima voce, con tono più lamentoso delle altre.

Corse alla porta e la aprì di scatto, gli sembrò quasi di ritrovarsi davanti degli yeti per quanto si fossero imbacuccati e ricoperti di neve dalla testa ai piedi. Ci furono dei sospiri di sollievo, imprecazioni e infine un: “SORPRESA”, urlato da tutti e cinque.
“Che diavolo ci fate qui? Oddio, entrate prima di ammalarvi!” Shirou li afferrò quasi uno per uno dal braccio, trascinandoli all’interno dell’abitazione.

Il primo cappuccio venne abbassato, gli occhialini tolti e la mascherina sfilata, rivelando il sorriso che in quelle ore più gli era mancato “Diciamo che è stata una cosa improvvisata.” gli sorrise Shuuya per poi osservarlo preoccupato “Come mai sei bagnato?” si avvicinò per tastargli i capelli e la felpa che usava come pigiama, Shirou realizzò che a furia di stare alla finestra si era praticamente lavato di nuovo con tutta la neve che gli era finita addosso, prima che potesse rispondere un’altra voce si lamentò.
“Siamo rimasti noi al gelo un quarto d’ora, per colpa tua dannato porcospino!” la voce di Fudou arrivò più che chiara alle loro orecchie, il ragazzo si tolse le protezioni dal viso per poi tenersi le orecchie talmente rosse da essere totalmente congelate e continuò a lamentarsi “Non sento più nulla!” urlò prima di andarsi a sedere sul divano, senza premurarsi di togliersi il giubbotto, ma più che altro per dare le spalle a coloro che non aveva più intenzione di considerare amici da quel giorno in poi.

Un’altra testa venne rivelata, i capelli di Kazemaru comparvero appena tolto il cappuccio e Shirou si sentì immensamente felice di avere anche il suo migliore amico in quel momento “Lascialo perdere, continua a ripetere quanto ci odia da quando siamo partiti.” l’attenzione del turchese venne poi occupata totalmente dal compagno accanto, ovvero Endou, che si era incartato non si sa bene come mentre cercava di togliersi tutto il vestiario contemporaneamente.
“Qualcuno ha deciso di partire all’ultimo.” la frecciatina uscita dalla bocca di Kidou era palesemente rivolta al biondo che aveva di fronte, troppo occupato a cerca di asciugare come poteva il suo ragazzo per rispondere alla provocazione, alzò gli occhi al cielo e sfilò gli occhiali protettivi per indossare i soliti da aviatore.

Endou corse ad abbracciare Shirou non appena fu libero dal vestiario in eccesso “Voleva venire da solo ma io ho obbligato anche gli altri!”
“Il fatto che tu ne sia fiero è preoccupante, Endou-kun.” ridacchiò Shirou prima di indicare ai compagni dove poter appendere i cappotti inzuppati “Potevate avvisarmi però, stavo dormendo e non vi ho sentiti.” una piccola bugia ma non era il caso di raccontare a tutti che aveva avuto visioni alla finestra.
Kazemaru sollevò le spalle e poi sbuffò: “Io avevo detto di farlo, ma ci fosse qualcuno che mi da retta.” si dedicò poi alle tre valigie che avevano portato, spingendole in un angolo in modo che non dessero troppo fastidio. Shirou andò verso la cucina per preparare qualcosa di caldo per tutti, mentre osservava Kidou che cercava di convincere Fudou a togliersi il giubbotto ancora leggermente bagnato, e, come al solito, fu l’unico a riuscire ad abbattere il muro innalzato dal vecchio numero otto.
Gouenji aiutò il compagno a preparare le cioccolate calde, portando poi quelle pronte al tavolo dove si erano seduti Endou e Kazemaru, il primo, tenendo la mano del compagno continuava a ripetere quanto sarebbe stato divertente giocare a calcio in mezzo a tutta quella neve il giorno dopo: il capitano della nazionale giapponese aveva da poco deciso di voler diventare allenatore nella loro vecchia scuola, fortunatamente per lui il preside della Raimon aveva avuto la stessa idea sin da quando i suoi studenti avevano terminato gli studi, sotto quel punto di vista aveva avuto la strada abbastanza spianata ma a livello calcistico tutti loro la avevano; Kazemaru a differenza sua aveva invece cominciato ad allenare la squadra di atletica della Raimon, concentrandosi più sulla corsa, all’inizio era indeciso se accettare o  provare a concentrarsi sull’università ma quest’ultima non gli interessava poi così tanto e finì con l’accettare il posto.

Shirou avvicinandosi al divano dove Fudou e Kidou stavano seduti, porse loro le tazze, il ragazzo con gli occhialini lo ringraziò ad alta voce, toccando il compagno col gomito per incitarlo a fare lo stesso.
Gli occhi azzurro-grigi si aprirono, afferrò la tazza e un mormorato “Grazie” gli uscì dalle labbra, accoccolandosi di più nella coperta che l’albino gli aveva permesso di prendere dalla poltrona accanto. Shirou sapeva che il ragazzo non ce l’aveva davvero con i compagni per averlo portato da lui, evidentemente i turni a lavoro per Akio dovevano essere stati stressanti nell’ultimo periodo e qualche giorno di pausa era esattamente ciò di cui aveva bisogno, peccato che per lui il freddo fosse la cosa peggiore al mondo, lo pativa particolarmente.
Shirou si permise di scompigliare i capelli ondulati che ora gli ricoprivano l’intera testa, sapendo benissimo di non infastidirlo più di tanto, dalla gola di Fudou uscì una sorta di ringhio neanche così serio, l’albino raggiunse poi il suo ragazzo e l’altra coppietta seduti al tavolo.
Gouenji subito gli avvolse le spalle con il braccio quando si sedette, dandogli un piccolo bacio sulla tempia,  e tornando poi a sorseggiare la cioccolata, mentre chiacchierava con i due di fronte.

Kazemaru sorrise all’albino, esordendo con un “Il tizio qui davanti a noi appena tornato a casa si è messo a fare la valigia urlando che doveva prendere il primo aereo per Sapporo, Endou ha deciso di trasformarla in una vacanza.”
Il castano mise su un finto broncio “Ma questo inverno non eravamo ancora venuti a divertirci!”
“Si vede che è stato improvvisato, ci siamo beccati la tormenta in pieno.” continuò poi il bomber di fuoco  “È stata un’impresa riuscire a noleggiare una macchina per venire qui, anche arrivare non è stato facile.”
Shirou fece una faccia un po’ preoccupata e guardò i compagni  “Che strada avete preso?” domandò temendo già la risposta, il compagno lo strinse leggermente notandolo.
“La principale.”
Si morse leggermente il labbro inferiore, strinse con forza la mano del suo ragazzo e cercò di non sembrare troppo ansioso “Vi farò vedere delle altre strade che potete prendere per arrivare prima, sono anche più sicure.” non voleva assolutamente pensare al fatto che con quel tempo gli amici avessero rischiato troppo, erano lì con lui, al sicuro e non gli avrebbe più permesso di prendere quella strada in particolare, per ovvi motivi.
“Tanto sicuramente vorrà guidare chi sai tu, sostiene che guidiamo peggio di come giochiamo a calcio.” ridacchiò Kazemaru, voltandosi poi leggermente verso il divano su cui erano seduti gli altri due ex compagni “Duchessa.”
“Che diavolo vuoi?” sbottò Fudou, una mano sul viso come a cercare di fermare il mal di testa, poggiato sulle gambe del rasta, quest’ultimo voltato verso i quattro al tavolo con un braccio sullo schienale del divano, l’altra mano a carezzare i capelli di colui che aveva guidato per ore prima di trovare la strada giusta, colpa ovviamente non sua ma di Endou che aveva deciso di fare da navigatore.
“Il cazzo è apposto?”
“In culo a tua sorella.” fu la risposta molto poco elegante del castano, facendo scoppiare a ridere il gruppetto, che ringhiò nuovamente e si sistemò meglio sul divano per mettersi a dormire e ignorare quel gruppo di idioti con cui si ritrovava sempre ad uscire.
Shirou li osservò e sorrise nuovamente, la preoccupazione avuta tutta la giornata improvvisamente sparita e dissoltasi nel nulla “Ha lavorato oggi?”
“Era appena arrivato a casa quando lo abbiamo trascinato fuori, non sta neanche benissimo per questo è scazzato più del solito.” Gouenji  abbassò la voce per non farsi sentire troppo, volendo che l’amico riuscisse a riposare senza problemi.
Dopo aver preparato le loro valigie si erano precipitati, su sola decisione di Endou, nell’appartamento che Kidou e Fudou condividevano, il primo aveva elegantemente rifiutato poi il compagno era uscito dal bagno domandando quale fosse il problema di tutto quel casino, uscendosene con un “Muoviti a preparare la valigia.” rivolto al suo ragazzo. Come aveva giustamente dedotto Shirou, se il compagno avesse voluto ignorarli e non andare con loro lo avrebbe fatto.
Fudou aveva due lavori pur di riuscire a mantenere da solo le spese dell’appartamento e permettere a Kidou di studiare tranquillamente all’università, la mattina lavorava in un bar non poco distante da casa e la sera andava ad aiutare Hibiki al ristorante, paga buona in entrambi i casi, peccato che a livello di tempo non avesse più niente se non la domenica libera. Kidou ovviamente aveva i suoi risparmi con cui aiutava il compagno e contando il fatto che fosse praticamente ricco, gli aveva proposto di mollare uno dei due lavori ma l’altro era stato irremovibile. Nessuno della squadra avrebbe mai immaginato che quei due riuscissero a convivere senza sbranarsi, paradossalmente litigavano meno di tutti loro messi insieme.
Shirou si alzò non appena notò tutte le tazze di cioccolata vuote e le mise nel lavello, accorgendosi che a furia di chiacchierare si era fatta l’una di mattina, propose di mettersi a dormire almeno per il momento e ottenne il consenso da parte di tutti, anche perché Endou era praticamente semi-collassato sulla spalla del compagno.
Constatando che probabilmente la camera dei suoi genitori non era poi così agibile, Shirou si scusò dicendo che per il momento poteva solo sistemare i compagni sui divani letto, per poi voltarsi verso Yuuto “Se volete posso lasciarvi la camera degli ospiti, forse è il caso che Fudou-kun dorma su un materasso decente.”
Kidou gli sorrise per rassicurarlo “Non preoccuparti, questo divano è già più comodo del nostro letto, o non si sarebbe addormentato così in fretta.” svegliò poi il compagno solo per fare in modo che riuscissero ad aprire i divani, nel frattempo Gouenji e Shirou salirono al piano di sopra per recuperare coperte e cuscini da portare sotto.
“Shirou, perché c’è un lago qui?” domandò il bomber di fuoco non appena si ritrovò i calzini inzuppati, ovviamente come suo solito non aveva fatto attenzione, a sua discolpa non credeva ci fosse una piscina al coperto. L’albino si girò di scatto, poggiando le coperte prese dall’armadio sul letto e raggiunse il compagno.
“Me n’ero totalmente scordato, spostati che asciugo.” disse mentre andava a recuperare degli stracci per sistemare quel casino.
“Tutto ok?” chiese  il biondo, mentre lo seguiva in bagno “Stai bene, vero?” lo fece girare e gli prese il viso tra le mani, facendolo leggermente arrossire.
Il più basso annuì “Sì, ho… solo visto una cosa strana..”
“Quanto strana?”
Shirou alzò le spalle “Abbastanza.”
Shuuya si rimise dritto, prendendogli le mani e intrecciando le dita con le sue “Ti ha turbato?” domandò preoccupato per non essergli stato accanto in quel momento. Sapeva che prima o poi gliene avrebbe parlato, sapeva che il compagno aveva bisogno prima dei suoi spazi per riuscire ad aprirsi totalmente con lui, per questo non aveva intenzione di chiedere troppo, per quanto si preoccupasse cercava sempre di non essere assillante, sapendo che Shirou si sarebbe solamente chiuso di più nel caso, in fondo caratterialmente erano più uguali di quanto credessero.

Il lupo dei ghiacci ci pensò su “Più o meno… In realtà mi sono sentito meglio da subito dopo…” realizzò che effettivamente da quel momento non aveva più sentito il peso sul petto, erano successe talmente tante cose nel frattempo e non aveva nemmeno avuto il tempo di rendersene conto.
Shuuya lasciò che un sorriso dolce comparisse sul suo viso, per poi abbassarsi leggermente a sfiorare le labbra del compagno venendo però interrotto dalla voce di Endou alle sue spalle.
“Potreste amoreggiare dopo? Qualcuno vorrebbe delle coperte per dormire.”
Gouenji alzò gli occhi al cielo, senza neanche voltarsi verso l’ex capitano, certo però quando era lui a beccarlo amoreggiare col ragazzo nel loro bagno non doveva dire nulla. Si avvicinò alla porta “Sono sul letto, buona notte.” la chiuse di scatto, senza sbatterla troppo forte e sbuffò, suscitando le risate del lupetto.
“Inutile che fai lo scocciato, lo sappiamo tutti che non potresti vivere senza di lui.”
Il bomber si riavvicinò al suo ragazzo e lo abbracciò, poggiando il mento sulla sua testa “Si ma è seccante, ripetimi perché condividiamo l’appartamento?”
“Per non spendere un capitale?”
“Onesto.” sobbalzarono entrambi quando udirono un botto nella camera, uscirono di corsa e trovarono Endou a terra e dolorante, Shuuya si copri il viso con la mano, imbarazzato per il compagno, mentre Shirou corse accanto al loro ex capitano per assicurarsi fosse ancora tutto intero.
Doveva decidersi ad asciugare quel disastro o qualcuno ci avrebbe rimesso il coccige, prima o poi.

°°°


Dopo aver aiutato i compagni a sistemarsi sui divani-letto, Shirou aveva alzato il riscaldamento, temeva che col freddo potessero beccarsi una brutta influenza, dopo essere stati sotto la neve intensa poi, conoscendo la salute di Fudou era strano non gli fosse ancora salita la febbre.
Shuuya lo stava aspettando nella camera degli ospiti, dove si era premurato di asciugare quel lago e chiudere per bene la finestra apertasi mentre il compagno dormiva, o almeno questo aveva intuito, in fondo era la spiegazione più logica a quel piccolo disastro. Non appena lo vide rientrare gli sorrise e stiracchiandosi andò a stendersi nel letto, aspettando lo raggiungesse.
Shirou si avvicinò accoccolandosi contro il petto del ragazzo, sospirando soddisfatto dalla comodità della situazione –Devo ammettere che avervi qui rende tutto molto più facile.-
-Lo immaginavo,  per questo siamo venuti.- sussurrò contro la sua testa, il viaggio lo aveva stancato ma l’albino, al contrario suo, non sembrava per niente stanco o intenzionato a dormire –Hai idea di cosa fare con la casa?-
L’altro negò –Non ne ho idea, non sarebbe male tenerla come casa in cui venire per rilassarci ogni tanto…-
Il biondo ridacchiò –Potremmo analizzare pro e contro. Vendendola guadagneresti un bel po’ e mollare quei due per trovarci un appartamento nostro non sarebbe male.-
-Lo dici solo perché sei invidioso di quanto amoreggino rispetto a noi.- lo punzecchiò il più piccolo baciandogli una guancia. L’altro fece un verso fintamente contrariato e si sporse per baciarlo sulle labbra, venendo bruscamente interrotto da una folata di vento gelida. Entrambi si voltarono e notarono la finestra nuovamente aperta, Shuuya decise di alzarsi prima che il pavimento si riempisse di neve e prima di congelare le chiappe di entrambi. Avvicinandosi gli sembrò di scorgere del movimento sulla sponda di fronte alla finestra, tra gli alberi, si sentì anche osservato.
Shirou vedendolo fermo si alzò a sua volta, avvicinandosi e toccandolo per attirare la sua attenzione, il compagno sobbalzò al contatto e si scusò, sbrigandosi a chiudere la finestra.
-Se terrai la casa questa sarà la prima cosa da aggiustare.-
L’albino ridacchiò ma poi si fece serio –Non hai avuto una sensazione strana, guardando di fronte?-
Il biondo osservò nuovamente quel punto fuori dalla finestra, poi annuì.
-Che ne pensi?-
-Onestamente  finché non sono alieni, demoni o Endou appena uscito dalla doccia, va bene tutto.- entrambi scoppiarono a ridere. Shirou osservandolo capì che avrebbe dovuto chiedere, se non a tutti, almeno al suo ragazzo di fare quel viaggio e prendere quella decisione insieme. Non sentiva nemmeno più il disagio di ritrovarsi in quella casa che non considerava più sua, alla fine l’idea di possedere un posto sperduto tra i monti innevati dove andare a rifugiarsi era tutto fuorché una pessima idea.
-Non sarebbe male tenerla per le vacanze, non pensi?-
Shuuya gli prese il viso tra le mani, accarezzandogli le guance delicatamente –Penso che l’importante sia sapere che ti senti pronto ad andare avanti e affrontare questo posto.-
L’albino premette una guancia contro il palmo di quella mano calda, sorridendo rilassato –Avervi tutti qui mi aiuterebbe a superare qualsiasi cosa.-
-Ah bene, sentiti libero di abusare di noi allora.-
Il più basso sorrise furbamente, dopo avergli dato dell’idiota, per poi sollevarsi sulle punte e sfiorargli le labbra –Non mi dispiacerebbe abusare delle sue labbra, signor Bomber di Fuoco.-
Il viso abbronzato del biondo si colorò di un leggero rossore, sorpreso dall’improvviso flirt, ma in fondo Shirou era imprevedibile –Direi che sei libero di farlo senza problemi.-



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La mattina dopo Gouenji si svegliò rabbrividendo per il freddo, quando fu più lucido udì anche dei mormorii al piano di sotto e controllando l’orologio notò che era praticamente l’ora di pranzo. La seconda cosa di cui si rese conto fu l'assenza del suo ragazzo, era abituato a ritrovarselo sempre accoccolato addosso, ed essendo pure una stufa vivente nel sonno, per lui era il paradiso dormirci insieme quando faceva freddo. L’ultima cosa che notò, osservando in giro, senza trattenere imprecazioni, fu la finestra nuovamente aperta.
Nonostante la tormenta fosse terminata l’aria era più gelida che mai, non capiva come Shirou riuscisse a sopportare quel gelo. L’espressione gli opposti si attraggono per loro due funzionava alla perfezione, non poteva fare altro che vantarsene però.
Fece per chiudere quella trappola congelante ma nell’afferrare le ante la sensazione di sentirsi osservato tornò prepotentemente, puntò lo sguardo di fronte a sé. L’ultima cosa che si aspettava era ovviamente di vedere un lupo totalmente bianco e dagli occhi dorati, seduto sulla piccola altura che sporgeva verso la finestra. Il primo pensiero a sfiorarlo fu quello del sogno, doveva essere ancora leggermente frastornato ma una folata di vento in pieno viso gli suggerì di essere fin troppo sveglio.
Quello di fronte a lui era un canide in piena regola e dopo qualche secondo passato a fissarsi, lo vide abbassare leggermente la testa nella sua direzione, per poi rimettersi dritto e sparire tra gli alberi bianchi.
Ancora confuso non sentì la porta aprirsi e non si rese conto della presenza del compagno, fino a che questi non gli diede il buongiorno, solo allora la richiuse velocemente e si voltò. L’albino si avvicinò sorridendo dolcemente e porgendogli una tazza di tè –Si è ancora spalancata?-
-Shirou, i lupi in Hokkaido non si erano estinti?-
L’altro annuì, osservandolo curioso, possibile che anche lui avesse visto la stessa cosa?
“Ma certo” si disse Shuuya. Era logico, che fosse una loro visione avuta solo in quel momento o una possibile teoria di reincarnazione il punto era sempre lo stesso.
Lui aveva sentito il bisogno di far sapere loro di essere ancora lì, che sarebbe sempre stato lì, anche quando non potevano vederlo. Che Shirou non ci fosse ancora arrivato era strano, avrebbe dovuto sentirlo, per il legame avuto sarebbe stata la cosa più normale, ma evidentemente c’erano troppe cose insieme a tenergli la mente occupata, in fondo quella casa non era ancora riuscito ad affrontarla.
-Tutto okay? Visto qualcosa?-
Shuuya gli sorrise –Penso sia solo una tua vecchia conoscenza, nulla di cui preoccuparsi.- notò il compagno sobbalzare, gli occhi sgranati per la realizzazione e la bocca leggermente aperta. Ora aveva capito, non gli sembrava sul punto di avere un attacco di panico ma era sempre meglio prevenire che curare, Shirou riusciva a dare sempre l’impressione di stare bene fuori anche se dentro si stava scatenando una tempesta. Gli prese subito la tazza dalle mani e cambiò discorso, per provare a distrarlo, sempre sorridendogli –Da quanto sei sveglio?-
L’altro si riprese quasi subito ma prima di rispondere si voltò verso la finestra per osservarla, gli occhi si intenerirono e un leggero sorriso comparve sul viso pallido –Più o meno da quando Endou-kun stava urlando di voler giocare a calcio.-
Il biondo alzò gli occhi al cielo, inutile dire che il suo migliore amico aveva il cervello a monocorsia e non fosse in grado di pensare ad altro. Osservò il viso del compagno, capendo che non ci sarebbe stato nessun attacco di panico da sventare, si rilassò e gli accarezzò dolcemente il dorso della mano –Scendiamo a pranzare?-
-Arrivo tra un minuto.- il biondo gli baciò dolcemente la tempia, sussurrandogli che lo amava e poi lo precedette nello scendere in cucina.
Shirou osservò il punto in cui Atsuya era stato l’ultima volta, ancora col sorriso sulle labbra e con occhi amorevoli, poi uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
 
 
°°°


Endou spalancò la porta d’entrata correndo, buttandosi sulla neve per poi iniziare a rotolarsi in quel manto bianco.
-Mamoru-kun, la sciarpa dannazione!- gli urlò contro il suo ragazzo, andandogli dietro quando questi iniziò a scappare e a lanciargli palle di neve addosso per provare a rallentarlo.
Anche il resto del gruppo li seguì, Gouenji rimase appoggiato alla ringhiera di legno sotto il portico mentre gli altri scesero gli scalini osservando la lotta a palle di neve della coppietta.
Fudou osservò quei due mentre un brivido di freddo gli attraversava la schiena, costringendolo a sistemarsi meglio la sciarpa –Ma guarda quei due, sembra di essere ancora alle medie.-
-L’età non ha nulla a che fare col divertimento, Akio.-
Il biondo li osservò ridacchiando –Lascialo perdere Kidou, il troppo lavoro lo fa ragionare come un quarantenne.- fece appena in tempo a chiudere la bocca che della neve lo colpì in pieno viso, la levò con un gesto secco guardando male i due che avevano deciso di coinvolgerlo in quella stupida lotta, il tutto con le risate divertite del suo ragazzo e di Fudou in sottofondo. Gouenji, leggermente colpito e offeso nell’orgoglio, scavalcò la ringhiera su cui era poggiato per poter inseguire Endou e Kazemaru, deciso a dar loro una lezione.
Shirou sempre ridacchiando osservò di sottecchi l’ex compagno di squadra –Dai Fudou, manchiamo solo noi.- disse quando lo vide alzarsi e spazzolarsi i pantaloni, deciso a rientrare in casa al calduccio.
L’altro farfugliò qualcosa sul preferire tornare a dormire dopo aver bevuto un tè caldo ma prima che potesse anche solo risalire quei pochi scalini, Kidou afferrò della neve e gliela lanciò addosso, colpendolo dritto sulla nuca.
Il vecchio numero 8 si voltò, deciso a mollare seduta stante il rasta ma quando vide quel ghigno sul volto del suo ragazzo non poté fare a meno di accettare la sfida, in fondo nessuno era più competitivo di quei due, specie se si trattava di competere l’uno contro l’altro. –Pessima idea, Yuuto.-
-Meno parole e più neve.-
-Te la faccio vedere io la neve, regista dei miei stivali.- i due iniziarono a colpirsi come se ne andasse della salvezza del mondo.

Shirou si lasciò nuovamente scappare una risata osservando quella scena. Sentì qualcosa di umido toccargli il naso, allora alzò lo sguardo al cielo per ammirare la neve che stava iniziando a cadere lentamente.
Ripensò a quel lupo e a come non si fosse subito reso conto di chi si trattasse in realtà, in fondo era più che palese, per quanto si fosse sempre sentito solo nella sua vita non lo era mai stato davvero. Era sicuro che avesse solo aspettato di vedergli trovare qualcun altro, prima di farsi da parte e riposare in pace. Nonostante tutto sembrava non potesse fare a meno di preoccuparsi e assicurarsi che andasse tutto bene, ma in fondo come poteva biasimarlo, di certo avrebbe fatto la stessa identica cosa se fosse successo a lui.
Sobbalzò non appena sentì la voce di Shuuya chiamarlo, poi iniziò a correre verso il gruppetto.
Shirou ripensandoci forse avrebbe anche potuto superare tutta quella situazione da solo, non si riferiva solo ai vecchi problemi avuti in passato ma anche al dover tornare in quel posto e affrontare le cose una seconda volta. Alla fine se l’era sempre cavata da quando era rimasto solo al mondo.
Peccato che ormai il lupo solitario si fosse abituato al branco.


*furin: particolare campanellino a vento giapponese


Nd
Salve popolo di Inazuma, è un pezzo che non ci si vede.
Ho mollato il fandom e la scrittura anni e anni fa, onestamente non so cosa sia venuto fuori da questa piccola one shot, senza contare che l’avevo iniziata durante la quarantena ma durante l’estate mi ero completamente dimenticata di doverla finire.
La GouFubu è ancora la mia coppia preferita di tutto l’anime, ovviamente, penso sia stata l’unica cosa a non cambiare. Non so se mai riprenderò regolarmente a “scrivere” come un tempo, dubito ma non si può mai sapere.
Quindi nulla, spero sia almeno un minimo piacevole alla lettura e vi ringrazio se siete arrivat* fin qui!
Vi prego di avvisarmi se doveste notare errori di battitura, ho ricontrollato più volte ma può sempre sfuggire qualche piccolo dettaglio.
Un bacio e alla prossima,
Bara_No_Yami (Dovrebbe essere Jufeng la firma, ma anche se faccio richiesta non mi approvano il cambio, sigh)
  
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