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Autore: Shin Tarekson    29/10/2020    0 recensioni
[Ingranaggio]
[L'Ingranaggio]
Quando tutto sembra così raggiungibile da risultare poco stimolante l'unica cosa che tu possa fare è volere di più, di più e ancora di più. Qual è il momento in cui capisci di essere andato troppo oltre?
Questo è un racconto basato sull'avventura necro-punk dell'universo trattato dal manuale "L'Ingranaggio", creato da Valerio Amedei, Andrea Marmugi e Stefano Simeone.
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 10 – Poltrone, LED ed uno specchio
 
Appena entrati una grande stanza illuminata si apre davanti a noi e, dentro di essa quattro cose attraggono la nostra attenzione: lungo una parete, una ventina di totem simili a quelli del piano di sopra, ma senza i monitor, la parete in fondo alla stanza che sembra un grosso specchio di metallo, una poltrona, al centro della stanza, rivolta verso lo specchio gigante e infine, rannicchiato in un angolo, un piccolo tizio abbraccia un PC portatile guardando, con lo sguardo abbastanza spaventato, nella nostra direzione.

Do una breve occhiata allo specchio per assicurarmi che sulla poltrona, al centro della stanza, non ci sia seduto nessuno. L’immagine riflessa conferma che la poltrona è vuota, ci avviciniamo quindi verso la figura nell’angolo.

Laila si avvicina e si siede davanti a lui, e noi ci avviciniamo piano, è un ragazzo, sembra avere non più di sedici anni. Capelli lunghi dietro e corti davanti, biondi e una barbetta molto rada sul mento.

 
  • Ehi, non vogliamo farti del male, chi sei? Cosa ci fai qui da solo? – lo apostrofa Laila.
  • Volevo solo spaventarvi… - mugugna il ragazzo facendo scattare veloce lo sguardo tra noi quattro – volevo solo spaventarvi…
  • Tranquillo, ci sei riuscito benissimo, adesso però basta – continua Laila – tu vivi qui?

Il ragazzo si ricompone un attimo, appoggia a terra il pc e si alza in piedi.
 
  • Solo da un paio di anni – dice, lanciando uno sguardo verso un angolo dove un ammasso di coperte forma una specie di giaciglio.
  • Ci dispiace di essere entrati così in casa tua, non stavamo cercando te, siamo qui per tutt’altri motivi, non volevamo spaventarti né abbiamo nulla contro di te, ragazzo – gli dice Virgilio sorridendo.
  • Mmh… siete anche voi qui per recuperare… qualcosa?
  • No, in realtà stiamo cercando delle persone, sei qui da solo? – dice Laila mentre cerca qualcosa nello zaino.
  • Si…
  • Da quando sei qui non è mai venuto nessun altro?
  • No… ma io sono qui solo da un paio d’anni come vi ho detto, qualcuno ogni tanto si avvicina ma sono sempre riuscito a metterli in fuga.

Laila estrae il ritratto di Fausti e Margherita e li mostra al ragazzo.
 
  • Questi due, li hai mai visti? – gli chiede Laila.

Il ragazzo scuote la testa sconsolato.
 
  • L’urlo che abbiamo sentito prima, sei stato tu a provocarlo? – domanda, un po’ spazientito, Manfredo.
  • Quello è il mio pezzo forte – dice il ragazzo arrossendo un po’, apre il suo pc, preme dei tasti e nuovamente sentiamo il grido bestiale che avevamo udito prima – mi sono collegato all’impianto di filodiffusione…
  • Complimenti ragazzo! Sei davvero sorprendente per la tua età, io sono Alessandro della Rocca – gli dico porgendogli la mano per farmela stringere.
  • Ma, ma, l’incendio all’ultimo piano? – chiede Virgilio.

Il ragazzo mi sorride e allunga la mano rispondendo alla mia stretta.
 
  • Grazie! – esclama, ormai sembra aver perso l’insicurezza di prima, poi, rivolgendosi a Virgilio – quello era un ologramma, faceva sempre parte del mio sistema di sicurezza.
  • E sei pure riuscito ad escludermi dai comandi del totem! – gli dico
  • Si, ma era la prima volta che qualcuno ci provava, per questo ci ho messo un po’ ma ormai mi avevate visto e ho dovuto mandare i droni come ultima chance.
  • Sì, ecco, ci dispiace un po’ per i droni, e per averli distrutti. Pensavamo fossero davvero aggressivi e volevamo evitare di morire, non hai idea di cosa abbiamo passato – gli dico – comunque, come mai un ragazzo con le tue capacità se ne sta qui, da solo, in questo posto dove ormai non c’è più nulla che valga la pena recuperare, potresti avere un buon appartamento e sicuramente un lavoro migliore a Firenze. Ma soprattutto, come ti chiami?
  • Led! Piacere – poi guarda verso la parete specchio, poi di nuovo noi – vedete, questa parete in realtà è composta da due porte, come potete notare, qui – e ci indica un punto, al centro della parete, che presenta una fessura minuscola che va dal soffitto al pavimento, come se fosse davvero un enorme porta – ho provato con qualsiasi cosa in mio possesso ad aprire queste porte ma nulla sembra essere in grado di scalfirne la superficie. Delle porte così resistenti devono per forza proteggere qualcosa di valore, potrebbe esserci il Caveau dove venivano stipati i prodotti.
  • Hai provato a dire “Amici” in elfico? – Gli domando.
  • Amici in…? Oh! L’ho visto quel film! Bella citazione, comunque niente, ho provato qualche comando vocale ma nulla sembra funzionare, come ho detto.
  • E la poltrona invece? – domando mentre mi ci avvicino.

La strana seduta, al centro della stanza, sembra una di quelle vecchie poltrone per i giochi a realtà aumentata, pochi pulsanti sul bracciolo destro e, poggiata a terra, una piccola calotta, presumo da mettere sulla testa.
 
  • Sono piuttosto sicuro che quella sia la chiave per aprire la porta, ma quando ho provato a connettermi le luci intermittenti e i suoni mi hanno provocato una crisi, la respirazione si è fatta affannosa, la testa mi pulsava, sono stato davvero male e per quanto possa essere interessante ciò che si trova al di là di quella parete, nulla vale più della mia vita – mi risponde.
  • Hai mai sentito parlare dello Spirito della Terra? – domanda Laila.
  • Oh sì! Lo Spirito della Terra sembra essere un argomento molto discusso tra alcuni tecnosofi, si dice che sia un lascito dell’antica tecnologia, qualcosa in grado di contenere tutta la conoscenza dell’epoca. Ma secondo me, qualcosa del genere, è troppo bello per poter essere vero – le risponde Led.

Nel frattempo, Manfredo si è avvicinato alla poltrona, ci guarda ed esclama
 
  • Mi offro come volontario!
  • Per cosa, di grazia? – gli risponde, scocciata, Laila.
  • Per usare la poltrona, mi sembra ovvio, sono quello fisicamente più forte qui.
  • Non sai nemmeno come accenderla questa cosa, caro il mio Soldato!
  • Non sarò io ad accenderla Alessandro, ma tu e Led, mentre io metto quella specie di elmo strano.
  • Lascialo provare – mi dice Laila, facendo ben attenzione a farsi sentire da tutti – tanto, anche dovesse bruciargli i neuroni, per il poco uso che ne fa…
  • D’accordo allora, spremete quelle vostre teste tecnosofe e cerchiamo una soluzione.

A quel punto estraggo il diario di Fausti dallo zaino, possibile che quell’uomo non avesse annotato nulla? Ciò che trovo però mi lascia dubbioso, Fausti parla di questo posto indicandolo come una delle ipotetiche mete dove effettuare le sue ricerche, la cosa che trovo strana, però, è che ne parla praticamente all’inizio del suo diario, Led dice di essere qui da circa due anni, quindi Fausti è passato di qui prima di conoscere Margherita?
 
  • D’accordo allora – dico rivolto verso gli altri, e mi siedo sulla poltrona prendendo la calotta e calzandomela sulla testa – visto che la mia conoscenza di questi arnesi è superiore alla vostra, fintanto che si tratta di osservazione ed analisi, sarò io a provare questo oggetto.

Non appena indosso l’elmetto uno sfarfallio di luci mi appare davanti, fino a comporre l’immagine di un vecchio centro commerciale, stile anni 2040, io sono seduto su un’altra poltrona. Davanti a me una grossa fontana, una scala mobile che sale e una che scende, il soffitto è interamente fatto a vetrate, fuori è pieno giorno. Il mio cuore inizia a battere forte, intorno a me è pieno di centinaia di persone che fanno shopping. Tutta questa gente è troppa, rispetto al numero di persone effettivamente vive in quell’epoca, i vestiti però sembrano rispettare la cronistoria.

Sono isolato dagli altri, tutto questo so che è solo nella mia testa, posso uscirne quando voglio ma finché resterò qui dentro non potrò comunicare con gli altri.

Le persone intorno a me non sembrano aver notato la mia presenza, e ogni mio tentativo di interagirci si risolve nel nulla, direi che questi sono qualche tipo di ologramma.

Alzatomi dalla sedia mi guardo intorno alla ricerca di un qualsiasi tipo di terminale da cui potermi collegare, non c’è nulla di simile, però sparsi per il centro commerciale, degli ologrammi piatti, come se fossero schermi, trasmettono tutti lo stesso messaggio: Errore 404 Pubblicità non trovata.

Strano, penso.

Inoltre, ogni negozio intorno a me, dove dovrebbe esserci l’insegna, presenta invece lo stesso messaggio di errore visto sugli schermi ma, al posto di pubblicità, c’è la parola “negozio”.

Molto strano.

I negozi, nonostante la mancanza di un nome, sono comunque accessibili. È come se fosse stato un enorme E-shop in realtà virtuale, dove guardare i prodotti, sceglierli, per poi riceverli a casa.

Possibile che questi messaggi di errore siano stati causati dal crollo di Internet del ’43?

Passeggiando per i negozi vedo che la maggior parte dei prodotti venduti sono di tipo elettronico, li trovo estremamente interessanti ma non è il motivo per cui sono qui. Devo trovare la chiave per aprire la porta gigante nella realtà.

Provo a cercare la planimetria del centro ma, una volta trovata, questa mi mostra una serie di messaggi di errore corrispondente alla posizione dei negozi, nulla.

Inizio a perdere la pazienza, odio quando le cose non vanno come dovrebbero, mi dirigo di nuovo verso la poltrona e, una volta seduto, mi scollego.

Sono di nuovo nella realtà.

 
  • Ok gente, ciò che ho visto corrisponde ad un centro commerciale.
  • Un cosa? – mi interrompe subito Virgilio.
  • Un… immagina un grosso edificio pieno di botteghe, come una piazza del mercato ma al chiuso. Ogni bottega vendeva qualcosa, prodotti elettronici per la maggior parte, ma era pieno di scritte che dicevano che non era possibile trovare pubblicità o negozi disponibili. Quindi, i negozi c’erano, i prodotti anche, ma era come se tutto fosse stato abbandonato, come se nessuno lo gestisse più, e da diversi anni credo. Qualcuno ha qualche consiglio? Led, tu hai qualche idea su come proseguire?
  • Che strana roba, perché rinchiudere la piazza del mercato dentro un edificio? – Mi domanda nuovamente Virgilio.
  • Per evitare la pioggia, avere una temperatura controllata, diciamo che veniva fatto per avere una serie di comodità.
  • Non c’è modo di mostrarci ciò che vedi all’interno?
  • Purtroppo no Doc, è come se avvenisse tutto nella mia mente.
  • Per questo, per noi, non ti sei mosso?
  • Esattamente Virgilio.
  • Quindi non puoi interagire con nulla di ciò che c’è dentro? – domanda Manfredo.
  • No, in teoria posso interagire con i prodotti, in realtà non ci ho provato, però, non funzionando il programma non potrei acquistare nulla…
  • In queste botteghe non hai visto nulla che potesse sembrare una chiave?
  • O un bottone?
  • No gente, non ho visto nulla di tutto questo. Ciò che ho visto sembrava uno spazio creato per chiunque fosse in grado di collegarsi, non solo per chi si collegava da questo terminale, quindi dubito che qualcuno abbia nascosto qualcosa di così importante in un posto accessibile a chiunque. Va beh, provo a fare un altro giro.

Detto questo infilo di nuovo la calotta e mi ricollego.

Entro in un negozio, il primo sulla mia sinistra, dai prodotti sembra un negozio di apparecchi elettronici, per lo più periferiche per i computer. Mouse, tastiere, stampanti…

La mia mano si posa su un piccolo mouse e nello stesso istante una schermata, di fianco al prodotto, appare, descrivendo le specifiche del prodotto, la marca e il prezzo, mi viene comunicata anche la rimanenza di magazzino, pari a zero prodotti, e mi viene detto che, in caso di inserimento nel carrello, mi verrà comunicato quando il prodotto sarà nuovamente disponibile.

Senza pensarci sollevo l’oggetto per poter leggere meglio le scritte comparse e l’ologramma di un commesso si materializza al mio fianco.

Questo, con volto sorridente mi guarda e parla.

 
  • Cliente, se sta cercando un mouse ne abbiamo di migliori!
  • Identificati – gli dico un po’ sorpreso.
  • Sono il suo assistente personale, la seguirò passo a passo per ogni acquisto che vorrà intraprendere, consigliandole i prodotti migliori.
  • Molto bene – dico, nuovamente tranquillo – mostrami il computer migliore che possiedi.

L’ologramma fa un rapido gesto della mano e sulla sua mano appare l’immagine di un bel computer, nero smaltato, allunga la mano verso di me e, una volta toccata l’immagine, nuovamente compaiono, come per il mouse, le specifiche del prodotto, nuovamente disponibilità di magazzino nulle. Niente male davvero, ma inutile al momento.
 
  • Assistente, che prodotti hai, disponibili alla vendita?
  • Al momento non risultano prodotti disponibili alla vendita, se lei desidera acquistare qualcosa le comunicheremo quando questi saranno nuovamente in magazzino.
  • Da quanto mancano i prodotti?
  • L’ultimo prodotto è stato venduto il 6 ottobre 2043.

Mi sembra di girare in tondo senza andare da nessuna parte.
 
  • Assistente, quando è stato fatto l’ultimo accesso al programma?
  • I miei dati sembrano essere danneggiati, non posso rispondere.
  • Come posso aiutarti a recuperare i dati?
  • Non ricade nella mia programmazione.
  • A quando risale l’ultimo ricordo che possiedi?
  • Ad oggi, signore, pochi minuti fa quando mi ha attivato.
  • Qual è l’ultimo oggetto che è stato cercato, prima delle mie richieste.
  • Assistente Domotico, l’articolo di punta della nostra azienda.
  • Mostrami l’Assistente Domotico.

Nuovamente l’ologramma muove la mano ed un piccolo dispositivo rettangolare, simile ad un vecchio telefono degli anni ’20, provo nuovamente a toccare il prodotto e nuovamente ottengo l’elenco delle sue capacità, zero rimanenze di magazzino. Leggendo le specifiche sembra davvero essere stato un prodotto evoluto, peccato per la poca memoria di archivio che sembrava avere.
 
  • Assistente, posso giungere in questo programma solo dal terminale da cui mi sono collegato?

L’ologramma sorride.
 
  • L’Atelier è stato pensato come metodo di acquisto riservato e personale, garantendo ad ogni acquirente la massima immersione e privacy.
  • Ok, esiste un oggetto, contenuto qui dentro, che non è in vendita?
  • Non comprendo, signore.
  • È stato inserito, nel programma, un oggetto che non si può vendere?
  • No, signore.
  • Qual è l’ultimo oggetto inserito?
  • L’ultimo oggetto, inserito il 15 marzo 2043 è questo Assistente Domotico, disponibile in tre colorazioni, nera lucida, cromata o verde smeraldo.

Guardando le specifiche, questa volta queste sembrano inferiori rispetto al modello di punta, però possiede una memoria più ampia. Come se questo prodotto fosse più bilanciato.
 
  • Assistente, esiste un terminale con il quale io possa interfacciarmi da dentro il programma?
  • No signore, l’obiettivo era quello di creare una completa immersione, dove l’acquirente potesse interfacciarsi direttamente con i prodotti, senza il bisogno di ricorrere a forme più primitive di scelta.
  • Cosa dovrei fare… cosa dovrei fare…
  • Io le consiglio di fare ciò che le viene più naturale, acquistare i prodotti che ritiene più consoni alla sua natura.
  • Assistente, io voglio una chiave in grado di aprire la porta all’esterno di questo programma – dico per sdrammatizzare, sto esaurendo le idee e non so cosa stia accadendo nel mondo reale.
  • L’Atelier si aprirà una volta che lei avrà acquistato i prodotti, all’interno della stanza, fuori dal programma, potrà aspettare comodamente che i prodotti le vengano forniti, ovviamente una volta che saranno disponibili. Modalità di pagamento tramite banca genetica personale, fornire le proprie credenziali, l’azienda poi si occuperà del pagamento.

Davvero? Bastava chiedere come aprire le porte?

Mentre mi do da solo dell’idiota cerco il mouse peggiore che quel negozio ha in vendita, lo tocco e clicco sull’icona del carrello.

 
  • Posso suggerirvi, signore, questo modello molto più avanzato?
  • Certo che puoi, ma acquisterò comunque questo scelto da me – gli rispondo velocemente.
  • Come desidera.

Clicco sul tasto acquista.

Si apre una finestra che chiede il mio nome e cognome, inserisco i dati e una voce riempie il negozio.

 
  • Siamo spiacenti, essendo lei un nuovo cliente, la politica aziendale richiede un certo grado di coinvolgimento, con una spesa minima di almeno tre prodotti.

Questa voce fastidiosa sta rallentando il processo.
 
  • D’accordo, allora voglio acquistare tre mouse di questo tipo. Se la voce me lo consente.
  • Signore, se acquisterà il prodotto da me proposto avrà uno sconto sulla spesa complessiva.
  • Grazie, ma voglio eseguire il mio ordine.

Procedo all’acquisto, l’assistente mi sorride e fa un inchino.
 
  • I prodotti da lei richiesti saranno disponibili al più presto nel nostro Atelier. La preghiamo di aspettare all’interno della sala all’esterno del programma.

Il programma si scompone in tanti piccoli quadratini luminosi ed io mi ritrovo nuovamente nella stanza.

Le due grosse porte che prima componevano il grosso specchio lungo la parete, ora sono aperte.
   
 
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