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Autore: Shin Tarekson    04/11/2020    0 recensioni
[Ingranaggio]
[L'Ingranaggio]
Quando tutto sembra così raggiungibile da risultare poco stimolante l'unica cosa che tu possa fare è volere di più, di più e ancora di più. Qual è il momento in cui capisci di essere andato troppo oltre?
Questo è un racconto basato sull'avventura necro-punk dell'universo trattato dal manuale "L'Ingranaggio", creato da Valerio Amedei, Andrea Marmugi e Stefano Simeone.
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 11 – Il patto del Diavolo
 
 La forte luce che proviene dalla stanza prima bloccata dalle grosse porte specchio mi costringe a socchiudere gli occhi, anche i miei colleghi vedo che si stanno schermando la vista.
  • Sembra che tu sia riuscito a sbloccarla! – esclama entusiasta LED rivolto a me.
  • Così sembra, vediamo cosa troviamo dentro.
L’interno della stanza è molto simile, come struttura, a com’è la stanza occupata da LED, solo molto più luminosa e pulita.

LED non riesce a resistere oltre e corre dentro la nuova stanza, guardandosi intorno come se volesse catturare più informazioni possibili, mentre Manfredo avanza, subito dietro di lui, molto più guardingo e con il fucile in mano. Mi ricorda la versione in armatura di un cacciatore visto in un film su uno strano gioco che poneva enigmi e risucchiava le persone dentro di sé.

All’interno della nuova stanza vediamo una nuova poltrona, molto simile a quella che ho appena finito di usare, una specie di giaciglio formato da strati di pluriball e coperte, diverse lattine di cibo, vuote e con evidenti tracce di muffa.

Possibile che Fausti abbia soggiornato qui? Mi chiedo.

Sul lato destro notiamo nuovamente delle colonnine, tre sono vuote mentre sulla seconda a sinistra è poggiato una specie di rettangolo di metallo e vetro, completamente nero.
  • Qualcuno di voi sa cosa sia questa roba?
  • C’era qualcosa di simile in vendita dentro il programma, Soldato, potrebbe essere uno dei prodotti mai ritirati.
  • Signor della Rocca, guardi qui – mi dice LED indicandomi la parete frontale.
Uno dei pannelli che componevano la parete sembra essere stato rimosso, al suo posto c’è un grosso schermo al quale è collegato un pc portatile, bianco, con i profili bianchi.

Una volta entrati tutti nella nuova stanza una voce registrata di donna, calma ma sicura inizia a parlare.
  • Benvenuti all’Atelier GROSS personal, vi meritate il meglio e noi ve lo offriremo, entrate pure e fate la conoscenza delle nostre PAI, le nostre Intelligenze Artificiali Personali, il vostro assistente perfetto e futuro migliore amico è tra di loro e aspetta solo di essere trovato.

Laila si avvicina a me, sembra leggermente spaventata, si guarda intorno e poi si rivolge a me.
  • Da dove proveniva quella voce? Perché ovunque andiamo troviamo queste diavolerie della vecchia tecnologia?
  • Sei seria Doc? metti via il coltello, è una semplice voce registrata, tu immagina di parlare e un oggetto raccoglie ciò che hai detto e la conserva, poi quando succede una determinata cosa la tua frase viene ripetuta, senza che tu debba dirla nuovamente.
  •  Certo…
  • Oh, cielo, è un po’ come quando scrivi, ok? Tu scrivi e poi ciò che hai scritto rimane lì e quando qualcuno rilegge quel foglio non è che tu debba riscrivere di nuovo il messaggio, ormai il messaggio è sul foglio e ogni volta che lo si guarda si possono leggere le parole scritte. Così è più chiaro?
  • Guarda che non sono stupida – e si allontana di qualche passo tenendo.
  • Ma l’utilità di questa voce quale sarebbe, Alessandro?
  • Queste voci registrate venivano utilizzate per fornire prevalentemente informazioni, Soldato, per informare le persone di determinate cose, per esempio questa ci ha comunicato che ora ci troviamo nell’Atelier e che qui si poteva fare la conoscenza delle PAI.
  • Quindi è per le informazioni, bene – dice Manfredo, dopodiché prende un grosso respiro e urla – DOVE CI TROVIAMO?
  • No, no, non così, le sue risposte sono limitate da ciò che è stato registrato, conservato. Non è in grado di rispondere a delle domande. Se le porte dovessero richiudersi e poi aprirsi nuovamente, dopo pochi secondi la voce ripeterebbe lo stesso messaggio che abbiamo sentito poco fa.
  • Sì, ma perché c’è ancora?
  • Perché il posto è ancora alimentato, Doc, ecco perché la voce funziona ancora.
  • Quindi fornisce una sola informazione? E la trovate utile?
  • Sì Soldato, di fatto ti ha dato un’informazione che prima non sapevi.
  • LED, ma quindi è simile al verso che facevi? – chiede Virgilio.
  • Esatto! Solo che io ho un po’ di suoni nel mio… nel mio… archivio! E posso sceglierli e farli suonare a comando. Questa voce invece possiede solo questo suono e si attiva solo quando le porte sono tutte aperte. Come se stesse dando il benvenuto in una locanda.
  • Interessante.
  • Come potete notare qui, qualcuno deve averci vissuto in questa stanza.
  • È molto probabile, Soldato, che sia stato Fausti.
Nel frattempo, mi dirigo verso la colonnina con l’oggetto sopra e lo prendo, è acceso. La schermata della Home presenta uno sfondo blu con una scritta in rosso “NESSUNA PAI RILEVATA”.

Non sembrano esserci altri pulsanti e toccando lo schermo nulla sembra cambiare. Lo infilo nella tasca, potrebbe essere interessante scoprirne di più, una volta a casa.

Guardando nuovamente verso il televisore mi avvicino al pc portatile, alcune spie sono accese ma non sono in grado di capire cosa vogliano comunicare, la curiosità però è troppo forte per resistere e premo il pulsante di accensione, sia del PC che del televisore.
  • Alessandro, cosa stai facendo?
  • Questo, Soldato, dovrebbe essere un computer portatile.
  • Cos’è un computer portatile?
  • Diciamo, per semplificare, che è un blocco per gli appunti, che non necessita di carta e che può fungere anche da sveglia, agenda, calendario ecc.
  • Ah ok, roba inutile, nulla che non potrei acquistare senza problemi a Firenze.
Ad un’occhiata approfondita più che un televisore sembra essere un semplice schermo. L’immagine che mi rimanda presenta delle strisce di numeri e lettere senza nessun senso apparente. Non trovando un telecomando o qualche controllo provo ad appoggiare un dito sullo schermo, ciò che appare è una libreria informatica, piena di file video. Ne faccio partire uno a caso e la schermata cambia, ora è come se io stessi guardando la scena di un film, la mia visuale si trova leggermente sopra il livello delle due persone che stanno chiacchierando in quello che sembra essere un Diner americano, simile a quelli che esistevano negli anni finali del millenovecento.

Non riesco a riconoscere le due persone e, facendo partire altri quattro video, noto che le due figure sono sempre diverse, solo raramente quelle di destra si ripetono, i luoghi di registrazione sembrano essere due o tre.

Le date di registrazione dei video che ho selezionato sono sotto l’anno 2033. Sono però presenti davvero migliaia di file video come se fossero tantissimi colloqui, registrati per tenerne prova.
  • Alessandro, che cosa hai fatto? – chiede Manfredo.
  • Sarebbe troppo lunga da spiegare, fatti bastare, per ora, che tutto ciò che vedrai qui funziona tipo la voce di prima, nessuna persona è imprigionata dentro questo rettangolo e ciò che viene riprodotto è successo svariati anni e decenni fa.
Faccio scorrere velocemente i video, tutte le date sono antecedenti al 2043, l’anno in cui, la gente ha deciso, di comune accordo, di rinnegare le vecchie tecnologie e buttare via tutto ciò che le riguardava. Arrivato all’ultima dozzina di video un particolare attira la mia attenzione, la data è di tre anni prima.
  • C’è qualcosa che non torna – dico a voce bassa.
  • Cos’hai trovato?
  • Guarda qui LED, guarda questi ultimi video, sono di tre anni fa, sono un sacco recenti e sembrano essere registrati a poche ore di distanza.
Lo guardo, ricevo uno sguardo d’assenso da LED e faccio partire il video più recente presente nella libreria, facendo poi un passo indietro.

Di nuovo trovo davanti a me la rappresentazione del Diner dei video precedenti, le persone questa volta le riconosco, a destra Fausti, a sinistra il commesso del centro commerciale.

Il video dura pochi secondi:
  • Quindi abbiamo raggiunto un accordo? – dice il commesso
  • Così sembra – gli risponde Fausti.
Fine del video.
  • Ehi ma quello sembrava Fausti.
  • Esatto, Virgilio, e l’altra figura aveva la stessa immagine del venditore che mi ha servito, quelle dovrebbero essere le cosiddette PAI, evidentemente questa qui è quella con l’aspetto più usato dentro il programma della poltrona.
  • Torna dentro e interrogalo! – mi urla concitato Manfredo.
  • Ha solo delle risposte preimpostate. Non c’è nulla da fare.
Manfredo ha iniziato a togliersi l’armatura e, una volta rimasto solo con i vestiti normali, si siete sulla nuova poltrona, calza la calotta e, presumo, si sia collegato. Ogni tanto vediamo la sua testa girarsi verso destra o verso sinistra, mentre Laila, abbastanza preoccupata, gli tiene due dita sul polso per controllare il battito. Io mi avvicino alla poltrona per vedere se è simile a quella presente nella stanza principale ma le sole differenze che noto sono il minor tasso di usura dei tessuti e un piccolo alloggiamento sul bracciolo sinistra, di forma rettangolare, sopra l’alloggiamento e leggermente in rilievo tre lettere P, A, I.

Dopo poco più di cinque minuti vediamo il soldato sfilarsi la calotta dalla testa, i suoi occhi sono completamente spalancati.
  • Cos’hai visto? – gli chiede Virgilio.
  • Q- quei, quei posti – dice Manfredo indicando lo schermo.
  • Ok, vado io – dice Laila, si siede sulla poltrona e, come aveva fatto Manfredo, si collega.
In maniera molto simile a Manfredo, Laila ripete i movimenti della testa, come se si stesse guardando attorno, finché, anche lei, si sfila la calotta e rimane seduta.
  • Anche tu hai visto le stesse cose, Doc?
  • Già, e un messaggio che lampeggiava se provavo a schiacciare dei nomi, “404 PAI NON TROVATA”. Siano dannati te e tutti i fanatici tecnosofi come te.
  • Ok, vedrò di provare io ora.
Mi collego alla nuova poltrona, mi ritrovo nel Diner dei video, ai margini destro e sinistro della mia visuale noto due frecce.

Provo a toccare quella di destra e l’ambiente in cui mi trovo cambia, mi ritrovo in una piccola automobile, sono solo e, come diceva Laila, sul posto di fianco al mio appare il messaggio “404 PAI NON TROVATA”. Ok, penso, vediamo cos’altro c’è qui.

Premendo sulle frecce ai lati vengo spostato ogni volta in un nuovo ambiente, vedo un giardino zen, una piscina, un letto con dei petali sulle coperte ecc.

Provo a parlare ma nessuno sembra rispondermi, infine, guardando verso l’alto scende un rettangolo contenente una sfilza di nomi, ogni nome premuto sfarfalla e fa apparire il solito messaggio. Mi disconnetto.
  • Ok, direi che da qui non si va da nessuna parte – dico.
Nel frattempo, vedo Manfredo che si avvicina nuovamente a noi provenendo dall’altra poltrona, non sembra contento, probabilmente ha provato a convincere a modo suo il commesso del negozio, ovviamente senza riuscirci.
  • E se collegassimo questo cavo all’altra poltrona?
  • No Virgilio, non è possibile scambiare i caschi.
Torno allo schermo e, visto che l’ultimo video mostrava Fausti stringere un accordo, faccio partire il penultimo, curioso di sapere come fossero andate le cose nel suo precedente colloquio.

Ciò che però viene trasmesso dallo schermo non è ciò che mi aspettavo. Il video ci mostra Laila, nella sua personale e confusa esperienza all’interno del programma.
  • Ehi ma quella sono io! Come mai sono lì? Cosa sta succedendo? Mi hanno sostituita?
  • Doc, respira. Non vedi che sono le stesse cose che hai fatto una volta indossato il casco? È semplicemente la registrazione di ciò che è già avvenuto, è il passato, mettiti l’anima in pace. Nessuno sta copiando, imprigionando o sostituendo qualcuno.
Finiamo di assistere al video di Laila e, vedendo che le nostre esperienze fanno ora parte della libreria, cerco il video che mi interessava.
  • Questo dovrebbe mostrarci di cosa hanno parlato Fausti e l’altra figura – dico rivolto verso gli altri e premo il simbolo di avvio.
Il video mostra appunto Fausti e l’altro individuo parlare di vari argomenti, è un botta e risposta, come se fossero insegnante e allievo che parlano, Fausti, contro ogni mia previsione, sembra essere l’allievo.

Guardando più attentamente il video noto un particolare che mi era sfuggito, sulla testa di Fausti c’è una piccola scritta che recita: Giovanni Giorgio Fausti.

Sulla testa di quella che ormai abbiamo capito essere una PAI la scritta recita: “My E-Friend 1” sviluppata in ambiente di deep learning “Self Teacher OF 3L3”. Con tanto di virgolette.
  • Qualcuno ha un taccuino a portata di mano? Potrebbe essere utile per le nostre indagini appuntarci la scritta di identificazione, o nome, se preferite, della PAI con cui ha interagito Fausti – chiedo.
  • Certo, eccolo.
  • Grazie Virgilio, allora…
Inizio a trascrivere la scritta, limitandomi alle parole all’interno delle virgolette ma, una volta arrivato a “OF” il mio cuore perde un battito.
  • Merda.
   
 
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