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Autore: pia98    29/10/2020    1 recensioni
Matsukawa e Hanamaki sono amici, migliori amici. Ma dopo la sconfitta contro la Karasuno le cose cambiano...
[La storia si svolge subito dopo la partita finale Aoba Johsai - Karasuno alla fine della seconda stagione]
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La storia è già pubblicata anche su Wattpad (profilo pia9898).
Genere: Fluff, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quell'ultimo punto. Quell'ultima veloce del numero 10 della Karasuno, il muro della Seijoh che non era riuscito a respingerla. E i suoni di quei pochi attimi: il rimbombo della schiacciata, le grida di gioia degli avversari. Ma l'unica cosa che Matsukawa riuscì a sentire dal punto in cui si trovava furono i suoi compagni in campo che si gettavano a terra esausti e taciturni, tentando già di trattenere le lacrime. 

Voleva andare da loro, voleva andare da lui, e abbracciarlo, e passare le sue dita tra quei capelli che sembravano così lisci. Un sogno che aveva da tempo ormai, da quando si era reso conto che quella tra lui e Hanamaki non era più solo amicizia, ma molto di più.

Ciò che era peggio per Issei era il fatto di non essere stato al suo fianco sul campo in quei minuti fatali. Certo, era sempre così quando lui o il suo compagno si scambiavano di posizione con Watari, e ci era abituato. Però faceva male sapere che la persona che amava stava soffrendo a un passo da lui e che non poteva nemmeno avvicinarsi.

Erano sempre pochi passi a separarli, anche nella quotidianità delle loro giornate a scuola. Issei sentiva sempre il bisogno di colmarli, di avvicinarsi all'altro, di sfiorarlo. Eppure era consapevole di non poterlo fare, perché quei sentimenti, per quanto forti, erano a senso unico e probabilmente sarebbero rimasti nascosti per sempre.

Le vere lacrime arrivarono con le parole del coach: Hanamaki era finalmente accanto a lui ed entrambi riuscivano a stento a calmare i singhiozzi.

Si scambiarono un'occhiata triste e Matsukawa sentì il bisogno di stringere la mano al suo migliore amico, di stabilire un contatto fisico. Per loro del terzo anno quella era stata l'ultima partita con la Seijoh: niente più allenamenti, niente più partite, niente più ritiri con la squadra. E soprattutto niente più pomeriggi interi passati ad allenarsi con il suo Takahiro...

Issei continuava a fissarlo negli occhi ma dopo qualche secondo vide l'altro voltarsi bruscamente e abbassare la testa, lasciando il moro confuso e ancora più rattristato.

Poco più tardi nello spogliatoio regnava un silenzio non molto confortante e Takahiro non gli aveva più rivolto uno sguardo, continuando a tenere la testa bassa. 

Persino Oikawa era silenzioso e non continuava a stuzzicare Iwaizumi come al solito. Era strano vedere il capitano in quel modo: di solito capitava solo dopo le sconfitte contro quel bastardo di Ushijima... Se davvero esisteva un lato positivo in quella storia era quello di non dover rivedere più quel Mr. Perfettino della Shiratorizawa.

Man mano che tutti finirono di prepararsi salirono tutti sul pullman che li avrebbe riportati a scuola. Hanamaki era davanti a lui e stava per andarsi a sedere più in fondo ma lui lo tirò per la manica e lo costrinse a sedersi accanto a lui. Forse il suo amore non era ricambiato, ma era pur sempre il suo migliore amico e quindi poteva farlo.

Hanamaki cadde sul sedile affianco a quello di Matsukawa e guardò il moro confuso. Lo sguardo di Issei era fermo e penetrante, ma comunque dolce, e questo fece arrossire l'altro, che dopo essersi seduto abbassò di nuovo la testa e fissò le proprie mani sulle ginocchia per il resto del viaggio. 

Tornati a scuola alcuni decisero di rientrare a casa, mentre altri, del terzo anno in particolare, andarono in palestra a sfogare la propria frustrazione.

Dopo un po' di schiacciate, un paio di servizi, qualche urla e, come se non bastasse, qualche altro pianto, tutti si ritirarono negli spogliatoi per cambiarsi e tornare a casa.

Uno ad uno andarono via tutti quanti, finché non rimasero solo loro quattro, Oikawa, Iwaizumi, Matsukawa e Hanamaki. 

"Io vado ragazzi. Ci vediamo domani in classe." disse Hanamaki, affrettandosi verso l'uscita.

Matsukawa stava ancora finendo di ritirare le sue cose ma vedendo il suo migliore amico uscire gli corse dietro ancora con il borsone aperto, salutando velocemente Oikawa e Iwaizumi e lasciandoli da soli a chiudere la palestra. 

"Aspetta! Hanamaki!" gridò il moro.

E se non fosse che Issei era riuscito a raggiungerlo e a prenderlo per il polso, forse lui non si sarebbe fermato.

Takahiro non si girò subito. Non voleva girarsi, perché non voleva mostrarsi in quel modo di fronte al moro. Issei riusciva sempre ad essere così forte, mentre invece lui, nonostante quell'aria da burlone sempre col sorrisetto in faccia, non era forte. O almeno non si sentiva così.

"Fermati un attimo. E non nasconderti da me. Siamo soli adesso." disse Matsukawa.

Hanamaki si voltò e l'altro riuscì a guardarlo finalmente in faccia: i suoi occhi erano lucidi, le guance arrossate e le labbra erano corrucciate in un broncio che lo rendeva a dir poco adorabile.

A quel punto Issei non riuscì più a trattenersi. Prese per mano Takahiro e lo strinse tra le sue braccia, annullando quella distanza che seppur piccola li separava ancora una volta. Percepì Takahiro sgranare leggermente gli occhi ma ciò non gli fece lasciare la presa, ma anzi prese la testa dell'altro e gliela fece appoggiare sulla sua spalla.

"Non devi vergognarti di quello che senti. Siamo tutti tristi, me compreso. E non c'è niente di male a mostrarlo. Non devi per forza sembrare sempre impassibile, perché io so come sei davvero. E sei molto più di quello che mostri agli altri."

Il cuore di Takahiro cominciò a battere ancora più forte. Quel giorno le emozioni vissute erano state già fortissime, eppure non erano paragonabili al fatto di essere lì, stretto tra le braccia muscolose del moro.

"Matsukaw-"

"No aspetta. Devo dirti una cosa. Non posso più aspettare, non ora che cominceremo a vederci sempre meno perché non abbiamo più allenamenti e tutto il resto."

Takahiro voleva alzare la testa per guardarlo ma non ci riuscì. Sembrava che all'improvviso Issei avesse cominciato a stringerlo ancora di più, come se non volesse farsi vedere in viso mentre parlava.

"Era da tanto che volevo dirtelo", continuò il moro, "però non ho mai trovato il coraggio. Ma quando oggi ti ho visto così triste... Non posso più stare zitto..."

Hanamaki era confuso e il cuore gli stava battendo all'impazzata per la situazione.

"Takahiro...", sussurrò il moro, facendo quasi sobbalzare l'altro a sentirsi chiamato per nome e non per cognome come sempre, "...io ti amo." disse infine Issei. E il cuore del ragazzo coi capelli rosa si fermò all'improvviso.

Il silenzio che c'era in quegli istanti di quiete era quasi assordante. Sembrava che il mondo intero si fosse zittito di fronte alla dichiarazione del moro. Takahiro stesso era come pietrificato.

Questo suscitò in Issei mille dubbi, ma ormai aveva parlato e quindi sarebbe arrivato fino in fondo.

"Lo so che è improvvisa come dichiarazione. E forse ti sto spaventando, o sto rovinando la nostra amicizia. Ma devi saperlo. Io ti amo, Takahiro. Non è stato amore a prima vista, ma un sentimento che piano piano è passato dall'amicizia a qualcosa di molto più grande, qualcosa che nemmeno io riuscivo a controllare. Ogni giorno a scuola, durante le lezioni, cercavo sempre il tuo sguardo. E se un giorno eri assente avevo la sensazione che mi mancasse qualcosa. Passare la pausa pranzo insieme sul tetto della scuola, studiare insieme prima degli esami, allenarci insieme ogni giorno, tutte queste cose mi bastavano per essere felice. Ma ora tutto cambierà, e presto finiremo le superiori e probabilmente andremo in università diverse. E tu conoscerai di certo una ragazza fantastica che amerai e che ti amerà a sua volta, e piano piano ti dimenticherai sia di me che di quello che ho appena detto."

Il moro si staccò all'improvviso, e non guardò nemmeno in faccia l'altro prima di correre via.

Hanamaki rimase fermo per un istante, incredulo, e poi gli corse dietro con tutta la forza che aveva. 

Matsukawa era veloce e gli venne in mente un solo modo per fermarlo dal correre via.

"Issei!"

Il moro si bloccò all'improvviso e si voltò. C'erano un paio di passi che li separavano ma dopo tutto quello che aveva confessato non aveva il fegato di avvicinarsi più di così.

E non ce ne fu bisogno, perché Hanamaki percorse velocemente quei pochi metri e si gettò tra le braccia dell'altro, baciandolo con tutto se stesso.

Issei sentì le labbra di Takahiro scontrarsi con le sue e dopo un secondo di incredulità lo prese per i fianchi, portandoselo più vicino e approfondendo il bacio.

Takahiro gli mise le braccia al collo e piegò leggermente la testa, per fare spazio all'altro mentre le lingue dei due si incontravano per la prima volta e giravano l'una intorno all'altra.

Dopo qualche secondo i due si staccarono, entrambi col fiatone, per la corsa e per tutto il resto.

"Takahiro... Ma allora anche tu..." disse il moro accarezzando la guancia dell'altro con il dorso della mano.

"Sì. Per me è lo stesso. E per tutto questo tempo abbiamo provato le stesse identiche emozioni, ma anch'io avevo paura di dirtelo. Non sapevo come l'avresti presa e non volevo rovinare né la nostra amicizia né la nostra complicità in campo. Siamo degli idioti..." rise imbarazzato.

"Ora non importa più. Ora mi importa solo di te, 'Hiro.", rispose Issei sorridendo come non mai.

E dopo essersi scambiati altri baci pieni di dolcezza si avviarono verso casa. Uno affianco all'altro, mano nella mano. La distanza tra i due finalmente scomparsa.

  
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