Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Yuphie_96    29/10/2020    1 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
L’ultima cosa che aveva colpito il biondo Kaiser era il nome.
Il nome del ristorante era Vienna.
Come la capitale austriaca… e servivano piatti bavaresi… non dovevano avere tanto le idee chiare, ma Karl ci aveva mangiato bene e quindi aveva continuato ad andarci, soprattutto quando il suo frigo era desolatamente vuoto, come quel mezzogiorno.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Angolino della Robh: Buonasera! ♥
Dunque, a dire il vero questa settimana l'aggiornamento di Saph sarebbe dovuto saltare siccome oggi è il mio compleanno e avevo fatto dei piani... piani che sono rimasti solo una teoria come avrete ben potuto capire xD, quindi eccomi a rompervi i palloni da calcio anche in questa serata che segna il mio invecchiamento! xD
Parliamo della storia adesso, anche questo capitolo è uno abbastanza tranquillo, non succede niente di abbastanza eclatante ma serve per descrivere un po' quella che è diventata la routine di Karl e Saph, quello che sarà un passo in più per loro e, soprattutto, qui si gettano le prime basi di un qualcosa che succederà nel prossimo, vi ho messo della curiosità? Spero di sì, così continuate a seguirmi fino alla fine *fa gli occhioni dolci alla Gatto con gli Stivali di Shrek*.
Adesso vi lascio al capitolo com'è giusto che sia, ed io vado a mangiarmi una nuova fetta di torta com'è giusto che sia. u.u
Buona lettura! ♥



Ps: Serè come regalo mi ha disegnato Saph così com'è alla fine di questo capitolo, non potete capire l'amore che sto provando per questa donna. ♥



 

Le pentole erano sul fuoco, il loro contenuto sobbolliva e veniva regolarmente mescolato e speziato.
I piatti erano in fila, pronti per essere riempiti dalle pietanze che stavano venendo cucinate.
I suoni, gli odori, i sapori si mescolavano e davano vita a un grosso sorriso sul volto del cliente non appena assaggiava il piatto che aveva ordinato.
Quelle cose costituivano la bolla di Saphira.
Stava bene, la rossa, nella sua bolla protettiva, non si era mai pentita di dedicare così tanto tempo della sua vita al suo ristorante e alla sua cucina, erano il prezioso lascito di suo nonno e lei se n’era sempre presa cura con il massimo delle sue capacità.
Quando Karl si era infiltrato in quella bolla Saph ne era rimasta contenta, il calciatore era entrato a piccoli passi e si era fatto strada con gentilezza, riuscendo a prendersi alla fine un posto speciale dentro di essa.
Quando, però, Karl le chiese di abbandonare la sua bolla non fu altrettanto contenta.
“Uhm…”
Mugugnò la cuoca, distogliendo qualche secondo lo sguardo dalla padella di cui si stava prendendo cura per poter guardare il biondo  che le stava di fianco, appoggiato ai fornelli.
“Dai, vieni a vedermi giocare”
Insistette quello sorridendole, portando una mano a sistemarle alcune ciocche rosse sfuggite dalla treccia laterale dietro l’orecchio.
“Abbiamo già fatto un discorso simile tempo fa, perché me lo richiedi se sai che la risposta non cambia?”
Chiese Saph arrossendo un poco quando la mano le andò a sfiorare un poco il collo.
“Perché l’altra volta era diverso, questa è l’ultima partita della stagione e voglio che la mia ragazza ci sia a vedermi vincere”
Rispose Schneider, tirandole leggermente la catenina e facendo tintinnare i tre anelli – insieme a quelli che rappresentavano sua nonna e sua madre aveva aggiunto anche quello di plastica ornato da fiorellini azzurri, il primo acquisto che aveva fatto a Vienna -, facendola arrossire di più quando l’apostrofò ‘la mia ragazza’.
Da quella sera dove si erano baciati per ore stesi sul letto di casa sua tutto era cambiato nuovamente, ma stavolta in meglio sia per Karl che per Saphira.
Adesso l’attaccante non appena entrava dentro la cucina andava a salutarla con un casto bacio sulle labbra, e la stuzzicava un po’ mentre cucinava per potergliene dare altri – la pause sigarette di Axel erano aumentate vertiginosamente per questo motivo -, la cuoca da canto suo aveva preso l’abitudine di rubargli le magliette e indossarle dopo che aveva passato la notte a dormire da lui; solo dormire, precisava sempre alla cameriera che le sorrideva maliziosa quando la vedeva arrivare da casa di Karl.
Di tanto in tanto durante il servizio si portava il collo della maglia fin sopra il naso per poter inspirare il profumo del biondo, che persisteva nonostante gli odori della cucina.
Erano ancora nella fase ‘luna di miele’, così l’aveva apostrofata Cordula perché tutta rosea, piena di fiori e dolcezza, e proprio su questo il Kaiser stava cercando di fare leva per convincerla ad andare allo stadio.
Sapeva che aveva ancora dei grossi problemi con il calcio – i nomi dei suoi compagni di squadra li aveva imparati tutti senza difficoltà, per i loro ruoli in campo… ci stavano ancora lavorando - ma non poteva farci niente, la voleva vicina in quella partita così importante, voleva che lo vedesse vincere, voleva festeggiare con lei la fine di quella stagione dove il Bayern aveva dominato indiscusso.
Era ingordo di attenzioni, Karl, ne voleva sempre di più e quella volta non si sarebbe arreso tanto facilmente.
“Uhm…”
Mugugnò nuovamente Saphira, allontanandosi da lui per poter andare ad impiattare.
“Andiamo Saph solo per questa volta, ti prometto che non sarà un’esperienza così traumatica”
“Ma non è per quello, figurati…”
“Sicura?”
La rossa annuì, ritornando ai fornelli con la padella ormai vuota.
“L’avevo già messo in conto che prima o poi sarei venuta a vederti allo stadio… magari più poi che prima… ma comunque, il mio problema adesso è un altro”
“Ovvero?”
“Ho riaperto il ristorante solo da due settimane Karl, non posso chiuderlo di nuovo anche se solo per una sera”
“Devi per forza chiudere per venirmi a vedere?”
Le chiese il calciatore tornando a sfiorarle il collo.
Saph sospirò pensando che no, non doveva chiudere per forza, ma l’idea di avere il ristorante aperto senza essere presente in cucina… un po’ la spaventava.
Significava non averlo sotto controllo, significava non esserci se qualcosa fosse andato storto, significava… uscire dalla sua bolla...
“Non voglio costringerti a scegliere me al posto del Vienna, non ti farei mai a fare una cosa simile”
Le mormorò Karl avvicinandosi un poco di più e abbassandosi per lasciarle un bacio sulla tempia che le fece chiudere gli occhi.
“Vorrei semplicemente che tu-“
“Ehi, si era detto niente sconcerie davanti ai fornelli, così rovinate da mangiare, se volete farle andate almeno nello studio e chiudetevi a chiave!”
Li riprese Cordula, entrata in cucina per poter prendere i piatti pronti da servire ai clienti in sala.
“Ma non stavo facendo niente”
Protestò il biondo sorridendole ironicamente mentre la rossa si portò una mano alla bocca per nascondere le risa.
“Ahn ah certo, e io sono Madre Cordula da Monaco”
“Oh, quindi con Levin sta andando così male?”
Insinuò, incrociando le braccia al petto.
In verità non era sicuro né di star dicendo il vero, né di aver appena detto una cavolata, aveva visto spesso Stefan attaccato al cellulare prima e dopo gli allenamenti, segno che la rosa si stava facendo sentire, ma il bel svedese non si era mai pronunciato su di lei e la cameriera aveva fatto stranamente lo stesso.
“No comment!”
Urlò di fatti Cordula, dando un colpo di fianchi alla porta che collegava sala e cucina per aprirla ed uscire.
Passarono pochi secondi che la videro sporgere la testa nuovamente dentro.
“Comunque, guarda che mica lo incendiamo il ristorante se per una sera non ci sei”
“Perché non mi sorprende che tu abbia origliato tutto?”
Domandò Saph, prendendo in mano un nuovo ordine dopo aver sistemato quello vecchio insieme agli altri foglietti completati.
“Perché mi conosci troppo bene e sai che adoro farmi gli affari vostri ~”
“Potresti ricambiare il favore e lasciare che io mi faccia i tuoi”
“Ti piacerebbe Kaiser, ti piacerebbe!”
“Cordula i piatti si raffreddano”
La riprese la cuoca, e la cameriera guardò male il calciatore come a dirgli ‘è colpa tua se la mia bimba mi rimprovera!’, prima di andare a servire però volle dire ancora come la pensava.
“E’ una sera soltanto Saph, non sarà la fine del mondo se per una volta stacchi e lasci fare a noi, io e Axel possiamo cavarcela benissimo, non è vero Axelino mio dolce?”
Domandò all’aiuto cuoco appena rientrato da una delle sue pause sigaretta.
Il castano guardò i tre spaesato, evitando però accuratamente di soffermarsi su quanto Karl fosse vicino a Saphira
“Mi sono perso qualcosa?”
Chiese, dando prova di non aver origliato niente al contrario della rosa.
“Tu prendilo per un sì!”
Ordinò quest’ultima, sparendo definitivamente per andare a svolgere il suo lavoro.
“Saph?”
Chiamò Werner per cercare di capirci qualcosa.
La rossa, però, aveva riportato l’attenzione sul suo ragazzo che la stava fissando attentamente negli occhi, cercando di trasmetterle tutto quello che stava pensando mentre i loro azzurri si fondevano.
Sospirò nuovamente, Saph, alla fine.
Karl era ingordo di attenzioni e lei non era brava a negargliele.

“Bene signorina Heinrich, potrebbe spiegarmi in cosa consiste il fuorigioco?”
“Il… fuorigioco?”
“Il fuorigioco sì- ah! Ferma lì!”
Urlò Cordula, battendo il cucchiaio di legno sulla copertina del libro che Saph aveva tentato di alzare senza farsi vedere.
Libro che parlava di calcio.
La rossa aveva ceduto alla richiesta del biondo alla fine, promettendogli che quella sera sarebbe andata a vedere la sua ultima partita, l’attaccante ne era stato entusiasta e le aveva dato tutta una serie di piccoli e veloci baci a stampo, insieme ovviamente al biglietto per lo stadio, prima di scappare via per gli ultimi preparativi che lo aspettavano.
Quei baci avevano fatto andare in brodo di giuggiole la cuoca, che si accorse di avere un grosso problema solo quando finì il servizio.
Sarebbe andata a vedere una partita di calcio… non sapendo niente di calcio.
Come detto al Kaiser aveva già messo in conto che prima o poi sarebbe andata a vederlo durante una partita, si era fidanzata con un calciatore famoso dopotutto, non gli poteva mica chiedere di evitare di parlare di calcio in sua presenza perché non ne capiva un accidente, voleva che si sentisse libero di esprimersi con lei del suo lavoro e della sua passione così come faceva Saphira con lui, voleva andare anche lei ad osservarlo mentre era immerso nel suo mondo come Karl andava ad osservarla cucinare ogni giorno al Vienna… non poteva nascondere, però, di aver sperato che quel momento arrivasse molto, molto più tardi, dopo che si fosse almeno preparata in modo decente.
L’imperatore capriccioso, invece, aveva voluto metterle fretta e lei era dovuta correre ai ripari, ovvero a comprare un paio di libri sul calcio che l’avrebbero preparata almeno un minimo per poter affrontare quella serata allo stadio senza fare figure barbine che avrebbero messo in imbarazzo sia lei, sia Schneider, era stata mezz'ora a cercare quelli più semplificati, tra l'altro.
Lo studio, però, si stava rivelando molto più difficile di quello che aveva previsto.
“Perché il calcio mi deve sembrare così complicato?!”
Sbraitò la rossa mettendosi le mani tra i capelli e accasciandosi sulla sedia.
Neanche quando da bambina aveva dovuto studiare da privatista cambiando insegnate privato ogni volta che Aimée si doveva muovere per un nuovo concerto aveva avuto così tanti problemi.
“E lo chiedi a me?”
Domandò retoricamente, Cordula, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso, li aveva messi per calarsi meglio nel ruolo di insegnante e, a giudicare dalle lamentele di Saph, la cosa le era riuscita alla perfezione.
“Tanti sforzi per un calciatore sciupafemmine, perché sì, vorrei ricordare ad entrambe che la maggior parte dei calciatori sono puttanieri!”
Borbottò Axel, chiudendo di scatto l’altro libro che teneva in mano.
Era rimasto al ristorante insieme alla rosa per poter aiutare con lei la loro piccola rossa, chi meglio di un fan sfegatato del Bayern Monaco come lui poteva farlo… ma vedere la cuoca impegnarsi tanto per quel dannato Kaiser non aveva giovato alla gelosia che ancora provava nei suoi confronti, nonostante si fosse messo l’anima in pace aveva promesso a Schneider che ne avrebbe approfittato all’istante se mai si fossero lasciati.
“Non Karl!”
“Non Stefan!”
Urlarono in coro le due ragazze, infiammandosi all’istante.
Ma sia l’arrabbiatura di Saph che la gelosia di Axel si calmarono in pochi secondi quando si resero conto di come aveva chiamato, la loro amica, il bel centrocampista svedese.
Stefan.
Non Levin.
Cordula aveva un grosso e smisurato orgoglio di cui andava più che fiera, per questo non scappò via alla maniera di Saphira, non appena quest’ultima e il castano iniziarono a guardarla maliziosamente – da quando si erano invertiti i ruoli? Era lei che li osservava così di solito! -.
Nossignore.
Lei usò la scusa di non poter lasciare andare la sua bimba allo stadio senza qualcosa del Bayern per defilarsi a gambe levate.


Tutto la squadra del Bayern Monaco, allenatore compreso, aveva notato il sorriso a trentadue denti che sfoggiava il Kaiser.
Svettava sul suo volto da quando era tornato dalla pausa pranzo e niente era riuscito a scalfirlo in nessuna maniera, non le battutine di Sho che si divertiva a chiedergli di Saph negli spogliatoi, non le raccomandazioni del padre per la partita, non gli occhi agguerriti dei giocatori del Lipsia quando le due squadre si riunirono nel tunnel prima di entrare in campo.
Karl si sentiva carico ed euforico come poche altre volte era stato, era pronto a far vedere alla sua rossa la miglior partita della sua vita.
… Peccato che Saphira non ci fosse.
Aveva lanciato parecchie e lunghe occhiate al posto che le aveva riservato - uno dei più vicini al campo, direttamente sopra la panchina dove stava suo padre, per far sì che potesse guardarlo tranquillamente - non appena era entrato in campo, e man mano che continuava a lanciarle il suo sorriso si spegnava per lasciare spazio a una sensazione che aveva già provato anni prima durante il suo primo mondiale.
Come a quei tempi aveva sperato di veder comparire i suoi genitori adesso sperava di vedere Saph, la delusione che provò quando l’arbitro suonò il fischio d’inizio senza che la cuoca si fosse fatta vedere era esattamente la stessa provata quando era più piccolo.
Non aveva tempo per pensarci, però, era appena iniziata l’ultima partita del campionato e lui era una delle colonne portanti della sua squadra, doveva concentrarsi sul pallone che stava ai suoi piedi… e che gli fu rubato poco dopo, quando un giocatore del Lipsia entrò su di lui malamente facendolo finire a terra.
L’arbitro fischiò, tirando fuori un cartellino giallo mentre Levin e Sho corsero dal loro amico.
“Tutto a posto Schneider?”
Chiese lo svedese, porgendogli una mano che Karl afferrò facendo una smorfia.
“Pochi minuti e già ti hanno preso di mira, eh?”
Sdrammatizzò invece il cinese, guardando un filino male l’avversario.
“E’ anche colpa mia, mi sono distratto e-“
“KARL!”
Quel potente urlo attirò non solo l’attenzione dei tre, ma anche di parecchi altri che iniziarono a cercare con lo sguardo chi avesse mai potuto lanciarlo.
I calciatori, però, sapevano già chi fosse, perché conoscevano bene quella voce, uno di loro soprattutto.
“Ma che ci fa negli spalti del Lipsia?!”
Domandò Shunko sgranando gli occhi fissi sulla cuoca del Vienna.
Saphira era in piedi e tremava, aveva gli occhi sgranati esattamente come loro ed in più era bianca come un lenzuolo.
La videro rilassarsi e riprendere colore in viso solo quando il Kaiser ritornò in piedi.
“Non ne ho idea, Schneider tu ne sai qualcosa?”
La domanda che pose il cavaliere del sole di mezzanotte non ebbe risposta, i due lasciarono perdere la rossa per guardare il loro amico e lo trovarono ad osservare la sua ragazza.
Osservare, però, non era il termine troppo giusto, Karl si stava più imprimendo nella mente l’immagine di Saph di quel momento.
Saph che indossava un leggero vestito bianco a maniche corte con il sopra ricoperto di pizzo, Saph che doveva aver messo dei tacchi visto che la trovava un po’ più alta del solito, Saph che aveva acconciato i capelli in una bassa coda laterale, Saph che non portava più la catenina perché gli anelli aveva deciso di portarli alle dita per quella sera, Saph il cui collo era circondato da una sciarpa del Bayern Monaco… una sciarpa… quando erano praticamente in estate…
Saph che era andato a vederlo proprio come gli aveva detto.
“Sai Levin, credo proprio che qualcuno qui abbia appena ritrovato la carica giusta per vincere”
Ghignò il killer degli assi, vedendo come il sorriso ritornava sul volto del loro attaccante.
“E noi non siamo da meno, no?”
Disse Stefan con lo sguardo determinato.
“Puoi scommetterci!”
Urlò il cinese, dando delle poderose pacche sulle spalle dei compagni.

La partita riprese e le tre punte del Bayern iniziarono a dare spettacolo con scambi veloci e precisi e goal segnati con grande potenza.
Il più esaltato era sicuramente il Kaiser che puntava l’indice verso la sua ragazza ogni volta dopo che aver segnato per dedicarle il tiro, sapeva bene che questo non avrebbe aiutato con il suo imbarazzo ma non riusciva a farne a meno, voleva farle sapere che stava dando il massimo quella sera non solo per la sua squadra, non solo per suo padre, ma anche e soprattutto per lei.
Per fortuna non la vide scappare via, o peggio ancora svenire, al contrario Saph gli applaudì ogni tiro, sorridendo entusiasta nonostante il rossore sul suo viso aumentasse di volta in volta.
Durante l’intervallo riuscirono anche a telefonarsi per pochi minuti, e Karl la fece andare a recuperare da qualcuno così che potesse finalmente andare a sedersi al posto giusto, era caduto per terra dal ridere, Sho, e Levin (!) aveva quasi fatto la stessa fine quando finalmente il mistero del perché si trovasse sugli spalti del Lipsia fu risolto… semplicemente si era persa ed era capitata lì.
Il secondo tempo seguì lo stesso filone del primo e, allo scadere dei novanta minuti regolari, il Bayern si portò a casa la vittoria della partita e del campionato con un punteggio di 7 a 2.
“Siamo i migliori!”
Esultò Shunko abbracciando i suoi amici biondi.
Karl e Stefan risero, stringendolo di rimando ed esultando con lui e con tutto il resto della squadra, intorno a loro si innalzavano i cori dei loro tifosi che chiamavano i loro nomi a gran voce, felici come e se non di più dei calciatori per averli visti trionfare in quella partita e nel campionato in generale.
In mezzo a quelle voci spiccò anche quella di Saphira, che urlò per il suo ragazzo sì, ma anche per lo svedese, per il cinese e per tutti gli altri del Bayern, perché se li meritavano tutti quanti quei complimenti per averle regalato una bellissima prima partita allo stadio… di cui non aveva capito manco un’azione, nonostante avesse passato tutto il pomeriggio a studiare quei dannati libri che in teoria avrebbero dovuto aiutarla a fare il contrario… ma questo non era necessario che lo sapesse nessuno.

Dopo la partita ci sarebbe dovuta essere la festa a cui avrebbero dovuto partecipare tutti.
Avrebbero.
Rudi decise di chiudere un occhio quando vide il figlio sgattaiolare via dagli spogliatoi prima degli altri per poter raggiungere la sua rossa che lo aspettava poco lontano da questi – gli aveva dato direttive precise per messaggio, per evitare che si perdesse ancora -, d’altronde quella che li aspettava era solo una noiosa festa dove avrebbero dovuto mostrarsi tutti seri e composti per i fotografi e i giornalisti, poteva anche assentarsi per quella volta.
Sospettava, comunque, che Karl avesse già festeggiato con i compagni dentro lo spogliatoio a giudicare dalle urla che provenivano da dentro questo.
Il sospetto divenne certezza quando, dopo aver aperto la porta, Rudi fu investito da un potente spruzzo di champagne proveniente dalla bottiglia che aveva agitato… Levin (?!).
Il silenzio calò dentro la stanza mentre lo svedese iniziava lentamente a sbiancare, Sho gli strappò via la bottiglia per cercare inutilmente di nascondere le prove ma, al contrario di quello che si aspettavano i ragazzi, il mister scoppiò a ridere.
“Perché vi siete fermati? Abbiamo appena vinto, bisogna festeggiare!”
E così Schneider senior prese il posto di Schneider junior in quei festeggiamenti.

“Siete stati spettacolari!”
Si complimentò Saph portando le braccia al collo dell’attaccante.
Allo stesso tempo Karl le cinse la vita e la sollevò di qualche centimetro da terra, iniziando poi a girare su se stesso tenendola stretta.
Rise, la rossa, alzando le braccia al cielo, e il biondo rise con lei mentre volteggiavano per il corridoio.
Erano contenti, una per aver fatto finalmente dei passi nel mondo del suo imperatore capriccioso, non molto concludenti era vero, ma erano comunque un inizio, l’altro per aver vinto e per averla avuta vicino durante quel momento.
“Promettimi che verrai ancora quando ricominceranno le partite”
Mormorò il Kaiser fermandosi ma non lasciandola andare.
La cuoca annuì riportando le braccia intorno al suo collo, promettendoglielo silenziosamente, avvicinando il volto per lasciargli un piccolo bacio a schiocco sul naso.
“Ho appena vinto il campionato e tu come regalo per la vittoria mi baci solamente sul naso?”
“Krapfen pretenzioso”
“Imparerai mai che è Kaiser?”
“Chissà”
Bisbigliò Saphira, avvicinandosi di nuovo per dargli il regalo che voleva.
Si erano già baciati tante altre volte in quelle prime settimane di relazione, ma il biondo continuava ad adorare come la cuoca iniziasse il bacio lentamente, lasciando che le loro labbra si sfiorassero in un lungo contatto, prima di approfondirlo con la lingua.
Gli piaceva lasciarle governare il bacio come voleva, però quella sera sentì crescere la voglia di prendere lui il comando.
Glielo tolse gentilmente, invadendole la bocca all’inizio con calma, poi con sempre maggiore desiderio che trasformò quel bacio in qualcosa di sempre più passionale, tanto che, quando si staccarono, avevano entrambi il fiato corto.
“Ti va di-“
“Sì”
Rispose la rossa, non lasciandogli il tempo di finire la frase.
Ma non ce n’era stato il bisogno, aveva già capito cosa volesse chiederle e la risposta non poteva che essere quella.
Il calciatore sorrise e la rimise con i piedi per terra.

Durante il tragitto dal corridoio alla macchina Karl usò la sciarpa del Bayern che Saphira aveva al collo per nasconderla agli occhi dei giornalisti.
“Perché proprio una sciarpa con questo caldo?”
“Chiedilo a Cordula”


Quando Saph si ritrovò appoggiata al suo petto nudo, con Karl che le accarezzava delicatamente la schiena altrettanto nuda, sfiorandole i lunghi capelli rossi e i contorni dell’acchiappasogni che aveva tatuato in alto a destra - il suo primo tatuaggio, fatto a Vienna con un documento falso per poter racchiudere e far suo il sogno che aveva condiviso con Derek, l’ibisco sulla caviglia invece se lo era fatta non appena aveva compiuto i diciotto anni per ricordare i genitori con quello che era stato il fiore preferito di sua madre -, pensò che alla fine non era poi così male uscire ogni tanto dalla sua bolla.

Tale pensiero fu rimangiato il giorno dopo quando andò ad aprire lei la porta di casa, siccome il calciatore non dava segno di volersi svegliare nonostante l’insistente suono del campanello, e si ritrovò davanti un ragazzo straniero con il cappellino.
Mai più.
Mai più avrebbe lasciato la sua rassicurante bolla e, soprattutto, mai più avrebbe aperto la porta scordandosi d’indossare solamente la maglia del Bayern Monaco di Karl.
Menomale che fu presa al volo dal  SGGK quando svenne.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Yuphie_96