BEST FRIENDS
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Capitolo
9 – Confessioni
*
Marinette chiuse gli occhi
e si abbandonò finalmente al sonno, dopo aver scacciato via l’ologramma del
volto di Adrien che si sovrapponeva a quello di Chat Noir.
Le
balenò la malsana idea, per l’ennesima volta, che fossero la stessa persona.
Adrien
aveva sedici anni.
Chat
Noir aveva sedici anni, ma per quanto ne poteva sapere, poteva anche aver
mentito.
No.
Era
fuori discussione, Chat Noir era sempre stato sincero sia con lei, che con Lady
Bug.
Adrien
e Chat Noir avevano la stessa età, era l’unica certezza.
Ma
non potevano essere la stessa persona, aveva visto una volta, distintamente
Adrien, scappare da quello che era la sua guardia del corpo, trasformato da
gorilla, e Chat Noir, che combatteva al suo fianco, contro lo stesso
personaggio.
Doveva
assolutamente parlarne con qualcuno, aveva bisogno di un conforto, di una
spalla amica, a cui dire tutto, soprattutto di Chat Noir, e di quello che
provava per lui.
Era
amore?
Chi
può dirlo, l’unica cosa di cui era certa, era che era attratta molto da lui,
come le api con il miele.
*
La
sveglia suonò, avvertendola che era già ora di alzarsi, le sembrava di aver
dormito dieci minuti, e forse era proprio così.
Si
guardò allo specchio, e l’unica cosa che saltava subito all’occhio, erano due
enormi borse nere sotto gli occhi e quest’ultimi tutti arrossati.
Per
quanto si sforzava di essere forte, e nonostante le consolazioni della kwami rossa, Marinette, non
riusciva a ricacciare dentro le lacrime, aveva pianto quasi tutta la notta,
chiedendosi perché si sentiva così, e tutta per colpa di un ragazzo.
Si
ritrovò a pensare, che, se quello significava essere innamorati, forse era
meglio non esserlo.
Si
bagnò la faccia, cercando di lenire le ferite superficiali e il rossore.
Per
le occhiaie, sarebbe bastato un po' di correttore e fondotinta, non era solito
usare quei trucchi di bellezza, ma in quel momento, era l’unica soluzione per
quell’emergenza.
Si
vestì, e di malavoglia, scese per fare colazione.
Spiluccò
un pezzo di brioches calda appena sfornata, il suo profumo aveva inebriato tutta
la cucina, in un’altra situazione, Marinette si
sarebbe beata di quell’essenza, ma quella mattina, le dava anche il volta
stomaco.
“Stai
bene tesoro? Sei così pallida!” Notò sua madre sorseggiando il cappuccino.
“Ho
dormito poco, compito di matematica” Inventò.
“E
in più non hai il solito appetito” Disse con tono amorevole prendendole una
mano.
“Mi
sono ingozzata di schifezze ieri sera, davanti la tv”. Si limitò a dire.
“Tesoro”
Sabine era stata giovane prima di lei, e certe espressioni, le conosceva bene
“…se è per un ragazzo, a me puoi dirlo. Ti ascolto”.
Marinette non poteva di
certo dirle che era per colpa di Chat Noir se si sentiva così, se lo avesse
saputo suo padre, probabilmente avrebbe setacciato tutti i tetti di Parigi in
cerca di lui, e una volta catturato, probabilmente lo avrebbe fatto a pezzi e
cucinato a fuoco lento, aveva anche trovato una ricetta che faceva al caso suo:
in casseruola e col salmì.
“Mamma,
ora non ho voglia di parlarne” Con tono rassegnato, la mora prese il suo zaino
rosa, lo mise sulle spalle e aprì la porta di casa.
Prima
di chiuderla, si voltò e volse un sorriso alla madre, ringraziandola.
*
Marinette ed Alya,
arrivarono in contemporanea, una proveniva da destra, l’altra da sinistra.
S’incontrarono
ai piedi della scalinata all’ingresso di scuola.
“Ciao
Marinette” Cinguettò la riccia sistemandosi gli
occhiali da vista sul naso.
“Ciao”
La salutò tristemente.
“Oh oh! Cos’è successo? Un brutto sogno?” Le chiese iniziando a
salire gli scalini con accanto l’amica.
Nel
frattempo anche la berlina grigia di Adrien, lo accompagnò davanti l’edificio.
“A
più tardi” Salutò il giovane la sua guardia del corpo.
Alzò
lo sguardo, e la vide.
Una
stretta al cuore e la gola gli si seccò d’improvviso.
Rimase
qualche secondo ai piedi della scalinata, aspettando che le due amiche
entrassero nell’atrio.
Nino
gli diede una pacca alla spalla “Ehi amico, che fai, non entri?” Lo invitò
facendo segno con il braccio.
“S-si
scusa, ti avevo visto da lontano, e ti ho aspettato”. Si giustificò.
“Sei
strano oggi! Tutto bene?”
“Si,
credo di si”.
*
“Magari
avessi fatto un brutto sogno, sto solo vivendo un incubo!” Sospirò aprendo
l’armadietto.
“Ha
a che fare con Luka?” Chiese.
Marinette stava per dire
qualcosa, quando nella stanza fecero il loro ingresso anche i due amici, e le
due ragazze si zittirono all’improvviso.
“Abbiamo
interrotto qualcosa?” Chiese il fidanzato di Alya.
“No,
no figurati” Lo andò ad abbracciare e baciare sulla guancia.
“Ciao
Marinette” La salutò Adrien, dirigendosi verso il suo
armadietto, che guarda caso era proprio vicino al suo.
“C-ciao”
Balbettò arrossendo.
“Stai
bene?” Le chiese vedendola un po' sciupata.
“Ho
solo dormito poco”.
“Se
ti può consolare, anch’io” Chiuse l’armadietto, dopo aver preso i libri che gli
sarebbero serviti.
“Non
immagino cosa ti possa aver tenuto sveglio”.
“Ho
una gara di scherma oggi pomeriggio, e il sol pensiero di battermi con Kagami…sai è diventata molto brava.”
Non
le interessava nulla di Kagami, ma si limitò a
sorridergli forzatamente e augurargli di vincere.
D’istinto
Adrien la bloccò per il polso.
“Aspetta!”
Si sentiva terribilmente in colpa, per quello successo la sera prima, sapeva
che Chat Noir non era il ragazzo di cui era follemente innamorata, anche se gli
aveva confessato che gli piaceva.
Doveva
chiederle scusa, se era stato in qualche modo scortese o se le abbia fatto fare
qualcosa che non voleva.
Si
voltò volgendo lo sguardo in basso, senza proferire parola, non aveva il
coraggio di specchiarsi dentro i suoi occhi smeraldo, si sentiva sporca, come
se lo avesse tradito.
Poteva
sentire ancora le mani guantate di Chat Noir su di lei, i suoi baci, le sue
carezze.
La
sensazione più bella del mondo e l’aveva provata con lui, e non con Adrien.
“Volevo
chiederti sc…” Fu interrotto dalla campanella, che segnalò l’inizio delle
lezioni, impedendogli di fare o dire qualcosa, di cui si sarebbe pentito.
“Dobbiamo
andare in classe” Biascicò lei.
*
Le
lezioni si susseguirono, una dietro l’altra.
Finalmente
le tanto agognate per Marinette le 13.20, e la
campanella decretò la fine di quella giornata scolastica.
Alya
raccolse gli ultimi libri sul banco e si precipitò a seguire l’amica, che si
era alzata prima di lei.
“Marinette aspetta”.
La
mora si voltò.
“Senti,
oggi pomeriggio, ti va se ci vediamo? Due chiacchere tra amiche?”. Era da tanto
tempo che le due non si confidavano e le sembrava di aver trascurato la sua
migliore amica.
“Mi
piacerebbe, ma devo finire…”.
Alya
le mise le mani sulle spalle e la guardò dritta negli occhi “Non osare
inventarmi la scusa degli abiti della recita di Natale, guarda che lo so che li
hai finiti da un pezzo. Oggi sei con me!”.
Come
sfuggire a quello sguardo intimidatorio.
“E
va bene, se proprio vuoi deprimerti con i miei problemi.” Disse rassegnata
“Sei
la mia migliore amica Marinette, se non ti aiuto io,
chi lo fa?”.
Qualche
mese fa, avrebbe risposto Chat Noir, in quelle sere solitarie, si era
dimostrato un ottimo amico, un confidente, un sostituto di Alya.
Invece
quell’amicizia, nata quasi per caso, sopra la sua terrazza, si stava rivelando
alquanto pericolosa, risvegliando sentimenti, che nemmeno sapeva di provare per
lui, fino alla sera prima.
“Nessuno
Alya, nessuno”.
*
Si
diedero appuntamento al solito posto, al solito parco, dove Alya poté portare
le gemelle a giocare, finché lei e Marinette
potessero parlare.
Le
due amiche, si accomodarono sulla solita panchina, vicino alla giostra dei
cavalli, consumando una cioccolata calda con panna, acquistata dal piccolo
carretto che si era fermato lì vicino.
Marinette mescolò e
rimescolò la panna dentro la cioccolata, così tante volte, da far diventare
quella leccornia, ormai un brodo immangiabile.
“Mi
vuoi dire cosa ti sta succedendo?” Le chiese Alya togliendosi gli occhiali,
appannati dal calore del bicchiere.
“Ti
prego di non giudicarmi, ok?”
“E
perché dovrei farlo? Sei la mia migliore amica, e sono qui per aiutarti”.
La
corvina deglutì rumorosamente, non sapeva da che parte iniziare.
“Ho
visto che tra te e Adrien le cose stanno prendendo un’altra piega” Le disse la
riccia assottigliando gli occhi.
“No,
non credo sia così…Alya…in questo periodo mi sono vista con un ragazzo”.
All’amica
quasi le venne un colpo, e l’istinto di schiaffeggiarsi per non averlo capito,
in quel momento era molto forte.
“Chi?
Quando? Perché? Adrien non ti piace più?” Le pose talmente tante domande, che Marinette, non sapeva da quale cominciare.
“Chat
Noir” Sussurrò guardando per terra per la vergogna.
“C-c-Chat
Noir?” Balbettò incredula, lei sapeva che aveva una cotta stratosferica per il
modello più famoso di Parigi, aveva persino rifiutato Luka, per lui, ma Chat
Noir, questa si che fu una sorpresa.
“Si,
Chat Noir” Affermò.
“Ma
questo è uno scoop”.
“Non
scrivere niente sul Lady Blog, ti prego” La guardò dritta negli occhi
prendendole le mani guantate.
Faceva
freddo in quel periodo, ma il mese di Novembre,
regalava ancora qualche pomeriggio soleggiato e con temperature sopra la media
del periodo.
“Non
avevo intenzione di farlo” La rassicurò subito mettendole una mano sopra la
spalla. “…a meno che, tu non abbia intenzione di raccontarmi tutto”.
Marinette annuì con il
capo.
“E’
una cosa cominciata quasi per caso”.
Alya
stette in silenzio, ascoltando la spiegazione dell’amica.
“…una
sera ci siamo fermati a parlare sulla mia terrazza, è stata quella volta che
dovevamo uscire tutti assieme”.
“Ah
si mi ricordo, tu avevi detto che avresti dovuto lavorare ai vestiti della
recita”.
“…ed
era così, non vi avevo mentito. Solo che la serata aveva preso una piega
diversa, fece capolino sul mio tetto e ci siamo fermati a parlare. Così come
quella dopo, quella dopo ancora”.
Omise
i dettagli della serata del loro quasi-bacio difronte la Tour Eiffel, forse si,
doveva sapere tutto, ma qualcosa lo voleva custodire solo per lei.
“…e
così poi quel pomeriggio, Adrien i ha invitata a prendere un gelato, e sono
finita col farmi leggere la mano.”
“Bello!
E che ti ha detto la chiromante” Ad Alya brillarono gli occhi, credeva molto in
queste cose.
Vennero
però, interrotte dalle gemelle, che chiesero alla sorella, se potevano fare un
paio di giri sulla giostra dei cavalli.
*
continua