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Autore: SilverLeaf    30/10/2020    0 recensioni
One shot scritta a quattro mani con XavierGiuli. Tratta da una nostra role in un Gioco di Ruolo su Harry Potter.
Pansy Parkinson, ventiduenne che ormai ha la propria vita, decide di far visita a Draco Malfoy, infelicemente sposato con l'Arpia-Astoria Greengrass. Ne uscirà vittoriosa, in qualche modo?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Do you love her?

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“Le cose senza rimedio dovrebbero essere anche senza interesse.”

W. Shakespeare - Macbeth
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“Dimmi la verità, Draco. La ami, Astoria?”

Qualche minuto di silenzio interminabile seguì la domanda della piccola ventiduenne Pansy Parkinson, che aveva colto di sorpresa il biondo e altezzoso Draco Malfoy con una sola ma ben comprensibile curiosità.

“No Pansy, non la amo. Per niente.”

Il biondino, dopo qualche minuto di silenzio, finalmente le rispose con infinita tranquillità, aspirando un pò di fumo, proprio come se stesse parlando del tempo invece che del suo matrimonio. La Parkinson era una delle poche persone a capirlo veramente e questa ne era la prova: senza dirgli niente di quello che provava per la Greengrass, aveva subito capito che non l'amava. Draco spostò indietro la sedia e si alzò, iniziando a rimettere a posto un po' di libri con la sigaretta stretta tra le labbra sottili e rosee proprio come Pansy le aveva sempre ricordate.

“Sai.. Forse è meglio precisare. Non l'amerò mai. Mi è praticamente indifferente.”

Inutile dire che un moto di soddisfazione colse Pansy, che dopotutto era ancora innamorata di Draco. Dopotutto, il suo fantastico intuito aveva fatto centro ancora una volta: non aveva mai avuto alcun dubbio sul fatto che non l'amasse.
Se fosse stato così infatti, gli sarebbe bastato vedere come la guardava.
E lui non la guardava affatto, trattando quella donna quasi quanto fosse un complemento della mobilia.

“L'avevo capito da sola, Draco. Mi dispiace per la tua situazione.”

La moretta sospirò e aspirò un po' di fumo anche lei dalla sigaretta che il biondo le aveva lasciato tra le mani poco dopo essere entrata nel suo studio. Rendendosi conto che quest'ultima era finita, allungò il braccio per poterla spegnere nel posacenere di gran classe appoggiato sulla scrivania d'acero di quello che un tempo era il suo ragazzo. Alzò lentamente gli occhi color smeraldo su Draco, intento a sistemare dei libri negli scaffali, quasi come se avesse paura che quella visione potesse sparire da un momento all'altro.
Così intima, così diversa, così speciale: una visione che per quel momento sarebbe stata tutta per se, ed alla quale non aveva nessuna intenzione di mettere fretta in alcun modo.
Si alzò dal bordo della scrivania su dove si era appoggiata, avvicinandosi lentamente a lui: stette zitta qualche secondo, aspettando che finisse di sistemare quei vecchi tomi polverosi, poi si schiarì la voce rumorosamente, facendolo sobbalzare.

“..Dimmi che hai ancora quel fantastico Firewhiskey che offrivi sempre a me e a Blaise. Un goccettino fa solo bene, quando si parla di queste cose!”

 “Pansy, dovresti saperlo ormai che il Firewhisky qui non manca mai. E' onnipresente, proprio come non mancava mai di dire Blaise..”

Il biondo platinato diede un ultimo tiro di sigaretta prima di buttarla nel posacenere, ed in seguito si passò una mano tra i capelli spettinati come se si fosse svegliato improvvisamente dopo una dormitina pomeridiana. Quanto gli mancavano i pomeriggi alla villa passati con Blaise e Pansy a bere, a parlare e ad organizzare piani per far espellere Potter dalla scuola in ogni modo possibile. Sapeva benissimo che quei pomeriggi non sarebbero più ritornati, poichè ormai si erano fatti adulti ed ognuno era andato per la sua strada,  con i propri problemi da risolvere.. Ma sognare non gli costava nulla, no?
Inutile dire che per lui, anzichè problemi, erano fardelli gravi quanto macigni.

Pansy lo aveva osservato spegnere la sua sigaretta, senza risparmiarsi affatto un sorriso sornione sul viso quando Draco pronunciò il nome del suo migliore amico. Blaise..Era davvero molto che non aveva sue notizie, più o meno da quando aveva deciso di ritirarsi in Francia, in uno dei Manieri che il "Marito Numero 4" di sua madre -Druella Rosier-, gli aveva lasciato in eredità.
Draco non era infatti l'unico a provare nostalgia, per quei pomeriggi.
Si erano sempre divertiti un mondo quando non dovevano dare conto a nessuno e passavano le giornate a quel modo, tra risate e scherzi.  La moretta, da quando Draco aveva aperto bocca, aveva notato un espressione malinconica sul suo viso, e così si avvicinò, spettinandogli i capelli scherzosamente proprio come facevano a quei tempi.
Rise un po' insieme al biondo, più per il semplice fatto di essere riuscita a far scomparire quel briciolo di malinconia che per altro, poi incrociò le braccia esili tra loro poco sotto al seno.
Questa gli sorrise e si fece strada verso la porta senza attendere una risposta - come al suo solito - poi la aprì, attendendolo sulla soglia con aria di chi ha fretta. Dopo uno sfarzoso inchino tra le risate, Draco oltrepassò la porta aspettando che la mora la richiudesse dietro di se ed iniziò a farle strada verso il salotto, proprio come si conveniva ad un Purosangue del suo rango.

“Fino ad ora ho parlato solo di me. Cosa hai fatto in questi mesi in cui non ci siamo visti?”

La mora aveva preso a seguirlo, mentre si facevano strada verso il salotto, e lui le chiese di raccontare della sua, di vita. Beh, logico, a Draco non piaceva parlare di se stesso, per cui era poco più che prevedibile che al momento clou della conversazione avrebbe spostato le attenzioni su di lei. Deglutì a vuoto, per qualche secondo, incerta su cosa dirgli. Cosa avrebbe dovuto raccontare, del periodo orribile che aveva passato dopo che si era sposato?
No, non l'avrebbe fatto. Era Purosangue, Nobile come pochi ed estremamente forte caratterialmente, per cui si atteggiò da tale: a testa alta e senza rancori. Anche se, a dire il vero, non li avrebbe mai potuti portare verso di lui, semplicemente perchè.. Era lui. Gli sorrise, dopo essersi schiarita flebilmente la voce, e parlò con tono sicuro.

 “Beh.. A dire il vero non c'è molto da dire su di me, questi mesi sono stati.. Solo un po' movimentati. Mio padre da due mesi a questa parte, sta cercando di farmi sposare. E la cosa non mi entusiasma per nulla..”

Non ci misero poco più di qualche passo, per varcare finalmente la porta del salotto per gli ospiti. Per fortuna la stanza era vuota all'arrivo dei due, una vera fortuna, visto che da quanto Draco ricordava era perennemente occupato dalla madre, dalla Greengrass e da quelle insopportabili ospiti pettegole che si portavano appresso ovunque.
Alle parole della mora riguardo se stessa, il biondo si fermò di colpo, senza rendermene nemmeno conto tra la poltrona e il carrello con gli alcolici.
Il signor Parkinson voleva far sposare la propria figlia?
Non rimase solo sorpreso da quella novità ma anche della sua reazione palesemente "protettiva" nei confronti della sua ex ragazza. Alla rivelazione seguì qualche secondo di silenzio assordante e quasi imbarazzante, interrotto solo in seguito dalle parole incerte di Draco.

“E con chi vuole farti sposare esattamente, il buon vecchio Phineas?”

Il biondo oltrepassò dopo quelle parole il sofà, lasciandole il tempo di sedersi, per poi avvicinarsi al carrello degli alcolici posto all'angolo della stanza ampia. La mora osservò curiosa la reazione di Draco, quasi stralunata: si aspettava indifferenza, come quella che lei aveva finto quando gli aveva detto che si sarebbe sposato con Asteria Greengrass. Ma sapeva bene che non era ciò che aveva visto nei suoi occhi, pochi secondi prima la sua risposta.
Si fermò e prese posto sul divano, aspettando che lui riempisse i bicchieri, e cercando di articolare parole sensate, visto che il solo parlare di quell'argomento la inquietava in modo palese.

“Siamo in una brutta situazione economica, per cui..Sta cercando di farmi sposare Nott. Theodore  Nott, veniva a scuola con noi ad Hogwarts, te lo ricordi?”

Buttò tutto d'un fiato lì le cose come stavano, senza pensarci su più di quanto avrebbe dovuto fare in realtà. La ragazza spostò poi lo sguardo sul pavimento, estremamente in imbarazzo solo all'idea di parlarne proprio con Draco, della finta relazione che stava per intraprendere.
Egli posò il ghiaccio dentro i bicchieri con fin troppa foga per i gusti di Pansy, facendola sobbalzare sul divano dalla sorpresa. Theodore Nott...il ragazzo che non stava mai in compagnia di nessuno e che non parlava se non interpellato. Un musone tremendo in pratica.
No, non è adatto a lei, per niente!"  Pensò il biondo, mentre versava il Firewhiskey nei bicchieri cercando di non far caso alla mano tremolante.
Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto crociatus, ma avrebbe preferito di gran lunga Blaise al suo fianco.  
Ci aveva pensato parecchie volte a chi avrebbe preso il suo posto, dopo la rottura con Pansy a causa del contratto di matrimonio con la Greengrass, quando la mente prendeva a divagare in vecchi ricordi pieni di nostalgia.
Ma in effetti, pensarla con qualcuno che non fosse se stesso gli metteva i brividi.
Il biondo posò la bottiglia sotto il carrello da dove l'aveva presa e con i bicchieri in mano si andò a sedere silenziosamente vicino a Pansy sul divano. Si abbassò per poterla guardare in faccia, sapendo bene quanto la imbarazzasse parlare di queste con lui, ma dopotutto era intenzionato a sapere cosa ne pensava e cosa credeva di fare a riguardo.

La verità era una: teneva cosi' tanto a lei che ora si sarebbe perfino messo a dargli consigli pur di evitare che finisse come lui. Sposato a neanche diciotto anni, con una ragazza per cui non provava nessuna briciola di sentimento. Anche perchè l'unica ragazza per cui l'avesse provato, un qualsiasi sentimento, era seduta in quel momento affianco a lui, con il bicchiere colmo di Firewhiskey d'annata, e la mano esile tremolante. 

“..Nott non mi piace per te, almeno tu sposati con qualcuno che almeno un poco ti interessa.”

Per la mora, c'era troppa foga in quel gesto così semplice di Draco.
Odiava Theodore Nott, gli era sempre stato antipatico fin dal primo giorno in cui lo aveva conosciuto, sull'Espresso di Hogwarts, nell'ormai lontanissimo 1991. Era sempre stato un musone tremendo, oltretutto. Non parlava mai, e non perdeva occasione per mettere a disagio chi era con lui. La mora deglutì, e tremò all'idea di doversi sposare con una persona simile. Durante questo turbinio di pensieri, che l'avevano fatta vagare chissà dove, aveva perso il contatto con la realtà. Era rimasta ferma immobile sul divano, con lo sguardo perso.
Quando il biondo si sedette all'improvviso di fianco a lei, di colpo si risvegliò dai suoi pensieri, sussultando per la sorpresa. Il suo cuore aveva perso un battito nell'istante in cui la sua gamba – per puro caso, ovviamente - l'aveva sfiorata.
Possibile che doveva essere sempre così.. Fragile? Prese velocemente il bicchiere che Draco le offrì, e ne sorseggiò un colpo subito, temendo che se non avesse bevuto non sarebbe nemmeno riuscita a parlarne.
 
“Il problema è che non c'è nessuno che mi interessa, Draco. Mio padre sta uscendo di testa, sono l'unica figlia e forse la causa della rovina della mia famiglia!”

Mentire spudoratamente era sempre meglio che ammettere di amare qualcuno che non avrebbe mai avuto, in ogni caso. Deglutì a vuoto, mentre il suo stomaco veniva riscaldato dal forte alcolico, e alzò finalmente gli occhi verde smeraldo su quelli plumbei di Draco, in un improvviso lampo di sfogo.

“Ma io non voglio sposarmi, non così. Non l'ho mai voluto un matrimonio del genere.”

“Pansy, non è necessario che tu menta, non con me. Sappiamo entrambi che non è vero che non c'è nessuno che ti interessa.. E non accetto che tu dica che sei la rovina della tua famiglia. Stai facendo il tuo dovere di figlia, non è colpa tua se i Parkinson stanno perdendo stima ogni giorno.”

Draco sapeva per certo che l'unica persona di cui si interessava Pansy era proprio lui, e di conseguenza non poteva  permettersi di fingere. Sorseggiò il proprio bicchiere di Firewhisky, abbracciando Pansy con il braccio libero nel mentre. Era quel tipo di gesto che riservava solo agli amici più intimi in caso di bisogno, ma di reale bisogno.
Pansy non gli rispose, non perchè non volesse, ma poichè non sapeva proprio cosa dire.

“Ma.. Ti devi per forza sposare con Nott?”

Aveva mormorato poco dopo, a fior di labbra, mentre la presa sul bicchiere – stranamente- si era fatta più salda appena aveva pronunciato quel cognome. Lei lo guardò male, un po' offesa dalla sua prepotenza.
Chi era lui per sbattergli per l'ennesima volta in faccia i suoi sentimenti? Non lo accettava, per nulla! A quell’affronto, si alzò di scatto dal divano, senza staccargli gli occhi di dosso, mentre uno sguardo furente fece capolino sul suo viso solitamente molto più dolce e rilassato.

“E anche se fosse? Chi diavolo pensi di essere TU?  Non hai nessun  diritto di dirmi di chi sono innamorata!”

Il tono della voce si alzò di un ottava, ma fece in modo di non gridare, onde evitare di attirare l'attenzione di qualchedun'altro all'interno del Manor. Le tremarono appena gli occhi, non tanto per la sfacciataggine del biondo, ma poichè non sopportava affatto sentirsi debole.
Peccato che vicino a lui accadesse praticamente ogni volta. Strinse i pugni, e si spostò i capelli lunghi e color ebano dal viso che s’era fatto leggermente accaldato. Solo dopo si sedette di nuovo, rinchiudendosi in un muto silenzio, quasi come se si vergognasse del suo scatto d'ira di qualche secondo prima.

Lui subito non parlò, ma tacque. Dopotutto questo era ciò che avevano tra loro, ed avevano sempre avuto:  sentimenti e parole non dette. Solo dopo aver ripreso il controllo di se, il biondo finalmente si decise a reagire a quello scatto d'ira che lo aveva lasciato sconvolto. Non l'aveva mai vista arrabbiata, nemmeno  quel  maledetto giorno in cui si erano lasciati.
Indifferenza, ecco come lo aveva sempre punito.
Ma questo, ora doveva ammetterlo, faceva più male.
Alzò il braccio da sopra le sue spalle e si alzò quasi di scatto, porgendole uno sguardo colmo di offesa e scandalo. Al diavolo! Per una volta che si preoccupava di una persona che non fosse semplicemente se stesso, veniva persino trattato in quella maniera irriconoscente. Si allontanò a grandi passi dal divano e da lei, rivolgendole la schiena, per poi stringere le mani a pugno, lasciandole cadere lungo i fianchi.

Oh-oh-oh. Mi perdoni sua altezza reale Pakinson se mi sono permesso di dirle di chi è innamorata! Non puoi venirmi di certo a dire che non c'è nessuno che ti interessa, quando lo sappiamo tutti e due che è così, e credere addirittura che me la beva. La prossima tieni la bocca chiusa se non vuoi sentirti dire queste cose!”

Il suo tono di voce si era fatto man mano più alto, ma tuttavia non abbastanza per essere reputato un grido. La guardava ora arrabbiato per il trattamento riservatogli – a detta sua totalmente fuori luogo-, con le mani intrecciate dietro la schiena quasi ad emulare le pose di suo padre.
Lei invece non staccò gli occhi da Draco, rimanendo allibita e stupita al tempo stesso. Lui non aveva mai reagito così mai per quanto riuscisse a ricordare la mora.
Pansy deglutì a vuoto l'ennesima volta, con una fatica immane, incapace di spiccicare parola.
Le tremarono gli occhi e cercò di ricacciare indietro le lacrime, nonostante queste facessero quanto più in loro potere per scivolare giù dalla sua guancia. Si alzò in fretta dal divano, lasciando il bicchiere ancora semi-pieno sul tavolo con più delicatezza possibile, nonostante la sua rabbia. In cuor suo sperava che la fermasse, ma sapeva che la possibilità che questo accadesse era meno di una su un milione.
Fece qualche passo incerto verso la porta, e si girò appena, prima di allontanarsi dal salotto. Tanto valeva essere sinceri, almeno in quel frangente, no?

“..Sì. E’ passato un anno, ma I miei sentimenti sono rimasti gli stessi. E’ questo che volevi sentirti dire, Draco Lucius Malfoy? Ti fa sentire grande, forte, coraggioso o impavido? Bene, buon per te. Festeggia, se vuoi.  Ma non hai alcun diritto di rinfacciarmelo a questo modo, come se non facesse già abbastanza male vederti con un altra persona.”

Aveva leggermente alzato il tono di voce, nell'ultima frase, parlando con voce strascicata quasi come se l'avesse sillabato. Non attese nessuna risposta del biondo, poiché in effetti non gli serviva a niente se non ad intralciarla durante l'ennesimo suo tentativo di scappare. Fece un altro passo, spostando la posta, ma si fermò di colpo, di nuovo.
Lo fissò negli occhi, quasi per cercare in qualsiasi angolo un briciolo di compassione o di tentennamento verso di lei.
 
“Oh, dimenticavo quasi, sai? Ti faccio tantissimi aanti auguri per il tuo stramaledetto matrimonio infelice con quell'Arpia, che hai avuto l'onore di sposare un anno fa.”

La schiena del biondino era tesa come una corda di violino, pronta a scattare nel momento in cui la Parkinson se ne sarebbe andata, per  provare inseguirla.
Ma improvvisamente, qualcosa fu come se lo trattenesse per i pantaloni, impedendogli di muoversi. Quella sensazione di fastidio che gli punzecchiava di continuo la schiena, risalendo sulla nuca: il suo orgoglio.
In effetti, che Malfoy la inseguisse non era assolutamente nel suo stile.
Aveva fatto arrabbiare pesantemente la giovane Parkinson, ma non era colpa sua e se anche lo fosse stata, per lui non lo sarebbe stata ad ogni modo. Draco Malfoy non aveva mai colpe, era troppo orgoglioso per ammetterlo davanti a tutti e addirittura a se stesso: con maestria faceva ricadere la colpa sugli altri, e questa volta per forza di cose, era della Parkinson. Sicuramente, se non gli avesse quasi urlato addosso non gli avrebbe detto tutte quelle cose. Il fatto che più lo aveva sorpreso era stata la propria reazione alla notizia che probabilmente si sarebbe sposata con Nott, per obblighi familiari.
Draco non si ero mai preoccupato di queste cose, sarebbe dovuto essere indifferente alla notizia, ed invece gli ribolliva qualcosa dentro lo stomaco - una specie di rabbia repressa verso i matrimoni combinati? Oppure era perchè alla fine alla Parkinson un po' ci teneva? – In effetti, questo era ancora un mistero agli occhi del biondo, e sicuramente, lo sarebbe stato per tanto.

La guardò uscire dal salotto ascoltando il suono dei suoi passi, senza osare reagire in nessun modo, bloccato dal suo stramaledetto orgoglio di sempre.  Sempre quell’orgoglio che aveva già una volta intralciato la loro storia, riuscendo persino a farla finire in poco tempo.

La ragazza, delusa come non mai, spostò lo sguardo furente da lui e uscì dalla stanza cercando di ricacciare indietro le lacrime, mentre i suoi passi risuonavano tra le mura di Malfoy Manor. Continuò a camminare, allontanando quel pensiero che ogni secondo gli picchiava in mente con prepotenza:  voleva tornare indietro, in cuor suo sapeva che forse avrebbe dovuto lasciar perdere l’orgoglio.
Ma dopotutto, una volta lasciato andare anche quello, cosa le sarebbe rimasto?

Pansy doveva dimostrarsi per ciò che era stata fino a quel momento, da un anno a questa parte: capace di vivere senza di lui. Se ne stava andando, correndo verso l'uscita, ma all'improvviso le gambe le cedettero, proprio davanti al Portone d'Ingresso.
Grazie a Salazar, Narcissa e l'Arpia non erano nei paraggi.

Con un sonoro POP! Pansy Parkinson sparì per l'ultima volta da quel Maniero, riuscendo a trattenere le lacrime il tempo necessario per potersi materializzare a casa sua, ed accettare la proposta dei suoi genitori con un finto sguardo sicuro e convinto. Avrebbe sposato chiunque, persino Blaise, pur di lasciarsi alle spalle il passato con quell'egoista di Draco: e sapeva bene la mora, che ci sarebbe riuscita.

  
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