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Autore: _sesshomary    30/10/2020    1 recensioni
A distanza di un anno dalla fine della storia di Inuyasha succede qualcosa di nuovo e inaspettato. In attesa del nuovo anime che sarà il seguito di Inuyasha, io voglio dare la mia visione di come è andata avanti la storia.
Spero vi piaccia, buona lettura.
Tratto dal nono capito: “Mi è piaciuto questo bacio, perché ti sei allontanato?” gli chiesi, desideravo ancora baciarlo. Era stata la prima volta per me e mi sentivo soggiogata da quella splendida sensazione di benessere che mi aveva dato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tornammo alla nostra capanna e trovammo Honzo fermo sulla porta.
“Che fine avevi fatto?” chiese con un tono di voce alquanto irritato.
L’irritazione che avevo sentito nelle sue parole per diretta conseguenza aveva irritato anche me.
“Mi dispiace averti fatto aspettare, ma molto spesso ho delle faccende da sbrigare, non dovresti arrabbiarti se non mi trovi dove mi hai lasciata. Comunque, ho fatto nascere il bambino di Inuyasha e Kagome” replicai secca.
“Scusami, pensavo ti fosse successo qualcosa” si giustificò lui, abbassando il capo in segno di scusa. Ma non bastarono a tranquillizzarmi poiché quello che era successo qualche ora prima mi aveva segnato abbastanza.
“Due uomini del tuo villaggio hanno aggredito Kagome perché cercavano me, fortuna che non le è successo nulla. Perché sono venuti fin qui a cercarmi?” chiesi mentre il mio nervosismo raggiungeva le stelle.
“Io…io…non ne so nulla, te lo giuro. Se avessi saputo chi erano i tuoi aggressori, avrei fatto giustizia io stesso” disse con sincerità, mantenendo gli occhi bassi. Le sue parole fecero svanire la mia stizza di colpo, la tenerezza con cui le aveva pronunciate mi era arrivata dritta al cuore, facendomi sentire protetta.
“Spero che non tornino più” aggiunsi più rilassata.
Entrammo in casa e lo accompagnai nella sua stanza per fargli sistemare le sue cose. Subito dopo raggiunsi Rin in cucina per preparare la cena.
Non feci molta attenzione alla bambina, ma da quando eravamo tornate a casa sembrava alquanto distante e silenziosa.
Durante la cena la discussione era stata praticamente assente e notavo la tensione che era presente tra Rin e Honzo. Ogni tanto si lanciavano delle strane occhiate indecifrabili e spesso si scrutavano con diffidenza.
“Hideko, io ho finito qui, vado a dormire. Buonanotte” disse Rin rivolgendosi a me e Honzo, dopo aver finito di mangiare. Si alzò, posò il suo piatto vuoto e si diresse verso la nostra stanza.
“Buonanotte, piccola” risposi.
“Buonanotte” aggiunse Honzo.
La bambina si allontanò sbadigliando, doveva sicuramente essere molto stanca, eppure sembrava anche molto pensierosa.
“Hideko, tu in quale stanza dormi?” mi chiese lui, interrompendo il flusso dei miei pensieri, non appena si rese conto che Rin non poteva sentirlo.
“Insieme a Rin, ovviamente” risposi senza lasciare spazio a dubbi.
“Non ti piacerebbe dormire insieme a me?” chiese Honzo, solo sentirgli pronunciare quelle parole, mi fece arrossire.
“Ma cosa dici? Non mi sembra il caso di dormire insieme. Poi…insomma…noi non siamo sposati” dopo aver pronunciato quelle parole abbassai lo sguardo per cercare di nascondere l’imbarazzo. Sapevo benissimo che molte donne alla mia età erano già sposate con figli, quindi non era poi una cosa così assurda. Avrei potuto sposare Honzo e creare la mia famiglia con lui, ma il matrimonio non era una mia priorità in quel momento. E poi sicuramente prima di concedermi ad un uomo avrei voluto sposarlo.
“Ma dai, non dobbiamo fare…beh, insomma quella cosa…hai capito…voglio solo dormire con te, non penso sia una cosa così brutta” cercò di scagionarsi lui.  
“Scusa, ma ti ho già detto che non mi sembra il caso, mi dispiace.”
“Va bene, non volevo turbarti. Buonanotte” disse alzandosi per andare verso la sua stanza.
“Buonanotte” fu l’unica cosa che riuscii a rispondere mentre lo vedevo andar via. Mi alzai subito dopo di lui, sparecchiai la tavola e misi tutte le stoviglie sporche nel contenitore che aveva utilizzato prima Rin, lo presi in mano e uscii dalla capanna per dirigermi al fiume. Di solito andavo a lavare tutto la mattina seguente dopo la colazione, ma quella sera avevo bisogno di stare da sola per un po’ a pensare e incurante di quello che stavo realmente facendo mi addentrai nel bosco per raggiungere il fiume.
Non ci misi molto ad arrivare e senza indugiare iniziai a lavare tutto ciò che avevo portato con me, con il solo rumore dell’acqua che scorreva a rilassarmi. La mente tornò immediatamente indietro nel tempo, alle parole che Honzo mi aveva detto prima di andare a dormire. Che davvero avesse detto tutto solo per sentirmi vicina, senza voler intendere altro? Oppure no?
A volte gli uomini erano così difficili da capire. Che fosse interessato a me non era difficile da capire, ma non era il caso di mettersi fretta. Perché aveva insistito tanto? Non riuscivo a non rimuginarci su. Nel frattempo, avevo terminato di lavare tutto e mi ero sdraiata sull’erba fresca per osservare il cielo. Le stelle splendevano con la lucentezza di tanti minuscoli cristalli nel buio della volta celeste, soprattutto una che sembrava essere più grande delle altre a rifulgere più intensamente.
Un rumore mi distolse d’improvviso da quel flusso di pensieri. Scattai immediatamente in piedi; la paura di vedere uscire fuori degli uomini pronti ad aggredirmi aveva preso a strisciare nelle mie vene così profondamente da indurmi a raccogliere tutto quello che avevo con me e tornare di corsa a casa.
Mi soffermai sulla porta di casa appena dopo averla chiusa per riprendere fiato, restando a pensare con maggiore lucidità a quel rumore, ma senza buoni risultati. Scivolai a terra e mi rannicchiai pensando al giorno dell’aggressione, le ombre scure di quegli uomini erano tornate a circondarmi e il panico non riusciva a farmi muovere. Chiusi gli occhi abbandonandomi a quella sensazione di terrore, ma una vocina sottile mi risveglio dal quel gelo.
“Hideko…” una manina mi stava scuotendo delicatamente un braccio. Aprii gli occhi e Rin mi osservava preoccupata.
“Stai bene?” chiese prendendomi una mano mentre io cercavo di mettermi seduta di fronte a lei.
“Sì, ora sì, grazie a te” le risposi, cercando di omettere cosa si agitava nel mio cuore. Stringere le sue mani nelle mie mi trasmetteva molta tranquillità.
“Mi sono svegliata e non eri nel letto con me quindi sono venuta a cercarti. Mi sono spaventata molto quando ti ho vista qui a terra” mi disse.
“Non era mia intenzione spaventarti, andiamo a dormire ora” le dissi stringendole la mano e avviandoci insieme verso la camera da letto.
Ci sdraiammo l’una di fronte all’altra senza separare le nostre mani, io avevo bisogno della tranquillità che mi trasmetteva e lei aveva bisogno di sentirmi vicina. Rin si addormentò subito e io non tardai molto, nonostante quello che qualche minuto prima avevo passato.
Le giornate successive passarono in tranquillità, ma c'era una cosa che mi preoccupava: Rin era sempre più distante da me, ogni volta che provavo a parlarle Honzo mi interrompeva e quando lui non c’era lei riusciva in tutti i modi ad evitarmi. Nonostante quella notte in cui l’una avevamo avuto un forte bisogno l’una dell’altra, il suo modo di comportarsi si faceva sempre più distaccato e gelido. Honzo intanto, approfittando di quello che stava succedendo con Rin, si avvicinava sempre più a me comportandosi molto spesso in modo dolce e gentile, cercando sempre di accontentarmi.
“Rin, c’è qualcuno alla porta, andresti a vedere?” chiesi mentre ero intenta a rassettare la stanza.
Le voci allegre di Kagome ed Inuyasha mi arrivarono presto alle orecchie ed ero sicura ci fosse anche la piccola Moroha insieme a loro. Ormai era passata quasi una settimana dal parto di Kagome, e tutte le volte che ero passata a visitarla la trovavo sempre in ottime condizioni. Si era ripresa velocemente e l’allattamento la rendeva molto radiosa. Inuyasha non la lasciava mai da sola e le dava tutto quello di cui aveva bisogno. Molte notti le passavano insonni, ma non smettevano mai di sorridere, erano una famiglia da invidiare.
“Ciao, su entrate, come mai da queste parti?” chiese Rin nello stesso istante in cui io feci il mio ingresso all’interno della stanza. Quando avevo chiesto a Rin di aprire la porta, avevo dimenticato la presenza di Honzo nella stanza e la prima cosa che notai era come osservava con sospetto i nuovi arrivati. Mi avvicinai loro per salutarli e poi mi diressi verso Honzo.
“Lui è Honzo, viene dal mio villaggio ed è…” venni subito interrotta proprio dalla voce del diretto interessato.
“Piacere sono il suo fidanzato” disse sorridendo. Sul mio viso si formò un’espressione sorpresa e irritata. Cosa gli era venuto in mente di dire?
Lo guardai male, cercando di non farmi notare da Kagome e Inuyasha, ma lui continuò a sorridere trionfante.
“Piacere nostro, Honzo, siamo molto felici per voi” disse Kagome inchinandosi. Il suo viso però era perplesso, probabilmente si stava chiedendo perché non le avessi mai parlato di un fidanzato.
Anche Inuyasha fece unnchino, ma senza dire parola, il suo sguardo era perso nel vuoto come se stesse cercando di ricordare qualcosa.
“Ma tu sei un demone? Come quell’altro?” esclamò Honzo, che non aspettava altro che dire queste parole riferendosi a Sesshomaru. Una nota di rabbia aveva preso possesso della sua voce e l’aria nella casa iniziò a diventare sempre piú opprimente. Il viso di Honzo si era completamente irrigidito e il suo sguardo passò in fretta dalle orecchie di Inuyasha a quelle della piccola Moroha.
Inuyasha in risposta aveva stretto le mani intorno all’elsa della spada e aveva drizzato le orecchie e teso i muscoli, sembrava pronto a scagliarsi contro Honzo da un momento all’altro. La situazione sembrava così assurda che non riuscivo a trovare nessuna parola per placare gli animi.
“In realtà, è il suo fratellastro, hanno madri diverse, lui è un mezzo demone, puoi notarlo dalle orecchie” la voce di Kagome ruppe il silenzio, ma nonostante le sue buone intenzioni non riuscì a calmare nessuno dei due.
“Ma in questo villaggio siete tutti così strani, perché avete rapporti con demoni e mezzi demoni?” urlò Honzo, pronto a scontrarsi con Inuyasha anche a mani nude, pur sapendo benissimo che sarebbe uscito sconfitto dalla battaglia. Così mi avvicinai a lui per prendergli le mani e cercare di calmarlo. La cosa sembrò funzionare.
“Per noi, demoni e mezzi demoni, sono esseri in grado di amare e di voler bene come noi umani, quindi se non hanno cattive intenzioni per noi sono ben accetti” rispose Kagome sempre più tranquilla mentre con la mano libera prese una delle mani di Inuyasha riuscendo a calmarlo istantaneamente.
I gemiti di Moroha ci distolsero dalla nostra conversazione. Tutti quanti fummo attratti dai suoi movimenti delicati dettati dal risveglio. I suoi teneri occhioni ambrati iniziarono a guardarsi intorno e dopo aver incrociato lo sguardo di Honzo iniziarono a riempirsi di lacrime. Un attimo dopo le urla avevano invaso la stanza e Kagome iniziò a cullarla tra le braccia.
“Credo sia il momento di mangiare, eh piccola mia?” disse Kagome senza smettere di muovere sua figlia tra le braccia con movimenti ritmici.
“Credo sia meglio tornare nella nostra capanna, torneremo a parlarti un’altra volta Hideko, in fondo non dovevamo dirti nulla di importante” aggiunse poi rivolgendosi a me.
Inuyasha abbracciò la moglie e la accompagnò fuori.
Honzo, nonostante Inuyasha fosse andato via, non si era calmato del tutto.
“Veramente voi riuscite ad avere contatti con dei demoni?” disse ancora arrabbiato, senza rendersi conto di quanto fosse ripetitivo.
“Sì, non vedo perché non dovremmo, insomma non ci fanno del male, anzi ci sono d’aiuto. Inuyasha mi ha pure salvato dall’aggressione” ribattei, stufa di tutte quelle polemiche. Vidi lo sguardo di Honzo cambiare, da arrabbiato divenne preoccupato. Lasciandomi immaginare che fosse preoccupato per me e per quello che mi era successo.
“Scusami, non lo sapevo, sono contento che ti abbia salvato” disse abbassando lo sguardo, cercando quasi di nascondersi. Sembrava quasi volesse sparire.
La giornata terminò il suo corso in modo più sereno, ma quando arrivò la sera la stanchezza e la frustrazione iniziarono a farsi sentire molto pesantemente. Così, dopo aver dato la buonanotte a Honzo, seduto davanti la porta ad osservare le stelle e a rilassarsi, mi incamminai verso la mia stanza.
Da dietro la porta un suono flebile, ma allo stesso tempo deciso e ritmico, raggiunse le mie orecchie, sembrano singhiozzi. Le mie previsioni si trasformano in realtà quando entrando trovai Rin in lacrime avvolta nel lenzuolo. Il pensiero che le parole di Honzo l’avessero turbata mi assalì di colpo, così mi avvicinai a lei per eliminare ogni mio dubbio.
“Cosa c’è che non va? Ti prego non farmi stare in pensiero” lei si mise in ginocchio di fronte a me e io subito la strinsi forte in un abbraccio per cercare di tranquillizzarla.
“Hideko, quando tornerà il signor Sesshomaru io andrò via con lui” proferì tutto d’un fiato, lasciandomi senza parole, mentre sentivo il mondo crollarmi addosso. Chiusi gli occhi e mi avvolse immediatamente l’oscurità, l’unica immagine presente nel buio era quella di Sesshomaru e Rin insieme felici, ma sembrava che quasi che si prendessero gioco di me e invece di farmi trovare la luce tornavo a cadere nell’oscurità più profonda.
Avrei dovuto immaginare che prima o poi l’avrebbe portata via con sé.
“Perché?” è l'unica cosa che riuscii a dire, in un sussurro quasi impercettibile, ma che Rin aveva sentito senza alcuna difficoltà.
“Hideko ti ricordi quando mi hai lasciata con Sesshomaru e Jaken e sei andata via?” chiese lei singhiozzando e io annuii per farle capire che la stavo ascoltando.
“Il signor Sesshomaru mi ha detto che, nonostante in futuro avrebbe potuto provarci, non era sicuro di poter tornare qui ancora per molto a causa dei suoi impegni. Mi ha spiegato che il suo regno è minacciato da una possibile guerra, il regno di demoni confinanti vuole conquistarlo quindi deve essere sempre presente e tenere sotto controllo gli attacchi. Infine mi ha chiesto cosa avrei preferito fare” fece una breve pausa per riprendere fiato e poi continuò dicendo “se restare qui o andare con lui e io ho deciso di andare con lui.”
“Perché?” chiesi ancora, per fare in modo che continuasse a raccontare, anche se sembrava che fosse l’unica parola che sapessi pronunciare in quella circostanza.
“Il signor Sesshomaru è molto importante per me e rinunciare a lui mi è impensabile. Conosci la nostra storia. Mi aveva anche proposto di portarti con me, ma tu hai Honzo che adesso si è trasferito qui, quindi non sei sola, perciò ho deciso di andare da sola” disse per poi riprendere il pianto che aveva interrotto pochi minuti prima.
“Io avrei preferito averti qui con me! Ti prego non lasciami!” la supplicai trattenendo le lacrime, non volevo mostrarmi debole, ma lei per me era diventata un ancora di salvezza che portava tranquillità quando c’erano solo l'oscuritá e il dolore ad avvolgermi.
“C’è lui con te, non sei sola. Sono sicura che sarai felice. Verrò a trovarti appena potrò insieme ad Ah-Un, te lo prometto” pronunciò ancora in lacrime e vedendola così fragile anche la mia forza iniziò a venire meno. Honzo non aveva lo stesso effetto di Rin sul mio stato d’animo. Non mi sarebbe bastato nel caso di attacchi di panico come quello che avevo avuto qualche giorno prima. Io avevo bisogno di lei, ma era inutile insistere e cercare di convincerla; aveva deciso e niente le avrebbe fatto cambiare idea.
“Mi distrugge saperti troppo lontana” con il cuore in mano proferii quelle parole sperando che potesse cambiare idea.
“Mi dispiace, ho già deciso. Honzo ti farà felice, ne sono sicura” mi disse per poi tornare a raggomitolarsi sul futon. La tensione nella stanza era arrivata ad un livello insostenibile e così decisi di lasciarla da sola e uscii dalla stanza per raggiungere Honzo.
“Credo che stanotte dovrò dormire con te” gli spiegai e lui subito mi rivolse un sorriso.
“Speravo che succedesse” mi rispose e lentamente si avvicinò al mio viso per congiungere le mie labbra alle sue in dolcissimo bacio. Più lungo e profondo delle volte precedenti.
“Grazie” dissi con la speranza che non pretendesse altro oltre al bacio e cercando di sorridere per nascondere l’angoscia e il dolore da cui ero circondata. Insieme ci spostammo nella camera che avremmo condiviso. Mi sdraiai accanto a lui che si addormentò dopo pochi minuti, facendomi tirare un piccolo sospiro di sollievo. Io invece per tutta la notte non riuscii a chiudere occhio.




Spero vi piaccia, a presto!
   
 
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