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Autore: Manto    31/10/2020    1 recensioni
♦ Raccolta ideata per il BSD Writober 2020 (ci ho provato, la porto avanti comunque!)
♦ Possibili riferimenti a Dead Apple e alle light novel
Trentuno prompt per trentuno o più personaggi, relazioni e sogni diversi. Alte dosi di angst, fluff e hurt/comfort, a seconda dell'umore dell'autrice.
Essendo questa in pari con le uscite online del manga, alcune vicende/personaggi citati saranno spoiler per gli anime only.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Akiko Yosano, Altri, Osamu Dazai, Ranpo Edogawa
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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10# — Taglio

 

Personaggi: Edgar Allan Poe, Edogawa Ranpo, Mushitarou Oguri
Canzoni: Pluto ~ Sleeping at Last + Invisible ~ Zara Larsson
Numero parole: 1000

 

Sono ancora inchiodato sotto il peso
Di ciò che credevo mi avrebbe mantenuto sano
Mostrami dove la mia armatura finisce
Mostrami dove la mia pelle inizia.

Nel parco della villa spira una fresca brezza, carica del sentore dei fiori che incontra lungo la sua corsa: l’estate è ormai sopra la città, tra qualche giorno cadrà come pioggia e si spargerà tra le strade e i palazzi, instillando in tutti il desiderio del mare.
È un triste scherzo che sia lui a perdersi in quell’immaginazione, proprio lui che ha sempre rifuggito le onde e l’odore del sale; ma per una volta può fare un’eccezione.

E tu rideresti a sentire questo, quanto rideresti.
«Andiamo, non puoi aver già scoperto il colpevole! Sei solo al primo capitolo!»
«Non è colpa mia se sono così geniale! Anche se inizialmente ero incerto su un passo… non male!»
«Di-dici davvero?»
Mushitarou emette un piccolo sospiro di sorpresa, quindi accenna un sorriso mentre lancia un’occhiata alla coppia che ha davanti a sé. Aggiusta la tavola che Poe ha appena spostato con tutto il suo entusiasmo, quindi socchiude gli occhi sotto il sole che filtra attraverso le fronde degli alberi e ritorna a osservare Ranpo che ride, scompostamente seduto sulla graziosa panchina in pietra ormai sepolta da carte di caramelle.
Per un qualche attimo riesce a seguire l’invettiva tra lui e Edgar; poi, cullata dalle loro parole, la mente si distacca nuovamente e raggiunge altre terre. Oggi la mancanza si fa sentire forte, è quasi impossibile da controllare: chissà che cosa gli vuole dire…
«Stai bene? In quest’ultima ora sei stato parecchio silenzioso.»
Oguri attende un attimo a rispondere alla domanda di Edgar, avvicinatesi a lui silenziosamente, quindi annuisce piano e guarda in volto lo scrittore. «Eravate talmente presi a discorrere che ho deciso di non disturbare. E poi io odio l’odore del sale, e oggi lo sento ovunque.»
L’altro sorride, un’espressione dolce nel viso, e si volta per lanciare un’occhiata a ciò che resta del pranzo che hanno consumato lì, sotto lo sguardo arboreo. «Possiamo anche entrare, o stenderci qui e riposarci un attimo… forse ho esagerato nel cibo, ne ho preparato fin troppo.»
«No, io non ho detto ques—»
«Basta con i cattivi pensieri! Dai, raccontatemi qualcosa che mi faccia divertire, sono stanco di parlare solo io!»
L’improvviso abbraccio di Ranpo coglie di sorpresa gli altri due, che si sbilanciano in avanti e si scontrano con il bordo della tavola.
Oguri sta per dire qualcosa, tuttavia la sensazione di dolore arriva prima e gli fa volgere gli occhi davanti a sé; con calma, lascia andare il coltello che ha afferrato per la lama, a causa della sorpresa, e si guarda il palmo della mano destra, dove ora campeggia una lunga striscia rossa.

Non ti ricorda nulla, Mushi?
«Oh…», dice Ranpo quando scorge il taglio che l’amico si è fatto, immobilizzato e sentendosi colpevole per il gesto di prima.
«Non è nulla», lo rassicura Oguri, accennando una smorfia che dovrebbe essere un sorriso, ma che risulta molto amara — solamente lui sa il perché.

Come il pezzo finale di un puzzle
Tutto assume perfettamente senso per me
La pesantezza che trattengo nel cuore appartiene alla gravità
La pesantezza che trattengo nel cuore mi sta schiacciando.

Poe, intanto, non ha perso tempo ed è corso dentro casa, e quando ne esce è tanto carico di bende, cerotti, disinfettanti e antisettici da far invidia a una farmacia; e così si presenta agli occhi degli amici, facendo spazio sulla tavola e posando l’intero bagaglio.
«Non è così grave, ha quasi smesso di sanguinare!», grida intanto Mushitarou, lo sguardo adombrato, ritraendosi istintivamente.
Edgar non lo ascolta e gli prende la mano per osservare il taglio, afferra disinfettante e cotone; poi si ferma. «Ma qui c’è già una piccola cicatrice», sussurra, seguendo il sottile, bianco tracciato di una vecchia ferita. Quella nuova scaturisce dal principio di essa come lo stelo di un secondo fiore, prendendo la direzione opposta.
«Sì; già una volta mi sono tagliato la mano… con Yokomizo.» Una pausa, che gli altri non spezzano. Il mondo rimane in attesa, perché dal suo tono è fuggito tanto, troppo, e non si torna indietro.
Ranpo e Poe non si guardano, sanno già; e lasciano che sia lui a decidere se parlare, oppure no. La scelta si mostra appena Edgar inizia a passargli il cotone sul taglio, scatenando aghi di bruciore e memorie. «Eravamo al nostro terzo giorno d’università, e un compagno di corso ci stava mostrando dei numeri di giocoleria con dei pugnali. Era molto bravo, ma gli errori capitano anche ai migliori; e, beh… a un certo punto ne perse uno e, istintivamente, lo afferrai io, ma dal lato della lama: proprio come oggi.
Un intero pomeriggio a disinfettare e cambiare le fasciature, con Yokomizo che faceva battute a ogni mia smorfia di dolore. Non credo di averlo odiato come allora… e di aver riso tanto insieme a lui, poi.
È uno dei ricordi più belli che ho di noi due.»
Poe ed Edogawa sorridono in silenzio; e, non molto distante da lì, a sorridere con loro c
’è un’altra figura. Questa reclina il capo, lo guarda con un pizzico di divertimento e tanto affetto. Non avrai realmente creduto di rimanere da solo, vero?, dice la voce che lo accompagna in ogni dove, la tua anima chiama sempre a sé, come ha fatto con me.
Non devi temere: sei in buone mani.
«… Perché non ci racconti ancora qualcosa di voi?»
Mushitarou non risponde subito, si prende ancora un attimo per sé.
«Poe-kun ha ragione: Yokomizo sembra una persona veramente speciale», aggiunge Ranpo, sedendosi davanti a Oguri e incrociando le gambe.

Io sono nel giorno e nella notte, dovunque tu possa pensarmi; e vicino a te c’è chi ti vuole già bene. Non lasciarlo andare.
«Lo era», sussurra Mushitarou al respiro del mare, al soffio che scompiglia i capelli e dipana il silenzio, «e lo è ancora.»
Se la felicità è a un miglio di distanza
Bastano solo un paio di passi.

 

 

 

ANGOLO DI MANTO

Vi prego, amate questo trio quanto lo amo io: è un antidepressivo di certificata efficacia.
Ovviamente, come già scritto, ho completamente fallito il tentativo di seguire passo passo la Writober; ma siccome tengo davvero tanto a questa raccolta, ribadisco che continuo a scrivere a prescindere e a pubblicare, seppur con molta calma.
Un abbraccio,

Manto

   
 
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