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Autore: NotAdele_    31/10/2020    1 recensioni
Anna ha vent'anni, e nella vita non ha mai sbagliato niente, figlia perfetta, studentessa modello.
Isolatasi dal mondo per concentrarsi sul suo futuro si era scordata di vivere finché l'incontro con una vecchia conoscenza non le apre le porte per una nuova vita.
Dalla storia:
-Io non sono mai stata con nessuno, non so niente di queste cose, non ho idea di quello che devo fare, e tu hai avuto diverse esperienze a quanto ho capito, non so se sono in grado di gestire una relazione, non saprei neanche da dove iniziare.- Parlava velocemente come suo solito, e la punta di panico che aveva nella voce, era la solita che appariva quando le cose andavano in modo diverso da quanto programmato.
-Senti io non ti sto dicendo che ci dobbiamo giurare amore eterno, perché magari non ti piaccio neanche, oppure insieme saremo un disastro, però ti chiedo di darmi una possibilità, frequentiamoci e vediamo come va.- Era tranquillo e pacato come suo solito, le dava sicurezza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Anna'
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Capitolo 14

Donzella

Avevano mangiato lentamente, chiacchierando e raccontandosi aneddoti riguardanti i due anni passati fuori dal liceo, si resero conto che involontariamente sapevano tante cose dell’altro, avevano convissuto per buona parte della loro adolescenza nella stessa stanza, cinque ore al giorno, non era un dettaglio insignificante.

Anna si chiese se quello che le piaceva della situazione creatasi fosse il non doversi giustificare per le sue piccole manie.

Di solito quando conosceva persone nuove, dopo poco doveva spiegare diversi aspetti di se che molti facevano fatica a comprendere, invece con Ettore era tutto semplice, la conosceva, sapeva che era logorroica, fissata con lo studio e ipocondriaca, non si poneva domande, la accettava, e questo le dava serenità, la sensazione che più preferiva al mondo.

Con la scusa di andare in bagno, anche se il volto di lui le fece capire che non era molto convinto delle parole della giovane, verso la fine della cena si avvicinò al bancone per pagare il conto. Le era sembrato giusto, lui ci aveva messo la macchina, la benzina e l’aveva accompagnata a mangiare in un ristorante vegano che a giudicare dalle espressioni del suo volto, non aveva apprezzato poi troppo.

Era solo una strisciata della carta di credito, ma almeno si sarebbe sentita un pò meno in colpa, in bagno poi ci andò davvero, era pulito osservò con un sospiro di sollievo.

Si guardò allo specchio, la camicetta che aveva scelto di indossare le stava bene, doveva ammetterlo, sentiva leggermente freddo avendo le braccia semicoperte, ma per stare seduta ad un tavolo c’era sicuramente abbastanza stoffa.

Raggiunse Ettore, aveva così tante domande da fargli! Ma decise che non lo avrebbe tartassato, dilazionandole nel tempo avrebbe ottenuto risposte più complete, o almeno ci sperava.

-Come era il bagno?- Glielo aveva chiesto davvero? Fortuna che ci era passata.

-Ehm pulito, il che mi ha consolata, di solito non sono una fan dei servizi pubblici.- Una volta in gita, si era fatta venire una cistite pur di non usare il bagno dell’hotel, che lasciava a desiderare.

Fece spallucce, dire che non era una fan era un’eufemismo.

Il ragazzo scoppiò in quella che era forse la prima risata che gli sentiva fare, si chiese cosa aveva detto poi di tanto buffo, si era ricordato anche lui della gita?

Ripresosi dal momento di ilarità chiamò il cameriere chiedendo il conto.

-Non serve signore, è già stato saldato.- E sparì, che velocità, sarebbe potuto restare e salvarla dallo sguardo di fuoco che il suo interlocutore le stava rivolgendo.

-E’ da quando è iniziata la serata che mi impedisci di fare il gentiluomo sai?- Lei fece un sorriso innocente grattandosi la testa.

-Ho pensato fosse giusto, tu ci hai messo il trasporto, io pago il cibo.- Lo disse con tono ovvio, era sempre stata abituata a dividere le spese, non amava farsi offrire le cose.

-Ma tu dovresti essere la donzella in balia del mio fascino, così presa da me da non renderti conto che il mondo gira, così mi rubi il lavoro!- Lo disse con tono scherzoso mentre le porgeva il cappotto.

La ragazza se lo infilò alzando gli occhi al cielo.

-Io non sono una donzella, sono una presidentessa, mi piace agire.- Lo aveva appena citato, e lo aveva fatto di proposito, lo sapeva che se ne sarebbe ricordato, la conversazione era avvenuta neanche una settimana prima.

-Beh signora presidentessa, posso solo ringraziarla allora.- Le disse mentre faceva un cenno al signore che accoglieva i clienti davanti alla porta che prontamente le aprì.

Una volta fuori, l’aria fredda di metà ottobre le pizzicò il naso, che sapeva si sarebbe arrossato in poco tempo, si strinse nel cappotto mentre si dirigevano alla macchina.

Una volta a bordo si rincuorò per il tepore che usciva dalle bocchette, era una sensazione piacevole sentire le dita riacquistare una temperatura umana.

Decisero di continuare la serata, infondo erano passate poco meno di tre ore, guardarono un pò di posti su internet, ma alla fine risultavano tutti troppo lontani oppure già pieni di gente, così alla fine Anna propose di prendere una tisana a casa sua.

Tanto era da sola, un pò di compagnia non le sarebbe dispiaciuta, e poi comunque lui avrebbe dovuto riaccompagnarla in ogni caso.

Il tragitto fu animato dal commento sulla cena, ad Ettore non era piaciuta, ma questo lo aveva già capito.

-La prossima volta ti porto in un posto dove fanno cibo vero.- Lo disse borbottando con tono disgustato, probabilmente ricordando i gusti che tanto aveva disprezzato.

-Se me lo chiedi con questo tono gentile sarò costretta ad accettare.- Ridacchiando scese dalla macchina che si era fermata ed estrasse le chiavi.

Entrati in casa si sfilò giacca e scarpe ed invitò Ettore a mettersi a suo agio, intanto si diresse verso la cucina per preparare il bollitore.

Fece avanti e indietro prendendo quello che le serviva dalla per metterlo sul tavolino da caffè del salotto: la scatola con i vari infusi, due tazze e lo zucchero.

Poi quando l’acqua fu sufficientemente calda portò anche quella sedendosi poi sulla poltrona di fronte al divano sul quale era seduto il ragazzo che aveva in mano una cornice d’argento.

Era il primo giorno di scuola elementare, la gonna scozzese, la camicetta bianca, il fiocco rosso e la faccia sorridente, piaceva sempre a tutti, aveva un’espressione simpatica.

-Eri già una secchioncella.- Le indicò la fotografia che aveva riappoggiato sul pensile accanto a lui.

Lei sorrise alzando gli occhi al cielo, prese una camomilla, le emozioni della serata erano già state tante, non aveva bisogno di caffeina aggiuntiva per restare sveglia e farsi altri cinquecento film mentali.

Lui optò poco convinto per una tisana al carcadè, il cibo sano non lo entusiasmata molto a quanto pare.

-I tuoi genitori staranno via molto? Questa casa è un pò grande per una persona sola.- Lo disse con un tono lievemente preoccupato.

-Sono partiti stamattina, mio padre aveva due settimane di ferie, mia mamma lo ha praticamente costretto a staccarsi da lavoro, ma sto bene, tanto anche quando sono qui, passano pochissimo tempo in casa.- Si pizzicò il labbro con i denti, era abituata a stare da sola, non le arrecava disturbo, anzi le piaceva di solito, era tutto tranquillo e poteva studiare in santa pace.

-Chiaro, beh se ti va domani possiamo prendere qualcosa da asporto e guardare un film.- Le sarebbe piaciuta la proposta, peccato che aveva promesso a Federico un pigiama party all’insegna della preparazione della tesina di antropologia.

Declinò promettendogli che avrebbe tenuto il sabato successivo libero in vista della festa di Halloween organizzata da Andrea.

-Aspetta ma quindi resti proprio li a dormire?- Annuì semplicemente, era già capitato che restassero a dormire reciprocamente a casa di uno o dell’altro, ovviamente in letti diversi, ma Ettore sembrava un pò infastidito, anche se non disse nulla, probabilmente per evitare discussioni.

-Ho una bella brandina cigolante con il mio nome sopra sai? Fede ed io siamo ottimi amici, lui sta male ed io gli faccio compagnia, gli metto la crema per le cicatrici, studiamo e mangiamo una pizza, tutto molto eccitante.- Gli fece l’occhiolino alzandosi per sistemare tutto.

Al suo ritorno lui non aveva più la faccia stranita di qualche minuto prima, quindi chiacchierarono ancora un pò decidendo che si sarebbero rivisti domenica a pranzo, così lei avrebbe avuto il tempo di tornare a casa, e dopo aver mangiato insieme avrebbe studiato fino a sera.

Lo accompagnò alla porta, lui si infilò la giacca, e lei si chiese cosa avrebbe dovuto fare.

Non si sentiva pronta a baciarlo, ma se lui ci avesse provato? Avrebbe rovinato tutto, lo sapeva che era troppo bello!

-Sai, vedo le rotelle del tuo cervello che girano, stai tranquilla, non ti costringerò mai a fare nulla.- Le prese platealmente il dorso della mano lasciandoci un bacio mentre le faceva l’occhiolino e poi sparì.

Non pensava che fosse capace di tutta quella pazienza, ma se le cose fossero continuate così, penso che poteva anche funzionare.

 

 

 

 

Note: Eccoci qui. Come al solito, le recensioni sono gradite! Grazie di cuore per essere arrivato fino a qui!

  
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