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Autore: Star_Rover    31/10/2020    7 recensioni
Fronte Occidentale, 1917.
La guerra di logoramento ha consumato l’animo e lo spirito di molti ufficiali valorosi e coraggiosi.
Dopo anni di sacrifici e sofferenze anche il tenente Richard Green è ormai stanco e disilluso, ma nonostante tutto è ancora determinato a fare il suo dovere.
Inaspettatamente l’ufficiale ritrova speranza salvando la vita di un giovane soldato, con il quale instaura un profondo legame.
Al fronte però il conflitto prosegue inesorabilmente, trascinando chiunque nel suo vortice di morte e distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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XXXIV. Lettere dal fronte
 

 
Capo Helles, 19 settembre 1915.
 
Ai coniugi Redmond.
Probabilmente non conoscete il mio nome, non credo che Arthur abbia mai parlato di me nelle sue lettere, ma ciò non ha importanza. Posso considerarmi un suo caro amico, sono stato l’ultimo a vederlo prima della sua scomparsa.
Purtroppo nulla è cambiato da allora, non ho più avuto notizie di vostro figlio. Vorrei credere che egli sia stato catturato come prigioniero, ma non posso offrirvi alcuna speranza.
Mi sento in dovere di raccontarvi ciò che è accaduto quel fatidico giorno, suppongo che vogliate conoscere la verità.
 
Il nostro plotone aveva raggiunto ormai da qualche settimana la prima linea. Eravamo situati in un groviglio di gallerie e cunicoli scavati nel fango e nella roccia.
Eravamo pronti per la grande battaglia, avevamo la certezza che sarebbe stato uno scontro cruento e che avremmo dovuto combattere aspramente per la vittoria.
All’alba ricevemmo l’ordine di radunarci per l’imminente offensiva. Prontamente seguii gli altri soldati in fermento e mi schierai con le spalle poggiate al muro di terra. Arthur era al mio fianco, il suo viso serio e inespressivo mi fece intuire che era pronto ad affrontare il suo destino. Io fremevo per l’agitazione.
Quando il comandante diede l’ordine di uscire dalle trincee le grida di eccitazione e frustrazione si innalzarono tra gli spari. Mi unii ai miei compagni, stringendo il fucile e preparandomi a combattere.
Mi arrampicai sul parapetto e saltai fuori dalla trincea, avanzando nella terra di nessuno.
Quella fu l’ultima volta in cui vidi Arthur, mentre correva incontro al nemico, tra le fiamme e il fumo delle esplosioni.
 
Non so cosa gli sia accaduto, in ogni caso egli ha dimostrato di essere un soldato valoroso.
Ho conosciuto Arthur come un giovane intrepido e coraggioso e lo ricorderò per sempre come un eroe.
 
Peter Barkley
 
***

Cambrai, 20 novembre 1917.
 
All’egregio dottor Pearse.
Sono trascorsi ormai diversi anni da quando ero un semplice studente di medicina, nonché suo fedele assistente. Nonostante ciò mi capita spesso di ripensare a quel periodo della mia vita, in cui i suoi insegnamenti sono stati fondamentali per la mia crescita sia personale che professionale.
Ricordo in particolare ciò che mi disse al termine di una lunga operazione, terminata con successo dopo ore di arduo lavoro. In quell’occasione le confessai i miei dubbi a riguardo di questo mestiere, temevo di non essere adatto a gestire situazioni così drammatiche con il suo stesso sangue freddo. Avevo paura di commettere errori, di non essere all’altezza e di non possedere abbastanza competenze, oppure di non essere tanto bravo quanto i miei colleghi. Tutti quesiti che ancora continuano a vagare nella mia mente, e a cui non potrò mai dare una risposta definitiva. Eppure lei ha saputo confortarmi, mi disse che era giusto porsi domande e avere timori, e che avrei dovuto preoccuparmi nel momento in cui non avrei più avuto alcun dubbio.
In questo periodo mi sono trovato più volte al limite, pensando di non poter svolgere il mio compito in questa guerra, ma mi sbagliavo. Ho scelto di dedicare la mia vita a fare del bene, ed è questa consapevolezza ad avermi sempre donato la forza di andare avanti. Eppure non sempre questo è sufficiente.
Ho visto ragazzi morire tra le mie braccia, senza che io potessi fare nulla per aiutarli. Ho guardato quei giovani negli occhi nei loro ultimi istanti, non dimenticherò mai i loro sguardi colmi di terrore.
A volte saprei bene come curare i miei pazienti, ma non avendo a disposizione i giusti strumenti, in pessime condizioni e senza medicine non posso fare altro che assistere alla loro sofferenza.
Troppo spesso mi dimentico di essere anche io un essere umano, con i miei limiti e le mie debolezze.
Eccomi qui dunque, a chiedermi che fine abbia fatto quel giovane studente che desiderava solo essere un buon medico per aiutare gli altri. Suppongo che esista ancora, da qualche parte, tra i frammenti di un’anima distrutta e ormai abbandonata allo sconforto.
Continuo a pregare nella speranza che tutto questo possa presto giungere ad una fine. Voglio credere in un futuro migliore, perché le nuove generazioni possano vivere nella Pace.
 
Il suo fidato collega,
Dottor E. Jones
 
***

Pattishall, 3 marzo 1918.
 
Alla mia amata moglie.
Ci sono tante cose che vorrei dirti in questo momento, ma molte di esse ormai non hanno più alcuna importanza. Voglio solo che tu sappia che sono ancora vivo.
Mi trovo in un campo di lavoro per prigionieri di guerra, da qualche parte nella campagna inglese. Fortunatamente sto bene, non sono ferito e nemmeno malato. Noi tedeschi siamo trattati in modo umano e dignitoso.
I turni di lavoro sono intensi e faticosi, ma non posso lamentarmi per la mia condizione. I pasti sono sufficienti e riceviamo le cure mediche necessarie.
Gli inglesi non sono crudeli nei nostri confronti, anche se alcune guardie sono più severe di altre.
Nonostante ciò non voglio mentirti, la situazione è sempre più difficile da sopportare. Tutte le giornate sono uguali, non esiste nulla oltre al filo spinato, non riceviamo molte notizie e non vediamo mai nessuno dall’esterno. Purtroppo le poche informazioni che riusciamo ad avere non sono affatto rassicuranti.
Non so che cosa accadrà, ma spero che tutto questo possa finire presto.
Ti chiedo di essere forte e di attendere il mio ritorno. Questa guerra non durerà in eterno.
Ogni notte sogno di tornare a casa, il mio cuore è sempre lì con te e il nostro bambino.
Il pensiero di tornare e poter finalmente stringere nostro figlio tra le braccia mi dona forza e speranza.
Ricordati che ti amo e che ti amerò per sempre.
Friedhelm.
 
***

Saint-Quentin, 12 maggio 1918.
 
Maggiore H. Meyer.
Come da lei richiesto provvederò al più presto a fornirle un rapporto dettagliato sull’accaduto. Per il momento le riporto la mia testimonianza.
Il treno che avrebbe dovuto condurre il mio plotone nelle retrovie è stato colpito da un bombardiere britannico poco dopo la mezzanotte. L’esplosione ha causato il deragliamento del mezzo, il mio vagone si è staccato dal convoglio ed è stato sbalzato lontano dalle rotaie. Ho ripreso conoscenza dopo qualche minuto ritrovandomi sdraiato tra le lamiere metalliche in fiamme. Purtroppo non ho ricordi nitidi di quei momenti, perdevo molto sangue dalla ferita al fianco. Devo aver perso i sensi, i miei commilitoni mi hanno tratto in salvo insieme agli altri sopravvissuti.
Per quel che riguarda il prigioniero inglese non ho potuto fare altro che dichiarare la sua morte. Purtroppo i corpi ritrovati erano carbonizzati e talmente deturpati da essere irriconoscibili.
È stata davvero una terribile tragedia, abbiamo riportato un alto numero di vittime e altrettanti feriti.
Il nemico ha dato inizio a un violento attacco, molte truppe sono state costrette ad abbandonare la prima linea e a ritirarsi delle retrovie. Sarà nostro dovere consolidare la difesa.
Gli uomini sono stanchi e demoralizzati, non so per quanto tempo potremo resistere in queste condizioni.
Restiamo in attesa dei rinforzi.
 
Tenente August Spengler
 
***

Arras, 7 giugno 1918.
 
Alla mia adorata Edith.
Il ritorno in prima linea è stato particolarmente difficile da affrontare, dopo quasi quattro anni di guerra credevo di poter vivere la situazione come un esperto veterano, invece mi sembra sempre che sia la mia prima volta in trincea.
Abbiamo dovuto raggiungere a piedi la nostra nuova postazione vicino ad Arras, poiché la linea ferroviaria è stata duramente bombardata durante gli ultimi scontri. Interi villaggi sono stati distrutti e ridotti in cumuli di macerie, tutti i ponti sono crollati, le foreste sono bruciate e le campagne appaiono come enormi deserti disseminati di crateri.
È triste pensare a tutta quella gente la cui vita è stata stravolta dalla guerra. Il mio è stato un pensiero egoista, ma in quel momento ho provato davvero un profondo sollievo sapendo che la mia famiglia si trovava al sicuro, lontano dagli orrori di questo spietato conflitto.
 
Ti ringrazio per la tua ultima lettera, le tue parole colme d’amore e affetto sono di conforto per me in questo momento difficile. Mi rassicura anche sapere che i soldi sono sufficienti, 
Sono davvero contento di sapere che i bambini stanno bene, anche se mi rattrista profondamente il pensiero che stiano crescendo senza una figura paterna al loro fianco. Non ero presente al momento della loro nascita, quando hanno pronunciato la loro prima parola e nemmeno quando hanno imparato a camminare. Questa maledetta guerra mi ha impedito di essere un buon padre, tenendomi lontano dalla mia famiglia nei momenti in cui voi avevate bisogno di me. Pur essendo consapevole di dover portare a termine il mio dovere non posso che provare profonda rabbia e tristezza.
Non voglio essere solo una fotografia per quelle piccole creature. So che tu stai facendo del tuo meglio per mantenere vivo il mio ricordo nelle loro giovani menti, ma se non dovessi tornare temo che non potrebbero nemmeno sentire la mia mancanza.
In ogni caso sono felice di aver avuto modo di conoscere i miei figli, seppur per poco, durante la mia licenza ho cercato di fare del mio meglio come buon genitore. So che Eddie diventerà un bravo ometto e che Grace sarà splendida e adorabile come te. Abbraccia entrambi da parte mia.
Sono davvero orgoglioso di te, sei la donna più forte e coraggiosa che abbia mai conosciuto, e non posso credere di essere così fortunato da averti nella mia vita. Sei una madre meravigliosa e una moglie stupenda.
Spero di poterti rivedere presto.
 
Con amore, Hugh.
 
***

Arras, 12 giugno 1918.
 
Per la Signorina Emily Davis.
Le chiedo scusa se mi permetto di scriverle solo ora, dopo così tanto tempo dalla dolorosa perdita di suo fratello, ma spero che voglia comprendere i motivi della mia titubanza.
Conoscevo molto bene Henry, eravamo uniti come fratelli. In trincea avevamo giurato di proteggerci a vicenda. Egli aveva molta fiducia in me, come suo comandante avevo delle responsabilità nei suoi confronti.
Mi dispiace per non aver mantenuto la mia promessa. Non sono mai riuscito a perdonarmi per questo.  
Ho sofferto profondamente per la scomparsa di Henry, la sua perdita ha lasciato un vuoto incolmabile nel mio cuore.
Egli era un caro amico, è stato l’unico a restarmi accanto in un periodo davvero difficile, ovvero quando iniziai ad avere le mie prime responsabilità nell’esercito. Sono certo che senza il suo supporto e la sua fiducia non sarei diventato la persona che sono ora. Al tempo Henry era molto più saggio e previdente di me.
Nessuno di noi era pronto ad affrontare questa guerra, non avevamo altro conforto che la presenza l’uno dell’altro. Devo molto a suo fratello per tutto ciò che ha fatto per me.
Ho commesso numerosi errori in passato, uno dei più gravi riguarda proprio Henry, ed è stato quello di non aver compreso la verità per tempo. Egli aveva sempre intenzione di proteggermi, anche quando con le sue azioni e i suoi comportamenti mi ha causato dolore e sofferenza.
Purtroppo sono riuscito a far luce sulla questione solamente dopo la sua morte. Ho compreso l’importanza del nostro legame troppo tardi, ma non dimenticherò mai il valore della nostra profonda e sincera amicizia.
Ho deciso di raccontarle tutto questo per darle prova che suo fratello era un uomo leale e onesto, prima ancora di essere un soldato valoroso. Il suo ricordo vive ancora nel cuore dei suoi commilitoni.
Spero che le mie parole possano essere di conforto per onorare la sua memoria.
 
Tenente Richard Green

 
 ***

Amiens, 5 luglio 1918.
 
Caro papà,
mi spiace per non averti scritto per tanto tempo. Vorrei dirti che è stata colpa della guerra, forse in parte è vero, ma ad essere sincero non avevo la forza di pensare a casa. Non volevo affrontare questa sensazione di profonda tristezza e malinconia.
In questo periodo non posso evitare di pensare a Thomas, ormai sono trascorsi due anni dalla sua scomparsa. Voglio essere sincero nei tuoi confronti. Per molto tempo ho considerato la sua condanna come una crudele ingiustizia, ma non posso andare contro ai miei principi e ai valori in cui credo.
Mio fratello ha commesso un errore imperdonabile, questo è un fatto certo. È vero, egli era soltanto un ragazzino, ma questa non è una giustificazione. La sua condanna è stata crudele, ma non infondata.
La guerra ha le sue regole e, per quanto crudeli e spietate, esse devono essere rispettate. Sarebbe ipocrita da parte mia pretendere che esistano eccezioni. Questo è ciò che posso dire attenendomi solamente alla ragione, restando fedele a me stesso e ai miei valori come ufficiale dell’Esercito britannico.
D’altra parte non posso evitare di guardare in faccia la realtà. Io ho perso un fratello e tu un figlio. Non voglio in alcun modo sminuire questo lutto.
Al momento non posso fare altro che rispettare questo dolore in dignitoso silenzio, lasciando che sia il tempo a curare le ferite. Sarebbe stato semplice trovare un colpevole, ma nessuno è responsabile per quel che è successo.
Resterò per sempre il fratello di un vigliacco e di un traditore, ma questo non mi preoccupa. Ho sempre voluto bene a Thomas, e non ho intenzione di considerarlo colpevole per questo. Sono disposto a pagare per i suoi errori.
 
Da qualche giorno ho raggiunto la mia nuova postazione non troppo distante da Amiens. Essendo abbastanza lontana dalla prima linea non si tratta di una trincea da combattimento, ma di collegamento. I camminamenti scavati nel fango sono stretti e poco profondi, i soldati li percorrono senza troppe precauzioni. Devo ancora abituarmi all’idea che non ci sia il nemico dall’altra parte della barricata, anzi, a dire il vero qui non abbiamo nemmeno gli alti parapetti per proteggerci dai proiettili. I rifugi in cemento sono l’unico riparo in caso di bombardamento.
Di notte l’artiglieria tedesca si abbatte alla cieca sulla vallata, i soldati che non riescono a raggiungere in tempo le casematte corrono a nascondersi nelle buche scavate nelle pareti di fango. Gli attacchi sono improvvisi e imprevedibili. Per questo aspetto le trincee di collegamento sono più pericolose della prima linea. Si vive nell’incertezza più assoluta.
Non credo che questo sia il posto adatto a me, ho sempre vissuto questa guerra nel vivo dell’azione e non riesco a sopportare l’idea di restare bloccato qui mentre i miei commilitoni affrontano il nemico.
In ogni caso sono consapevole che sia mio dovere continuare a dimostrare fedeltà e obbedienza all’Esercito britannico.
 
Con affetto,
William. 
 
***

Abbeville, 13 luglio 1918.
 
Alla mia cara sorella Mary.
Le mie condizioni stanno migliorando, presto potrò lasciare l’ospedale. Poiché i feriti aumentano in continuazione i medici non esitano ad elargire permessi a coloro che possono andarsene sulle proprie gambe. Il dottore ha detto che dovrò restare a riposo ancora per qualche tempo prima di tornare in servizio, quindi rimarrò nelle retrovie.
I miei polmoni non hanno subìto danni irreversibili, ma non so ancora se potrò recuperare del tutto il mio stato di salute.
Ho trascorso un lungo periodo di tranquillità lontano dal fronte, tanto che la noia per me è ormai diventata insopportabile.
 
Nonostante tutto non ho timore di tornare a combattere, sono disposto a compiere il mio dovere. Non sono più una semplice recluta impaurita, pur avendo ancora molto da imparare sul campo di battaglia. I miei compagni contano su di me e non posso deluderli.
Inoltre ho la consapevolezza di non essere solo in questa guerra, il tenente Green è un ottimo comandante e sono davvero orgoglioso di essere il suo attendente. Sono sicuro di poter affidare la mia vita nelle sue mani.
 
Nell’ultima lettera mi hai informato a riguardo del tuo imminente matrimonio, come sai non ho mai dubitato del buon cuore di Charles e spero che possiate celebrare le nozze al più presto. Desidero solo che tu sia felice.
Ad essere sincero sono preoccupato per Kieran, non ho più avuto sue notizie dalla mia partenza. Posso comprendere le ragioni per cui abbia deciso di considerarmi come un traditore, e mi dispiace per questo.
Non credevo che le nostre divergenze politiche avrebbero intaccato il nostro rapporto così profondamente.
Quando eravamo bambini era tutto più semplice, allora eravamo molto uniti. Ricordo di aver sempre provato affetto e sincera ammirazione per mio fratello maggiore. Lo vedevo come un esempio e una figura di riferimento, e lui era sempre pronto ad aiutarmi e difendermi. Poi tutto è cambiato all’improvviso.
Kieran litigava spesso con papà, al tempo ero troppo piccolo per capire, ma posso immaginare quali potessero essere le loro discussioni.
Credo che sia stato il momento in cui nostro fratello se ne è andato da casa a mettere fine alla mia infanzia, nella mia ingenuità sapevo che nulla sarebbe tornato come prima.
Dopo la morte di papà ho tentato di riavvicinarmi a lui, ma già troppe cose erano cambiate tra noi.
Sono consapevole di quanto sia difficile rimettere insieme e frammenti del nostro rapporto, eppure qualcosa dentro di me vuole ancora credere che non sia troppo tardi.
La verità è che sento di aver ancora bisogno di lui, nonostante tutto egli è mio fratello e non voglio perderlo.
Spero di potervi rivedere entrambi al più presto.
 
Con affetto,
il tuo fratellino Finn.
   
 
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