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Autore: sunonthesea    01/11/2020    0 recensioni
Il peggio succede quando creatura sovrannaturale di qualche sorta munita di demonio con disturbo dell'attenzione incontra un'altra creatura sovrannaturale di qualche sorta munita di un altro demone con il disturbo dell'attenzione.
Le due si guardano, annuiscono e scatta il piano: dai che riusciamo ad ubriacarci e a sfogarci in santa pace.
(l'intera descrizione è una semicit ad un tiktok, tanto per far capire subito il livello di serietà della cosa))
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Lucifero/Satana
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Davanti allo specchio, quella giacca lo faceva sembrare un gran bel figo. Gli rendeva i fianchi ancora più stretti di quelli che già erano, e poi sulle spalle gli calzava a pennello. Era nera, il suo colore preferito, e brillava come una stella alla luce delle lampade nel retro della libreria.

Era stupenda. Era stupendo.

-Come sto?- il demone si girò verso la stanza, il sorriso sghembo che mostrava i canini diabolicamente affilati. Crowley riusciva a mostrare la felicità in molti modi: urlando, ridacchiando o semplicemente sorridendo, quella smorfia che l’altra persona nella stanza riusciva sempre a comprendere.

-Divinamente- Aziraphale era davanti ad uno specchio decisamente più piccolo, che si aggiustava il farfallino nella maniera migliore possibile. Era abbastanza confuso: da un giorno all’altro Crowley se n’era uscito con una storia strana, quella di andare da una sua vecchia conoscenza direttamente a Los Angeles.

L’angelo non poteva dire di non essere spaventato.

Il demone, d’altro canto, gli trotterellava attorno, cercando di farsi notare il più possibile. Nonostante fosse praticamente immortale, sempre giovane e tutto il resto, Crowley era letteralmente un ragazzino con la patente. A tratti immaturo, forse troppo precipitoso nelle sue decisioni. Un bambino, un bambino con troppi anni alle spalle. -Sei eccitato?- saltellò, abbassandosi per dargli un bacetto sulla guancia praticamente di striscio. -Perché io sono molto eccitato-.

-Lo vedo- nel posare lo specchio sulle sue ginocchia, l’angelo iniziò a guardarlo di traverso. Non si aspettava di certo una risposta alla domanda, ma tentare non era mai un male. -Chi hai detto che dobbiamo incontrare questa sera?- si mostrò impegnato nell’aggiustarsi ancora il farfallino, guardando di sottecchi l’altro con un sorrisetto furbo.

-Un vecchio conoscente, un collega- l’altro interruppe i suoi movimenti scattanti per rispondere, prendendo gli occhiali con le dita dal tavolino.

-Un cosa?-

-Non uno di quelli che ti odia, sia ben chiaro- si affrettò a spiegare, sentendo il tono tremolante del biondo. - È uno a posto, davvero. I pezzi grossi hanno sicuramente più charme e classe dei pesci piccoli, e inoltre hanno un gran rispetto per per gli angeli come te.

-Ma non mi dire- Aziraphale non era proprio al settimo cielo, ma non poteva di certo deludere in quel modo il demone.

Aveva un brutto rapporto con il rifiuto, ma faceva parte del gioco, in un certo senso.

-È inutile essere così acidi, angioletto- si sedette al suo fianco pesantemente, prendendo il cellulare dalla tasca.

Era un bel modello, nuovo di zecca. Aveva una foto della loro luna di miele a Roma come sfondo, quella che era stata rovinata in corner da un piccione che si era rivelato particolarmente curioso in merito all’aggeggio del rosso.

Tra tutte quelle che aveva scattato, era la migliore senza dubbio.

Erano vicini all’ora x, all’ora di partire. Era un attimo andare da lì, centro Londra, alla Città degli Angeli per eccellenza, però aveva sempre un certo fascino andare via un po’ prima dell’orario, magari per farsi un giro o cose del genere.

-Tanto abbiamo già fissato tutto. Ci ha invitati nel suo club- iniziò a scrollare i social netwok, grattando la nuca angelica di suo marito.

Amorevole.

-In che senso il club?- Aziraphale fece per alzarsi di scatto in quello che sembrava un singulto, ma venne prontamente fermato da uno di quei grattini nei punti che solo lui conosceva, di quelli che facevano letteralmente fare le fusa all’angelo.

-Ha un club in centro, ma ti assicuro che è uno a posto, davvero- il suo tono si fece man mano più dolce, soffice. Come solo lui sapeva essere, a volte. Così soffice nella parlata, così angelico.

Ovviamente odiava quando l’angelo glielo faceva notare.

-L’ultima volta che hai chiamato un tuo conoscente “un tipo a posto” è finito tutto molto male-

-Ma se quella volta ti eri divertito come un matto!-

Aziraphale non poté non guardarlo in modo torvo.

-Mi ero divertito, sì, ma ricordiamoci che siamo finiti in una rissa-

-Sì, ma guarda!- Crowley odiava quella storia, ma non poteva zittirlo tutto d’un tratto. Non era nel suo stile. -Sono vivo! Sono vivissimo! Sono qui con te e andrà tutto bene, almeno questa volta-.

Il sangue sulle sue mani, la paura sempre crescente di vederlo discorporare davanti ai suoi occhi.

Però, doveva avere fiducia. Non faceva bene pensare troppo al passato.

-Hai ragione, io cercherò di stare tranquillo almeno questa volta- l’angelo gli stampò un bacio sulle labbra, godendosi il fresco della sua pelle anche solo per quei pochi secondi.

Dopodiché si alzò, sbattendosi l’impermeabile. -Adesso è ora di andare, o faremo tardi all’appuntamento-.

 

Il club, da fuori, era già tutto un programma. La musica era forte da scuotere le budella di Crowley, come a voler far ballare anche loro, e si sentiva forte e chiara anche dalla strada.

Improvvisamente, Aziraphale aveva smesso di essere convinto in merito a questa idea.

- Guarda che posto- il demone guardava il tutto abbastanza soddisfatto, calcandosi gli occhiali da sole anche nel bel mezzo della notte.

-Siamo sicuri di voler proprio entrare?- Aziraphale cercava la sua mano con foga, per poi stringergli le dita come fosse l’ultimo appiglio per non crollare in un baratro. -Questo posto sembra...sembra pericoloso- sentiva la sua testa scoppiare da tutte le emozioni che riusciva a percepire.

-Dai, angelo- Crowley non voleva perdere tempo (finalmente qualcosa di interessante da fare!) -vedrai che ci divertiremo!-.

-Io non penso sia una buona ide- la voce di Aziraphale si interruppe, poiché il demone lo stava già trascinando all’interno del locale con una certa foga.

 

L’interno del club era un vero inferno: c’era gente che ballava come fosse totalmente impazzita, il rumore che continuava imperterrito ancora più forte che all’esterno. Persone particolarmente impegnate in...attività impegnative su praticamente ogni divanetto presente, mentre l’alcol scorreva a fiumi dalle mensole piene di bottiglie fino ai lunghi bicchieri.

Non era propriamente l’ambiente perfetto per l’angelo, però era tollerabile. Lui viveva con Crowley, andiamo. La musica forte in qualche modo faceva parte della sua routine.

Ma la cosa peggiore di tutto quello era sicuramente l’atmosfera. C’era un miscuglio orribile di odori, sentimenti e suoni che non gli stavano piacendo per nulla.

Odiava le discoteche.

Crowley, come ci si sarebbe aspettato, pareva essere esattamente dove voleva essere. Le mani facevano movimenti scattanti sulla giacca, il ghigno stampato sul volto e gli occhi saettanti per cercare l’oggetto del suo interesse. Le luci stroboscopiche si riflettevano sulle lenti scure, tutti quegli olezzi che gli inondavano le narici.

Era l’odore degli Inferi, un odore stranamente famigliare. Nonostante il demone non fosse proprio quello che si poteva chiamare un amante del caos, amava le feste. La musica. L’alcol. Era assurdo. Era meraviglioso. -Guarda che bellezza! Guarda! È tutto così...-

-Caotico?-

-Umano- si mise a ridere come un pazzo, appoggiandosi pesantemente ad uno dei pochissimi divanetti liberi. - Straordinariamente umano-.

Improvvisamente, con una camminata sicura, si avvicinò un uomo che pareva risaltare anche in quella bolgia. Il volto squadrato era distorto in un sorriso furbo, la giacca elegante che gli dava un’aria austera. I passi ampi, lo sguardo fisso. -Crowley, vecchio serpente!- aprì le braccia, lasciando che l’interpellato si avvicinasse. Sembrava conoscere la folla come le sue tasche, dandogli una pacca dura sulla spalla. -È da tanto che non ci vediamo così-.

Crowley rispose a quelle parole con un ghigno divertito, ricambiando il colpo con uno ancora più forte sul braccio. -Hai ragione, l’ultima volta che ci siamo visti non era stata una cosa...molto piacevole-.

Nel sentire quella frase, il sangue di Aziraphale si congelò. O almeno, gli sembrò. Non era molto semplice essere un angelo nella pelle di un essere umano. - Posso...posso chiedere chi è lei?- domandò con un tono trepidante, cercando in ogni modo di aggrapparsi ai lembi della giacca del rosso.

L’uomo lo scrutò con i suoi occhi scuri, ampliando il sorriso. -Lucifer Morningstar, lieto di fare la sua conoscenza- con un movimento fluido gli porse la mano, che l’angelo strinse con fare poco convinto.

Quel tipo non gli stava piacendo per niente. Rifletté un attimo, quando con orrore strinse le labbrea e allontanò la mano di scatto. -Quindi, lei è...-

-Il mio capo, sì- un’altra cosa che Crowley faceva più spesso di quanto fosse lecito era dondolarsi sui talloni. Lo faceva prevalentemente quando sapeva di aver fatto un grosso, grosso danno. -Sorpresa!-.

-La prima volta che ci siamo visti non è stata un’occasione molto felice, bisogna ammetterlo- con un cenno della mano Lucifer prese un bicchiere pieno di liquido dorato da un piattino, tenendolo con fare sufficiente. -Però è stato divertente venire a sapere di avere un marmocchio, sembrava sveglio- poi abbassò lo sguardo rapidamente, come a voler iniziare un monologo -una volta che mi dimentico le protezioni e quasi distruggo il mondo…-.

-Non è stato divertente per noi- sbottò il biondo, guardandosi attorno. Era tutto molto imbarazzante, pensò, proprio per entrambi.

- Lo immagino, non sembri uno molto da festa, signor…?-

-Aziraphale. È mio marito- con un sorriso smagliante, Crowley diede un nome a quel figurino imbronciato, ricevendo una gomitata decisamente non molto aggraziata.

-...e l’angioletto più simpatico che abbia mai visto, davvero- per squadrarlo come se fosse un cavallo ad una fiera, il signor Morningstar aveva iniziato a grattarsi la rada barbetta.

Nell’incontrare la smorfia contrariata dell’angelo, scoppiò in una risata greve. -Per questo dovrei ucciderti, Crowley!- borbottò tra le risate, suscitando l’ilarità cieca del suo subordinato, che si unì con le sue risate ghiacciate.

-Buona questa, buona questa- si scacciò dagli occhi le lacrime, sotto lo sguardo spaventato del marito.

Ora, doveva fare il punto della situazione.

Erano letteralmente ad un oceano e un continente di distanza da casa (il che non era un problema, il teletrasporto serviva anche a quello), in un night club sconosciuto (un night club! Un night club!) con lo stesso uom...la stessa person...lo stesso essere che poco tempo prima aveva minacciato di distruggere il pianeta Terra nonché signore degli Inferi a fare loro da anfitrione.

In un night club.

Che dire, Dio gli avrebbe dovuto pagare le sessioni di terapia in futuro.

Inoltre, non si fidava molto di quel...sì okay, non si fidava molto di Satana in persona (cosa più che naturale per un angelo). C’era qualcosa nel suo sorriso e nei suoi modi di fare che non lo convincevano, ma probabilmente era soltanto il suo naturale istinto da angelo.

Però, non voleva rovinare la serata a suo marito, il quale sembrava così a suo agio con quell’uomo (lo chiameremo così per questioni di comodità), quindi decise di fare la cosa che decisamente gli veniva meglio in situazioni del genere.

Fece un sorriso educato e si congedò, dirigendosi verso il bancone.

Aveva decisamente bisogno di un drink.

 

La prima cosa che vide, appena seduto al bancone, fu una giovane davanti agli scaffali pieni di alcolici.

Alta, capelli scuri che scivolavano sulla schiena nuda e la pelle del viso che luccicava sotto le luci stroboscopiche.

Anche in lei sentiva qualcosa di decisamente strano, ma non aveva voglia di indagare troppo.

-Ehi coniglietto, ti sei perso?- la sua voce era languida, viscida come le squame di un’anguilla e soave come solo la voce di un demone poteva essere, mentre con le braccia si allungava verso di lui con un ghigno stampato in volto.

-Sono sposato, cara signorina- l’altro si aggiustò il cravattino, mantenendo il suo atteggiamento statuario anche su quel piccolo sedile -e gradirei un drink, se non le reca troppo disturbo-.

Maze, questo era il nome della “donna”, fece un’espressione confusa, come se quel suo atteggiamento avesse rotto un meccanismo perfetto, per poi girarsi verso le bottiglie.

-Cosa?- la voce sorpresa si udiva forte e chiaro anche attraverso tutta quella musica assordante.

Aziraphale si girò un secondo verso il centro della pista, notando i due satanassi ridacchiare di cose assolutamente lontane dal suo interesse, per poi tirare un lungo sospiro. -La cosa più forte che hai. E riempilo ben bene, grazie-

-Serata pesante?-

-Come un macigno-

La donna lo guardò ancora di traverso, borbottando termini in una lingua a lui sconosciuta, per poi voltarsi di nuovo, questa volta con un’espressione indagatrice. -Un secondo- alzò un dito, avvicinandosi di nuovo al bancone -ma tu non sei Aziraphale? L’angelo?-.

Anche con questa curiosità, la donna sembrava lo stesso terrificante. Probabilmente era il trucco.

-Sì ma…- Aziraphale, nel sentirsi nominato da una sconosciuta, alzò il sopracciglio. -Come fa a sapere il mio nome?-

-Oh, Lucifer mi ha parlato di te- con fare esperto, si sporse ancora verso l’angelo, quasi a far sfiorare i loro nasi. -E del tuo amico...il mio collega-.

-Un attimo...collega?-

-Mazikeen, ma puoi chiamarmi Maze- con un movimento fluido, la donna gli porse una mano -sono qui per...per motivi miei-.

-Ci sono altri demoni sulla Terra?-

-Più di quanti immagini, angioletto-

Aziraphale fece una smorfia interrogativa, per poi bere tutto d’un fiato il bicchierino che si era materializzato sul bancone. Il fuoco che gli scendeva lungo l’esofago, quel vago senso di dolore così umano da fargli venire voglia di ridere.

-Non sembri proprio l’anima della festa, perché sei qui?- Maze sembrava particolarmente interessata al dialogo con quello strano essere, una mosca bianca di eleganza in quel luogo di peccato.

Aziraphale tirò un sussulto.

-Mio marito- il movimento della testa rivolto verso la pista da ballo era abbastanza eloquente per comunicare la sua muta disperazione. -Lo amo, ma a volte è così…-

-Impulsivo? Infantile? Si distrae per ogni singola cosa, sembra che non ascolti nulla e a volte parla a macchinetta per ore intere?-

Un pugno sul tavolo. -Esatto!-

-Be’, benvenuto nel club- la ragazza improvvisamente si sedette vicino all’altro, tenendo in mano un bicchierino del medesimo liquore.

La serata poteva dirsi cominciata.

 

-E quella volta, oooh quella volta!- Aziraphale era disteso sul bancone, gli occhi pieni zeppi di lacrime mentre tra le mani teneva la terza bottiglia di gin. -Quella volta quell’idiota ha sfidato dei nazisti. Davvero. È entrato in questa chiesa…-

-Un attimo, un attimo- Maze, adagiata sempre sul bancone in modo decisamente poco aggraziato, teneva le dita attorcigliate ad un bicchiere ancora sgocciolante di liquido dorato. -È entrato in chiesa? Un demone...un demone che entra in chiesa? Ma non si è fatto un male fottu...fottuto?-

-Appunto! Aveva i piedi carbonizzati, quell’imbecille- nella sua non lucidità, l’angelo sorrise mesto, ricordando per qualche breve istante tutto quello che era successo in quei momenti.

-Non mi dire, non mi dire- la donna alzò la testa, gli occhi socchiusi dall’alcol e l’alito pesante. -Il mio si è fatto tagliare le ali, e si mette sempre nei guai con i poliziotti-

-Poliziotti?!- il biondo strabuzzò gli occhi, il tunz tunz della musica ad aumentare il suo stordimento dovuto a tutto quello che aveva bevuto.

-Sì! Poliziotti! Assurdo, però...però si vede con questa ragazza…-

-Ragazza?!-

-Lo so. Fa strano anche a me- un altro po’ d’alcol tra le labbra di Maze -ma si diverte, quindi…-

-Angelo, angelo!- improvvisamente, tra la folla, una creatura infernale smaniò per raggiungere il biondo.

Il rosso dei capelli si fondeva con quello della pelle, come se avesse appena fatto una maratona, mentre un fiotto di sangue scivolava dal suo naso fino a macchiargli i vestiti.

Un grumo purpureo e solitario si stendeva sopra il suo labbro superiore.

-Angelo, ho fatto un casino- il respiro era lento, spezzato, mentre con una mano si teneva il petto. Lo sguardo giallastro, gli occhiali dispersi chissà dove, comunicava ogni cosa.

Oddio, pensò l’interpellato, riprendendo in un istante tutta la sobrietà perduta. Ci risiamo.

Si alzò di colpo, lasciando cadere la bottiglia al suolo tra mille schegge trasparenti, per poi prendere il demone per le spalle. -Cosa diamine hai fatto questa volta?!-

-Potrei aver litigato con delle persone-

-Perché?!-

-Non me lo ricordo!-

Non l’aveva notato prima, ma nella pista da ballo si era creato un po’ di malcontento.

C’era gente che si stava menando, in poche parole.

Aziraphale guardò prima Crowley, poi Maze. La donna gli fece un occhiolino complice, per poi lanciare uno sguardo sempre verso il centro della pista.

Un uomo straordinariamente famigliare a tutti e tre stava menando pugni a destra e a manca, quasi come se ne andasse della sua stessa, immortale vita.

Maze sospirò pesantemente, borbottando delle parole in una lingua a loro sconosciuta.

-Bene, penso che per noi sia il momento di andarcene- sospirò l’angelo, trascinando fuori il marito e

un po’ accartocciato dalle botte. -È stato un vero piacere-.

-Oh, Aziraphale!- mentre si allontanavano in quella bolgia infernale, Maze gli fece un ultimo cenno. -Se hai ancora bisogno di venire a fare una bevuta, non esitare a tornare!- .

Aziraphale annuì, sapendo benissimo che in futuro avrebbe sicuramente accolto l’invito.

 

 

Angolo autrice:

 

Grazie per aver letto lo speciale di Halloween, dove il tempo del canon viene bellamente ignorato e ogni cosa quadra secondo il modo che io preferisco.

Ho iniziato Lucifer questa estate e l’ho finita da poco, e onestamente non sono sorpresa che il protagonista sia nato dal genio di Gaiman. Ho trovato delle somiglianze tra lui e Crowley, sempre dello stesso autore, ed eccomi qua.

Una cosa che trovo interessante è che in Lucifer apparentemente è canon che il protagonista abbia l’ADD (disturbo da deficit d’attenzione), e trovando delle somiglianze caratteriali con Crowley magari ho pensato che anche lui potesse avere questo disturbo.

E queste due cose sono molto fighe visto che un po’ di rappresentazione per le persone come me non fa male dai <3

comunque, ho deciso di mettere questo come subtext eeeeeeeeee niente, mentre guardavo la serie immaginavo una sorta di scenetta ubriaca tra le due entità sovrannaturali che devono sopportare i due disastri e finalmente eccoci qua <3 spero vi sia piaciuto!

   
 
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