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Autore: kurojulia_    01/11/2020    0 recensioni
Una raccolta di vicende. Una raccolta di speciali episodi per ognuno dei personaggi del mondo di
Vampire Devil. Eventi importanti, eventi insignificanti.
[Da leggere DOPO la storia principale.]
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Broken & Happy
ending.





Quando la mia strada si incrociò con il casato Akawa, io avevo appena compiuto dodici anni. Ero poco più che un ragazzino.

Fu di notte. Me lo ricordo bene perché, a rigor di logica, a quell'ora dovevo essere già a letto, ma ero riuscito ad elludere le ronde notturne di mia madre per leggere il secondo volume di un fumetto.

Era passata la mezzanotte da un bel po', quando sentimmo citofonare alla nostra porta.
Capii subito che era mio fratello. Non portava mai la chiave della porta insieme a quella del cancello. Tutt'ora rimane un mistero per me.
In ogni caso, saltai giù dal letto, abbandonando il fumetto e la torcia, e mi fiondai per aprirgli – non pensai che avrei potuto imbattermi nella mamma, ero fin troppo felice che Takeshi fosse tornato a casa.
Agguantai la maniglia, la piegai verso il basso e finalmente spalancai la porta. Subito intravidi il volto di mio fratello ed un sorrisone si aprì sulle mie labbra – ma man mano che il mio campo visivo si allargava, quello scemava.

 

Lunghi capelli, rossi e bianchi. Il vino versato in un calice, la neve cristallina sull'erba.

Condividevano le stesse pepite d'oro.

Non solo. Non era solo il colore. I loro sguardi erano vitrei, bui, come il fondo di una grande e fredda tomba.


La ragazza più grande... agli occhi di un bambino quale ero, era sembrato di vedere più un soldato, che un adolescente. L'espressione era imperturbabile, rigida. Cozzava con i lineamenti delicati del suo viso. Quell'assurda e incredibile bellezza. Lei mi aveva concesso un'occhiata, breve, ma era chiaro come stesse guardando attraverso il mio corpo, come se fosse trasparente.
Ma a dirla tutta, fu la più giovane a catturare la mia attenzione. La cascata di capelli, setosi, cadevano lungo l'esile schiena, mentre i suoi bellissimi occhi erano tanto grandi quanto vuoti.
Forse stava tentando di non perdersi.

 

Avevo dodici anni e stavo guardando quelle due ragazze, mio fratello insieme a loro.

Ed in qualche modo, seppi che erano sul punto di rompersi.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

«Ti ho detto di smetterla di inseguirmi dovunque vada». Mentre Ai mi camminava di fronte, e i suoi lunghi capelli rossi le oscillavano sulla schiena, io me la ridevo alle sue spalle. Sotto i baffi, perché se mi avesse sentito ridere, probabilmente ora non sarei qui a raccontarlo. «Quante volte dovrò riperterlo prima che tu lo comprenda?». La nobile Ai Akawa aveva un talento per allontanare le persone, persino più forgiato rispetto a quello della sorella. Con il passare degli anni, forse, si era affinato ancora di più – o magari era la crisi adolescenziale.
Ma se c'era qualcosa che accomunava me e Takeshi, era la testardaggine – ridacchiai, mani nelle tasche.


Ai si fermò all'improvviso. Ruotò come un chiodo ben avvitato e mi rivolse un'occhiata di lampi e fulmini. «Guarda che non ho bisogno di una guardia del corpo».

«Ci mancherebbe. Non ti sto mica seguendo per questo». Inarcai un sopracciglio. «Lo sai perché lo faccio».

Ai aprì la bocca per ribattere, poi guardò in un altro punto, per evitare il mio viso. L'avevo messa in imbarazzo – e non potete immaginare quanto fosse soddisfacente.

Mi piegai in avanti, verso di lei. Era bassina, per cui dovetti curvare la schiena parecchio, prima di avvicinare la mia fronte alla sua. «Perché non lo dici ad alta voce, Ai-chan?».

«Smettila. Oppure dovrò ucciderti».

Si voltò dall'altra parte, riprese a camminare in fretta e furia. Io scoppiai a ridere – che buffa – urlandole dietro: «Sei la copia sputata di tua sorella!».

«E tu di tuo fratello – anzi, sei anche peggio!».

«Però a me piaci tu, Ai!».

 

Ai si fermò. Piantò i piedi a terra. Anche se lontana svariati metri, riuscivo a vedere le sue spalle e i pugni tremolare. «Ai», ripetei, un sorriso sulle labbra. «A me piaci tu. Mi piaci da impazzire. Potresti, quindi, non ignorarmi?».

 

Immersa nella luce diurna, anche se metà vampiro e metà demone, Ai mi sembrava una specie di angioletto. Con il viso rosso e quei grandi, vivi ed espressivi occhi oro. Mi guardava da sopra la sua spalla, la fronte increspata e un piccolo broncio. Sperai in un sorriso. Se avesse sorriso, mi sarei sentito in pace con me stesso. Mi sarebbe bastato.


«Farò... un tentativo», come se mi avesse ascoltato, lei esaudì il mio desiderio.

«Ah sì?».

«Solo perché sei tu, Shin. Solo perché sei tu».

   
 
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