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Autore: SweetLuna    02/11/2020    0 recensioni
Mettete per un attimo da parte vampiri e lupi mutaforma, e immaginate un contesto in cui i personaggi di Twilight sono tutti umani. Se Renesmee e Jacob fossero stati entrambi umani, se l'imprinting non fosse esistito, le loro strade avrebbero trovato ugualmente il modo di incrociarsi?
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Renesmee ha diciotto anni e vive a Jacksonville con i suoi giovanissimi genitori, Edward e Bella. Un'occasione speciale, il matrimonio di suo nonno Charlie, la porterà a rinunciare ad un viaggio con i suoi amici per trascorrere due settimane a Forks. Lì farà la conoscenza di Jacob Black, un ragazzo della tribù Quileute più grande di lei e terribilmente affascinante.
Ma come reagirà Renesmee nello scoprire che Jacob anni prima era stato innamorato di sua madre?
E come reagirà Jacob nello scoprire che Renesmee è proprio la figlia della ragazza che gli aveva spezzato il cuore?
Leggete e scopritelo!
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N.B. Poiché la storia è una Alternative Universe che si svolge in un futuro non raccontato nella Saga di Twilight, alcuni personaggi potrebbero essere lievemente OOC.
DISCLAIMER: La seguente storia non è a scopo di lucro. I personaggi originali di Twilight e il materiale fotografico appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 10
 
Jacob
Mi sentivo bene, come se mi fossi liberato di un peso. Avevo detto la verità a Renesmee, e lei non mi aveva voltato le spalle. Era già qualcosa, anche se avevo la sensazione che i problemi fossero appena cominciati. Renesmee si era dimostrata molto matura per avere soltanto diciotto anni e mezzo, e mi diedi mentalmente dello stupido per aver pensato che mi avrebbe fatto una scenata. I problemi sarebbero sorti dopo, quando Bella e Edward avrebbero scoperto che tra me e la loro figlia era nata una simpatia. Sì, proprio una simpatia... chi volevo prendere in giro? Quel venerdì, al matrimonio di Charlie e Sue, ci saremmo ritrovati tutti e quattro nello stesso posto: Bella, Edward, Renesmee ed io. Forse era il caso di incominciare a preoccuparmi.
Ness ed io ci eravamo baciati di nuovo, ed ero pronto a raccontarle la storia di come erano andate le cose tra me e Bella. Dovevo farlo senza mettere in cattiva luce quelli che erano i suoi genitori, compreso suo padre. Dopo tutti quegli anni mi ero reso conto che il mio modo di vedere le cose era cambiato, avevo finalmente capito di aver sbagliato a non voler più avere nulla a che fare con Bella. L'avevo sicuramente fatta soffrire. E' vero, lei aveva fatto una scelta tra amicizia e amore, ma ero stato io a metterla di fronte a quella decisione così drastica. Possibile che fossi così idiota a sedici anni? Il fatto che dopo tutti quegli anni stessero ancora insieme, era la prova che Edward era davvero l'amore della sua vita. 
Lasciai un attimo da parte i miei pensieri per voltarmi verso Renesmee, che aveva avvicinato la sua sedia alla mia e che aveva visibilmente voglia di starmi accanto il più possibile. Avevamo deciso di prendere un dolce, dopodiché saremmo usciti dal ristorante per andare da un'altra parte. Ci eravamo presi una pausa dal discorso Bella, parlando di cose più frivole. Ness mi aveva raccontato che per venire a Forks per il matrimonio di suo nonno aveva dovuto rinunciare ad un viaggio a Los Angeles con gli amici, e che il giorno seguente le avrebbero comunicato ufficialmente se era stato possibile posticiparlo o no. E poi mi aveva detto un'altra cosa, che mi aveva fatto sciogliere: che quando mi aveva conosciuto, era stata felice di essere a Forks. Felice perché aveva conosciuto me. Mi sentii come un adolescente, per l'ennesima volta in soli tre giorni. Mi sembrava di essere finito in una di quelle sciocche commedie nelle quali i protagonisti avevano a disposizione un lasso di tempo limitato per innamorarsi e stare insieme. Eppure, ero certo che neanche la lontananza avrebbe fatto svanire le sensazioni che Renesmee mi provocava... Sentivo di poter essere totalmente me stesso, quando ero con lei. Non come con le ragazze che avevo conosciuto in quegli stupidi appuntamenti combinati che mi organizzavano i miei amici.
‒ Ne vuoi un po'? ‒ mi chiese Renesmee, distraendomi ancora dai miei pensieri. Aveva ordinato un gelato con cioccolato, caramello e panna, e me ne offrì un cucchiaino. 
‒ Se non ti schifi, volentieri ‒ le risposi, facendola sorridere. In cambio, le offrii un pezzo della mia crostata ai mirtilli.
Per la prima volta, mi resi davvero conto di quanto somigliasse a Bella: aveva le sue stesse espressioni e alcuni tratti del viso molto simili ai suoi, somiglianze che fino al giorno precedente mi sarei rifiutato di notare. Gli occhi, quegli occhi marroni così caldi e intensi, erano stati l'unico indizio che mi aveva ricondotto a Bella.
Mi ritrovai anche a pensare al fatto che Renesmee aveva più o meno la stessa età di Bella quando io mi ero innamorato di lei. E poi, l'ennesima riflessione: alla sua età, Bella era già madre. Quel pensiero mi fece sentire di nuovo in colpa, Ness era così giovane... 
‒ A cosa pensi? ‒ mi domandò ad un certo punto, rivolgendomi un sorriso sghembo. Quello, decisamente, non era tipico di Bella. Era impossibile non notare il fatto che somigliasse molto anche a suo padre, i suoi lunghi capelli mossi erano dello stesso castano bronzeo che aveva quel Cullen. Edward, mi corressi mentalmente. Era il padre di Renesmee, e non potevo continuare a considerarlo come il mio ex rivale in amore. E poi, il fatto che lei sapesse suonare il piano mi fece immediatamente pensare al fatto che doveva aver ereditato quella passione proprio dal padre. Era assurdo, non mi sarei mai sognato in vita mia che un giorno sarei stato felice del fatto che Bella avesse scelto Edward, invece che me. Che, se l'Universo non avesse fatto in modo che quei due si scegliessero, se Bella non fosse rimasta incinta... quella sera non sarei stato in compagnia della ragazza straordinariamente intelligente e bella che era Renesmee. 
Che lei avrebbe potuto avere la pelle ambrata come la mia, chiamarsi con un nome diverso ed essere... mia figlia. La figlia mia e di Bella.
Dovevo assolutamente smettere di pensarci, prima che lei si accorgesse che stavo pensando a qualcosa che mi aveva turbato.
‒ Non hai idea di quanto tu mi abbia reso felice. Ecco a cosa penso ‒ le risposi. Era la verità, anche se in quel momento non avevo potuto dirle quali erano stati i miei veri pensieri. Ness mi si avvicinò di nuovo, accoccolandosi addosso alla mia spalla. Mi voltai per guardare ancora quegli occhi color cioccolato, incredibilmente dolci ma anche furbi e indagatori.
‒ Anche tu, Jake. Credimi, sono davvero sollevata. Ora il problema sarà dire ai miei genitori che noi due ci conosciamo... Non voglio dirgli niente, per ora ‒ mi disse, preoccupata.
‒ Tempo al tempo, Ness. Non è il caso di correre troppo, ci penseremo quando sarà il momento. ‒ Renesmee annuì, tranquillizzandosi. Le cinsi di nuovo le spalle nude, coperte solo dai suoi capelli lunghissimi. Si era messa una canottiera verde acqua senza spalline, un paio di pantaloncini neri e degli stivaletti estivi con le borchie. Era poco più alta di Bella, altro tratto che le accomunava. Ma aveva un modo di vestire molto diverso da quello di sua madre, sembrava piuttosto sicura di sé e della sua bellezza, e faceva bene ad esserlo. Eppure, quando ci eravamo conosciuti al falò in spiaggia mi era sembrata anche piuttosto timida, proprio come lo era Bella. E quella frase sul buio e le stelle che mi aveva detto poco prima l'avevo sentita dire anni prima proprio da Bella, l'aveva scritta anche sul suo diario di scuola.  Chissà se Ness lo sapeva. 
‒ Jake, scusa se insisto, ma non hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto prima: come facevi a non sapere chi fossi, se Billy e mio nonno sono amici? ‒ Ecco, quella domanda mi preoccupava parecchio. Ma non potevo e non volevo nasconderle le cose. 
‒ Be', probabilmente mi darai dell'idiota ‒ le risposi, prima di dirle qual era il motivo.
‒ Tutti siamo stati idioti, almeno una volta nella vita ‒ mi rispose, e a quel punto mi decisi a parlare. Sperai che non si sentisse offesa da ciò che stavo per raccontarle.
‒ Vedi, Ness... Quando scoprii che Bella era rimasta incinta, ero ancora... ‒ Non volevo dire innamorato, così feci un giro di parole. ‒ Speravo ancora che tra noi sarebbe potuto nascere qualcosa. Ma quella notizia, fece andare in fumo tutte le mie speranze ‒ le spiegai. ‒ Sicura che non ti metta a disagio parlarne?
‒ No, Jake... Non posso essere gelosa per qualcosa che è accaduto prima della mia nascita ‒ mi rispose, dimostrandosi ancora una volta più matura di me. 
‒ Be', sta di fatto che chiesi a mio padre un favore: quello di non parlarmi più di Bella, anche se lui veniva a sapere le cose da Charlie. Ma il posto è piccolo, e le voci corrono.
Così, quando seppi che Bella aveva partorito, inizialmente non ho voluto sapere neanche se il bambino fosse maschio o femmina, né tanto meno come si chiamasse. E' stato un comportamento dannatamente infantile, lo so. Poi, un anno dopo la tua nascita, Bella e Edward ti portarono a Jacksonville, e per certi versi ne fui sollevato. Era un'occasione per andare avanti, per smetterla di pensare a Bella. Ormai aveva una famiglia, continuare a starci male sarebbe stato sbagliato. ‒ Renesmee mi guardò negli occhi, leggendovi dentro il senso di colpa. 
‒ Non odiavi me, ma l'idea di averla persa... Quanto ci hai messo per dimenticarla? ‒ mi domandò.
‒ Un bel po' di tempo, Ness. Ciò che mi diede fastidio è che lei non fece nulla per risolvere le cose tra noi, ma io avevo innalzato un muro e non avevo reso affatto le cose semplici. Mio padre provò tante volte a dirmi che stavo sbagliando, ma come ti ho detto prima... ero ancora un ragazzino, stupido e immaturo. 
‒ Non voglio giudicarti ‒ mi rispose Renesmee. ‒ Sai, in realtà posso anche capirlo il tuo comportamento, e il tuo atteggiamento di chiusura... Forse reagirei così anch'io, se mi capitasse la stessa cosa. Mettiamo l'ipotesi che quando io sarò tornata a Jacksonville, tu conosca un'altra ragazza. Mettiamo anche che lei resti incinta, e che io lo venissi a sapere tramite Seth o Leah. Credo che mi sentirei da schifo, e che sarei arrabbiata. Non frequenterai un'altra ragazza, quando sarò tornata a casa... vero? ‒ mi punzecchiò. 
‒ No, Renesmee. Piuttosto che uscire con un'altra ragazza che non sia tu, preferirei farmi prete ‒ le risposi, ridendo. Mi sorrise lusingata, offrendomi un altro cucchiaino di gelato. Io avevo già finito, e anche a lei mancava poco. 
‒ Comunque, il bambino di Bella - me - rappresentava l'aver perduto la ragazza per cui provavi dei sentimenti. E in ogni caso, anche se avessi sentito per sbaglio il mio nome, te ne saresti di certo dimenticato. Come ti ho detto, molti non sanno pronunciarlo, e se ne dimenticano. ‒ Forse aveva ragione, magari lo avevo sentito ma senza farci troppo caso. 
‒ Ed io lo pronuncio bene? Puoi correggermi ‒ le dissi, mentre finiva di mangiare il suo gelato. 
‒ Tu sì, lo pronunci bene. E in fondo non è difficile, si legge come si scrive. Tranne la doppia e, quella non si legge. Come nel nome Renée. ‒ Bevve un sorso d'acqua.
‒ In realtà, credo che se lo avessi sentito da qualcuno, me lo sarei ricordato ‒ le risposi. ‒ Un nome unico per una persona speciale... Ho riversato la mia frustrazione su una bambina che non aveva colpe, e che oggi è una ragazza straordinaria. Detta così, non ti merito. ‒ Le feci storcere il naso.
‒ Sei troppo severo con te stesso, Jake ‒  mi tranquillizzò, sporgendosi verso di me. Dopo alcuni minuti chiedemmo il conto. Ness tirò fuori il suo portafogli, ma la fermai subito e le offrii la cena. Aveva come una certa fretta di uscire fuori dal ristorante e di rimanere sola con me, ma in realtà c'era una cosa che volevo evitare: quella di mettermi in situazioni equivoche con lei. Era troppo presto per lasciare che andassimo oltre i baci, lo era per svariati motivi. 
Primo, perché lei non aveva esperienza. Aveva dato il suo primo bacio proprio al sottoscritto, il giorno precedente.
Secondo, perché non volevo accelerare le cose, non volevo che poi potesse pentirsene. 
Terzo, perché sarebbe stato difficile dirle di no... E se per puro caso Edward fosse venuto a saperlo, le mie possibilità di continuare a frequentare Renesmee si sarebbero azzerate. Certo, lei era maggiorenne, ma io ero il ragazzo che, a suo tempo, aveva provato a portargli via Bella. Il mio curriculum era già macchiato, e Edward, da quel che ricordavo, era un tipo molto protettivo. Immaginai che lo fosse anche con sua figlia, motivo di più che Ness era bellissima e piena di qualità.
 
Quando uscimmo dal ristorante, le dissi che saremmo tornati più tardi a riprendere la sua auto - la Volvo di sua nonna Esme - e al momento avremmo preso la mia.
‒ Prego, signorina ‒ le dissi, aprendole la portiera. Volevo trattare Renesmee come una principessa, certi gesti mi venivano del tutto spontanei. Non li facevo soltanto per farmi bello ai suoi occhi.
‒ Dove mi porti? ‒ mi chiese. 
‒ Dobbiamo finire di parlare, Ness. E dopo, mi dirai che cosa hai voglia di fare.
‒ Okay, Jake. ‒ Mi sorrise. Guardando l'orario sul cruscotto, fui felice di scoprire che era ancora presto e che quindi avevamo ancora diverse ore da passare insieme. Accesi la radio, e Renesmee fu contenta nel notare che era sintonizzata sulla stessa stazione di musica rock che ascoltava abitualmente. Ad un certo punto, passarono una canzone dei Muse. Nonostante mi piacessero, mi ricordavano Bella: non li avevo più ascoltati a cuor leggero per un lungo periodo di tempo, salvo poi capire che associare la musica a una persona era infantile.
‒ Ti piacciono i Muse? ‒ mi domandò Renesmee. 
‒ Sì, anche se per un periodo non li ho più ascoltati. Mi facevano pensare a una persona.
‒ A mia madre ‒ rispose Ness, ‒ ho indovinato? Lei li adora, siamo andate anche insieme a diversi loro concerti.
‒ E' così, Ness. O meglio, era così. Poi mi è passata, ho fatto anche delle cover ‒ le dissi.
‒ Lo so ‒ mi rispose, con l'aria di chi la sapeva lunga. ‒ Dal profilo Instagram di Seth, sono risalita alla pagina dei Black Wolves. Le vostre cover sono davvero belle.
‒ Sono felice che tu le abbia trovate belle. Sono proprio curioso di vederti cantare e suonare il piano al matrimonio di Charlie ‒ le risposi. 
Dopo poco tempo, ci fermammo in uno spiazzo davanti alla spiaggia. Scendemmo dalla macchina, e ci andammo a sedere sopra ad un muretto. Eravamo solo noi due, anche se, ogni tanto, alcuni ragazzi si fermavano a guardare il panorama dell'oceano illuminato dalla luce della luna. 
‒ Come vi siete conosciuti tu e mia madre? ‒ mi domandò Ness, senza mostrare più alcun imbarazzo. Ormai aveva accettato la cosa, e voleva dimostrarmi che parlarne non le provocava alcun fastidio. Sperai che non lo stesse facendo solo per me.
‒ Be', come sai tua madre venne a vivere a Forks quando aveva diciassette anni. Io ne avevo quindici, ero proprio un ragazzino ‒ le risposi. ‒ Sai perché venne a Forks?
‒ Certo, mia nonna Renée in quel periodo seguiva nonno Phil in trasferta. Phil giocava a baseball, ora è in pensione ‒ mi spiegò, ricordavo vagamente quel particolare.
‒ Verranno al matrimonio di Charlie? ‒ le domandai, stupidamente.
‒ No Jake. Però nonno Charlie e nonna Renée sono rimasti in buoni rapporti. 
‒ C'è qualcosa che mi sono perso in questi anni? Bella ha fratelli? ‒ le domandai, ricordando che Renée era molto giovane. 
‒ Vuoi sapere se Renée e Phil hanno avuto un figlio? ‒ mi rispose. ‒ Sì, si chiama Robert. Ha un anno meno di me, lo considero più un cugino che uno zio. E' in vacanza studio, adesso. ‒ Cavolo, Bella aveva un fratello più piccolo di sua figlia ed io non ne sapevo nulla... Mi ero perso davvero molte cose, in quegli anni.
‒ Ne sei sorpreso? ‒ mi domandò, ed io non potei che annuire. ‒ Se te lo stai chiedendo, io invece sono figlia unica. ‒ In effetti, me lo ero chiesto.
‒ Tornando al nostro discorso, Ness... Quando Bella venne a Forks, Charlie le regalò un'auto. Ricordi il vecchio pick-up Chevy rosso? Lo avevo riparato io, e mio padre lo vendette a Charlie facendogli una buona offerta. ‒ Vidi Renesmee abbassare lo sguardo, chissà quale ricordo le aveva evocato il pick-up.
‒ Sì, me lo ricordo ‒ si limitò a rispondere. 
‒ Un giorno Bella venne a First Beach, qui a La Push, con i suoi compagni di scuola. Ci incontrammo per caso, e con l'occasione le dissi che era stato mio padre a vendere la macchina a Charlie. Facemmo amicizia, Bella conosceva le mie sorelle e da piccola giocava con loro. A volte giocava anche con me, potevamo dire di essere amici d’infanzia. Da quel giorno, continuammo ad essere amici. 
‒ E... in tutto ciò, lei ha conosciuto mio padre e le cose tra voi sono cambiate ‒ mi rispose. ‒ E' così?
‒ Non proprio, lei e tuo padre si erano già conosciuti a scuola ‒ le spiegai. ‒ Per Bella ero un amico, mentre per me lei era qualcosa in più. Ma Bella era innamorata di Edward, era innamorata persa. Le cose cambiarono quando tuo padre lasciò tua madre ‒ proseguii a dirle, sperando che Bella le avesse raccontato la sua storia. Non volevo pensare che era stata bugiarda con sua figlia.
‒ Di questo so tutto. Papà ha sbagliato. Litigarono per questioni legate al college, per il fatto che li avrebbe portati a stare lontani. In quel periodo offrirono un posto di lavoro come primario a nonno Carlisle in un ospedale di New York, e papà decise di seguirlo durante il periodo di prova. Pensava che lasciando mamma avrebbe fatto la cosa giusta per lei. ‒ La vidi sbuffare.
‒ Fu in quei mesi che io e Bella ci avvicinammo molto ‒ le spiegai. ‒ Poi Carlisle si trovò male, e decise che sarebbe tornato a Forks. Così, quando tornò Edward, tua madre scelse lui.
‒ E dopo poco tempo, scoprì di aspettare me ‒ rispose Renesmee. ‒ Non ha incastrato papà, se te lo stai chiedendo. 
‒ Non l'ho mai pensato ‒ le dissi. ‒ E in ogni caso, sono felice di come siano andate le cose... Altrimenti oggi non saresti qui. ‒ Renesmee mi sorrise. 
‒ Sono cresciuta con l'avvertimento di prendere tutte le precauzioni possibili, per non rimanere incinta a diciotto anni ‒ mi spiegò. ‒ Ammiro mia madre per avermi tenuta, ma come ti ho già detto credo che io farei una scelta diversa. 
‒ Non posso biasimarti, Ness. Sei molto giovane, e i tempi sono cambiati.
‒ Sei sicuro che la differenza di età non sia un problema, per te? ‒ mi domandò, preoccupata. ‒ Mi sembra di capire che tuo padre si aspetta che tu metta su famiglia, che ti sposi... Ed io non avevo mai baciato nessuno prima di te, sono ancora una ragazzina. ‒ Si rabbuiò. 
‒ Non mi importa ‒ le risposi. ‒ Se due persone desiderano stare insieme, supereranno ogni ostacolo. Non ho fretta, né di sposarmi e né di avere figli. E se i tuoi genitori non mi uccideranno, niente e nessuno potrà allontanarmi da te. ‒ Renesmee mi venne più vicina, lasciando che la abbracciassi. 
‒ Sia chiara una cosa, Renesmee: non mi piaci perché mi ricordi Bella, mi piaci perché sei tu. Non pensare mai il contrario. ‒ La vidi sorridere.
‒ Non lo avrei mai pensato, Jake. ‒
In quel momento mi sentii leggero, e misi da parte tutte le preoccupazioni.
 
Quando tornammo in macchina, ormai non c'era più nessuno nei paraggi. Ci fu un attimo di silenzio, dopodiché Renesmee venne a sedersi in braccio a me. Ci baciammo di nuovo, e mi accorsi che lo stava facendo in modo molto meno composto di quando eravamo al ristorante. Le sue labbra si spostarono sul lobo del mio orecchio destro, dopodiché scese a baciarmi il collo, slacciandomi il primo bottone della camicia. Era totalmente a suo agio con me, tanto da sorprendermi. 
‒ Nessie ‒ sussurrai, chiamandola con il soprannome che utilizzavo soltanto io, ‒ che cosa stai facendo?
‒ Jake... che domande fai? ‒ mi rispose, guidando le mie mani sulla sua schiena. Il gancetto del suo reggiseno era a portata di mano, avrei potuto sganciarglielo nel giro di un secondo, ma mi limitai ad accarezzarle la schiena.
‒ Non ancora ‒ le risposi, poggiando la mia fronte sulla sua. Renesmee si mise più comoda, mettendo sempre più a dura prova il mio autocontrollo. Aveva diciotto anni, era normale che i suoi ormoni a volte prendessero un po' il sopravvento. In quel caso, dovevo essere io quello maturo e responsabile.
‒ Il sesso è un passo importante, Renesmee. La tua prima volta sarà qualcosa che ricorderai per sempre. ‒ Cercai di dissuaderla.
‒ Non c'è nessun altro con cui vorrei farlo, accadrà comunque ‒ ribatté.
‒ Accadrà comunque, e sarà speciale. Ma non qui e non oggi. Non in un parcheggio ‒ insistetti.
‒ Concedimi solo... qualcosa in più di un bacio ‒ mi disse, a quel punto. Era esattamente la situazione che volevo evitare. La desideravo, ma mi ero fatto una promessa. E al tempo stesso, non volevo che pensasse che la stavo rifiutando. 
‒ Qualcosa in più di un bacio... nulla di più ‒ le risposi. Le slacciai il reggiseno, sfiorando con le mie mani quella pelle di luna, le sue rotondità. Vi poggiai le labbra, e la sentii sospirare. Renesmee chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, dopodiché la strinsi forte a me e la baciai tra i capelli.
‒ Basta così ‒ le dissi. ‒ Non serve andare di fretta, giusto?
‒ Sì ‒ mi rispose. 
La abbracciai, sempre più convinto di non voler lasciarla andare.
A costo di farmi uccidere da Edward Cullen.

***
P.S. Robert, figlio di Renée e Phil, è un personaggio di mia invenzione che ho introdotto nella fanfiction "Eternity", il mio seguito della Saga di Twilight incentrato sempre su Renesmee e Jacob (ma nell'universo canon della saga). 
  
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