Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Quattro Venti    02/11/2020    0 recensioni
"Le parole sciupano l’attimo.
Non dai loro vita. Le lasci lì, in punta di lingua, a galleggiare nel mare dei sottintesi. Tu non dici. Lui capirà."

I mosaici acquistano senso solo osservandoli da lontano; noi ci siamo baloccate a scegliere e ad assemblare delle tessere spaiate per puntare l’obbiettivo sul rapporto tra Aiolia e Shura, con l’occasionale comparsata del resto della compagnia cantante.
Cento momenti, cento esercizi di stile, cento variazioni sul tema. Una storia d’amicizia, odio, amore e reiterata imbecillità.
Perché sì, Odi et amo eccetera eccetera sarà anche il più abusato dei cliché; ma due cliché ci fanno ridere. Cento cliché ci commuovono. Perché si avverte oscuramente che i cliché stanno parlando fra loro e celebrano una festa di ritrovamento (Umberto Eco, 1977).
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Capricorn Shura, Leo Aiolia
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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061. Uno spillo nel cuore

Prompt: Inverno/ Fandom: Saint Seiya – Serie classica/ Autore:  Scorciacrape / Personaggi: Marin, Aiolia, Shura (in absentia) / Quando: inverno 1986-1987



“Se tu non m’avessi neanche guardato,

alta come sei passandomi vicina,

oggi non soffrirei le fitte al cuore.

Se tu fossi oltre passata nella folla,

oh il cane vagabondo

non baciava la sua piaga con la lingua.

Se non ti fossi arresa così presto

presa dal gioco dell’ombra

– e tu guardavi forse cadere

le stelle nelle tue terre lontane –

oh il pastore non avrebbe

suonato così lungo.

Perché si chiudono tra noi i cancelli

volano ciechi ancora i pipistrelli.” 

- Rocco Scotellaro, da “Per una donna straniera che se ne va” (1948) –




L'amica straniera se ne va – chiedendo congedo, ma senza salutare.

Guardandola sparire in fondo alle scale, pensa: me ne dovrei dolere. E se ne duole: per quella che sarebbe potuta diventare – forse, un giorno – se lui avesse avuto abbastanza coraggio e libertà nel cuore per guardarla in faccia, per mettersela nel letto e farcela restare.

Nel letto, adesso, ha solo il freddo dei refoli d'inverno, tra le lenzuola d'un bianco glaciale; assenti da rimpiangere; soltanto i morti da amare e da odiare. Nel gelo della notte, gli resta la cicatrice che tagliava il cielo, uno spillo gelido nel cuore.








Noi, a Marin, vogliamo tanto bene; abbiamo pertanto provato a dedicarle uno spazio – comunque dovuto, se si parla di Aiolia – rispettoso, seppur piccino. Lo abbiamo fatto all’insegna di un doppio Scotellaro invernale, dato che dalla sua “Neve” (1948) abbiamo preso in prestito anche lo spillo in associazione coll’inverno. Vi riportiamo, dunque, “Neve” qui di seguito, sia per la citazione da deformazione professionale, sia perché Rocco Scotellaro è uno di quei giganti del Novecento ancora troppo poco letti. 

“E queste nubi sono così ferme

a raggiera di viola, sovrastano

gli uomini sviati sui pendii.

Se pure danno uno spillo nel sangue,

queste giornate dell’ultimo inverno

sono più larghe di cuore nella sera.

Tu puoi sentire nella notte fonda

lievitare la neve sopra i vetri

e come si cerne fina al setello,

acceca i finestrelli delle case.

Quando il cielo porta la bufera

il più vecchio si muove dalla seggiola

a spalare la cenere bianca:

– Non uscite, lo so io cosa accadde!

Non rasparono più la terra

i cavalli atterriti nel valico,

il polvischio radeva sibilando,

il trainiere portava il nostro sale,

lo trovammo con la mano di pietra

spingeva ancora le ruote affogate.”

   
 
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