061. Uno spillo nel cuore
Prompt: Inverno/ Fandom: Saint Seiya – Serie classica/ Autore: Scorciacrape / Personaggi: Marin, Aiolia, Shura (in absentia) / Quando: inverno 1986-1987
“Se tu non m’avessi neanche guardato,
alta come sei passandomi vicina,
oggi non soffrirei le fitte al cuore.
Se tu fossi oltre passata nella folla,
oh il cane vagabondo
non baciava la sua piaga con la lingua.
Se non ti fossi arresa così presto
presa dal gioco dell’ombra
– e tu guardavi forse cadere
le stelle nelle tue terre lontane –
oh il pastore non avrebbe
suonato così lungo.
Perché si chiudono tra noi i cancelli
volano ciechi ancora i pipistrelli.”
- Rocco Scotellaro, da “Per una donna straniera che se ne va” (1948) –
L'amica straniera se ne va – chiedendo congedo, ma senza salutare.
Guardandola sparire in fondo alle scale, pensa: me ne dovrei dolere. E se ne duole: per quella che sarebbe potuta diventare – forse, un giorno – se lui avesse avuto abbastanza coraggio e libertà nel cuore per guardarla in faccia, per mettersela nel letto e farcela restare.
Nel letto, adesso, ha solo il freddo dei refoli d'inverno, tra le lenzuola d'un bianco glaciale; assenti da rimpiangere; soltanto i morti da amare e da odiare. Nel gelo della notte, gli resta la cicatrice che tagliava il cielo, uno spillo gelido nel cuore.
Noi, a Marin, vogliamo tanto bene; abbiamo pertanto provato a dedicarle uno spazio – comunque dovuto, se si parla di Aiolia – rispettoso, seppur piccino. Lo abbiamo fatto all’insegna di un doppio Scotellaro invernale, dato che dalla sua “Neve” (1948) abbiamo preso in prestito anche lo spillo in associazione coll’inverno. Vi riportiamo, dunque, “Neve” qui di seguito, sia per la citazione da deformazione professionale, sia perché Rocco Scotellaro è uno di quei giganti del Novecento ancora troppo poco letti.
“E queste nubi sono così ferme
a raggiera di viola, sovrastano
gli uomini sviati sui pendii.
Se pure danno uno spillo nel sangue,
queste giornate dell’ultimo inverno
sono più larghe di cuore nella sera.
Tu puoi sentire nella notte fonda
lievitare la neve sopra i vetri
e come si cerne fina al setello,
acceca i finestrelli delle case.
Quando il cielo porta la bufera
il più vecchio si muove dalla seggiola
a spalare la cenere bianca:
– Non uscite, lo so io cosa accadde!
Non rasparono più la terra
i cavalli atterriti nel valico,
il polvischio radeva sibilando,
il trainiere portava il nostro sale,
lo trovammo con la mano di pietra
spingeva ancora le ruote affogate.”