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Autore: Evie_Frost    02/11/2020    0 recensioni
Noah ci ha lasciati, Stiles è diventato il nuovo sceriffo e Derek ha fatto ritorno a Beacon Hills. Cosa potrebbe succedere ancora vi starete domandando? Semplice, moltissimi colpi di scena.
Il buon vecchio sceriffo non è mai stato l'uomo che diceva di essere.
Un giallo che vi porterà a vedere e vivere in modo totalmente diverso la nostra amata cittadina acchiappa esseri soprannaturali.
Ma niente paura, l'intuito di Stiles lo porterà a risolvere il più grande mistero della sua carriera, ovviamente grazie all'aiuto del suo licantropo preferito (Sterek❤️ accenni alla Thiam)
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek/Stiles, Sceriffo Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Attenzione : il capitolo contiene scene un pochino piccanti ma sempre dolciose. Godetevi il racconto, un bacione) "Pronto?" ero così occupato nel decifrare alcune documentazioni che non mi presi nemmeno la briga di leggere il nome del mio interlocutore: avevo semplicemente premuto la cornetta verde sul display affinché quella fastidiosa vibrazione cessasse ed io potessi tornare ad occuparmi dei miei pensieri. "..." "Con chi sto parlando? Se si tratta di uno stupido scherzo telefonico mi dispiace per te, questo è il numero dello sceriffo" rimproverai colui o colei che era al di là della linea: certi momenti pareva che non avessi nemmeno il tempo di respirare, figuriamoci se potevo permettermi di sprecare il mio tempo assecondando un ragazzino attaccabrighe. "Stiles, sono io" quella voce, la stessa con cui mi ero abituato a convivere da parecchio tempo. "Derek! Perdonami, non mi ero reso conto fossi tu. Dimmi, ti serve qualcosa?" cambiai immediatamente tono, ora era morbido e accomodante perché avevo capito che se avessi voluto estorcere qualche informazione dal licantropo, questo era l'unica via. "In realtà ho chiamato per sapere se questa sera farai tardi" sorrisi come un ebete e un'ondata di calore mi invase il petto. Dalla fatidica cena a casa Martin era trascorso parecchio temo e la nostra convivenza andava a gonfie vele, nessuno di noi avrebbe mai auspicato che fosse possibile un risultato tanto positivo. Oltre ad essere cresciuta la confidenza, era anche incrementata la voglia e la necessità di trascorrere del tempo assieme. La jeep era stata finalmente riparata, con dispiacere di Derek che oramai si era abituato a darmi strappi per la città, ma questo non ci impediva di fare colazione nel nostro bar preferito. Già perché io e Derek avevamo perfino un bar preferito. Ad essere onesto prima del suo arrivo non ci avevo mai messo piede, nonostante fossi residente a Beacon Hills dalla nascita, e di fatti compresi che a rendere speciale quel luogo non erano le brioche ripiene di marmellata...ma bensì Derek. Era lui che mi faceva sorridere al mattino quando la schiuma del suo cappuccino gli inzaccherava la barba, era sempre lui che per vendetta mi stampava un bacio sulla fronte per macchiarmi; si perché oltre ad una serie innumerevole di vizi, come l'ordinare tassativamente la pizza il sabato sera, ora ci scambiavamo anche dei piccoli e fugaci baci. Inaugurai io questa tradizione la sera della cena con il resto del branco e da allora ne seguirono molti altri. La novità più assoluta, soprattutto più apprezzata dal sottoscritto, consisteva nel fatto che la notte non avrei più sofferto di freddo: dormire abbracciati era vantaggioso sotto numerosi punti di vista. Tutto era iniziato una sera quando, preso dalle indagini, non mi ero reso conto di essere incappato nel divano-letto utilizzato dal licantropo, inzuppandolo completamente di birra. Il problema si era risolto con un rapido lavaggio in lavatrice delle coperte, ma Derek sosteneva che il suo fiuto lupesco continuasse ad essere sollecitato da vampate di odore alcolico. Non discutemmo nemmeno sul da farsi: da quella notte iniziammo a condividere un unico lenzuolo. Prima di conoscere Derek e di constatare che il mio migliore amico fosse stato morso da un licantropo, avevo letto numerosi bestiari per assecondare la mia sete di curiosità, non sorprendendomi affatto di riscontrare un ritratto di quelle creature mitologiche estremamente violento e crudele. Gli autori di quei tesi probabilmente avrebbero volentieri gettato le loro ricerche dalla finestra se solo avessero conosciuto Derek Hale. Contro ogni pronostico, nonostante la nomea che lo anticipava, il licantropo era decisamente un gran coccolone. Inutile dire che Derek detestava quando lo definivo con quell'adorabile vezzeggiativo, continuando a negare quanto amasse essere accarezzato e vezzeggiato fino ad addormentarsi. Avevamo raggiunto un grado di complicità unico ma che ad entrambi piaceva riservare solamente a momenti d'intimità, se così si poteva chiamare dato che formalmente eravamo solo una coppia di amici molto affiatati. La mattina precedente Derek non aveva lezione al liceo ed io non dovevo prestare servizio, così cogliemmo l'occasione per una sana maratona di Star Wars. Obbligai il lupo a non sbattere troppe volte le palpebre per non perdersi nemmeno un istante di quel capolavoro ma gli concessi di poggiare il capo sulla mia spalla. Quel momento idilliaco venne interrotto dal suono del campanello dovuto al corriere: finalmente era arrivata la fantomatica maniglia vintage di cui tanto si vantava. Diciamo che Derek non apprezzò affatto quell'intrusione e nemmeno lo stesso postino, che fuggì non appena la porta venne aperta da un ragazzone con gli occhi di un blu cangiante. Come un bravo cagnolino mi aveva recapitato il pacchetto, pregandomi di rimettere in azione il film e sollevando la mia mano affinché ritornasse al suo legittimo posto: tra i suoi capelli. La mia vita stava finalmente avendo una svolta positiva ma tanti aspetti erano ancora irrisolti e come si sa, sono proprio le cose negative a soppesare più di quelle che ti rendono sereno. Deaton ci stava impiegando parecchio tempo con quel campione, dovendo contattare una commissione di druidi per confrontarsi sul verdetto, conducevo una estenuante ricerca su una possibile ubicazione di Taranee Monroe e la porta sul fondo del corridoio, quella dei miei genitori, rimaneva costantemente chiusa. Tentavo di godermi a pieno ogni secondo della mia vita con Derek, consapevole che, per quanto fosse una fiaba, non avrei mai avuto il mio lieto fine. Se ne sarebbe andato, avrebbe condotto una brillante carriera da insegnante e probabilmente si sarebbe innamorato di qualche docente...infondo era già accaduto. 'Non piangere perché è finita, sorridi perché è accaduto' fu la frase che trovai in un sorprendentemente azzeccato biscotto della fortuna che mi rifiutai di mangiare. Derek non mi mostrò il suo bigliettino, sostenendo che non credesse in questo genere di superstizioni ma lo vidi comunque infilarselo nella tasca dei pantaloni. Tornando a noi, strinsi con più enfasi il cellulare nel palmo della mia mano, come se così facendo potessi materializzarmi a casa con lui. "Il mio turno finisce verso le tre, Der. Non preoccuparti, cerca di riposare. Sono seduto alla scrivania a leggere alcuni rapporti" gli raccontai. "E' solo che..." sospirò. "Solo che cosa?" perché avevo la sensazione che stesse per dire qualcosa che o mi avrebbe spezzato il cuore o me lo avrebbe fatto sciogliere?. "E' solo che non riesco a dormire senza averti qui. Io...c-cioè il mio lupo, si è abituato al tuo profumo e ora è teso" strinsi gli occhi tentando di non farmi prendere in contropiede da una lacrima di commozione. "Di al mio lupo che anche lui mi manca molto" riposi: la stanchezza della giornata sembrava solo un brutto ricordo. "Perché mi sento il terzo incomodo?" lo sentii ridacchiare. "Perché è così, voglio molto più bene a lui che a te" risposi facendogli il verso. "Me ne ricorderò quando domani notte infilerai i tuoi dannatissimi piedi congelati tra i miei" lo immaginai sdraiato sul letto a fissare il soffitto. Come due perfetti bambini, quali eravamo, avevamo comprato delle stelline fluorescenti. Adoravo troppo punzecchiare Derek, chiedendogli perché non sentisse il bisogno di ululare a una luna di plastica. "Puoi prendere una delle mie giacche dall'armadio, so che i tuoi muscoli non ci sanno lì dentro ma puoi sempre annusarla" mi sembrava una buona idea, dopotutto. "D'accordo...grazie" mormorò. "C'è dell'altro non è vero?" avevo imparato a conoscerlo meglio di me stesso. "Mi man...mi manch...oh lascia perdere. Buon lavoro" riattaccò. Valli a capire i licantropi, o meglio, tentare di capire Derek Hale era come tentare di leggere una ricetta scritta dalla calligrafia di un medico. Decisi di rimettermi al lavoro: avevo rintracciato la ragazza in questione ed ora stavo elaborando un mandato per recarmi presso la sua abitazione ed effettuare una ispezione. Piombare nella sua abitazione senza alcuna motivazione era fuori discussione, perciò su suggerimento di Parrish, avevamo eletto come pretesto plausibile un controllo delle fondamenta: la casa della ragazza era situata nella periferia della città accanto ad una zona lagunare, perciò mi parve un'idea plausibile. "Capo, mi dispiace interrompere il suo lavoro ma temo che ci sia un problema nel parcheggio della centrale" Thomas entrò nel mio ufficio di colpo, facendomi sobbalzare. Afferrai pistola e fondina e corsi ad assistere al problema ma ritrassi immediatamente l'arma quando, tra le auto, scorsi un enorme lupo nero...'Derek mi dovrai un bel po' di spiegazioni' imprecai mentalmente. "D'accordo signori, non c'è bisogno di farsi prendere dal panico. Potete tornare alle vostre scrivanie, mi occuperò personalmente dell'intruso" dovetti essere particolarmente persuasivo poiché alcuni cadetti, fin troppo dediti al loro lavoro, insistettero per rimanere al mio fianco. 'Potrebbe morderla' sostenevano impauriti, al massimo quello che moriva dalla voglia di mordere la forma umana di quel lupo ero io, ma questa era una faccenda decisamente personale. "Derek, ti avevo detto di aspettarmi a casa" lo sgridai mettendoci tutto il mio impegno: come avrei potuto essere severo con lui se non faceva altro che scodinzolare e leccarmi. La notte fu a nostro vantaggio, il parcheggio era praticamente deserto, così potei concedermi di abbracciarlo e di impegnare per bene il mio odore sul suo pelo. "Non c'è verso che tu ora fai il bravo e torni a letto, non è vero?" i suoi occhioni furono sufficientemente eloquenti. Oramai era già giunta l'una e mezza e non sembravano esserci pericoli all'orizzonte, quindi mi concessi uno strappo alla regola e rincasai timbrando prima del minuto prestabilito il cartellino. Una volta riacquisite le sue fattezze umane, Derek provò a giustificarsi ammettendo di aver totalmente perso il controllo ma non si lamentò affatto di avermi nuovamente tra le sue braccia. Fu quando ricevetti il mio consueto bacio sulla fronte come augurio della buonanotte che capii quanto non potessi più fare a meno di lui, provavo dolore da tanto lo amavo e con una certa malinconia, chiusi gli occhi. La mattina venne, come sempre, troppo rapidamente. Me ne stavo comodo sotto le coperte, mentre il licantropo era uscito ad ordinare la colazione. Ogni singola cellula del mio corpo mi imponeva di rimanere disteso, avvolto nel calore che Derek aveva rilasciato sulle lenzuola. Scivolai nella sua parte di letto, sorridendo come un ebete quando affondai il volto nel cuscino dove, fino a pochi minuti prima, era poggiato il suo capo. Fu un richiamo primordiale a costringermi ad uscire da quel caldo abbraccio: la mia vescica non poteva attendere oltre. Tentai di rendermi il più presentabile possibile difronte alla specchiera del bagno, prima di tornare nella stanza da letto: se Derek si era preso la briga di uscire a prendere la colazione, potevamo benissimo concederci di consumarla a letto, come dovrebbe essere legge la domenica mattina. Stavo canticchiando euforico vista la mattinata particolarmente promettente, quando il mio sguardo cadde sulla scrivania. Erano giorni che non la rassettavo, anche perché per le indagini preferivo ricorrere alla mia fidata lavagna, perciò non mi diede alcun fastidio che Derek la utilizzasse per poggiarvi i suoi documenti. Vi erano compiti in classe corretti ed altri ancora da visionare, delle circolari circa dei colloqui casa-scuola e degli annunci immobiliari. Il mio cuore perse un battito: iniziai a leggere le varie ricerche condotte dal licantropo sulla sua futura abitazione ideale e morsi un labbro fino a farlo sanguinare quando lessi quanto fossero distanti da Beacon Hills. Cinquanta, venti, quindici minuti di distanza di avrebbero separati...come avrei potuto sopportare la lontananza da lui, quando mi sentivo impazzire già durante un semplice turno alla centrale? Poi, disgraziatamente, la vidi: la villa che Derek aveva prescelto come futura dimora. Aveva contrassegnato l'immobile in questione con del pennarello rosso, la cosa doveva essere decisa poiché accanto ai vari annunci vi era il numero telefonico di un agente. Stavo per perdere Derek per sempre e non avrei potuto fare alcunché per fermarlo. Che scusa mi sarei dovuto inventare? Che senza di lui non riuscivo a sintonizzare i canali della televisione, o avrei dovuto essere sincero ed ammettere che mi sarebbe mancato il respiro se non lo avessi avuto con me per sempre?. Avevo perso mia madre, mio padre ed ora perfino l'uomo che amavo. Non potei fare altro che scoppiare a piangere, singhiozzando con così tanta enfasi, da scuotere perfino le mie ossa. Colto da un raptus stracciai quella catasta di annunci, dovevo sbarazzarmene così che Derek avrebbe iniziato da capo la sua ricerca ed io avrei guadagnato tempo. Non mi preoccupavo nemmeno di asciugarmi le lacrime: ero furioso con me stesso per essere così fragile e stupido da essermi illuso che il licantropo potesse desiderarmi un briciolo di quanto io lo bramassi. D'un tratto sentii il rompo della Camaro preannunciare il suo ritorno, gettai i coriandoli che avevo prodotto nel cestino nascondendoli con altre cartacce, rigettandomi nel letto. Mi imposi di non voltarmi nemmeno quando fece il suo ingresso nella stanza, reggendo un caffè caldo ed una brioche che, in quel momento, il mio stomaco avrebbe preferito non assaggiare se non volevo rimetterli l'istante seguente. "Ehi dormiglione" rise Derek, sedendosi sul bordo del letto. Mi ostinai a dargli le spalle. "Stiles, che succede? Sembrava che andasse tutto a meraviglia quando sono uscito. Perché la stanza puzza così tanto di tristezza?" mise una mano sulla mia spalla, chiedendomi gentilmente di voltarmi. "Lasciami" risposi duro, rannicchiandomi maggiormente su me stesso. "No, voglio che tu mi parli e mi spieghi la situazione" negai con un gesto del capo, tirando le coperte in modo da essere completamente nascosto. "Stiles non capisco se tu stia scherzando o meno. E' per via di tuo padre? Lasciami solo controllare se stai bene fisicamente...E' successo qualcosa alla centrale? Diamine Stiles, esci da queste coperte" ringhiò strattonandole con forza. Il suo volto cercò il mio ma questa volta non accadde quella magia che ci avvolgeva ogni volta che ciò accadeva, ogni volta che il suo sguardo silvestre si tuffava nei miei occhi castani. Niente farfalle nello stomaco, niente battito accelerato, solo...dolore. "Vieni qui" tese le braccia per potermi stringere a sé, ma lo rifiutai. "Non è niente Derek. Non sono molto in forma oggi, lascia perdere" ogni parola malamente scandita dal labbro inferiore che tremava come fossi entrato in uno stato ipotermico. Il licantropo era visibilmente stordito dal turbinio di odori, apparentemente nauseabondi, che stavo emettendo. Si aggirava per la stanza nella disperata ricerca di un indizio che potesse spiegare il mio malumore e lo trovò fin troppo facilmente: nel cestino. "Che cosa significa tutto questo?" sollevò uno dei brandelli di carta che evidentemente non ero stato poi così tanto abile a nascondere. "Stiles, perché hai gettato quegli annunci? E' stato un incidente?" si avvicinò nuovamente al letto. Feci un segno negativo con il capo, la bocca incapace di parlare. "Se non è stato un incidente perché lo hai fatto? Non è il caso di starci così male comunque, posso sempre-". "Io ti amo!" urlai senza lasciargli il tempo di terminare il suo discorso. Come se fosse stato nuovamente colto dall'anuk-ite, si pietrificò. "Ti amo da morire Derek Hale e non posso concepire di perderti ancora una volta!" sbraitai: oramai avevo svuotato il sacco...tanto valeva che si arrabbiasse con me dopo aver scoperto la verità. "Mi sento fisicamente male durante quelle poche ore che ci separano quando siamo entrambi al lavoro, non posso pensare di averti chilometri da me. Di vederti costruire una vita in cui io non sia coinvolto. Sono un dannato egoista ma non posso sopportare di vederti innamorato di qualcuno che non sia io, di venire al tuo matrimonio e vederti allontanare da me ogni cazzo di giorno che passa!" ormai, preso dall'ira, mi ero avvicinato a lui e gli stavo prendendo letteralmente a pugni il petto. "Non mi sono lasciato morire solamente perché sei arrivato tu quel giorno al cimitero. Perché ci sei sempre stato tu al mio fianco e ti amo da quando ancora ero troppo confuso per ammetterlo" lo guardai in volto: era pari ad una statua di gesso. "Odiami pure Derek, urlami in faccia come sto facendo io ma ti prego...di qualcosa" singhiozzai disperato. "Sei un idiota" sollevai lo sguardo per incontrare il suo, altrettanto commosso. "Me lo ripeti da anni sourwolf" non rispose. Non rispose semplicemente perché le sue labbra si erano delicatamente poggiate sulle mie, in una tacita richiesta di concedergli del tempo per spiegarmi la sua visione dei fatti. Incorniciò il mio volto con le sue possenti mani: mani da guerriero che però mi stavano concedendo una delicatezza a dir poco sovrumana. "Sei un idiota semplicemente perché non hai compreso che anche io ricambio il sentimento che provi per me" sussultai. "Come hai fatto a non capirlo?" baciò ripetutamente il profilo della mia mascella, sorridendo tra le lacrime. "Ho impiegato anni a capire che tu eri l'uomo che desideravo al mio fianco per il resto della mia vita. Il mio lupo ti ha scelto come compagno dal primo momento che ti ho visto, quando avevi ancora i capelli rasati e cercavi quello stupido inalatore di Scott" raccontò e più parlava, più lo stringevo a me. "Perché non me lo hai mai detto?" domandai confuso. "Perché mi trattavi così male?". "Non è stato semplice per me starti accanto mentre tu desideravi Malia e Lydia. Mi sentivo letteralmente ammattire. Odiavo il fatto che la prima fosse mia cugina e che la seconda di ignorasse, spezzandoti il cuore" era possibile per un essere umano provare così tanto amore? Perché ero certo che il mio cuore sarebbe collassato da un momento all'altro. "Ho provato ad odiarti con il risultato di amarti ancora di più. Mi sentivo tremendamente sbagliato. Peter mi metteva pressione dicendo che oramai il legame tra di noi era avvenuto ma io non avevo idea di come spezzarlo o per lo meno allentarlo. Ho provato a distrarmi frequentando delle donne, ma non era quello che desideravo...mi sentivo sporco quando anche solo mi sfioravano". Gli accarezzai le guance, scacciando le lacrime dal suo bel volto. "Questo come ti fa sentire?" sussurrai. "Come se potessi morire dalla gioia" sospirammo all'unisono un sorriso che sapeva di amore incondizionato. "Derek...io non so cosa dire. Ero solo un ragazzino insicuro che non aveva ancora fatto i conti con la sua sessualità e imputavo ai miei ormoni impazziti il fatto di volerti costantemente stare attorno" lui riprese a baciarmi i nei. "Ho provato in ogni modo a marchiarti con il mio odore. La prima notte abbiamo dormito abbracciati, anche se non lo ricordi, perché il mio lupo desiderava solamente riunirsi al compagno. Non sono stato sbadato, gli accappatoi non li ho confusi non intenzionalmente e...oh mio dio Stiles" depositò un bacio dietro al mio orecchio. "Non hai idea di quante volte io abbia sognato questo momento" mormorò con voce roca. "Derek...fa l'amore con me" avevo bisogno di sentire che tutto questo fosse reale, che non avrei sollevato le palpebre ritrovandomi improvvisamente nel dormitorio delle reclute dell'F.B.I. "Non voglio metterti fretta, per me possiamo anche rimanere così per tutto il giorno" si ritrasse solamente per essere certo delle mie intenzioni. "Sono sicuro Der, voglio che tu sia il primo uomo a cui mi concedo e l'ultimo" mi misi sulle punte solo per sussurrargli un: "marchiami" che lo fece letteralmente andare fuori di testa. Mi sollevò per le anche, adagiandomi tra le coperte già sfatte, baciandomi ogni lembo di pelle scoperta. "Dio Stiles, i tuoi nei" biascicò mentre li vezzeggiava uno ad uno, lasciando a volte qualche morso per rimarcare il concetto che oramai fossi solamente suo. Sempre con estrema delicatezza mi invitò a sollevarmi per potermi sfilare la maglia, riprendendo l'istante successivo a leccarmi un capezzolo, iniziando a farmi gemere. Arpionai le dita tra i suoi capelli mentre torturava l'altro, sentendomi sempre di più verso il limite. "Sono riuscito a zittirti una buona volta", sfilandomi i pantaloni con un gesto fluido. "E' questo quello che intendevo quando dicevo di preferire il tuo lupo a te" risposi con gli occhi lucidi di eccitazione: era arrivando il mio turno di ricambiare. Salii a cavalcioni sulle sue gambe e finalmente mi concessi del tempo per apprezzare il fisico marmoreo del mio ragazzo: passai la lingua sui suoi addominali scolpiti, baciai fino a farmi formicolare le labbra i suoi pettorali e costellai il suo collo di succhiotti. Derek, dal canto suo, aveva iniziato a sfregare i nostri bacini ed ormai la quiete della nostra stanza era stata occupata da ansimi ed incitazioni colorite. "Qualcuno qui è leggermente possessivo" Dio, la roca risata che fuoriuscì dal ghigno del licantropo ebbe quasi la capacità di farmi venire nei boxer. "Sei solo mio Dere Hale, ricordatelo" lo minacciai, per nulla intenzionato a separarmi dalla sua pelle. Emisi un gridolino davvero poco maschile quando ribaltò le nostre posizioni, ritrovandomi sotto al suo peso. "Sono solo tuo" confermò gettando di slancio i suoi jeans chissà dove ed iniziando una lenta discesa verso il mio ventre. "Tuo" mormorava in seguito ad ogni bacio che lasciava sul mio petto, fino a giungere all'elastico dei boxer. "Sei stupendo" aveva detto prima di sfilarmeli solamente con l'utilizzo dei denti. Un briciolo di lucidità pervenne ai miei neuroni, permettendomi di comprendere a grandi linee la situazione dove ero finito e fui colto dall'imbarazzo: il corpo di Derek era l'incarnazione dei canoni della perfezione mentre io non ero altro che settanta chili di sarcasmo ed ossa fragili...ero davvero degno di essere amato da lui?. Istintivamente richiusi le gambe e portai le braccia al petto, in un tentativo quasi disperato di occultare la vista del mio corpo all'altro. "Che cosa succede? Non te la senti di farlo?" mi domandò con dolcezza Derek, scossi il capo. "I-io voglio farlo Der, davvero è solo che...non penso di essere alla tua altezza. Hai molta più esperienza di me e poi guardarmi, a momenti il mio petto è grande quanto un tuo pettorale" lui mi sorrise con solo amore nei suoi lineamenti. "Stiles, io vedo semplicemente il ragazzo che amo e con cui intendo unirmi. Non mi importa che non hai un fisico particolarmente allenato, quello che mi sta davvero a cuore è quello che c'è sotto. Senza contare il numero di volte che ho quasi fatto un incidente con la Camaro per guardarti il sedere mentre attraversavi la strada" ridemmo assieme. Ormai lo avevo capito: in quel letto non avrei solo perso la mia verginità ma l'avrei concessa a Derek tra una risata e l'altra, con il cuore leggero come non me lo sentivo da anni. "Ehm, amore mio...è possibile trovare del preservativo in questa casa?" chiese e questa volta fu lui ad essere leggermente a disagio. "Nel secondo cassetto del comodino" mormorai troppo occupato ad accarezzare lentamente la sua erezione per poter comprendere la lingua che stava parlando. Fortunatamente i preservativi non furono un problema poiché ne portava sempre una piccola scorta nel portafoglio. Il vero problema fu vederlo gironzolare nudo per la stanza, alla disperata ricerca dei pantaloni. "Penso che non dimenticherò mai la nostra prima volta" ridacchiai baciandolo con passione quando tornò a distendersi sopra di me. "Volevo essere il più romantico possibile e guarda com'è finita" si rimproverò. "Der sta andando tutto alla perfezione, mi fido di te e so che andrà tutto bene...quello che è successo beh, siamo compagni no? Ti ho trasmesso un po' della mia goffaggine" ora ero divenuto io quello sicuro della coppia e questa cosa mi conferiva un'estrema pace interiore: non c'erano ruoli di predominanza, semplicemente vi eravamo noi due con i nostri punti di forza e le nostre insicurezze. Derek mi preparò con estrema delicatezza, attendendo che fossi io a dargli il segnale su quando fossi stato effettivamente pronto. "Penso di averti graffiato perfino il tatuaggio" sorrisi in estasi, attendendo di sentirlo dentro di me. "Non che mi dispiaccia, pronto?" annuii tornando a sostenermi grazie alle sue poderose spalle. Sentirlo dentro di me fu una sensazione di puro benessere: finalmente eravamo riuniti in una sola entità. "No Der..." notai le vene del suo braccio tingersi di nero pece: mi stava sottraendo il dolore. "Non voglio che tu soffra a causa mia" si giustificò. "Lascia che io possa sentire ogni emozione che hai da regalarmi, per favore. Sono certo che sarai così bravo da farmi dimenticare ogni cosa" quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Derek iniziò a spingersi dentro di me, inizialmente in modo delicato, poi prendendo a martellare contro la mia prostata. Venimmo nello stesso momento, urlando il nome dell'altro e fu come essere in paradiso. Derek si distese sul materasso, facendomi sdraiare sul suo petto mentre riprendevamo fiato. "Dormi lupone?" domandai in un sussurro, baciandogli a stampo una guancia. "Sono fortemente tentato: sai, questa mattinata è stata particolarmente intensa" sorrise in modo furbesco. "Ah si? E perché mai?" stetti al suo gioco. "Beh perché ho detto che al ragazzo che amo di essere il suo compagno per la vita e di smetterla di farsi paranoie inutili quando anche io lo amo" mi accoccolai maggiormente a lui, tracciando con un dito il contorno del suo viso. "Ti amo Derek Hale". "Ti amo che io Mic...Michelaw...oh andiamo: ti amo anche io Stiles" risi divertito, ci sarebbe stato anche il tempo per qualche basilare lezione di polacco. "Ora che abbiamo chiarito ogni cosa, voglio che tu sappia che sarei pronto a trasferirmi qui con te per sempre. Quegli annunci li stavo considerando perché non avevo idea del fatto che tu mi contraccambiavi" specificò facendomi i grattini tra i capelli. "Voglio vivere con te Der, ma non in questa casa. Abbiamo bisogno di un posto dove vivere in pace con noi stessi, un luogo che non ci ricordi brutte esperienze. Detto questo, non vorrei abbandonare per sempre questo posto" mi stampò un bacio in fronte. "Possiamo sempre considerare questa casa come una tenuta per le vacanze" annuii concorde con il suo piano. "La colazione!" esclamai facendolo sussultare. "Non ho ancora mangiato" mi alzai recuperando i sacchetti che il licantropo aveva ritirato al bar. "Come fai ad essere così iperattivo dopo aver fatto l'amore?" mi domandò, ancora sdraiato e sfratto nel letto. Gli risposi ficcandogli in bocca una brioche. "Sono euforico grazie a te" ci scambiammo un bacio a stampo, non mi sarei mai stancato del sapore delle sue labbra. "Anche io sono felice Stiles...dopo anni sono tornato ad essere felice, per merito tuo" ed io fui gelatina
   
 
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