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Autore: Evie_Frost    02/11/2020    0 recensioni
Noah ci ha lasciati, Stiles è diventato il nuovo sceriffo e Derek ha fatto ritorno a Beacon Hills. Cosa potrebbe succedere ancora vi starete domandando? Semplice, moltissimi colpi di scena.
Il buon vecchio sceriffo non è mai stato l'uomo che diceva di essere.
Un giallo che vi porterà a vedere e vivere in modo totalmente diverso la nostra amata cittadina acchiappa esseri soprannaturali.
Ma niente paura, l'intuito di Stiles lo porterà a risolvere il più grande mistero della sua carriera, ovviamente grazie all'aiuto del suo licantropo preferito (Sterek❤️ accenni alla Thiam)
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek/Stiles, Sceriffo Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Conoscete quella sensazione di euforia che si prova ogni volta che si abbandona una sala cinematografica dopo aver visto il film più romantico della vostra vita?. Quella sensazione di formicolio all’altezza dello stomaco che sembra sussurrarvi che il mondo è nelle vostre mani e che potrete realizzare qualsiasi cosa vuoi desideriate, se solo offrite un pizzico del vostro impegno alla causa?. Spero con tutto il cuore che la vostra affermazione sia positiva poiché solamente in questo modo avrete la possibilità di comprendere lo sfarfallio che si generava nel mio corpo ogni volta che Derek dimostrava quel lato dolce e premuroso che un po’ tutto il branco, infondo, sospettava avesse. I muri che ci separavano erano stati abbattuti ed ora non rimaneva che recuperare il tempo sprecato a coltivare inutili paranoie ed ansie. Sebbene fossi ancora leggermente addormentato, questo non mi impedì di sospirare come la più classica delle ragazzine, osservando Derek alle prese con i fornelli. Aveva insistito così tanto per occuparsi del pranzo che non me l’ero davvero sentita di discutere, soprattutto la favolosa domenica trascorsa assieme. Purtroppo, come accade anche per le favole più belle, quella giornata era giunta al termine ed il lunedì aveva fatto il suo ingresso nella settimana in modo strepitoso. Avrei iniziato ad odiare sempre meno questa giornata se avessi avuto l’occasione di essere costantemente viziato da quel mannaro del mio fidanzato. Avevamo trascorso entrambi la notte senza chiudere occhio, un po’ per via della contentezza generale dell’esserci finalmente riconosciuti come coppia e in parte a causa del fatto che avremmo finalmente conosciuto di persona la nostra rivale. La presunta ispezione presso la sua abitazione si sarebbe tenuta questo pomeriggio, in una fascia oraria durante la quale saremmo stati certi di trovarla a casa. Parrish aveva perfino messo a punto una sorta di copione da recitare per renderci più credibili: il costruttore degli immobili della zona lagunare avrebbe dichiarato di non aver utilizzato materiali idonei a quella tipologia di terreno, perciò un sopralluogo avrebbe certificato o meno la stabilità delle fondamenta. “Ecco qui, spero sia buono. Sono parecchio arrugginito in cucina” Derek poggiò sul tavolo due porzioni di spaghetti, ancora fumanti. “Sono certo che saranno sicuramente più commestibili del cibo che ci veniva servito in mensa all’F.B.I.. Assieme ad altri ragazzi di criminologia eravamo tentati di far partire un’indagine nei confronti della cuoca della mensa: non era umanamente possibile cucinare così male!” il lupo rise a causa dell’enfasi con cui stavo raccontando la vicenda, ammetto di avere leggermente amplificato il problema ma ne era valsa la pena se questo avrebbe procurato il buon umore di Derek. “Ti ricordi la cuoca della mensa del liceo?” nonostante avessimo frequentato la Beacon Hills High Scholl con parecchi anni di differenza, certe cose non cambiavano mai. Il corpo docenti era pressoché lo stesso, come le condizioni igieniche precarie delle cucine e gli armadietti ormai arrugginiti. “Intendi la signora Frye? Da giovane era simpatica. Finiti gli allenamenti di basket mi offriva sempre dei dolcetti avanzati dalla giornata” raccontò. Amavo quando Derek mi confidava aneddoti del suo passato in modo così spontaneo, senza una mia esplicita richiesta o costrizione. “Vuol dire che la vecchiaia l’ha peggiorata e di parecchio. Scott una volta stava parecchio male e dato che i bidelli erano occupati con l’allestimento del palco della festa di fine anno, si era fatta avanti la signora Frye. Inutile dire che il povero Scottino vomitò anche il pasto di pasqua dell’anno precedente quando lei gli si avvicinò con quell’orribile porro che ha accanto alle labbra”. “Non offendere quella povera donna, non è colpa sua se vuoi due siete campioni nel mettervi nei guai” mi bacchettò, mal celando un sorriso. “Se noi non fossimo una calamita vivente per disastri a quest’ora non ci saremmo nemmeno conosciuti, mio caro sourwolf” mi presi una piccola rivincita. “A quest’ora il mio lupo poteva aver trovato come compagno un giovane milionario. Sarei comodamente sdraiato su di una amaca, in un’isola deserta” sollevò le spalle, indifferente. “Osi perfino fantasticare su una vita diversa da questa, nonostante le innumerevoli volte che ti ho salvato la vita?” urlai, puntandogli la forchetta contro. “Stavo solo scherzando, rilassati” rise divertito, avvicinandosi per potermi baciare una guancia. “Non credo di aver capito bene, potresti ripetere? Sai questo ragazzo non è sufficientemente ricco da permettersi di compare un apparecchio acustico” feci un’espressione confusa. “Certe volte sei davvero insopportabile” borbottò al mio orecchio. “Ho detto che stavo solo scherzando. Non vorrei nessun’altro al tuo posto” mormorò mentre lo stringevo forte tra le mie braccia. “Essere un compagno estremamente perfetto è molto faticoso, cucinerai sempre tu il pranzo?” la situazione era estremamente dolce e romantica, il momento perfetto per fare richieste difficilmente esaudibili no?. “Ovvio che no amore mio. Ora mangia prima che si freddi” eccolo qui il suo lato da lupo protettivo. “Agli ordini mammina” roteò gli occhi, oramai arreso. Il pranzo proseguì in tutta calma e tranquillità, mentre ascoltavamo le varie notizie trasmesse dal quotidiano locale. “Der, guarda che spaghetto lungo ho trovato!” lo sollevai con la forchetta per mostrarglielo. “Facciamo la scena di ‘Lilly e il vagabondo’!” il suo sguardo perso fu una chiara risposta al mio entusiasmo. “Non hai idea di cosa io stia parlando, non è vero?” quel povero malcapitato del mio ragazzo, annuì. Afferrai il cellulare solamente per selezionare una melodia italiana come soffondo, nel mentre gli fornivo istruzioni su come comportarsi. “Devi tenere tra i denti l’altra estremità dello spaghetto mentre io inizierò a mangiare dall’altro capo, teoricamente dovremmo incontrarci a metà strada”. Iniziai a risucchiare il filo di pasta velocemente, lo sguardo fisso sulle labbra di Derek che imitavano i miei movimenti. Quando le nostre bocche furono sufficientemente vicine, masticai l’ultimo boccone prima di stampargli un bacio. “Finiva davvero così la scena di cui parli?! Domandò con voce roca, allontanandosi leggermente dalle mie labbra. “Dobbiamo seriamente fare una maratona di film Disney, Der. Ti sei perso troppe scene romantiche” non so come, mi ritrovai a cavalcioni sulle sue gambe. “Finché vorrai rimetterle in pratica tutte, non ho nulla da controbattere” mormorò, tornando a baciarmi. Le sue mani, deviando completamente dal copione originale del film, si intrufolarono sotto la mia divisa, tracciandomi sulla schiena dei cerchi immaginari. “Der, qualsiasi cosa la tua fame da lupo ti sta suggerendo, non abbiamo tempo. Devo farmi trovare pronto per l’arrivo di Parrish, ci vorrà parecchio prima di giungere all’abitazione di quella megera” dovetti metterlo al corrente, con estremo dispiacere. “Voglio venire anche io” scossi il capo. “E’ troppo pericoloso. E’ pur sempre figlia della Monroe, l’avrà allenata a fiutare pelo di lupo mannaro ovunque. Non voglio correre il rischio che ti ferisca all’istante. Nella peggiore delle ipotesi, poi, sua madre potrebbe essere in casa e nonostante sia passato parecchio tempo dal suo attacco a Beacon, scommetto che i nostri volti se le ricorda molto bene. Probabilmente nelle ante degli armadi ha appeso delle nostre foto ed ogni tanto ci gioca a freccette” Derek parve ugualmente irremovibile. “Non ho intenzione di restare a casa mentre tu sei là fuori con il nemico” lo trovai così dolce che d’istinto gli lasciai una carezza sulla guancia. “Ci sarà Parrish con me” tentai di tranquillizzarlo. “Esatto, sarai scortato da un segugio infernale…e da un lupo mannaro. Se deve scoprirci per lo meno non le faremo mancare di completare ogni singola voce dei bestiari” ridacchiai leggermente, scuotendo il capo: oramai mi aveva convinto. “D’accordo, potrai venire a patto di metterti una divisa. L’ispezione a sorpresa potrebbe generare fin troppa sorpresa, pensa quanta ne susciterebbe il ritrovarsi un professore e sue poliziotti alla porta” spensi la musica che proveniva dal mio telefono, scendendo dalle sue gambe. “Io non ho l’aria da professore. Per tua informazione sono uno dei docenti più amati al liceo perché estremamente giovane” mi fece notare, mentre mi seguiva verso l’armadio del soggiorno. “Tesoro, non che ci voglia molto. Escluso te il più giovane ha insegnato al presidente Kennedy” afferrai una delle divise di mio padre e gliela porsi. “Questa dovrebbe andarti” misurai l’ampiezza delle sue palle ad occhio e croce, come se non avessi passato un intero giorno a letto con lui. “Stiles, non posso accettarla. Era di tuo padre” mi commossi fronte a quell’attenzione, quasi riverenza, che riservò alla divisa stando attento a non stropicciarla. “Sono sicuro che lui avrebbe nulla in contrario, è per il bene di Beacon Hills” lo rassicurai. Fui totalmente incantato nell’osservare Derek nei panni del poliziotto: sembrava essere nato per difendere innocenti con quel suo fisico possente, capace di incutere terrore quanto sicurezza. “Che cosa c’è?” domandò notando come lo stesso letteralmente divorando con lo sguardo. “Nulla, sei semplicemente bellissimo ma ora andiamo, Parrish ci aspetta in centrale”. Saliti sulla volante di polizia, il viaggio fu decisamente più traumatico di quanto pensassi. “Allora…come va tra voi due?” domandò Parrish, notando come continuassi a lanciare occhiatine a Derek, seduto sui sedili posteriori. “A cosa ti riferisci?” risposi alla sua domanda con un altro quesito, sperando che la sua curiosità ne venisse ostacolata. “Non saprei, siete entrambi così silenziosi. D’accordo, non stiamo andando a fare la più divertente delle scampagnate ma fino ad ora è stato più di compagnia il navigatore che le vostre chiacchiere” la convivenza con Lydia lo aveva reso estremamente attento a captare ogni forma di gossip, quella bashee me l’avrebbe pagata. “E’ solo che non abbiamo riposato questa notte. Questo caso ci sta letteralmente prosciugando le forze” sorrisi, rilassandomi sul sedile. Parrish, attraverso lo specchietto retrovisore, osservò la reazione di Derek alla mia spiegazione. “D’accordo, quando è successo di preciso? Domenica non è vero?” sia io che il mannaro non cogliemmo il senso delle sue parole. “Oh andiamo, Derek quando gli avresti detto che è il tuo compagno?” ci mancò poco che il mannaro non gli fece sterzare l’auto. “E’ stato domenica mattina razza di un ficcanaso” borbottai indignato: era impossibile riuscire a mantenere un segreto in un branco del genere!. “E così ora siete ufficialmente una coppia, Lydia mi deve diedi dollari” ammise crogiolando nella sua vittoria. “Ma di che cosa stai parlando?!” esclamai voltandomi nella sua direzione. “Stiles, ti conosco da quando eri ragazzino e perfino con tuo padre contavamo i giorni che ci avrebbero separati dalla fatidica data dove avresti ammesso i tuoi sentimenti per Derek. Cavolo, chissà che risate si starà facendo in paradiso” ridacchiò: era mai possibile che la mia famiglia ce la mettesse tutta per farmi fare figuracce quando non ne ero io il diretto artefice?!. “Ehm, Stiles…” mi chiamò Derek. “A dire la verità non erano gli unici a scommettere sulla nostra relazione. Ieri pomeriggio, quando sei uscito a comprare gli ingredienti per la cena, ho chiamato Cora per informarla del fatto che ti avessi confessato di essere il mio compagno” mi schiaffai una mano sul viso. “Non è possibile”. “Aveva scommesso una parte del suo patrimonio!” aggiunse il lupo, con l’unico risultato di farmi maledire il fatto di avere una compagnia minuta di intuito e sensi ipersviluppati. A mio malgrado avrei ben presto rimpianto questa sensazione di disagio poiché, non appena giungemmo a destinazione, un alone di mistero e tensione calò nell’abitacolo della vettura. Inizialmente credetti di essere l’unico a sperimentare quella sensazione ed il che era perfettamente plausibile: avevo condotto il mio compagno ed un carissimo amico nella tana del nemico. La villetta si presentava piuttosto fatiscente: probabilmente alla facciata non veniva data una rinfrescata da molto tempo poiché l’intonaco si era scrostato in diversi punti. Perfino il portico aveva conosciuto periodi migliori, gli unici esseri che parevano giovare di quello stato di abbandono erano le termiti. Parrish non si prese nemmeno la briga di parcheggiare l’auto in modo particolarmente curato: imbroccò la strada sterrata che costeggiava l’abitazione e spense il motore quando gli pneumatici avevano iniziato ad incontrare una certa resistenza da parte delle erbe selvatiche. Raccolsi dal cruscotto delle documentazioni utili a sostenere la nostra causa: una ispezione in piena regola che non avrebbe dovuto generare sospetti od allarmismi. “Siamo sicuri che qui abiti effettivamente qualcuno?” domandò Derek, sollevando leggermente il capo per annusare ogni possibile traccia trasportata dal vento. “Se si dovesse trattare di una plausibile trappola per esseri soprannaturali, è meglio che vada avanti io. Sono armato perciò non avete nulla da temere” ma io forse si, mormorai a me stesso, estraendo dalla fondina la pistola. Dato che il sistema che azionava il campanello era non funzionante, dovetti accontentarmi di battere le nocche contro le assi che costituivano la porta d’ingresso. Fui colto da uno strano dejavu quando concentrai il mio sguardo su quella superfice: lo stato fatiscente del mogano non mi permetteva di possedere una chiara visione d’insieme ma potevo comunque scorgere una serie di segni al di sotto dello strato di vernice più recente. Grattai con le unghie quella soluzione oramai melmosa che mi impediva di delineare chiaramente i contorni dei disegni che erano stati dipinti e più mi facevo strada tra la vernice, più iniziavo a comprendere. Avevo già visto quel genere di simboli più volte nella vita, a mio malgrado, non si potevano certamente definire un presagio di un augurio: erano una chiara dichiarazione di vendetta da parte del mondo dei licantropi. Seguii con l’indice quell’enorme spirale che era stata stracciata, finendo con l’indicare, poco educatamente, la proprietaria di casa che aveva aperto l’uscio proprio in quel momento. La ragazza che mi trovavo difronte non aveva certo un aspetto particolarmente intimidatorio ma oramai avevo appreso, per merito di sua madre, quanto la cattiveria di un essere umano non trasparisse tanto dalla fisionomia quanto dalla mente del sospettato. Era una giovane piuttosto smunta, le guance erano così scavate da sembrare un prolungamento spigoloso degli zigomi, gli occhi grandi ma affossati dalle occhiaie. I capelli corti le ricadevano leggermente sul viso, facendolo apparire ancora più tenebroso sotto certi punti di vista. “Desidera?” sollevò un sopracciglio in modo spavaldo: giunsi alla conclusione che non fosse la prima volta che le forze dell’ordine si recavano alla sua abitazione e ben presto capii anche la motivazione, oltre le sue spalle avevo individuato due grandi casse adatte per emettere musica ad alto volume. “Salve, sono lo sceriffo Stilinski” mentalmente mi battei il cinque per essere riuscito a ricordare perfettamente la battuta di apertura, ora non mi restava che seguire le indicazioni fornite dalla voce della mia coscienza, una sorta di gobbo pronta a suggerirmi la prossima fandonia con cui riempirle la mente per riuscire ad abbindolarla. “Stilinski?” mi interruppe, d’accordo iniziavo già a provare una sorta di antipatia nei suoi confronti. “Lo sceriffo Stilinski non era un uomo anziano?” come si permetteva di mettere in discussione il mio ruolo? Estrassi dal taschino il mio distintivo, convinto che così facendo sarei riuscito finalmente a tapparle quella bocca. Evidentemente Derek doveva aver recepito il mio stato d’animo leggermente alterato a causa della nomina di mio padre da parte di quella bisbetica di una ragazza, infatti me lo ritrovai accanto senza avere nemmeno il bisogno di voltarmi nella sua direzione. “Puoi rimetterlo apposto. Non sapevo che lo sceriffo avesse un figlio. Quindi ora la centrale è tua? Forte” commentò agitando leggermente il capo. “Potrebbe gentilmente lasciare eventuali commenti personali alla fine della mia richiesta? Sono venuto perché è richiesta una ispezione della sua abitazione a causa di alcune denunce giunte al controllo di polizia, si tratta di pochi minuti mi creda. Dobbiamo semplicemente recarci nel seminterrato per visionare lo stato delle fondamenta” fortunatamente mi permise di completare il discorso, senza fiatare. “Si ricordi che non ha la possibilità di opporsi. Abbiamo un mandato ed in caso lei sia contraria, saremo ben lieti di ospitarla in centrale” aggiunse Parrish, passandole la documentazione del caso. Taranee osservò quella pila di fogli, poi passò lo sguardo tra i presenti. “D’accordo, non badate al disordine ma sono in piena sessione studio” si fece da parte per permetterci di entrare. “Aspettate un momento!” per un breve istante credetti che avesse scoperto il nostro piano. “Voi due siete due sbirri, avete le medaglie ed il resto del vostro correndo da soldatini. Lui chi sarebbe? Quello che lava i bagni della centrale?” chiese indicando Derek. Non seppi dire se fossi più infastidito dal fatto che avesse disprezzato la divisa di mio padre semplicemente perché non minuta di stellina o perché stesse cercando di umiliare il mio ragazzo. “Spiacente ragazzina, sono il loro consulente. Normalmente mi occupo di edilizia ma lo sceriffo mi ha domandato questo favore e sarebbe stata una scortesia non accettare” non potei fare a meno di sollevare un angolo della bocca: aveva trovato una scusa in tempi da record e non aveva perso la sua precaria calma. “Se vuole farmi strada, i miei colleghi effettueranno delle misurazioni anche alla facciata della nostra abitazione” mentre Parrish metteva al corrente Taranee di come si sarebbe svolta questa fantomatica ispezione, estrassi dalla tasca un metro e dei picchetti da misurazione. La ragazza non abbassò la guardia un solo istante, anticipando il vicesceriffo per le scale che conducevano al piano inferiore. “D’accordo, separiamoci e cerchiamo più informazioni possibili” Derek annuì e presto passammo in rassegna ogni angolo di quella catapecchia. Durante la mia carriera da studente dell’F.B.I avevo avuto modo di soggiornare in diverse abitazioni per universitari dove l’affitto ammontava a poco più che una miseria e dunque non ci si poteva pretendere che le norme igieniche venissero rispettate, ma nulla in confronto allo stato in cui pareva vivere questa ragazza. Il cibo nel frigorifero era scaduto da mesi, cumuli di polvere si estendevano su qualsiasi superfice e la corrente non attraversava i cavi di illuminazione da parecchio tempo: ogni singolo dettaglio lasciava intuire che quella casa fosse semplicemente una montatura. Doveva esserci per forza dell’altro, una pista che potesse permetterci di chiarire una volta per tutte le intenzioni della discepola della Monore. Nemmeno se avessi espresso un desiderio a riguardo, Derek mi chiamò dalla camera da letto: un enorme armadio occupava con la sua possenza la parete frontale al letto ed all’interno erano custodite diverse ampolle. “Deaton aveva ragione, questa non è semplice scienza…è sapere druido” mormorò il licantropo, annusando con cura ogni boccetta per tentare di decifrarne il contenuto. “Ha mappato l’intera riserva” strappai dal fondo del mobilio un foglio dove erano riportati i vari ettari di foresta. Cosa vorranno significare queste croci sui diversi lotti di terreno?” una illuminazione mi colse. “Le radici del Nemeton sono così profonde da estendersi per diversi chilometri, se consideriamo il fatto che non si tratta di un banale albero. L’ampolla di veleno che abbiamo rinvenuto quella notte è stato un tentativo fallimentare di avvelenarlo. Un errore da principiante devo dire: credeva che iniettando il siero direttamente nel tronco avrebbe innescato il processo ma ovviamente non è così, ecco perché è ancora in perfetta salute” Derek concordò ed iniziò a riempirsi le tasche di alcune provette. “Avevamo ragione…fin dall’inizio. L’unica incognita che rimane è comprendere chi sia il druido dietro a tutto questo” sussurrai, troppo preso dai miei pensieri per lasciare che sprecassi inutilmente parole. “Probabilmente la persona che cerchiamo si nasconde dietro a queste rune, purtroppo la mia conoscenza delle lingue antiche non è così approfondita” si scusò il licantropo. “Non è affatto un problema, ora le fotografo ed inoltro l’immagine a Deaton”. Eravamo così presi dalle nostre ricerche da non esserci resi conto che una serie di passi stava avanzando nella nostra direzione. “Signorina, cerchi di fidarsi delle forze dell’ordine. I miei colleghi non stanno in alcun modo rovinando la vostra abitazione” la voce di Parrish indicava che stesse ripercorrendo in senso opposto i gradini della scala. Derek fu semplicemente fulmineo nell’afferrarmi e rinchiuderci nell’armadio prima che la nostra copertura potesse saltare. “Se è come dici tu perché sono spariti dalla porta d’ingresso?” poggiai la fronte contro il petto di Derek, pregando che il segugio infernale fosse così abile da trovare una motivazione sufficientemente convincente. “Sono sul retro a completare le misurazioni. Si tratta di considerare il fatto che la vostra casa possa pendere pericolosamente da una direzione e anche il più allenato degli sguardi dovrebbe fare qualche passo indietro per avere una visione d’insieme” entrambi ci ritrovammo a sospirare sollevati dalla risposta del vicesceriffo. “Cerca di stare fermo, Der” sussurrai al mio compagno: lo spazio a nostra disposizione era piuttosto angusto e lui lo occupava quasi interamente con la sua massa di muscoli. “Ma se sono completamente immobile” rispose con tono basso. Il mio sguardo fu maliziosamente attirato verso il cavallo dei suoi pantaloni. “Beh, c’è una parte di te che la pensa diversamente” sorrisi, quel contatto non era una dura prova semplicemente per me a quanto pareva. Derek sbuffò imbarazzato. “D’accordo lupone, facciamo così allora” mi voltai dandogli la schiena, non considerando che in questo modo il suo intimo ed il mio fondoschiena sarebbero stati pericolosamente a contatto. “Stiles, così è ancora peggio” mormorò disperato. “Ti correggo amore mio, il peggio non è ancora arrivato”: Taranee aveva fatto il suo ingresso nella stanza. Scrutò ogni angolo della camera da letto, chinandosi e cercando la nostra presenza perfino sotto al suo materasso: pareva che fosse lei il segugio infernale della situazione e non Parrish, come credevamo. Molto probabilmente si convinse che l’ossigeno contenuto del suo armadio non sarebbe stato sufficiente per contenere due persone adulte e perciò evitò di spalancare le ante con furia inaudita e scovarci. Tutti i torni effettivamente non li aveva: quello spazio era così angusto che se si fossero ritrovati rinchiusi là dentro lo Stiles e il Derek di qualche anno fa, probabilmente ne sarebbero usciti feriti da morsi e graffi entrambi. Al contrario, benché la situazione non fosse delle migliori, non avevo potuto fare a meno di sorridere quando il licantropo mi aveva avvolto la vita con un braccio come a volermi proteggere. “Pare che sia tornata al piano terra” sussurrai, attendendo il via libera di Derek per spalancare le ante. “Non riesco più a fiutare alcune traccia del suo odore, possiamo andarcene di qui” mormorò con le labbra a contatto con la pelle del mio collo, che si fece improvvisamente incandescente. “Ho una picca dose di strozzalupo che avevo portato con me nel caso la ragazzina isterica ci avesse teso una trappola, non tentarmi sourwolf. Dobbiamo uscire da questo armadio ammuffito e salvare il vicesceriffo” lo bacchettai proprio come se fosse stato un cucciolo fin troppo goloso. Riprendemmo la nostra messa in scena, armeggiando con squadre e misurazioni, fino a quando i due non fecero ritorno. “Abbiamo raccolto i dati necessari per la messa in sicurezza della sua abitazione, ci scusiamo per il disturbo e la ringraziamo per l’ospitalità” tesi una mano nella sua direzione ma la ragazza mi negò una amichevole stretta. “Già…non posso dire la stessa cosa” aveva biascicato attraverso quella smorfia di disgusto che aveva assunto il suo viso. Stavo giusto per avviarmi verso l’uscio quando mi ricordai dell’ennesima questione in sospeso. “Un’ultima domanda” voltai i talloni nella sua direzione. “Ho consultato il catasto e pare che voi abbiate acquistato alcuni ettari della riserva di Beacon Hills, teoricamente si tratta di suolo pubblico” tentai di captare ogni possibile segnale di smarrimento o cedimento nel suo guardo, ma ciò non avvenne. “Probabilmente vi siete dimenticati del fatto che la guardia forestale aveva indetto un bando qualche tempo fa, era possibile avere per sé un pezzetto di foresta a patto che ci si sarebbe presi cura della flora e della fauna locali” impossibile, avevo setacciato ogni possibile traccia di concorsi simili a quello da lei citato ma negli ultimi anni questa pratica era caduta in disuso per via di alcuni teppisti che, sfruttando lo spazio incontaminato della riserva, avevano bivaccato ed appiccato diversi incendi dolosi. Si era tradita ed io avrei fatto di tutto per aprirmi una pista usufruendo di questo suo passo falso, ma ora non era il momento. Annuii fingendo di essere concorde con la sua versione dei fatti, percorrendo quei pochi passi che mi separavano dal portico dell’abitazione. “Lei mi sembra proprio una donna molto astuta per la sua età, ordinata nei suoi studi. Un vero peccato che abbia disseminato il Nemeton di indizi. Ho idea che ci rincontreremo presto, non è vero? Non criminale torna sempre sui suoi passi” lo stupore fu tangibile in Taranee, tanto che sgranò gli occhi. Probabilmente stava per controbattere ma fui più rapido io nel richiudere alle mie spalle la porta, raggiungendo così la volante della polizia. Attendemmo di essere sufficientemente lontani dal quartiere, prima di iniziare a condividere le informazioni che avevamo acquisito. Avvertii Derek del fatto che avessi messo al corrente il vicesceriffo solamente dei fatti riguardanti la compravendita illegale della riserva ma non della minaccia che aleggiava sul Nemeton. Molto spesso faticavo a prendere sonno per via dei sensi di colpa: prima o poi avrei dovuto mettere al corrente il branco della presenza di un nuovo nemico a Beacon Hills, ma preferivo riservarmi questo disturbo a quando avessi elaborato un piano d’attacco. I tempi erano cambiati, non eravamo più certo dei ragazzini e non era facile organizzarsi come un tempo per trascorrere del tempo assieme. Ognuno aveva la propria carriera a cui pensare, alla propria famiglia e alle proprie sfide quotidiane e, sinceramente parlando, non mi sentivo pronto a creare uno scompiglio del genere nelle loro quotidianità. Probabilmente io e Derek saremmo riusciti a cavarcela come ogni volta ed in breve tempo ci saremmo perfino scordati della tensione accumulata recentemente. Parrish rivelò di non aver individuato alcunché di sospetto nel seminterrato, fatta eccezione per un numero spropositato di vasi in terra cotta…doveva trattarsi delle vittime dei suoi esperimenti, dal mio punto di vista restava comunque un’assassina. Feci solamente in tempo ad ordinare un caffè alle macchinette della centrale, che il mio cellulare prese a suonare: si trattava di Deaton, aveva informazioni da comunicarci. “Che giornata” sbuffai seccato mentre ci dirigevamo allo studio veterinario del druido. “E’ quasi finita, cerca di tenere duro” Derek accarezzò il dorso della mia mano, posto sul cambio marce e gli fui parecchio grato di quella premura poiché ebbe il potere di risollevarmi il morale. La clinica era deserta e Deaton non attese un solo istante per farci accomodare nella saletta appartata di cui lo studio era munito. “Mi dispiace molto ragazzi ma non ho affatto buone notizie da comunicarvi” dovetti accomodarmi su una sedia, le mie gambe non avrebbero retto un aggravarsi ulteriore della situazione. “Come sospettavo, il rovo che mi avete portato si è rivelato essere stato sottoposto ad un trattamento druido, con lo scopo di renderlo invalicabile” questa notizia non mi soprese poi più di tanto. “Il peggio è iniziato quando ho ricevuto la fotografia che avevi scattato, Stiles. Fino a questo momento avevamo, erroneamente, dato per scontato che ci fosse una figura materiale ad affiancare la ragazza in questione ma le rune che avete trovato nella sua abitazione, dimostrano il contrario” feci scorrere la galleria del mio cellulare, proiettando l’immagine a cui il veterinario si stava riferendo. “Lo chiamano ‘Each-Uisge’, ‘lo spirito dell’albero’ o ancora ‘lo stallone nero’. Erano secoli che non veniva nominata la sua presenza nel mondo dei mortali perché solamente uno stolto potrebbe prendere la decisione di evocarlo. Secondo la mitologia possiede l’aspetto di un fiero cavallo dal manto corvino che si nutre della carne di coloro che osano destarlo dal suo sonno eterno. Si muove con il vento ed è inarrestabile a meno che non gli si prometta una ricompensa per il suo largo sapere” Derek si passò una mano sul volto, incapace di contenere la sua frustrazione. “Lasciami indovinare, le vittime sacrificali sarebbero tutte le creature soprannaturali del pianeta” a mio malgrado Deaton, annuì. “Avvelenare il Nemeton comporta un indebolimento generale delle creature, diventano una preda molto più facile da eliminare. Il cavallo mistico ha lo stomaco pieno e lei si ritrova il lavoro sporco compiuto ed un mondo da governare…certo che i giovani d’oggi sono piuttosto precoci nell’escogitare piani mortali” provai a stemperare la tensione emettendo una risata alquanto nervosa. “Ragazzi, in realtà avrei ancora una notizia da condividere con voi…” il suo sguardo si velò di una leggera commozione. “Derek, hai detto a Stiles che…”. Il licantropo mi avvolse le spalle con un braccio. “Sa di essere il mio compagno” rispose, istintivamente mi accostai a lui in una tacita richiesta di affetto. “Ad essere in pericolo non è solamente il Nemeton ma ogni singola creatura ad esso connessa. L’albero funziona come una sorta di calamita per il soprannaturale ma, come abbiamo già stabilito, nel caso di un possibile decesso i licantropi…kitzune…coyote mannari, ne uscirebbero semplicemente indeboliti. Questo non vale per tutte le creature, per lo meno ne sono escluse quelle che portano un’ombra oscura dentro di sé” i battiti del mio cuore iniziarono a rallentare: avevo intuito cosa volesse dire il druido. “S-Stiles tu sei fisicamente legato al Nemeton. Fino ad ora hai goduto di buona salute semplicemente perché la discendente della Monroe aveva distillato un diserbante poco potente ma soprattutto lo aveva iniettato lontano dalle radici, ovvero il punto più vulnerabile della pianta in questione” Derek iniziò ad emettere un lungo ringhio di disapprovazione. “Se il Nemeton non dovesse farcela, non sarebbe l’unico a…lasciarci” il licantropo, colto da un raptus di ira, gettò a terra la sedia che Deaton gli aveva precedentemente offerto. “Sono cazzate! Mi rifiuto di perdere il mio compagno perché una puttana intende annientare il mondo soprannaturale!” urlò, lasciando che i suoi occhi si tingessero di un blu elettrico. “Devi pur conoscere un modo per evitare tutto questo!” sbraitò in faccia al veterinario, incapace di trattenere le zanne. Dal canto mio non era proferita parola, mi sentivo tremendamente vulnerabile e vittima delle circostanze che se non ci fosse stata la spalliera della seggiola a reggermi, sicuramente ora giacerei al suolo. “Sono consapevole che la notizia vi abbia sconvolti ma devi cercare di contenerti Derek, faremo tutto il possibile per salvare Stiles. Nella stanza dedicata alle visite dei miei pazienti ho già collocato una vasca riempita di ghiaccio ed erbe apposite.”. “Dobbiamo ripercorrere il rituale che facemmo io, Scott e Allison?” Deaton annuì. “Per quanto vorrei poter concretamente fare qualcosa per evitarti questa condanna, Stiles, sei l’unico che ha il potere di dialogare con il Nemeton. Cerca un contatto, abbi fiducia in lui e domandagli come dobbiamo agire per poter rimandare l’inevitabile” la mia vita stava perdendo di senso così rapidamente. Chiesi al veterinario alcuni minuti da trascorrere solo con Derek, dove informammo la centrale e l’istituto scolastico della nostra assenza per alcuni giorni. Optammo per denunciare di aver contratto un ipotetico virus intestinale piuttosto potente, usufruendo così di una pausa dovuta alla malattia. “Derek…” il licantropo aveva ceduto i tratti del volto alla propria parte selvaggia. “Non dirlo nemmeno. Non dire che è altamente rischioso e che potrei perderti già solo a causa di questo rituale. Non dire nulla” lacrime amare gli sgorgarono dagli occhi. “Devi promettermi una cosa, Der” sussurrai, mentre mi stringeva a sé. “Promettimi che in qualsiasi modo andranno le cose, non smetterai di amare nuovamente. Promettimi che non alzerai nuovamente le pareti che ti anno tenuto prigioniero per anni, a causa del lutto della tua famiglia. Non farmi chiudere gli occhi con la consapevolezza che ti porterò solo che dolore” era questa la reale motivazione per la quale ero terrorizzato di non sopravvivere: che Derek non riuscisse ad affrontare la morte del proprio compagno. Tutti quei sorrisi che mi aveva riservato sarebbero scomparsi con me, li avrei portati via dalle sue belle labbra, così come un pezzo del suo cuore. Derek ora piangeva a dirotto, cullandoci leggermente nella sua presa. “Ho detto che non ti lascerò morire e così sarà” fu semplicemente la sua risposta, prima di lasciarmi un bacio lento e carico di quel sentimento che ormai era divenuta la nostra ancora. Raggiungemmo Deaton, già pronto per il rituale. “Hai scelto un’oggetto da portare con te quando sarai nell’altra dimensione?” annuii, mostrando le chiavi di casa…della casa che ormai era divenuta in possesso anche del mannaro. Entrai lentamente nella vasca, prendendomi del tempo per abituare le membra a quell’abbraccio gelido, lasciando per ultima l’immersione del capo. Guardai Derek e fu come dire addio a tutto il mio mondo. “Torna da me…ti aspetterò qui, d’accordo? Ricordati che ti amo” sussurrò posando le labbra sulle mie, accompagnandomi delicatamente in quell’ascesa verso il rallentamento progressivo del mio battito cardiaco. E poi fu buio.
   
 
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