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Autore: LaylaParamour    03/11/2020    1 recensioni
[Vis a Vis: El Oasis]
[ZulemaxMacarena]
Il buio.
Il buio più totale.
Ovunque si girasse c'era solo nero. Provò a mettere qualche passo, sperando di non trovare nessun ostacolo davanti a sè.
Prima un piede e poi l'altro, cambiando sempre direzione, non sapendo effettivamente dove andare.
Una luce la illuminò dietro le spalle e si voltò, coprendosi gli occhi, per evitare di essere accecata.
Man mano che la luce si affievolì riuscì a distinguere i contorni di due figure.
Una donna e una bambina.
La donna prese la bimba e la sollevò sulla sua testa. Sentì la risata della bambina scaldarle il cuore e capì benissimo chi erano quelle due persone.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HEAL
 

Un raggio di sole entrò dalla finestra, illuminando leggermente il viso di Macarena.
La donna strizzò leggermente gli occhi prima di cominciare ad aprirli. Sentì dei passi, leggeri, piccoli, veloci che si dirigevano proprio verso il suo letto e non poté fare altro che sorridere leggermente. Il materasso si abbassò impercettibilmente alle sue spalle e improvvisamente sentì un leggerissimo tocco sul suo braccio.
Macarena si voltò di scatto, catturando la sua bimba tra le braccia.
"Mamma!" Esclamò la piccola "Pensavo stessi ancora dormendo"
"Sorpresa, sono sveglia" Macarena le posò un rumoroso bacio sulla guancia, poi un altro e un altro ancora.
La bimba mise le proprie braccine al collo della mamma per stringerla ancora di più a sè.
"Ah, vedo che siamo tutti svegli qui"
Una voce grave e graffiata fece capolino nella stanza.
Macarena e la bimba si voltarono verso la porta.
Zulema era lì, con un vassoio per la colazione, che sorrideva leggermente guardando la scena che si presentò davanti ai suoi occhi.
Macarena le sorrise, liberando la bimba, sapendo che di lì a breve sarebbe corsa da quella che, oramai, era diventata la sua seconda mamma.
Zulema posò il vassoio sul comodino e si piegò, a braccia aperte, pronta ad accogliere il piccolo scricciolo che, con non poche difficoltà, scese dal letto, correndole in contro.
"Mamma!" Esclamò per la seconda volta, quella mattina, la bambina, abbracciando la mora.
"Ciao piccolina" Zulema la strinse e la sollevò da terra. "Stai diventando sempre più pesantuccia"
Macarena osservò la scena e un sorriso amaro si fece strada sulle sue labbra. Sapeva che non era la bambina ad essere più pesante, ma era Zulema ad avere un po' meno forze del solito. Era dimagrita nell'ultimo periodo.
Purtroppo la chemio non era certo una passeggiata, era molto provata da tutto quello che stava attraversando, anche se cercava sempre di non darlo a vedere, soprattutto davanti alla loro bambina.

"Zulema, tutto bene?" Macarena bussò alla porta del bagno, tentando di aprirla, trovandola chiusa.
"Sì, tutto bene, a breve esco, non ti preoccupare"
Zulema era davanti allo specchio del bagno, con una mano poggiata al lavandino e l'altra tra i capelli.
Allontanò leggermente la mano, delicatamente. Se la guardò: era piena di capelli. Aveva iniziato a perderli.
Strinse i capelli persi in un pugno e serrò la mascella.
"Puta mierda!" Esclamò, dando un pugno all'armadietto proprio accanto allo specchio.
"Zulema!" Chiamò di nuovo Macarena. "Cos'era quel rumore?"
Zulema non parlò, lasciando cadere i capelli nel lavandino e osservando le nocche rosse della sua mano.
"Zulema, apri o giuro che sfondo la porta" Macarena continuava a bussare insistentemente.
La mora sospirò guardandosi nuovamente allo specchio. Si passò una mano sul viso, cercando di assumere un'espressione un po' più serena, prima di aprire la porta.
Fece girare la chiave nella toppa.
Macarena entrò con forza nel bagno, guardandosi attorno.
"Tutto apposto detective, possiamo indagare nelle altre stanze" disse Zulema, per smorzare la tensione con una delle sue solite battute.
"Perchè ti sei chiusa?" Chiese Macarena, visibilmente preoccupata, senza prestare attenzione alla battuta della mora.
Zulema fece spallucce "Volevo testare la tua pazienza. Volevo vedere quanto tempo avresti aspettato prima di buttare giù la porta"
Macarena girò gli occhi al cielo e le sorrise, prima di notare un dettaglio nel lavandino.
La bionda fece viaggiare i propri occhi tra il lavandino e Zulema, che si voltò verso ciò che aveva attirato l'attenzione di Macarena, rendendosi conto solo in quel momento di aver dimenticato di buttare i capelli che le erano caduti.
Zulema sospirò, pronta a ciò che la aspettava.
Macarena prese i capelli dal lavandino e fissò i suoi occhi verdi in quelli marroni della donna.
"Da quanto tempo?" Chiese Macarena mettendole i capelli davanti.
"Dall'ultima chemio" confesso Zulema.
"E quando pensavi di dirmelo?"
"In realtà non ne avevo intenzione"
Macarena annuì "Così ti avrei vista direttamente senza capelli. E Rosa? Cosa pensi avrebbe pensato vedendoti senza più nulla sulla testa?"
Zulema sospirò "Avrei rimediato una parrucca"
"Cazzo, Zulema... " Il tono duro che aveva precedentemente Macarena si addolcì leggermente. "Quando capirai che non hai più bisogno di affrontare tutto da sola?"
"Non ho bisogno di compassione rubia, ho bisogno di essere trattata come sempre. Senza visi tristi, senza facce preoccupate. Voglio la normalità" disse Zulema allargando leggermente le braccia.
"E tu credi che io non possa dartela?"
"Non ho detto questo" affermò Zulema.
"Ma...?" Chiese Macarena, aspettando che Zulema continuasse.
"Ma non voglio che tu ti preoccupi per me, è l'ultima cosa che voglio. Forse avrei dovuto essere la solita stronza senza sentimenti, invece di permettermi di lasciarmi andare con te e darti una vita che non meriti"
Macarena posò un dito sulle labbra di Zulema, non permettendole di continuare.
"Quella è stata la cosa più sensata che tu abbia fatto in vita tua" Macarena poggiò le proprie labbra su quelle di Zulema, cercando di rassicurarla, cercando di dirle, con quel bacio, che qualunque cosa fosse successa lei non l'avrebbe abbandonata.
Zulema posò la propria fronte su quella di Macarena, scuotendo il capo.
"Non posso darvi nulla, solo sofferenza, come ho sempre fatto" gli occhi di Zulema si erano riempiti di lacrime, che cominciarono a scendere lungo le guance. Ripercorrevano il tatuaggio che Zulema aveva fatto in onore della figlia.
Macarena le fece sollevare il capo e le asciugò le lacrime "Smettila di dire stronzate. Io sono qui e ci sarò sempre anche quanto tu non mi vorrai, anche quando mi manderai a fanculo. Io ci sarò, perchè ti amo e so che andremo avanti nonostante tutto"
"Avresti dovuto diventare poetessa rubia" le sorrise dolcemente Zulema e Macarena la accompagnò.

"Buongiorno" disse Zulema, sedendosi sul letto, con Rosa in braccio.
"Buongiorno a te" Macarena si sporse verso Zulema per darle un bacio che la mora ricambiò.
Rosa si mise tra le due e portò le sue piccole braccine attorno al collo di Macarena e Zulema, cercando di stringerle a sè con tutte le sue forze.
"Oggi siamo in vena di coccole" osservò Macarena, posando un bacio sulla guancia della piccola.
"O di sfide" disse Zulema, cominciando a solleticare Rosa.
La bimba iniziò a ridere. Una risata che riempì tutta la stanza di una spensieratezza incredibile e a Macarena vennero gli occhi lucidi vedendo quella scena.
Non avrebbe mai immaginato di avere qualcuno al proprio fianco, soprattutto se quel qualcuno era Zulema. Ne avevano passate tante insieme, davvero tante e con il passare del tempo tutto l'odio che provavano era mutato. La donna era convinta che l'odio poteva svilupparsi in due modi: con la morte di qualcuno o con l'amore smisurato. E Macarena ringraziava ogni giorno che il rapporto tra lei e Zulema si era trasformato nel secondo, a partire da quel famoso, primo bacio, dopo che Macarena l'aveva salvata dal deserto e dopo essersi presa cura delle sue ferite.

Macarena poté ritenersi soddisfatta del lavoro che aveva svolto in quei giorni. Le ferite erano completamente cicatrizzate e senza nessun rossore.
Macarena sorrise a Zulema e presa dall'impeto la abbracciò forte.
Zulema presa alla sprovvista rimase inizialmente interdetta e poi, piano piano, poggiò una mano sulla schiena della bionda e immerse il proprio viso nei capelli di Macarena. Avevano un odore così dolce ed erano così morbidi che Zulema avrebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre.
"Oh, scusami" disse Macarena riprendendosi e allontanandosi. "Mi sono fatta prendere dall'entusiasmo" sorrise.
Zulema la osservò e quasi senza pensarci le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi accarezzarle la guancia con il pollice.
Macarena quasi tremò sotto il suo tocco, era delicato, caldo, tenero. Zulema non l'aveva mai toccata in quel modo, quel suo modo di fare non la stava più facendo ragionare, aveva la mente completamente annebbiata.
La bruna la guardò negli occhi e mise la mano con cui la stava accarezzando dietro la nuca di Macarena e l'avvicinò a sè. Il cuore della bionda sembrava volerle uscire dal petto. Non sapeva cosa fare, se fermare tutto o se farsi trasportare dal momento.
Zulema posò la propria fronte su quella di Macarena, che trattenne il respiro.
Zulema scosse la testa "Sento che sto per fare una stronzata"
Macarena poggiò la mano sulla guancia di Zulema e poi sussurrò "Falla. Ti prego"
Zulema si morse il labbro inferiore sentendo quella supplica e quel gesto non sfuggì a Macarena che avrebbe annullato lo spazio tra le loro labbra in un secondo. Sentì Zulema esitare e poi vide il suo viso allontanarsi.
Zulema fissò Macarena e sospirò scuotendo la testa "Non posso, cazzo. Non posso"
"Perchè?!" Chiese Macarena. "Cosa ti frena ancora?"
"Tu"
"Io?"
"Non voglio farti soffrire" confessò Zulema.
"E perché dovresti? So che lo vuoi anche tu! Perchè devi sempre riflettere su tutto quanto? Perchè non ti lasci andare all'istinto?!" Chiese Macarena alterata.
"Hai una bimba in arrivo Maca, e non hai tempo da perdere con me, una malata con un alieno nel cervello" osservò Zulema.
"Perchè pensi di essere una perdita di tempo per me?"
"Andiamo Maca, cosa potrei diventare per te? Non sono una donna a cui potresti affidarti"
"Questo lo dici tu. Hai rischiato la vita per me" poi si toccò la pancia. "E per lei"
"Non possiamo rubia" Zulema si alzò dal letto e si incamminò verso l'uscita della roulotte.
Macarena aveva ancora la mente troppo annebbiata per pensare in modo lucido. Si alzò anche lei e la afferrò per il polso, costringendola a girarsi.
Prese il viso di Zulema con la mano libera e la baciò sulle labbra. Non sapeva da quanto tempo avrebbe voluto farlo, forse da quando erano state a letto insieme, forse quando era andata a trovarla in lavanderia o quando era andata a prenderla dal carcere, o forse addirittura da Cruz del Norte. Nessuna delle due aveva idea di quando, quello che stavano provando l'una per l'altra, era diventato tutt'altro che odio. Zulema non esitò a cingerle i fianchi e ad avvicinarla a sè fino a quando i loro corpi non furono praticamente uno contro l'altro.
Macarena approfondì il bacio e Zulema non si oppose, infondo, era proprio ciò che voleva anche lei.
Si allontanarono per respirare ma non passò nemmeno un secondo prima che le loro labbra tornarono a sfiorarsi.
Improvvisamente Macarena venne strattonata e si ritrovò con la schiena sul letto.
Macarena fissò i suoi occhi in quelli di Zulema e poi cercò di prendere lei il controllo. Ma senza successo, Zulema era ancora su di lei.
"Sai chi comanda, vero?" Le chiese Zulema a fior di labbra, sorridendo.
"Io?" La stuzzicò Macarena.
Zulema prese il suo mento con la mano e le fece voltare il viso, poi si avvicinò all'orecchio di Macarena.
"Sbagliato rubia" sussurrò la bruna.
Quelle due semplici parole riempirono il corpo di Macarena di brividi.
"Hai i brividi" osservò Zulema sorridendo e sfiorando il collo della bionda con le labbra.
"Taci" le intimò Macarena tirandola a sè, riunendo le loro labbra.

Zulema smise di solleticare Rosa per prendere il vassoio della colazione e porgerlo a Macarena.
"Mentre la mamma fa colazione, noi andiamo a vestirci per andare a scuola" disse Zulema rivolgendosi a Rosa, prendendola nuovamente in braccio.
"A dopo mammina!" Esclamò Rosa, salutando con la manina Macarena.
La bionda la salutò di rimando e guardò Zulema che le regalò un occhiolino, prima di sparire fuori dalla porta della camera da letto.
Macarena addentò il cornetto, ripensando a come Zulema fosse diventata incredibilmente brava con sua figlia. All'inizio era a dir poco un disastro. Non aveva nemmeno idea di come si tenesse una bambina. Per non parlare del cambio di pannolini...

"Oh non ci pensare neanche"
"Devi imparare! Metti il caso che una volta non ci sono e la bambina ha bisogno di essere cambiata, che fai? La lasci sporca?" Chiese Macarena porgendo la bambina, che piangeva, a Zulema.
Zulema la prese, stendendo le braccia tenendola a debita distanza da sè "Di questo non avevamo mai parlato rubia"
"Beh è il mestiere della mamma quindi ora la cambierai tu" Macarena incrociò le braccia fissandola.
Zulema la fissò con sguardo omicida, continuando a tenere la bambina lontana da sè.
"Joder..." disse Zulema.
"Non davanti alla bambina!" Esclamò Macarena.
"Jo.. jode..." cercò di dire la bambina.
"No!!" Esclamò Zulema, stringendola a sè e tappandole la bocca.
"Zulema... " cominciò Macarena.
Zulema cominciò ad allontanarsi pian piano con la bambina.
"... Giuro che se sarà la sua prima parola ti uccido!!" Macarena cominciò a rincorrere le due per tutta la casa.
"L'hai detto tante volte da quando ci conosciamo e non l'hai mai fatto!" Esclamò Zulema decidendo di rinchiudersi nel bagno con la bambina.
"Apri la porta Zulema"
"Non so se voglio farlo"
"Allora la bambina la cambierai sempre tu da oggi"
Zulema non aspettò un secondo di più per aprire la porta "Non sei corretta"
"Un'altra parolaccia davanti alla bambina e giuro che tutti i pannolini sporchi li cambierai tu"
Zulema sospirò.
"Jo... joder" la bambina parlò e dopo aver detto la parola iniziò a ridere.
Zulema sbarrò gli occhi, vedendosi già a cambiare pannolini per il resto della sua vita, e poi guardò Macarena con un sorriso innocente.
Se la bionda avesse potuto uccidere con uno sguardo in quel momento Zulema sarebbe morta.

Macarena si alzò dal letto una volta finita la colazione e portò il vassoio in cucina. Lo mise nel lavandino e lo lavò, in modo da non lasciare nessun piatto da lavare al loro ritorno.
Quel giorno sarebbero dovute andare all'ultima visita dal dottore per capire se il tumore si era effettivamente ridotto e se poteva essere asportato o meno. Macarena sapeva che dentro di sè Zulema stava vivendo una battaglia interiore. Voleva evitare di far uscire la se stessa debole per rendere la vita più facile a tutti, per non far sì che la bionda si preoccupasse per lei. Ma Macarena ormai la conosceva troppo bene per non capirla guardandola semplicemente negli occhi.
Tutto quel tempo che avevano passato insieme non aveva fatto altro che far scoprire a Macarena dei lati completamente nuovi di Zulema: il suo essere dolce, avere delle attenzioni particolari per certe cose, il suo impegnarsi per cercare di essere anche lei una brava mamma per Rosa. Per Macarena non erano cose scontate, soprattutto se si parlava di Zulema.
"Pronta!!" Esclamò Rosa entrando in cucina facendo un saltello.
"Come sei bella tesoro mio!" Disse Macarena, piegandosi per arrivare alla sua altezza e dandole un bacio sulla fronte.
"Porto la bambina a scuola e poi andiamo?" Chiese Zulema.
"Vengo con voi, guido io" disse Macarena poggiando una mano su quella di Zulema e guardandola negli occhi.
"Posso farcela" le sussurrò Zulema.
"Non devi sforzarti di essere troppo, Zule. Stiamo affrontando questa cosa insieme. Devi conoscere anche i tuoi limiti, per ora"
Zulema abbassò gli occhi. Quelli erano i tipi di discorsi che non le piacevano. I limiti, l'essere sostenuta da qualcuno. Zulema non era mai stata abituata a tutto ciò e a volte accettarlo era ancora difficile per lei.
"Non voglio essere un peso, lo sai" affermò Zulema.
"Ehi" Macarena le posò due dita sotto il mento per farle alzare lo sguardo e perdersi nei suoi occhi marroni "Non sono questi i pensieri che devi fare. Io lo dico per te. Se oggi andrà tutto bene potrai riprendere a fare tutto quello che non hai potuto fare fino ad ora. Ma per ora, per favore, lascia che ti sostenga"
Zulema arricciò le labbra e poi si passò la lingua sui denti, come era solita fare quando era nervosa o quando era pensierosa. Infine annuì, sperando che davvero quel giorno andasse tutto per il meglio.
Macarena si vestì in fretta e insieme accompagnarono la bambina a scuola, la abbracciarono per salutarla, come erano solite fare e poi si rimisero in macchina.
Zulema cercò di trattenere un sospiro.
Macarena la guardò e senza dire nulla le posò una mano sul ginocchio che Zulema prese prontamente, quasi stesse aspettando con ansia quel gesto rassicurativo.
"Forza" le disse solo Macarena, prima di mettere in moto e partire.
In poco tempo raggiunsero l'ospedale dove le attendeva il dottore per fare la tac.
"Salve dottore" salutò Macarena, stringendo la mano del dottore.
"Hola" disse Zulema imitando la sua ragazza.
"Ben trovate" disse il dottore sedendosi dietro la scrivania. "Allora, come sta andando?"
"Benissimo" rispose ironica Zulema.
Macarena alzò gli occhi al cielo "È debole, ma sappiamo benissimo il motivo, non ne vuole sapere di starai ferma e di stare a riposo"
Il dottore sorrise impercettibilmente "Avevo già inquadrato che tipo di persona fosse quando scoprì di avere il tumore. Fuori calma dentro un tornado, no?"
Zulema lo guardò con un sopracciglio alzato, non avendo voglia di essere psicoanalizzata da una persona qualunque "Possiamo procedere?" Chiese la mora alterata.
"Certo, seguitemi"
Le due seguirono il dottore senza proferire parola.
Zulema camminava con i pugni serrati, la mascella contratta e Macarena lo aveva notato ma sapeva che in quel momento era meglio lasciarla con i suoi pensieri.
"Si spogli" disse il dottore una volta arrivati alla stanza adibita alla tac "Lì c'è un separè".
Zulema si nascose lì dietro pronta per abbandonare i suoi vestiti e indossare quel maledetto camice bianco.
Si tolse i pesanti anfibi. Nonostante fosse diventato difficoltoso portarli per il loro peso, Zulema non li aveva mai abbandonati. Si sfilò i pantaloni neri, vistosamente grandi per le sue attuali forme e infine la maglia, fin troppo aderente che lasciava intravedere il suo corpo esile.
Indossò il camice ed esitò prima di uscire, non sapeva cosa aspettarsi da quella tac, non sapeva cosa sperare. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di lei.
Ma di una cosa era certa: Maca.

Il lettino su cui si trovava era freddo, molto più di quello del carcere. O forse era lei che non riusciva a mettere a freno i brividi che le percorrevano tutto il corpo. Come era finita su quel lettino? Come era finita in quell'ospedale?
I continui mal di testa quasi la facevano impazzire e le pillole per alleviarlo facevano poco o nulla. Spesso si trovava a fare i conti con i cambi d'umore che, suo malgrado, aveva notato anche Macarena, per non parlare della nausea.
Macarena era davvero preoccupata per lei in quel periodo, anche se non voleva darlo a vedere, Zulema sapeva che l'aspettava fuori dalla porta del bagno per assicurarsi che stesse bene. O quando cambiava repentinamente umore raramente la contraddiva, per non sfociare in una lite.
Quando decise di rivolgersi al dottore, durante una visita, le aveva intimato di fare una tac per escludere un tumore e Zulema aveva deciso che era il momento di fare chiarezza.
Sospirò, mentre stringeva con forza il lettino.
Aveva sempre detto di non avere paura di niente: non aveva paura del dolore, lo aveva dimostrato tante volte in carcere, causandosi tante volte del dolore da sola per riuscire ad evadere; non aveva paura nemmeno della morte. Era il suo stile di vita, vivere senza paura di nulla, perchè la vita andava vissuta in ogni sua sfaccettatura, anche affrontando le paure di petto.
Eppure...
In quel momento tutto ciò che provava era tutto quello che aveva sempre professato di non provare. E mai come in quel momento si sentì sola.
Completamente sola.
Forse era quella la sua vera paura, rimanere da sola.
Sola in un momento in cui provava paura.
Non le era mai successo di desiderare qualcuno al suo fianco come in quel momento. Affrontava sempre tutto da sola perchè era convinta che nessuno l'avrebbe potuta tirare fuori da certe situazioni se non lei stessa.
Ma non era quello il caso.
Mentre stringeva con forza il lettino, versò una lacrima.
Una sola.
La lacrima percorse il piccolo tragitto dall'angolo dell'occhio sinistro per poi tuffarsi nei capelli di Zulema.
Non sapeva perchè ma in quel momento, mentre il macchinario della Tac si muoveva per farla entrare in un tunnel, da cui forse non sarebbe mai più uscita, pensò a Macarena.
Pensò che forse era stata troppo dura con lei in troppe occasioni. Che forse sarebbe potuta essere qualcosa di più per lei invece di una semplice "amica di rapine". Pensò che avrebbe voluto tanto che lei fosse lì, al di là di quel vetro, anche solo per guardarla prima di entrare in quel mostro circolare.
Anche solo per avere una spalla una volta uscita...

Zulema stava fumando fuori dall'ospedale.
"Ti stavo cercando" il dottore fece capolino nel suo campo visivo.
Zulema lo guardò, buttando fuori il fumo che aveva aspirato.
"Abbiamo i risultati. Vieni?" Chiese lui.
"Sei galiziano?" Chiese Zulema, forse per allungare ancora un po' il tempo di attesa per la diagnosi.
"Di Ferrol"
"Come il Caudillo"
"Più o meno"
Calò il silenzio.
Zulema annuì guardando davanti a sè, poi guardò il viso, leggermente triste, del dottore.
Era arrivato il momento, doveva sapere, anche se era consapevole che la notizia non sarebbe stata per niente positiva.
"Risparmiami la compassione, spara"
"Glioblastoma multiforme. In altre parole: tumore al cervello"
Zulema deglutì, guardando di nuovo davanti a sè "Quindi ho un Alien dentro la testa"
Il suo cervello l'aveva tradita. Quello a cui si era sempre affidata per ogni suo singolo problema per ogni suo singolo piano, la stava abbandonando. Che ingrato che era. Abbandonare in quel modo la sua più grande amica.
"Più o meno. Il nostro problema però è la metastasi."
"Io ero sempre dalla parte dell'alieno. Sempre" disse agitando la mano che teneva la sigaretta, prima di aspirare di nuovo.
"Dalla tac si vede che il tumore preme su una parte specifica del lobo parietale" il dottore sospirò "Nei prossimi mesi potresti avere... Allicinazioni, perdita di memoria, disorientamento"
Zulema arricciò le labbra, quasi indignata, annuì e alzò le sopracciglia.
"Qui non si può fumare" disse infine il dottore allontanandosi, prima di essere nuovamente fermato dalla voce della donna.
Zulema lo guardò "Quanto ho?"
"Mesi"

"Entri nella stanza" le intimò il dottore, mentre Zulema veniva accompagnata all'interno da alcune infermiere.
La fecero sedere sul lettino e Zulema sospirò prima di guardare oltre il vetro.
Macarena era lì, proprio come avrebbe voluto la prima volta. La bionda le sorrise e il cuore di Zulema saltò un battito.
Vedere gli occhi di Macarena le diedero speranza, avere la presenza della donna le fecero capire che non bisognava sempre affrontare tutto da soli e Zulema la ringraziò mentalmente per non averla abbandonata nemmeno nelle situazioni più difficili.

(Per il pezzo in corsivo che seguirà vi consiglio di ascoltare la canzone Heal di Tom Odell. Ascoltatela a riperizione fino alla fine del pezzo in corsivo se vi va)

"Smettila rubia" le disse Zulema con tono severo "Ho deciso così, e così sarà"
"No, smettila tu!" Esclamò Macarena mettendosi tra la bruna e la porta. "Tu non te ne andrai da qui"
"Spostati" il tono di Zulema si fece più grave, mentre con la mano destra stringeva il borsone che conteneva tutti suoi vestiti. Aveva deciso di mollare tutto, poco dopo che lei, Macarena e Rosa erano andate a convivere. Non poteva sopportare l'idea di far loro del male, di poter impazzire da un momento all'altro.
"Non sei tu a parlare Zulema" cerco di farla ragionare Macarena.
"Chiunque stia parlando, non voglio più rimanere qui con voi"
Macarena sapeva benissimo che quello era uno dei momenti in cui Zulema non era in sè, per questo voleva evitare che facesse cose di cui poi, probabilmente, si sarebbe pentita.
"Ascolta..." cercò di dire Macarena avvicinandosi in maniera cauta a Zulema che indietreggiò.
"Lasciami passare" la interruppe Zulema, cercando di spostare Macarena, la quale la fermò e la riportò davanti a sè.
Poi successe tutto in fretta.
Un suono sordo riecheggiò nel salotto e Macarena si prese la guancia guardando Zulema che la prese per la maglia e la tirò a sè.
"Come vivo e come muoio sono affari miei, dovresti saperlo"
La lasciò violentemente, prima di aprire la porta e uscire da quella casa.

Macarena faceva su e giù per il salotto, con il telefono all'orecchio cercando di rintracciare Zulema. Non avrebbe mai dovuto permetterle di uscire da quella porta.
Zulema aprì gli occhi guardandosi attorno, il cielo era scuro, segno che probabilmente era notte fonda. Il telefono, dimenticato sul sedile del passeggero, squillava e Zulema si chiese da quanto stesse squillando in quel modo.
Poggiò la testa sul sedile chiudendo gli occhi, si sentiva quasi come avesse bevuto due bottiglie di vodka. La testa le scoppiava e non aveva idea di dove fosse.
Il telefono tornò a suonare e Zulema lo prese leggendo il nome.
"Puta Rubia❤"
Zulema corrugò le sopracciglia e assottigliò gli occhi.
Chi era che la stava chiamando?
"Pronto?" Rispose.
"Zulema! Grazie al cielo! Dove sei?!" Chiese animatamente la voce dall'altra parte del telefono.
"Quién coño es? E come fai a sapere il mio nome?" Chiese Zulema alterata.
Dall'altra parte sentì solo il silenzio e poi quello che pensò essere un singhiozzo.
"Zulema..." disse la voce rotta "Sono io, Macarena"
"E chi è Macarena?" Zulema terminò la domanda e subito un lampo le attraversò la mente. "Maca..." disse con un filo di voce.
"Sono io" disse Macarena, che quasi non riusciva più a nascondere i suoi singhiozzi.
Zulema poggiò un braccio sul volante e poi ci poggiò sopra la fronte "Cazzo..."
"Dimmi solo dove sei, ti prego"
"Non lo so, Maca. Non lo so" rispose Zulema, distrutta, per tutto il casino che stava combinando.
"Mandami la posizione. Vengo subito da te" disse Macarena chiudendo la chiamata.
Zulema lo fece, senza aspettare nemmeno un momento di più.

Fortunatamente per Macarena, Zulema non si era allontanata molto e riuscì a raggiungerla in poco tempo, sperando che la bambina non si svegliasse mentre in casa non c'era nessuno.
Zulema vide i fari della macchina arrivare da dietro e aprì lo sportello per scendere dalla propria macchina.
Macarena inchiodò e scese in fretta, correndo verso Zulema, e buttandole le braccia al collo.
Zulema non ricambiò l'abbraccio, lasciò solo che il profumo di Macarena la invadesse e le facesse dimenticare per qualche secondo cosa la bionda avesse dovuto subire.
Macarena si allontanò dall'abbraccio e portò le mani sul viso di Zulema, accarezzandole ogni singolo centimetro di pelle.
"Stai bene? Sei ferita?" Chiese la bionda.
Zulema scosse la testa e poi fissò i suoi occhi marroni in quelli di Macarena.
I suoi occhi parlavano più di quanto le parole avrebbero potuto fare. Con quello sguardo Zulema voleva far capire alla bionda che le dispiaceva per il trambusto creato, che non avrebbe dovuto darle quello schiaffo e che soprattutto le dispiaceva per non averla riconosciuta. Quell'ultima cosa era ciò per cui si sentiva più in colpa. Come aveva fatto a dimenticare lei. Il suo grande amore, la persona che l'ha cambiata in meglio. Colei che ha fatto uscire i suoi lati più nascosti e dolci. Colei che le ha fatto comprendere che anche lei, infondo, aveva un cuore.
Macarena la prese per mano e la portò nella sua macchina, a quella di Zulema ci avrebbero pensato il giorno dopo.
Il tragitto verso casa, passò in silenzio. Nessuna delle due proferì parola, lasciando che quel silenzio facesse da cucitrice per quello che era successo.
Finalmente arrivarono al loro appartamento ed entrarono, quatte quatte per evitare di svegliare Rosa.
Si recarono in camera da letto, dove Zulema abbandonò il borsone e si sedette sul letto.
"Mi dispiace" esordì.
Macarena si voltò verso di lei "Sapevamo sarebbe potuto succedere. Non è nulla" le accarezzò il viso.
"Mi avresti dovuta lasciare morire nel deserto. Perché mi hai salvata, Maca?" Chiese Zulema quasi disperata, poggiando la propria mano su quella di Macarena.
Macarena si inginocchiò davanti a lei "Perchè nonostante tutti abbiano sempre pensato che tu fossi la cattiva, che tu fossi la stronza, che tu fossi l'oscurità, io ho cominciato a vederti sotto una luce diversa. Tu mi hai insegnato ad affrontare le cose, ad affrontare la vita in modo diverso. Ho iniziato a vederti come la mia vera luce" Macarena fece una pausa "Vorrei che tu ti vedessi come ti vedo io"
Macarena si alzò e diede le spalle a Zulema per andare in bagno e prepararsi per la notte.
Zulema si alzò a sua volta e la fermò per il braccio, facendola girare verso di sè.
Con la mano libera, prese Macarena dal mento e la portò a pochi millimetri dalle sue labbra.
Guardò i suoi occhi così verdi, come l'erba di un giardino che era stato appena innafiato, e poi guardò le sue labbra, il fiore più bello in quel grande verde.
Sentiva il fiato di Macarena sulle proprie labbra e adorava quei momenti tra loro. I momenti prima del bacio, il fiato corto, il desiderio di annullare ogni spazio che intercorresse tra loro.
Bastò un movimento quasi impercettibile per permettere a Zulema di baciare finalmente Macarena.
La bruna la strinse di più a sè, quasi come volesse unirsi alla bionda, senza più mollarla un istante.
Macarena portò le braccia attorno al collo di Zulema mentre quest'ultima tentò di prenderla in braccio per portarla nel letto con sè, come era solita fare.
Fece appello a tutte le proprie forze e ce la fece, ringraziando mentalmente il letto che fortunatamente era così vicino quella sera.
Posò Macarena sul letto, con delicatezza, come fosse di cristallo e la bionda la trascinò su di sè. Si guardarono negli occhi, riprendendo fiato.
Macarena tracciò i lineamenti del viso di Zulema: la fronte, il naso, le guance, il tatuaggio sotto l'occhio, le labbra, mentre Zulema non riusciva a distogliere gli occhi da lei. Dalla sua donna.
Macarena la baciò di nuovo, lasciando che la mora approfondisse il bacio.
La bionda cominciò a spogliarla dei vestiti, mentre Zulema percorreva il collo di Macarena con le proprie labbra.
Lasciava baci umidi su di lei, di tanto in tanto, mentre si liberava di quello che ancora non le permetteva di ammirarla.
"Sei bellissima" le disse Zulema, guardandola, una volta terminata la propria opera.
Macarena arrossì impercettibilmente "Anch..."
Zulema le posò un dito sulle labbra fermandola prima che potesse continuare la frase. Poi le accarezzò la guancia dolcemente, sporgendosi ancora verso di lei per baciarla.
Macarena la strinse a sè, mentre le loro lingue si incontravano più e più volte, danzando insieme, stuzzicandosi, mentre i loro corpi aderivano perfettamente l'uno all'altro. Come fossero stati creati insieme per poi essere divisi, sperando che si incontrassero di nuovo per dar vita all'amore che stavano vivendo.
Zulema percorse tutto il corpo di Macarena, fino ad arrivare nel punto in cui sapeva che Macarena la desiderava.
La bionda soffocò un gemito mordendosi il labbro. Mentre le sue braccia abbracciavano la mora e le sue unghie affondavano nella sua schiena ogni volta che Zulema si spingeva dentro di lei.
Zulema voleva dimenticare tutto, voleva dimenticare quella situazione di merda in cui la vita l'aveva buttata. Voleva vivere quel momento con Macarena, la sua unica vera ragione di vita, senza permettere a niente e nessuno di portarla lontana da sè.
Macarena prese il viso di Zulema tra le mani e la baciò con trasporto, mentre lasciava che l'ultimo gemito, regalatole da Zulema abbandonasse il suo corpo.
Zulema poggiò il capo sulla spalla di Macarena e con la mano prese quella della bionda e la strinse nella sua.
"Ti amo Maca. Ti amo con ogni singola cellula del mio corpo"
Macarena avrebbe voluto piangere, tutte le lacrime che il suo corpo avrebbe potuto piangere perchè non sapeva come sarebbe andata a finire tutta quella storia, se ce l'avrebbero fatta o se tutto sarebbe finito in tragedia. Non sapeva se un giorno il dottore avrebbe dato loro una buona notizia o meno. Dava tanta forza a Zulema, forza che a lei ogni tanto mancava.
Macarena ricacciò indietro le lacrime e deglutì "Anche io ti amo Zulema. Il mio cuore è completamente tuo"
"Lo so" disse Zulema. "Riesco a sentire il tuo amore per me"  la mora si accoccolò meglio sulla bionda, mentre Macarena tirava la coperta su di loro.

(Fine canzone)

Era di nuovo lì su quel lettino, ma la differenza la faceva Macarena. Zulema si sentiva più serena, pronta ad affrontare qualsiasi cosa il dottore le avrebbe detto una volta finita la tac perchè sapeva che al suo fianco ci sarebbe stata lei a tenerle la mano.
La tac era fatta e attendevano il dottore nel suo ufficio che non si fece attendere troppo.
Aveva un gran sorriso stampato sul volto.
Zulema lo guardava dubbiosa, invece, sul volto di Macarena, si stava facendo strada un sorriso.
"Allora..." cominciò il dottore sedendosi dietro la scrivania guardando i fogli che aveva in mano. "Le metastasi sembrano essersi ritirate e il tumore si è ridotto in maniera vistosa"
"Oh mio dio..." Macarena si portò le mani al viso cominciando a piangere a singhiozzi.
Zulema ancora attendeva qualche fregatura che sarebbe potuta spuntare da un momenti all'altro.
"E possiamo prendere appuntamento per l'asportazione" annunciò infine il medico.
"Sta scherzando?" Chiese Zulema mentre il suo cuore non faceva altro che battere all'impazzata.
"Assolutamente no. Certo, deve essere fatto il prima possibile in modo da non permettere alla massa rimasta di intaccare ancora il tessuto sano"
"Quindi mi aprirete la testa come una scatoletta di tonno?" Chiese Zulema ritrovando il proprio umorismo e Macarena capì che era davvero felice.
Il medico rise annuendo "Si, esatto"
"Figo" disse infine Zulema accennando un sorriso.
"Io dico che possiamo vederci la settimana prossima per l'operazione. Chiaramente dovrai essere ricoverata qualche giorno prima. Detto ciò, possiamo rivederci, per l'ultima volta, la settimana prossima"
Zulema annuì animatamente e poi si alzò stringendo la mano al medico "Grazie"
"Grazie dottore, grazie infinite!" Esclamò Macarena, prendendo poi Zulema per mano e trascinandola fuori dall'ufficio.
"Hai sentito?!" Chiese Macarena buttandole le braccia al collo.
Zulema la strinse a sè sorridendo "Si rubia, ho sentito. Finalmente una buona notizia"
Macarena la riempì di baci su tutto il viso, con la faccia contrariata di Zulema che cercava di fermarla in qualche modo.
"Andiamo! Sono le 13.42, tra poco esce Rosa" disse Macarena, prendendo con forza la mano di Zulema e portandola con sè.
Durante il tragitto verso la scuola di Rosa, cantarono e ballarono in macchina, con una spensieratezza che non provavano ormai da mesi e mesi. La settimana prossima, sarebbe finito tutto e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Parcheggiarono davanti alla scuola della bambina e uscirono entrambe dalla macchina, aspettando la loro piccola Rosa che di lì a poco sbucò tra gli altri bimbi.
La piccolina iniziò a correre, verso le sue mamme e subito Zulema si piegò sulle ginocchia, pronta per accoglierla tra le sue braccia.
La bambina arrivò come un piccolo treno e subito Zulema la prese la sollevò, mettendo da parte la fatica che provava. Girò su se stessa con la bimba tra le braccia, sotto gli occhi sognanti di Macarena, e poi la portò al petto stringendola.
"Mamma!" Esclamò la piccola "Siete felici!" Osservò subito lei.
"Si piccolina, lo siamo" disse Zulema, guardando Macarena che ormai non riusciva quasi più a trattenere le lacrime.
"La settimana prossima lo saremo ancora di più tesoro" affermò Macarena accarezzandole i capelli e abbracciando le donne della sua vita.

UNA SETTIMANA DOPO

Macarena guardò l'orologio, erano le 23.54.
Erano ormai ore che aspettava, su una sedia nel corridoio dell'ospedale, che Zulema uscisse dalla sala operatoria. Il medico le aveva informate che ci sarebbero volute molte, molte ore per quell'operazione. Era molto delicata.
Nonostante tutto Macarena aveva deciso di rimanere in ospedale fino a quando non sarebbe tutto finito. Fortunatamente Saray aveva accettato di tenere Rosa per tutto il tempo necessario. Rosa adorava la sua "zia Saray" per questo non fece troppe storie quando seppe la notizia. Era proprio una bimba speciale e sperava che, crescendo, prendesse anche il carattere forte di Zulema.
Le porte della sala si aprirono e subito Macarena balzò in piedi, uscì il medico che subito si diresse verso la bionda con dei fogli in mano.
"Lei è..?" Chiese lui, rivolgendosi a Macarena.
"Sono Macarena Ferreiro" rispose la ragazza, non capendo a cosa servissero quelle domande.
"E cosa è per la paziente?"
"Sono... sono la sua fidanzata"
"La paziente ha altri parenti da avvisare?"
"Mi scusi, ma avvisare di cosa?!?" Chiese Macarena quasi alterata.
"Che l'operazione è andata a buon fine" annunciò il dottore.
Macarena avrebbe voluto ucciderlo per non averglielo detto subito. Lo prese per il camice con forza "Coño! Non poteva dirlo prima?!"
"Signorina sto per chiamare la sicurezza"
Macarena gli aggiustò il camice e si scusò con lui "Mi perdoni, è che sto aspettando da molto, seduta su quella sedia scomoda"
Il medico la scrutò "Sarà lei a fare la notte?"
Macarena annuì.
"Dobbiamo sperare che la passi, dopo ciò. Sarà davvero fuori pericolo, completamente"
"D'accordo" annuì Macarena, vedendo poi gli infermieri uscire dalla sala operatoria, trasportando la barella dove giaceva Zulema.
Gli infermieri la posizionarono nella stanza adibita e poi Macarena poté finalmente entrare.
Prese una sedia e le si sedette accanto. Aveva una grande benda che le fasciava la testa e la maschera dell'ossigeno sul viso.
Vederla così le spezzava il cuore, ma se era per il suo bene Macarena avrebbe accettato tutto.
Prese la mano di Zulema e incrociò le proprie dita con le sue. Avvicinò le labbra alla mano della donna e ci posò un tenero bacio.
"Stiamo per superare anche questa amore. Ce la faremo anche questa volta" Macarena sorrise al pensiero che se solo Zulema l'avesse sentita chiamarla 'amore' avrebbe storto il naso e avrebbe subito cambiato discorso.
Macarena posò il viso sul letto d'ospedale, il suono della macchina che segnava il battito cardiaco la cullava. Era costante e la rassicurava ad ogni *bip* che emetteva.
Chiuse gli occhi, sperando di riposare, anche solo qualche minuto.

Macarena aprì gli occhi quando sentì la porta della stanza sbattere. Si mise subito a sedere ma non capì cosa stesse succedendo attorno a lei. Vide infermieri correre avanti e indietro.
Era come se fosse in una bolla pronta a scoppiare.
E ciò che la fece scoppiare fu un rumore che non prometteva nulla di buono.
Il macchinario che teneva sotto controllo il battito cardiaco aveva smesso di fare quei *bip* che l'avevano cullata verso il sonno.
Ora sulla schermo c'era solo una linea continua e un rumore che per Macarena sembrava fin troppo assordante.
"No..." sussurrò, alzandosi in piedi.
Un infermiere la prese per le spalle e cominciò a spingerla "Deve uscire signorina"
"No!!" Esclamò Macarena cercando di opporre resistenza.
"Chiamate la sicurezza!" Disse qualcuno.
"Zulema! Zulema svegliati ti supplico!" Le lacrime cominciarono a rigare il viso di Macarena senza che lei potesse controllarle.
Nel frattempo la sicurezza aveva preso di forza la bionda che non faceva altro che dimenarsi, scalciare, per poter stare vicino alla sua Zulema, per gli ultimi istanti.
"Ti prego, Zulema. Non lasciarci così!" Fu l'ultima cosa che Macarena riuscì ad urlare prima che la portassero fuori dalla stanza.

Il buio.
Il buio più totale.
Ovunque si girasse c'era solo nero. Provò a mettere qualche passo, sperando di non trovare nessun ostacolo davanti a sè.
Prima un piede e poi l'altro, cambiando sempre direzione, non sapendo effettivamente dove andare.
Una luce la illuminò dietro le spalle e si voltò, coprendosi gli occhi, per evitare di essere accecata.
Man mano che la luce si affievolì riuscì a distinguere i contorni di due figure.
Una donna e una bambina.
La donna prese la bimba e la sollevò sulla sua testa. Sentì la risata della bambina scaldarle il cuore e capì benissimo chi erano quelle due persone.
"Maca... Rosa" sussurrò Zulema avvicinandosi pian piano a loro.
Si guardò di nuovo attorno chiedendosi dove fosse finita.
Macarena le sorrideva felice con Rosa in braccio.
Poi sentì una voce ovattata provenire da chissà dove.
"...ema!!"
Zulema corrugò la fronte osservando meglio le due figure davanti a sè. Non erano state loro.
"Zulema!! Svegliati ti supplico!" Ancora quella voce ovattata.
Ma lei era sveglia, perchè qualcuno le stava dicendo di svegliarsi?
"Ti prego, Zulema. Non lasciarci così!" Sentì di nuovo.
Riconobbe finalmente la voce di Macarena. Ma non era quella che era di fronte a lei a parlare, era un'altra Macarena.
Diede le spalle a Macarena e Rosa che aveva di fronte a sè e cominciò a correre, incurante del fatto che il buio la stava inghiottendo ancora. Ma non le importava, voleva raggiungere la voce della sua Maca.

Macarena si guardò attorno, e vide che la sicurezza era abbastanza lontana da lei da permetterle di rientrare nella stanza.
Con uno scatto Macarena fece irruzione nella stanza facendo sbattere la porta.

Zulema continuò a correre. Fino a quando non sentì un rumore, secco, ovattato, come lo era la voce di Macarena e si sentì cadere nel nulla.

Zulema prese un respiro enorme mettendosi a sedere con occhi sbarrati.
Macarena la fissò, incredula, pensando di trovarla ancora esanime come pochi minuti prima.
La bruna si guardò attorno in panico, cercando gli unici occhi che avrebbe voluto trovare. E finalmente ci riuscì.
Quegli occhi verdi che aveva cercato in quel buio totale.
"Zulema..." sussurrò Macarena, correndo verso di lei incurante degli infermieri che c'erano attorno e la abbracciò, cercando di non farle troppo male. "Sei tornata" disse tra i singhiozzi.
Zulema la strinse semplicemente, senza proferire parola, lasciando che fossero il loro corpi a parlare per loro.
Zulema era tornata per Macarena e per sua figlia Rosa. Loro erano diventate la sua ragione di vita, tutto ciò che la tenevano legata alla vita.
Aveva finalmente trovato un motivo per vivere, un motivo per andare avanti e per essere sempre migliore.

UN ANNO DOPO

"Ma insomma, posso aprire o no?" Chiese Macarena ormai impaziente.
"Ora sì" disse Zulema, guardando Macarena con fare impaziente.
"Oh..." Macarena si portò le mani alla bocca una volta che aprì gli occhi.
Davanti a sè si presentò una distesa di rose, decorata e palloncini del colore preferito di Macarena.
Poi Macarena vide Rosa su una sedia, con un piccolo cartellone tra le mani su cui c'era scritto "Ti amo Rubia".
La donna si voltò verso Zulema e poi di nuovo verso Rosa. Avevano fatto tutto per l'anniversario di fidanzamento.
La bambina scese con qualche difficoltà dalla sedia e subito corse a passi veloci verso Zulema che si voltò prima verso Rosa e poi verso Macarena.
La bionda guardò la scena incuriosita, non capendo cosa avessero combinato quelle due.
Zulema si schiarì la voce, aveva le mani sudate e il cuore che non ne voleva sapere di stare fermo.
Prese un respiro e poi si inginocchiò di fronte a Macarena, aprendo una piccola scatolina.
"Maca" cominciò "Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere in tutta la mia vita e probabilmente farò anche cagare nel provarci. Ma a quanto pare è giusta la frase 'mai dire mai'. Sei stata il mio 'mai' da quando ci siamo viste la prima volta: 'Mai la novellina in cella con me', 'Mai la novellina che mi tiene in pugno', era un susseguirsi di 'mai' che erano tutti per proteggermi da te e pian piano sono diventati dei 'mai' per proteggere te dal resto del mondo. Se qualcuno ti toccava anche con un solo dito quel qualcuno avrebbe ricevuto il male che ti aveva fatto moltiplicato per mille. Sei diventata fondamentale per me e quando ti ho tirata fuori dalla lavatrice ho capito che davvero era cambiato qualcosa in me, che il mio cuore non smetteva di protrarsi verso il tuo. Da lì ho capito che io non potevo fare a meno di te, della tua presenza nei corridoi del carcere, della tua presenza nella mia vita.
È per questo che dopo essere uscita dal carcere, dopo essermi comportata di merda con te al cimitero sono tornata da te. Perchè sei sempre stata fondamentale per me e purtroppo pensavo di averlo capito troppo tardi, che non ci sarebbe stato più tempo per noi. Eppure, rischiando anche tu la vita per me, mi hai salvato da quei bastardi di messicani. Nonostante ormai fossi venuta a conoscenza della mia malattia e mi avresti potuta lasciare lì, a morire, non l'hai fatto. Mi hai presa, ti sei presa cura di me e hai continuato a farlo anche quando i sintomi della mia malattia erano davvero troppo presenti tra noi..." Zulema deglutì, vedendo Macarena ormai in lacrime. "... Sei stata la mia ancora di salvezza. Tutto l'amore che mi avete dato tu e la piccola Rosa mi ha riportata indietro. Mi sarei potuta lasciar andare e mollare tutto in quell'istante. Ma ti ho sentita Maca, cazzo se ti ho sentita. Ho sentito la tua disperazione nel vedermi lì, senza vita e con la tua cazzo di forza mi hai presa e mi hai trascinata di nuovo qui. Arrivando a questo preciso momento in cui ti dico che sei tutto ciò che ho sempre desiderato nella mia vita, la mia metà più bella, colei che mi completa. Colei che amo con ogni singola cellula del mio corpo e a cui voglio chiedere, con il cuore in mano: Rubia, vuoi sposarmi?"
"Dì di sì! Dì di sì mamma!" Intervenì Rosa che aveva ascoltato ogni singola parola di Zulema con occhi sognanti.
"Si..." sussurrò Macarena. "Si che ti voglio sposare!" Esclamò infine mettendosi anche lei in ginocchio e abbracciando la sua Zule. Affondò il viso nel capelli di Zulema, finalmente cresciuti. Zulema la sollevò, ormai senza problemi, tutte le forze che aveva perso durante il tempo della chemio erano tornate, anche più di prima. Poi la posò di nuovo a terra per infilarle l'anello all'anulare.
Zulema prese in braccio Rosa e poi si avvicinò a Macarena, facendo combaciare le loro fronti.
Ridevano tutte e tre, finalmente spensierate, finalmente felici di aver superato un mostro che sembrava insormontabile. Pronte per intraprendere quello che era solo l'inizio della loro vita felice insieme, pronte per vivere ogni gioia, ogni dolore insieme, come avevano sempre fatto.
Come una vera famiglia.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE!
Ciao a tutt*!

Vi ringrazio davvero di cuore per essere arrivati fino alla fine. 💕
Non è stata una fanfiction facile da scrivere, sembravo davvero bipolare ahahahah (immaginatevi Najwa che dice "Soy bipolar!"). È un argomento molto delicato che ho vissuto molto da vicino e quindi scrivere tutto ciò è stata una vera sfida.
Ma sono davvero contenta di esserci riuscita. In qualche modo mettere sul foglio bianco delle emozioni vissute mi ha aiutato e spero che vi sia piaciuto tutto o anche solo un pezzetto, spero di avervi regalato delle emozioni forti☝
Che altro dire, solo grazie ancora e se vi va ditemi cosa ne pensate❤

LaylaParamour💕

  
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