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Autore: Altair13Sirio    04/11/2020    1 recensioni
E'difficile dover dire addio alla vita felice che si è sempre condotta. Una bambina non capisce quanto sia fragile la vita finché qualcosa di terribile non le porta via tutto ciò che ha di più caro.
Nirihs'Oūm è una ragazza che ha dovuto saper crescere per affrontare il dolore della perdita. Strappata alla propria terra, allontanata dalla famiglia e costretta a vederli soffrire, si è chiusa in sé stessa fino a che i suoi aguzzini non hanno smesso di tormentarla, credendo di averla sottomessa. Ma lei non ha mai dimenticato, non ha mai smesso di meditare su ciò che veramente avrebbe meritato. E anni dopo il suo rapimento, ha deciso di ribellarsi.
Principessa in un castello senza uscite, Nirihs'Oūm lotterà con tutte le sue forze per realizzare il futuro che ha sempre sognato: un futuro di pace e tranquillità, dove niente più potrà farle del male.
Genere: Angst, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blackfire, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Nirihs'Oūm si risvegliò intontita, distesa su un letto di fiori bianchi che sospinti dal vento le accarezzavano gambe e braccia. Non avvertiva nessun dolore, eppure era sicura che il suo corpo non fosse a posto; agitò i polsi per scacciare quel torpore che la avvolgeva e si ritrovò a gemere violentemente dopo aver avvertito una forte nel retro della testa, che si ripercosse per tutto il suo corpo non appena si mosse.
Si accasciò su un fianco sopportando a malapena quel dolore. Non aveva ferite, di questo era certa, ma qualcosa dentro di lei sembrava volersi rifiutare di far muovere il suo corpo. Anche il dolore che aveva avvertito non proveniva dal suo corpo; era stato qualcosa di esterno, come se le sue membra fossero solo collegate a quella cosa che le aveva mandato la scossa.
<< Glar'k! >> Imprecò quando cercò di girarsi sull'altro fianco, ricevendo un'altra incontenibile scossa. Anche parlare le provocò dolore e Nirihs'Oūm dovette mordersi la lingua per evitare di gridare ulteriormente. Decise di rimanere immobile una volta resasi conto che ogni tentativo di movimento le causava altro dolore, ma sapeva di non poter restare così a lungo: quel vigliacco di Uktar stava arrivando e non si sarebbe certo risparmiato vedendola priva di sensi per terra… Aveva fatto del male a Galfore, aveva colpito Splinter e i suoi amici e poi l'aveva attaccata usando la gemma di Charta; non poteva restarsene lì ad aspettare che il dolore passasse, doveva passare all'azione!
Cominciò ad avvertire i suoi passi. Si facevano sempre più vicini, tranquilli mentre calpestavano l'erba sollevando un leggero soffio di steli spezzati. Nirihs'Oūm si chiese se avrebbe avuto qualcos'altro da dire vedendola in quello stato, oppure se sarebbe passato subito all'azione; sapeva che lei era una minaccia molto grande per lui anche se era in possesso della gemma di Charta, quindi avrebbe probabilmente ridotto i rischi a zero. Doveva sbrigarsi a riprendere il controllo del proprio corpo, se non voleva essere spazzata via… Ma più questo pensiero le premeva nella mente, più la forza nel suo corpo diminuiva.
Una sagoma scura fece capolino da un angolo della visione di Nirihs'Oūm e la ragazza gli ringhiò contro, ricevendo in risposta una piccola scossa al cervello che le fece digrignare di più i denti.
<< Oh, ma che disastro! >> Disse una voce che Nirihs'Oūm non riuscì ad accostare a niente di noto, ma che non le suonò del tutto sconosciuta. << Non sei proprio in un bello stato, eh? >>
Confusa, la ragazza cercò di guardare il volto della persona di fronte a lei ma non riuscì a identificarlo; il sole colpiva esattamente dietro la sua testa, accecandola e gettando ombra sulla sconosciuta.
<< Ascolta, devi ritrovare l'equilibrio se vuoi rialzarti. >> Disse quella, ignorando gli sguardi aggressivi di Nirihs'Oūm. << Questo è un luogo speciale dove mantenere l'equilibrio tra corpo e spirito è essenziale per andare avanti. >>
<< Che… Cosa stai… >> La principessa si zittì dopo aver avvertito un'altra fitta e abbandonò l'idea di sollevare la testa per vedere meglio il volto della persona che aveva davanti. Questa sembrò non notare le sue sofferenze e continuò con il suo discorso.
<< Il corpo è il nostro guscio esterno, ci protegge dai pericoli e permette a quelli che hanno uno spirito più fragile di potersi muovere allo stesso modo degli altri. Lo spirito è ciò che ci rende unici, si evolve e cambia con il passare del tempo ed è la parte più profonda del nostro essere. Entrambi sono tenuti insieme da un filo invisibile che è la mente; la mente fa sì che il corpo e lo spirito possano riconoscersi e accettarsi senza conflitti interni, che altrimenti potrebbero causare gravi crisi come nel tuo caso. Tu pensi che il tuo corpo e il tuo spirito siano in equilibrio? >>
Nirihs'Oūm balbettò qualcosa, confusa. Voleva sapere chi fosse quella donna, ma tutto quello che riuscì a tirare fuori fu un gemito smorzato che diede solo a quella persona la conferma di ciò che chiedeva.
<< Sì, fa molto male. >> Annuì comprensiva. << Normalmente il malessere sarebbe solo interiore, quasi impercettibile, ma il fatto che tu sia entrata qui in questo modo traumatico ha fatto sì che la mente andasse altrove, mentre corpo e spirito si dividevano. >>
Che cosa significava? Di che stava parlando quella strana donna? La guardò con rabbia, sentendosi come un semplice gioco con cui passare il tempo per lei.
<< Ascolta, devi ritrovare la pace interiore se ti vuoi rialzare. >> Disse la voce. La sagoma si abbassò un poco verso Nirihs'Oūm e le parlò da un po' più vicino. << Ti sei abituata troppo a fare affidamento sul tuo corpo e perciò lo spirito si è indebolito. Ma lui è ancora lì, dentro di te, e può darti la forza necessaria a muoverti. >> Si rialzò e cominciò a voltarsi, ma la voce rimase vicina a Nirihs'Oūm, quasi fosse nella sua testa. << In questo mondo gli equilibri sono invertiti: il corpo ha meno importanza dello spirito ed è la mente che permette questo spostamento di energie. Se non ristabilisci il contatto, non riuscirai mai a fare il primo passo… >>
Finalmente la donna sparì, lasciando Nirihs'Oūm da sola con i propri pensieri e il dolore che a tratti scemava per poi tornare ogni qualvolta che provasse a fare un movimento. Non aveva tempo per quelle cose, Uktar stava arrivando e lei era l'unica che lo poteva fermare. Lei lo sapeva! Era abbastanza forte da affrontare qualcuno in possesso della gemma di Charta, fermare quel pazzo era il suo dovere!
Provò nuovamente ad alzarsi da terra, ma questa volta la scarica colpì tutta la parte superiore del corpo. Forse avrebbe potuto provare a lottare contro quella sensazione e attendere che passasse, ma il dolore era veramente eccessivo da sopportare anche per lei, e non aveva nessuna certezza che dopo un po' sarebbe passato. Avrebbe fatto meglio a seguire il suggerimento di quella donna e richiamare il proprio spirito, ma poteva veramente farcela in quello stato?
Sembrava una semplice seduta di meditazione. Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che lo aveva fatto, gli impegni l'avevano travolta a tal punto che non aveva più avuto il tempo per piccole cose come quella… Eppure le piaceva tanto, sapeva di amare quella sensazione di pace che le donava la meditazione! Ma come poteva trovare la calma e la pace interiore, quando la sua vita era così piena di dolore?
Doveva provarci in ogni caso: aveva poco tempo e restare a lottare contro quel dolore che la paralizzava non sarebbe servito a niente. Dubbiosa dell'efficacia di quel metodo, cercò di controllare la respirazione il più possibile senza scatenare ulteriori scosse; doveva sforzarsi di regolare il proprio respiro entro i limiti che le permetteva la sua condizione. Se espandeva troppo il torace, una scossa le mozzava nuovamente il fiato e doveva ricominciare da capo.
Preferì non chiudere gli occhi e invece si concentrò sul cielo rosa sopra la sua testa: leggere nuvolette bianche scorrevano lentamente da una parte all'altra del suo campo visivo. Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva perso i sensi e da quel poco che riusciva a vedere non era nemmeno in grado di capire dove si trovasse. La sua visione cominciò a farsi più sfocata dopo un po', si sforzò di restare concentrata su un punto solo e quando i suoi occhi deviarono da soli per la stanchezza Nirihs'Oūm non provò a combatterli; invece si concentrò sulla propria coscienza, che stava lentamente scivolando via dal suo corpo a causa del torpore indotto da quello star ferma, e provò a raggiungere con la mente la parte più spirituale di sé, abbandonando la forma fisica del suo essere.
E ci riuscì. Quando la sua visione si rischiarò, poteva muovere le braccia e sbattere le palpebre senza avvertire quel dolore acuto al cervello. Prese un bel respiro, felice di poter finalmente respirare a fondo e si tirò su ammirando il paesaggio attorno a sé.
Era tornata nel mondo della sua coscienza, il mondo che viveva dentro di lei e che solo lei poteva raggiungere; poco distante da lì c'era il lago con accanto la montagna da cui scendeva la cascata che faceva schizzare le sue goccioline fino alla collina dove si trovava Nirihs'Oūm. Non aveva idea di come avesse fatto ad entrarvi, ma doveva essersi trattato di un incidente visto che qualcosa nella procedura era andato storto.
Ma proprio mentre decideva di essere grata di aver ascoltato le parole della sconosciuta, Nirihs'Oūm si interrogò nuovamente: come poteva esserci qualcuno lì, se quel posto era solo un sogno accessibile solo a lei?
Doveva indagare. L'urgenza di occuparsi di Uktar la avrebbe strappata a quel luogo, se non fosse stato per la sua curiosità impellente di scoprire chi fosse quella donna nel suo mondo! Si alzò da terra con uno scatto di reni e cominciò a camminare in direzione del piccolo lago ai piedi del monte. Non sapeva se quella fosse o meno la direzione giusta, ma sapeva che ogni volta che aveva dovuto cercare qualcosa in quel posto era stato là, in cima alla montagna con la luce che andava verso il cielo.
Già, la parte più profonda di sé, o qualunque cosa fosse quel posto. Nirihs'Oūm Non sapeva perché fosse tanto importante quel luogo; non credeva che ci fosse niente che meritasse di essere salvaguardato dentro di lei. Quei fiori bellissimi dovevano essere per forza un'illusione della sua mente, perché la sua anima era nera da moltissimo tempo e avrebbe continuato ad esserlo sempre di più. Non c'era un modo per scappare dal proprio passato.
Arrivò sulla riva del lago senza accorgersene. Quando l'acqua bagnò la punta dei suoi stivali, Nirihs'Oūm pensò di toglierseli per continuare, ma poi si rese conto di dove fosse: quel luogo non era un posto fisico, lì niente era reale e tutto ciò che sembrava materiale non lo era; perciò lei non stava veramente indossando i vestiti che aveva messo quella mattina.
Si sentì nuda, provò un po' di vergogna ma in fondo non c'era nessuno che potesse vederla. Avanzò nell'acqua e per qualche motivo, mentre il lago la accoglieva dentro di sé dandole un leggero brivido, Nirihs'Oūm tornò con la mente a quei cinque minuti di spensieratezza passati con Kuala nella vasca da bagno, senza che la ragazza la riconoscesse. Non capì perché, ma ricordare il corpo nudo della Pistiliana la aiutò a provare meno vergogna per la propria nudità, e quando fu arrivata dall'altra parte, passando sotto alla cascata e arrampicandosi sugli scogli che vi si nascondevano dietro, Nirihs'Oūm tornò vestita e asciutta, come se non fosse mai accaduto nulla.
Quando alzò lo sguardo nelle sue orecchie rimbombava lo scroscio della cascata, non riusciva a vedere niente se non le migliaia di goccioline mischiate alla schiuma che scendevano dalla montagna. Pensò che sarebbe stato piacevole fermarsi ad ascoltare il rumore dell’acqua in quel punto, ma dovette costringersi a muoversi perché il suo tempo in quel posto era limitato. Si incamminò così lungo il sentiero che andava verso la cima, ma ben presto il sentiero si tramutò in una scalata non semplice per una persona poco atletica; pensò che se avesse avuto il pieno controllo dei propri poteri e fosse stata in grado di volare come gli altri Tamaraniani, quella scalata non sarebbe stata per niente un problema. Però Nirihs'Oūm si chiese anche se in quel luogo i suoi poteri avessero un effetto o fossero anche parte di quel “corpo materiale” che aveva lasciato fuori…
Non le interessava particolarmente, ma alcune volte saper volare decentemente le sarebbe stato veramente comodo. In quel caso, non avrebbe dovuto perdere tempo a scalare quella montagna perché in un solo balzo avrebbe raggiunto la cima, ma in fondo ci era abituata; si era sempre sforzata a trovare delle soluzioni alla portata di tutti proprio perché aveva vissuto per molto tempo senza alcun potere, quindi senza poter contare sulla forza dei Tamaraniani oppure sulla loro capacità di produrre energia. Se le serviva luce cercava una lampada invece di creare una fiamma di energia e se doveva spostare qualcosa di pesante preferiva sfruttare gli strumenti a sua disposizione invece che affidarsi alla forza bruta. Era un modo per non dimenticare troppo ciò che era stata un tempo…
Finalmente in cima, dopo una camminata non troppo lunga ma che in quella situazione avrebbe potuto essere fatale, Nirihs'Oūm poté finalmente vedere ciò che la attendeva. Una piana erbosa senza alcun punto di riferimento, nessuna roccia o spuntone che la potesse differenziare, nessuna pianta a parte un arbusto che cresceva rigoglioso con diversi fiori colorati ai suoi rametti, che sembrava quasi attenderla al centro di quello spiazzo; ma soprattutto, nessuna persona in vista. Nirihs'Oūm era sola, come in fondo era ovvio che fosse.
Si avvicinò alla pianta un po' delusa. Ricordava abbastanza bene cosa fosse quel luogo, ma non si era mai spiegata il motivo dell'esistenza di quell'arbusto, con quei suoi fiori che adesso le apparivano sbiaditi, ma che tempo addietro erano stati sicuramente rigogliosi. Era irradiata da una luce che puntava verso il cielo, un bagliore celestiale che le faceva sentire calma e calore, ma che non la aiutava in quel momento. Potendo, forse sarebbe rimasta per sempre lì: un mondo di pace, tranquillità e solitudine doveva essere per forza preferibile a tutto il dolore che aveva vissuto dall'altra parte. Non le interessava cosa sarebbe successo al suo corpo, la sua coscienza sarebbe potuta restare per sempre in quel luogo e lei sarebbe stata soddisfatta… E allora perché sentiva ancora quella fretta, quell'impellenza di andare? Doveva tornare a lottare, doveva tornare indietro perché aveva una responsabilità.
Aveva deciso che le cose sarebbero cambiate. Se lo era ricordato solo ora. Nirihs'Oūm avrebbe dovuto prendere il trono di imperatrice e cambiare la vita a miliardi di persone, salvando tutti i Tamaraniani che soffrivano da anni. Ma poteva farlo veramente? Uktar aveva con sé la gemma di Charta ora, era invincibile, e avrebbe fatto di tutto per mantenere in vita il regno di terrore di Komand'r.
<< Sono felice di vedere che ti sei rialzata. >>
La voce della sconosciuta di prima la fulminò da dietro e quasi la fece cadere per terra. Nirihs'Oūm si girò di scatto, trovando a qualche metro di distanza la donna che l'aveva aiutata a riprendere il controllo di sé.
<< Tu! >> Disse con tono seccato. << Tu… >> Finalmente la vedeva bene in volto, una donna giovane e alta, con una corporatura dai muscoli ben definiti, gli abiti leggeri che lasciavano scoperta tanta pelle, pelle dorata come i Tamaraniani; aveva dei lunghi capelli rossi e lisci, aveva uno sguardo accogliente anche se stanco, e i suoi occhi verdi come due smeraldi erano gli stessi che Nirihs'Oūm vedeva ogni giorno nello specchio.
<< E' passato tanto tempo, bambina mia. >> Disse la principessa Koriand'r guardando con nostalgia la figlia, che quasi cadde in ginocchio ai suoi piedi. Sua madre era lì e le stava parlando.
<< Tu… Come… Tu non puoi essere qui… >> Balbettò puntandole un dito contro, ma nessuna parola sensata raggiunse le orecchie della donna, né lei sembrò volerle rispondere.
<< Stai meglio. >> Constatò lei, e fece un passo in avanti per aiutare la ragazza a rialzarsi da terra. << Non ti sei ancora ripresa del tutto, ma hai fatto il primo passo. >>
Nirihs'Oūm si lasciò prendere la mano e poté sentire il suo tocco sulla propria pelle. La sensazione delle sue mani morbide che le stringevano le dita, il tocco con i polsini lisci e freddi che le coprivano gli avambracci, quelle sensazioni erano reali benché lei non fosse realmente lì in quel momento.
<< Che cosa… Sei? >> Chiese balbettando ancora. Nirihs'Oūm sapeva di non essere nel mondo reale, che quella era l'equivalente di una visione o di un sogno ad occhi aperti, ma che cosa significava veramente quell'apparizione? Lei non poteva certo parlare con i defunti, vero?
Koriand'r le accarezzò la mano ancora un po' e la guardò negli occhi con l'aria di chi aveva atteso quel momento da tanto. << Cosa sono? >> Chiese, e alzò lo sguardo con aria perplessa. << Io sono… Ciò che tu conosci di me. Sono un pezzetto dell'anima di Stella Rubia che è rimasto nel tuo cuore, tu mi hai protetta e custodita con gelosia, e ora che hai veramente bisogno di me mi hai chiamata. >>
Koriand'r portò la mano della figlia al proprio petto e le lasciò ascoltare il battito del suo cuore, un cuore che non c'era più ma che continuava a vivere dentro di lei. Nirihs'Oūm comprese finalmente la situazione e nel suo volto lo stupore fece spazio alla rassegnazione. << Quindi non sei reale… >> Mormorò abbassando lo sguardo, ma la madre le fece alzare la testa e le sorrise.
<< Sono ciò che tu vorresti che io sia. Quanto basta per farti sentire ancora amata, ecco cosa sono. >> Rispose lasciando andare la sua mano e rimanendo a guardarla. << Fuori da qui è successo qualcosa che ti ha turbata profondamente e adesso sei venuta a cercare aiuto da me. >>
Nirihs'Oūm abbassò lo sguardo pensierosa. Da dove poteva cominciare? C'era anche solo qualcosa che andava detto? << Avevo deciso di prendere finalmente in mano la mia vita, ma qualcuno mi ha ricordato che non avrò mai la forza necessaria a diventare grande… >>
Sua madre la guardò sorridendo, come se sapesse esattamente ciò che turbava la ragazza, e annuì. << E' vero che Uktar si è rivelato un ostacolo molto più grande di quanto ti aspettassi, ma perché pensi di non avere la forza necessaria ad affrontarlo? >>
La ragazza si girò di scatto verso la madre e la scosse, esclamando:<< Perché lui ha la gemma di Charta! Ucciderà Galfore, toglierà di mezzo tutti i testimoni e poi distruggerà Tamaran per vendicarsi, proprio come ha fatto mia zia con la Terra! Come posso sconfiggere qualcosa che neanche voi siete riusciti a fermare? >>
Koriand'r guardò la figlia senza battere ciglio, serena ma dispiaciuta. La tensione nella ragazza sembrava opposta alla tranquillità della donna, che tuttavia comprendeva benissimo i timori di Nirihs'Oūm. Le posò una mano sulla guancia e le sorrise.
<< La tua preoccupazione è comprensibile, tesoro mio. >> Disse mentre una lacrima scendeva sul viso di Nirihs'Oūm. << Tuttavia il tuo destino non è di soccombere qui, non hai bisogno di temere così per la tua vita o per quella dei tuoi amici. Tu possiedi tutta la forza che ti serve e quando arriverà il momento sarai in grado di tirarla fuori. >>
<< E se invece non volessi usare questa forza? >> Chiese la ragazza sbattendo più e più volte le palpebre, facendo scendere altre lacrime lungo il suo viso. << Se fossi stanca delle battaglie, del dolore… Se volessi solamente vivere una vita felice, lontano da tutte le persone che vogliono solo il mio male? >>
Nirihs'Oūm stava quasi pregando la madre di concederle tutto quello, di lasciarla restare lì con lei per sempre, in un mondo perfetto anche se frutto di un'illusione. Ma Koriand'r le asciugò le lacrime con le dita e sorrise, sapendo già che non c'era altra strada.
<< Mia cara, quando non vediamo altra via di uscita ci aggrappiamo alle cose che ci fanno sentire bene. Non devi avere paura del cambiamento, solo affrontandolo si può trovare un compromesso per tornare a vivere felicemente. >> Disse prima di dare un'ultima carezza alla figlia, abbassando definitivamente le mani. << Questo luogo sarà sempre pronto ad accoglierti per la tua pace dei sensi, ma dovrai andare avanti e imparare a camminare con le tue gambe. >>
Nirihs'Oūm abbassò di nuovo lo sguardo, delusa. << Non so se ne sono capace. >> Ammise, sentendosi incredibilmente vulnerabile nonostante in quel momento stesse parlando con nient'altro che un frammento della sua coscienza.
Koriand'r le diede un bacio sulla fronte e indietreggiò per l'ultima volta. << Sì che lo sei. >> Concluse, e con una folata di vento il cielo splendente, il rumore della cascata, la montagna, sua madre, tutto svanì in un eterno buio dove Nirihs'Oūm non seppe se credersi completamente sola o solamente completa.
 
*
 
Tutto intorno a Nirihs'Oūm era fumoso, tremante. Sentiva il proprio corpo dolorante come se fosse stato passato sotto a una pressa industriale e un dolore insistente le batteva nella testa fino a scoppiare. Era circondata da rocce e terra, il cielo sopra di sé però lo riusciva a vedere, rosso e tetro, il cielo di Tamaran che aveva ammirato tante altre volte prima; adesso sembrava guardarla con fare impietoso, giudicando il suo stato deplorevole con asprezza.
Il rumore di una battaglia la distrasse dalla propria stanchezza: alzò lo sguardo quanto bastava per scorgere nel cortile del palazzo reale delle figure che si scambiavano le posizioni in continuazione, scontrandosi e respingendosi: riconobbe Uktar, il consigliere che ormai aveva mostrato i suoi veri colori e l'aveva attaccata apertamente, e poi Splinter, il ragazzo venuto dallo spazio, che brandiva una spada leggermente ricurva e continuava a farla volteggiare attorno al suo avversario, che non sembrava riuscire a colpirlo; tra loro si frapponeva spesso Kuala, la Pistiliana con il potere di solidificare l'aria, e proprio la ragazza sembrava essere l'ago della bilancia in quello scontro. Persino Uktar, che aveva i poteri della gemma di Charta, preferiva combattere con la lancia che aveva strappato a una delle guardie, e lei continuava a parare i suoi colpi a mani nude senza alcuna fatica.
Nirihs'Oūm cercò di rialzarsi e sentì le rocce su cui era poggiata franare un poco, poi una voce la fece rallentare. Girò lo sguardo e vide Barry, il Piloriano, che le si inginocchiava accanto per controllare che fosse tutto a posto.
<< Stai bene? Hai preso una bella botta… >> Borbottò posandole una mano sul braccio destro, dove presentava una grande escoriazione insanguinata. Guardando meglio, Nirihs'Oūm notò di aver lasciato parecchio sangue sulle rocce dove si era schiantata e tutto il suo corpo era segnato da ferite di varia gravità, ma la sensazione di formicolio che l'aveva avvolta le impediva di provare alcun dolore.
<< Che succede? >> Chiese distrattamente la ragazza, girando lo sguardo e notando anche il Vernathiano Variel che sembrava star tenendo d'occhio la situazione a distanza di sicurezza.
<< Il tuo consigliere si è rivelato essere molto più cattivo di quanto sembrasse. Dovresti scegliere meglio i tuoi collaboratori… >> Commentò Barry dandole la mano e aiutandola a mettersi seduta. Nirihs'Oūm non rispose, guardò il terreno per qualche istante con aria perplessa e alla fine alzò lo sguardo con orrore.
<< Oh, no! Lui ha la gemma di Charta! >> Esclamò.
<< La che? >> Le fece eco Barry. << Tranquilla, è tutto sotto controllo! Zal e Splinter se ne stanno occupando, quel vecchio non resisterà a lungo… >>
<< Invece sono loro che non resisteranno! >> Esclamò lei rialzandosi di corsa e scattando nella direzione dei combattenti, lasciando dietro di sé il Piloriano.
Avvicinatasi al campo di battaglia, Nirihs'Oūm vide che ciò che aveva potuto osservare prima non era solamente frutto della sua immaginazione e le parole di Barry sembrarono quasi avere senso: Uktar combatteva sulla difensiva e utilizzava la sua lancia per tentare di attaccare Kuala e Splinter senza avvicinarsi troppo, ma la ragazza continuava a parare e deviare i suoi colpi senza alcuna difficoltà e nel frattempo lo costringeva a indietreggiare mentre Splinter usciva dalla copertura di lei per attaccare con la sua spada e sparando con un blaster che teneva nell'altra mano. Nonostante la situazione apparente di superiorità però, Uktar non mostrava alcun segno di logoramento da quello scontro mentre i suoi avversari si sarebbero presto stancati a lottare a vuoto.
Nirihs'Oūm si lanciò in mezzo allo scontro urlando a pieni polmoni e tentò di colpire Uktar. Il consigliere la schivò di un soffio e sul suo volto comparve un ghigno quando la vide comparire di nuovo. L'intervento di Nirihs'Oūm aveva interrotto il combattimento e Uktar ne approfittò subito dell'occasione per portarsi a distanza di sicurezza da Kuala e Splinter; quando fu lontano rivolse un ghigno compiaciuto alla ragazza mentre gli altri riprendevano fiato.
<< Nirihs'Oūm, allora sei ancora viva! >> Disse abbassando un poco la lancia.
<< Sono più resistente di quanto credi, brutto bastardo! >> Gli rispose lei adirata, ma quelle sue parole scatenarono solo l'ilarità dell'uomo.
<< Non è molto convincente, detto da una che è in quello stato. >> Nirihs'Oūm non diede peso alle sue parole, ma Uktar non aveva tutti i torti: era rimasta ferita abbastanza gravemente dopo il suo primo attacco, il punto dove lui l'aveva colpita presentava un vasto ematoma scuro da cui si potevano vedere chiaramente i segni del pugno di Uktar, oltre allo stampo dei muscoli di sotto che conferiva a quella vista un aspetto ancora più tetro, e inoltre aveva ferite su tutto il corpo dovute all'impatto con la parete che aveva sfondato. Sentiva addirittura una ferita sulla nuca pulsare sempre con più forza e bagnarle il collo di sangue, ma Nirihs'Oūm non si volle curare di tutti quei problemi e rimase concentrata.
<< Ti reggi a malapena in piedi. >> Constatò alla fine Uktar, dopo averle dato una rapida occhiata.
<< Ho ancora abbastanza forze per sistemare un verme schifoso come te! >> Rispose lei ringhiando. << Tu non sei niente! >>
Uktar rise dell'insulto della principessa e allargò le braccia con fare drammatico. << Forse non hai capito il punto della situazione: io ho in mano la gemma di Charta! Io possiedo il potere! >>
Nirihs'Oūm stava per ribattere che un potere simile nelle mani di una nullità come lui non aveva alcun valore, ma Splinter le mise una mano sulla spalla e la fece voltare.
<< Principessa… Nirihs'Oūm, sei stata ferita gravemente. In queste condizioni non sei in grado di sostenere uno scontro, dovresti metterti al riparo e farti medicare… >>
Lei rispose con tono stizzito, tirando fuori la parte più altera di sé. << Non darmi ordini! >>
Con uno strattone, Nirihs'Oūm si liberò della mano del Kalassiano e tornò a concentrarsi esclusivamente su Uktar. Il suo ex consigliere ne approfittò per provocarla dicendo:<< Ha ragione, Nirihs'Oūm: dovresti ritirarti finché sei in tempo! In fondo non ci si poteva aspettare che nella tua famiglia fossero tutte grandi guerriere… >>
Ma furono proprio quelle parole a convincere definitivamente Nirihs'Oūm a restare e piena di rabbia si voltò verso di lui. << Mi stai forse paragonando a Komand'r? >> Sussurrò guardandolo di traverso, ignorando a stento il terribile fastidio della sua cicatrice alla guancia che cominciava a pizzicare. << Io non sono Komand'r. Io sono migliore di lei! >>
Nirihs'Oūm gridò e con quell'urlo rilasciò una grande quantità di energia che provocò un'esplosione nell'area circostante, mandando tutti i presenti a terra. Un attimo dopo, la ragazza si stava già scagliando contro a Uktar per colpirlo e l'uomo dovette rialzarsi con uno scatto di reni per evitare di essere preso in pieno dalla furia della principessa.
Uktar recuperò rapidamente la lancia e guardò come Nirihs'Oūm gli era sfilata accanto quasi senza neanche puntarlo; era molto distratta dalla rabbia che le sue parole le avevano indotto, ma il suo potere era veramente spaventoso. Alzò una mano e preparò un raggio energetico da scagliarle addosso, ma la ragazza lo raggiunse in un instante e gli diede un calcio al polso, facendogli scaricare tutta l'energia nel terreno e afferrandogli la gola subito dopo, sollevandolo da terra con estrema facilità.
Gli occhi della principessa brillavano di una luce verde accecante e la smorfia rabbiosa che distorceva il suo volto la rendeva diversa dal solito, spietata e inesorabile, molto più simile a una persona che aveva cercato di dimenticare.
Uktar non riuscì a trattenere delle risate, forse colto dal terrore che quella visione gli aveva provocato. << Non so se tu sia migliore di Komand'r… >> Disse con voce flebile, cercando di aggrapparsi alla poca aria che gli era permessa. << Ma vedo che hai imparato molto da lei… >>
Bastarono quelle poche parole a far capire a Nirihs'Oūm chi avrebbe veramente vinto quella battaglia, se lei avesse continuato così. Se avesse ceduto alla rabbia e si fosse abbandonata alla violenza, avrebbe potuto veramente dire di essere diventata migliore di Komand'r?
Non finire come me.
Le tristi parole tramandatele da sua zia le echeggiarono nella mente e Nirihs'Oūm lasciò andare la gola del suo consigliere, portandosi le mani ai capelli e rannicchiandosi a terra in preda al panico. Poteva forse giustificare tutta quella violenza, nel nome di un bene maggiore? E a quel punto, chi diceva che fosse lei ad avere il diritto di scegliere cosa fosse giusto e sbagliato? Alla fine quello era stato lo stesso ragionamento attuato per anni dall'imperatrice Komand'r, lo stesso concetto che ripeteva Uktar fino alla nausea da qualche tempo: la sofferenza di pochi per il bene di tutti.
Ma quello era un ragionamento errato. I Tamaraniani che soffrivano non avevano niente a che fare con gli abitanti dell'impero che vivevano nel lusso, gli scienziati di Charta non avevano bisogno di essere costretti a condividere le proprie ricchezze con il resto della galassia, tutte quelle erano solo scuse per continuare a gettare la propria ombra sugli indifesi dell'impero, coloro che avevano perso le speranze e si aggrappavano a una falsa identità solo per sentirsi appartenenti a qualcosa. Ma tutti sapevano che per quelle persone, le persone come Uktar, le loro vite non valevano niente. E Nirihs'Oūm sarebbe diventata allo stesso modo, se non si fosse fermata.
<< Sei davvero ingenua, Nirihs'Oūm. >> Disse Uktar impugnando nuovamente la lancia, una volta ripreso fiato. La principessa era ancora accasciata a terra, ormai chiusa in una gabbia mentale e lontana dalle parole del suo consigliere, ma era ancora in grado di percepire la sua presenza. << Avresti potuto avere tutto quanto… E invece hai preferito distruggere tutto ciò che tua madre aveva creato. Saresti stata grande come lei, il tuo nome sarebbe stato ricordato per sempre e avresti dettato legge in lungo e in largo… Ma invece hai dovuto attaccarti a questa sciocca gente che farebbe di tutto per ottenere un briciolo di libertà, anche inginocchiarsi di fronte a una ragazzina come te! >>
Nirihs'Oūm non stava ascoltando, era completamente persa in un pianto silenzioso. Aveva perso ogni freno, aveva abbandonato la sua umanità… Forse non meritava nemmeno di andare avanti.
Uktar sollevò la lancia e parlò con tono solenne, drammatico. << Tu non hai mai capito che per farsi veramente amare dalla gente bisogna chiuder loro occhi e orecchie, lasciarli a vedere la luce da lontano in modo che sappiano che esiste e dargli un motivo per credere che un giorno brillerà in modo abbagliante. Così sarai tu la loro guida che li porterà fuori dal tunnel, e sarai acclamata per sempre! Non certo così… Con queste festicciole! >> Fece una pausa e si preparò a colpire la ragazza indifesa. << Ricordatelo quando sarai nella tomba! >>
Nirihs'Oūm non ascoltò nemmeno mezza parola del discorso di Uktar, troppo sconvolta dalla realizzazione di essere diventata un mostro; forse nella sua mente aleggiava addirittura il pensiero che non meritasse più di vivere, dopo ciò che aveva fatto. Non si sarebbe opposta all'attacco del suo consigliere, ma qualcun altro lo fece per lei: fu Kuala a mettersi in mezzo, bloccando la lancia con tempestività.
La punta della lama cozzò contro una barriera impenetrabile comparsa sulle mani della ragazza. Nirihs'Oūm alzò lo sguardo confusa e per la prima volta poté osservare da vicino il potere di solidificazione dell'aria della Pistiliana, ma in una situazione concitata come quella aveva ben poco tempo per pensare e non riuscì a capire perché Kuala, una completa sconosciuta, stesse rischiando la vita per proteggerla.
Prima che Uktar potesse fare qualcos'altro e rispondere all'intromissione della Pistiliana, Splinter andò alla carica con quello che sembrava un tridente metallico tra le mani e costrinse Uktar a indietreggiare con i suoi attacchi.
<< Perché fate questo? >> Mormorò Nirihs'Oūm sconfortata quando Kuala si accasciò a terra per un paio di secondi a riprendere fiato. << State rischiando le vostre vite per me… Non ha senso! >>
La ragazza la guardò confusa e spaventata, l'espressione del suo volto era un misto di tante emozioni che quella battaglia le aveva suscitato e la tensione le aveva fatte uscire tutte quante assieme. << Ciò che non ha senso è il tuo atteggiamento arrendevole! >> Esclamò prendendole il viso tra le mani e guardandola dritto negli occhi. << Avevi detto che volevi cambiare le cose, che avresti fatto la scelta giusta… E ora vorresti lasciare che quel vecchio merdoso faccia sprofondare di nuovo la galassia in un'era di terrore? >>
Nirihs'Oūm non riuscì a tenere lo sguardo fisso davanti a sé e cercò un'occasione per sfuggire agli occhi brillanti della ragazza. << Io… Non sono migliore di loro! >> Pianse liberandosi dalla presa di Kuala.
Lei la fissò perplessa per qualche istante, poi si girò e si rimise in piedi. << Se fosse così, non staremmo nemmeno avendo questa discussione. >> Si spolverò i vestiti per un attimo, poi tornò a rivolgersi verso la principessa e il suo sguardo la fece sentire un po' meglio. << Nessuno è perfetto. L'unica cosa che possiamo fare è mirare ad essere migliori. Se vuoi, puoi restare qui finché non ti sarai ripresa dallo shock, ma se volessi darci una mano lo apprezzeremmo molto. E… >> Si girò dall'altra parte, ma tornò a guardarla solo un momento prima di tornare alla battaglia. << Non essere troppo dura con te stessa. >>
Nirihs'Oūm seguì con lo sguardo la figura agile di Kuala che si allontanava per raggiungere Splinter e Uktar; i due si stavano scontrando in quella che sembrava quasi una danza, con il Kalassiano che attaccava con movimenti molto aggraziati in contrasto con la difesa goffa del consigliere. Perché Uktar era così timido adesso? Con il potere della gemma di Charta avrebbe dovuto attaccare a testa bassa senza alcuna esitazione, eppure adesso faticava a tenere il ritmo con Splinter.
Kuala si unì allo scontro e cominciò ad attaccare il consigliere a mani nude, costringendolo ad arretrare sempre di più. Lo scontro sembrava volgere in loro favore, ma Nirihs'Oūm riusciva a leggere chiaramente l'espressione di Uktar, la frustrazione in lui cresceva sempre di più e lo sguardo folle che aveva visto prima ricomparve.
Inizialmente la principessa non ci diede molto peso: Uktar stava perdendo nonostante la sua enorme potenza, questo dimostrava quanto fosse incapace, ma allora perché quando i suoi occhi si illuminarono di rosso, Nirihs'Oūm provò una paura tremenda?
Fu il pensiero di dover rivedere delle persone che lottavano per difenderla morire in un modo tanto ingiusto, o la prospettiva di lasciar esplodere un altro pianeta pieno di vite innocenti. Mentre pensava queste cose e Uktar caricava un colpo di energia, il suo braccio si mosse da solo e dal suo palmo partì un raggio luminoso che colpì in pieno la spalla del consigliere.
Uktar si girò incredulo, anche i due amici che lo stavano affrontando si mostrarono sorpresi, ma allo stesso tempo sollevati al pensiero di avere dalla loro un alleato potente come la principessa Nirihs'Oūm. La ragazza rimase ferma per un istante, quindi fece segno a Splinter e Kuala di togliersi da lì; ancora perplessi, i due ragazzi si allontanarono da Uktar mentre Nirihs'Oūm avanzava lentamente ancora con la mano alzata.
<< Quindi hai deciso di impegnarti seriamente? >> Disse Uktar voltandosi completamente verso di lei. << Sono sorpreso, da come ti stavi comportando credevo che ti fossi arresa. >>
<< Chiudi quella fogna! >> Rispose calma lei. << Sono stufa di sentire la tua voce. >>
Uktar si zittì e il suo volto perse il ghigno che aveva assunto. Le parole di Nirihs'Oūm non lo spaventarono, bensì lo irritarono molto. << Adesso ti comporti come una vera imperatrice, dai ordini con il giusto tono e incuti timore nelle persone… >>
<< Sta' zitto! >> Disse nuovamente Nirihs'Oūm fermandosi a pochi passi da lui. Assunse una posa dinamica e disse:<< Libera tutto il potere della gemma di Charta, ti dimostrerò quanto sia insignificante di fronte alla mia forza. >>
Sorpreso, Uktar si massaggiò un polso. << Non sei un po' troppo presuntuosa? Che fine ha fatto la ragazzina che aveva paura di diventare un mostro? >>
La principessa rimase immobile e ridusse le palpebre a delle minuscole fessure, come se stesse cercando di far esplodere Uktar con lo sguardo. Dopo un po' rispose:<< Qualcuno mi ha detto che non devo avere paura del cambiamento. Anche se dopo di questa battaglia dovessi essere una persona diversa, non mi tirerò più indietro: io so quali sono i miei obiettivi e chi sono io, non lascerò che altre persone sporchino la ma anima! >> Strinse un pugno con decisione e guardò Uktar dritto negli occhi. << Non avrei dovuto aver paura dieci anni fa, non avrò paura adesso! E ora attaccami con tutto quello che hai! >>
L'ultimo urlo di Nirihs'Oūm rimbombò nello spiazzo vuoto dietro al palazzo reale di Tamaran. Uktar la aveva lasciata sfogare e anche dopo che l'eco si fu spento aspettò a riempire il vuoto che si era lasciato dietro. La ragazza sentiva di aver raggiunto l'equilibrio, ma era troppo sicura di sé: sapeva già che questo le sarebbe costato caro.
<< Come desidera, principessa. >> Disse alla fine Uktar, tornando per un momento ai suoi viscidi modi viscidi. << Fino ad ora ho cercato di trattenermi dall'utilizzare l'energia della gemma di Charta perché temevo di non essere in grado di controllarla a dovere; in fondo io non sono un guerriero e per brandire un potere simile è necessaria una forza di volontà irremovibile, ma soprattutto una tempra che poche specie aliene possiedono. Ora però sto cominciando ad abituarmi alla sua potenza, e visto che è il tuo ultimo desiderio, farò in modo di darti tutto me stesso prima di far esplodere questa insulsa roccia! >>
La lancia che aveva in mano cadde a terra e il suono del ferro rimbombò secco per un istante. L'arma rotolò tra le macerie finché non si fermò poco distante da Uktar, quindi l'uomo alzò la mano con al dito l'anello che gli donava energia e baciò la gemma cremisi.
<< Preparati, Nirihs'Oūm: sto per mandarti all'altro mondo! >> Esclamò l'uomo ghignando follemente. Nirihs'Oūm non disse niente: rimase in posizione, pronta a rispondere all'attacco. Aveva bisogno della massima concentrazione per quella cosa, anche dire una parola di troppo avrebbe potuto rovinare tutto.
Niente pensieri, niente dubbi… Solo una forza inamovibile. Ecco cosa era diventata Nirihs'Oūm.
Uktar spinse indietro il braccio per poi mandarlo di nuovo in avanti rapidamente. Dal pugno chiuso partì un fascio di luce rossa che avvolse completamente il palazzo reale e la ragazza che vi stava davanti. L'onda d'urto fu talmente potente che la recinzione del cortile dove si trovavano crollò e il calore fece liquefare il metallo dei cancelli. Splinter e Kuala, che si erano già portati a distanza di sicurezza, furono comunque spinti a terra e lo stesso accadde a Variel e Barry, impossibilitati a raggiungere i loro amici per prestar loro soccorso.
L'onda raggiunse un'altezza considerevole arrivando a travolgere anche le torri più alte del palazzo e il frastuono provocato fece sanguinare le orecchie dei presenti. Uktar rideva estasiato di fronte alla dimostrazione della sua potenza inarrestabile, ma non riusciva nemmeno a sentire la propria voce.
Il raggio di energia continuò a scorrere per almeno un minuto durante il quale i presenti pensarono che il pianeta non avrebbe retto e sarebbe esploso per la pressione esercitata. Ma poi, quasi inaspettatamente, l'energia cominciò a scemare e la luce si affievolì finché al centro dell'arena non fu rimasto solo Uktar.
Non c'era traccia di Nirihs'Oūm. Il raggio doveva averla spazzata via, o forse l'aveva polverizzata. Uktar non si chiese come mai il palazzo reale fosse ancora in piedi dopo essere stato colpito in pieno, era troppo concentrato a ridere di gusto della sua vittoria, mentre Splinter e gli altri si chiedevano per quale motivo la principessa dell'impero avesse fatto una cosa tanto scellerata.
Poi, mentre Uktar era ancora intento a ridere a crepapelle, Barry esclamò:<< Guardate là! >> E indicò un cumulo di macerie da cui sembravano spuntare degli stivali. Uktar smise di ridere immediatamente e tutti gli sguardi conversero su quell'ammasso di rocce dove, apparentemente, era sepolto il corpo di Nirihs'Oūm.
Splinter scattò verso di lei prima ancora di capire se fosse ancora viva e quando fu arrivato cominciò a spostare le macerie; poco dopo lo raggiunse anche Kuala, e con lei arrivarono anche Barry e Variel. I quattro amici si sbrigarono a liberare la ragazza dalle macerie a cominciare dal suo viso per aiutarla a respirare, ma quando la sua testa fu di nuovo colpita dalla luce del sole gli sforzi dei ragazzi si fecero più lenti.
Nirihs'Oūm era immobile. Il suo viso era attraversato da un fiume di sangue proveniente da una ferita alla fronte, ma si potevano notare altri numerosi tagli sulle tempie e su tutta la testa, e il resto del corpo non era messo meglio; il sangue della principessa era anche sulle rocce circostanti, macchie sbavate che non lasciavano presagire nulla di buono. Ma il segno più avvilente di tutta quella vista era il respiro di Nirihs'Oūm, impercettibile, forse inesistente.
<< No… >> Mormorò Splinter, sul punto di piangere. Provò a fare qualcosa, mosse le mani come se volesse agire ma non sapesse esattamente cosa fare, quindi piantò i palmi nel terreno con sconfitta e rimase in silenzio, circondato dai suoi amici che, allo stesso modo, sentivano la propria impotenza.
<< Hai avuto quel che meritavi. >> Disse la voce sprezzante di Uktar. << E' proprio come diceva Komand'r: il tuo pianeta natale ti ha reso debole. Aveva fatto bene a portarti via da quell'ambiente, è veramente un peccato che tu non sia riuscita a capirla. Insieme a lei sareste state veramente invincibili, ma invece hai voluto rimanere attaccata alle tue radici e alla tua insulsa famiglia! >>
Il consigliere si voltò e fece ciondolare le braccia per qualche secondo, come a liberarsi della tensione accumulata durante la battaglia, poi alzò lo sguardo al cielo e con tono sprezzante continuò:<< Sei una delusione ragazza. Non vali nemmeno il mio tempo! >>
Uktar cominciò a camminare, ma dopo aver sentito quelle parole Splinter non riuscì a restarsene in silenzio e lasciare che l'onore della principessa venisse sporcato così; si alzò di scatto e gridò a Uktar di starlo a sentire, ma questo si voltò quasi come se ne fosse costretto.
<< Nirihs'Oūm non merita questo trattamento. >> Disse avanzando nel campo di battaglia pieno di macerie, noncurante di poter essere annientato in qualsiasi momento. << Certo, non capisco perché abbia cercato di provocarti in quel modo, ma sono sicuro che avesse un piano! Lei non era una persona stupida, era coraggiosa e piena di sogni e speranze… Valeva cento, mille, un miliardo di volte più di te! Sei solo un vigliacco che si crede grosso nascondendosi dietro alle conquiste di altri, questa stessa battaglia non si può considerare una tua vittoria! Non ti permetterò di parlare così di lei! >>
Uktar rivolse a Splinter uno sguardo esasperato come per chiedergli se avesse finito. Probabilmente il ragazzo lo avrebbe attaccato a breve, aveva il suo tridente in una mano e nonostante stesse quasi piangendo poteva ancora essere molto pericoloso, ma Uktar era invincibile in quel momento, sarebbe stato un massacro e quell'intervento avrebbe solo ritardato la fine del pianeta.
Ma prima che i due potessero iniziare lo scontro, un rombo attirò la loro attenzione: in mezzo ai ragazzi del Falcor che erano rimasti indietro, una luce potente si levò verso il cielo squarciando il cielo bruno di Tamaran, una luce smeraldo emessa direttamente dal corpo di Nirihs'Oūm. La terra incominciò a tremare, facendo franare le pareti del palazzo reale che erano state danneggiate maggiormente, mentre ad accompagnare il fascio di luce che si faceva strada verso il cielo si poté udire anche un lamento, l'urlo pieno di rabbia di una giovane Tamaraniana nata su un pianeta azzurro a migliaia di anni luce da lì.
<< Non dirlo mai più! >> Tuonò la voce di Nirihs'Oūm mentre si rialzava e si faceva strada tra i ragazzi del Falcor, spettatori allibiti di quella scena.
Gli occhi illuminati di verde della principessa erano puntati sul suo consigliere e nonostante non fossero più visibili le pupille, erano carichi di espressività. I pugni chiusi che si muovevano in sincrono alle gambe avevano formato dei piccoli globi verdi, capaci di trattenere a malapena l'energia che vi era stata convogliata. Tutto della sua figura sembrava sprigionare una potenza cristallina, spaventosa e letale.
La ragazza riprese fiato e allargò leggermente le braccia, gonfiando i muscoli all'inverosimile e arcuando la schiena, come se si stesse preparando a rigurgitare fisicamente tutto il proprio odio verso Uktar. << NON OSARE PARLARE DELLA MIA FAMIGLIA! >>
Splinter si scansò; il Kalassiano fu più intelligente di Uktar, che rimase imbambolato ad ammirare la furia della principessa Nirihs'Oūm. Quando lei unì le mani con un colpo secco, le due sfere di energia nei suoi palmi entrarono in contatto sprigionando una reazione incontrollabile che si riversò addosso al consigliere; il rumore, la luce, il calore, persino il suono dei polsi di Nirihs'Oūm che cozzavano violentemente tra di loro gli riempì le orecchie e riverberò nelle sue ossa. Ma più forte di tutto fu l'urlo disumano di Nirihs'Oūm che accompagnò l'onda di energia smeraldo che lei stessa aveva generato con la sua rabbia.
Uktar non poté nulla contro quella forza, non ci provò nemmeno a contrastarla; quella visione gli ricordò l'imperatrice Komand'r e per un momento provò lo stesso terrore che aveva sempre provato a ritrovarsi faccia a faccia con lei. Rimase paralizzato dalla paura e non fu neanche in grado di sfruttare il potere della gemma di Charta per difendersi: l'energia sprigionata dalla rabbia di Nirihs'Oūm lo investì in pieno, cancellando ogni traccia del gran consigliere e creando un enorme solco sul terreno lungo tutto il raggio d'azione del colpo.
Quando la scarica di energia si esaurì, Nirihs'Oūm poté brevemente vedere cosa era successo al paesaggio che aveva investito: le montagne rocciose che circondavano la città erano cambiate radicalmente, una enorme frana stava riempiendo il vuoto lasciato dall'onda energetica della Tamaraniana e le rocce che prima erano un unico grande ammasso adesso si sgretolavano in migliaia di pezzettini; i detriti che erano schizzati via durante l'attacco e quindi non erano stati polverizzati ora cadevano al suolo riempiendo di scricchiolii l'area circostante. Era tutto vuoto: il campo di battaglia, la città, il palazzo reale, la mente di Nirihs'Oūm… Sembrava di essere su un altro pianeta, i suoni erano ovattati e l'aria si faceva sempre più rarefatta, difficile da respirare.
Poi la ragazza si rese conto che in realtà era lei ad avvertire tutte quelle cose. Aveva completamente esaurito le forze; le sue gambe cedettero mentre tutto intorno a lei si faceva scuro. L'ultima cosa che riuscì a vedere prima di cadere per terra priva di sensi fu il volto sconcertato di Splinter che tentava di afferrarla prima che si facesse male.
   
 
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