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Autore: Rie29    04/11/2020    0 recensioni
Fred è sopravvissuto alla Battaglia di Hogwarts ma non sa chi lo abbia salvato.
Hermione nasconde un segreto e combatte contro gli incubi tremendi che l'assalgono di notte, reminescenze del passato.
Entrambi cercano risposte e soluzioni, ma non sanno che quelle sono molto vicine e che basterà poco perchè si ritrovino indissolubilmente legati l'uno all'altra. Affronteranno una sfida per cui non sono preparati: l'amore, cercando di venire a patti con una magia antica come il mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione sentiva caldo. Le sembrava di andare a fuoco. Era una sensazione che aveva già provato prima. Era la temperatura standard se si dormiva abbracciate a uno dei gemelli. Il suo corpo riacquistò lentamente coscienza di sé. C'era una tenue luce nella stanza che proveniva dalle persiane abbassate. Una lieve brezza entrava dalla finestra e agitava i suoi capelli crespi. Aveva dormito con Fred, dopo una nottata passata a confessarsi segreti, dopo una notte di baci e risate. Lui era stato perfetto, le aveva sussurrato tutte le parole giuste, aveva accettato che lei l'avesse salvato e si era dichiarato suo per sempre. Il cuore di Hermione sembrava scoppiarle in petto per l'emozione, per la gioia di sentire quella frase. Non avrebbe mai creduto che Fred Weasley potesse essere un romantico, ma era felice di sbagliarsi. Lui dormiva ancora e la teneva stretta al suo petto. Avevano dormito a cucchiaio, con lui rannicchiato sulla sua schiena. Poteva sentire il fiato caldo solleticarle l'orecchio e le braccia forti che si contraevano lentamente; il cuore gli batteva placido a ritmo col suo, il suo torace si alzava e abbassava ritmicamente. Avrebbe voluto spostarsi o almeno voltarsi per guardarlo in volto, ma lui la teneva così stretta che sarebbe stato impossibile farlo senza svegliarlo. Era lunedì mattina e gli abitanti della Tana si stavano preparando per andare a lavoro. Hermione poteva sentire i rumori della routine quotidiana. La Signora Weasley che cucinava, i figli che si trascinavano in bagno come zombie, Arthur che parlava sottovoce, le scale che scricchiolavano. Tutto quello le parlava di casa, di appartenenza e felicità. Non poteva pensare a nessun altro luogo, a parte Hogwarts, sentendo quel sentimento di appartenenza. Se i suoi genitori fossero tornati dall'Australia, sarebbe riuscita a tornare a vivere con loro e sentirsi a suo agio? In quel momento, tra le braccia di Fred, non voleva neanche pensare alla possibilità. Voleva godersi quelle tre settimane che mancavano all'inizio della scuola, scacciando ogni pensiero negativo, ogni preoccupazione per il futuro. Lui si mosse, facendo un verso strano e Hermione sentì distintamente la sua erezione premerle sulla schiena. Avvampò, ma stranamente la cosa non la mise a disagio, anzi le provocò un piacere torbido, fatto di consapevolezza e sicurezza. Istintivamente arretrò un po', premendosi di più contro quella protuberanza. Fred emise uno suono strozzato e aprì gli occhi di scatto. Sembrò metterci un momento per capire dove fosse e con chi, ma quando vide Hermione sorrise sornione.

“Buongiorno, Granger. Hai dormito bene?” Domandò sbadigliando. Non la lasciò andare, ma si limitò ad alzare la testa per guardarla meglio.

“Benissimo! Nessun incubo all'orizzonte” rispose, felice. Fred le diede un bacio sulla guancia e rotolò sulla schiena, finendo a un millimetro dal bordo del letto. Hermione, delusa, si mosse con lui, posando la testa sul suo braccio, stando bene attenta a non toccare le fasciature. Lui la osservò di sbieco.

“Uhm, vado in bagno e torno eh” esordì e senza ulteriori indugi si alzò e scomparve. Hermione era confusa. Non si era aspettata certo lo stesso livello di sdolcinatezza della notte prima, ma neanche quella freddezza. Fred sembrava in qualche modo imbarazzato. Il che era un paradosso di per sé. Non aveva mai visto i gemelli in imbarazzo per qualsivoglia cosa. Quando lui tornò, lei aveva già elaborato un centinaio di teorie differenti ed era sempre più preoccupata.

“Andiamo a fare colazione?” Le propose, cambiandosi la maglietta che aveva usato come pigiama e infilandosene una rossa.

“Mi dici che hai?” Lui la guardò sorpreso.

“Niente, ho solo fame” borbottò, scompigliandosi i capelli. Era un chiaro segno di nervosismo.

“Fred, sei strano. Ti sei pentito di stanotte?” Chiese, titubante. Aveva paura della risposta. Lui sgranò gli occhi e si sedette accanto a lei sul letto.

“Hey, no che non mi sono pentito! Per niente, ma voglio parlare con George. Non mi sento a mio agio se lui non sa di noi” spiegò, prendendole il volto tra le mani e scrutandola da vicino.

“Scusa, hai ragione. Io...ero solo insicura, credo” balbettò arrossendo. Fred le sorrise dolcemente.

“Ok senti, non farti prendere dal panico. Ho solo bisogno di parlare con mio fratello e chiarire, poi sarò tutto tuo” promise, suggellando quella promessa con un bacio lungo e lento. Quando lei riemerse aveva gli occhi dilatati e il fiato corto. Fred ridacchiò sulle sue labbra.

“Granger datti una calmata. Non sono ancora in forma per quello. Vai a farti una doccia fredda” Hermione lo fulminò con lo sguardo.

“Sei andato in bagno a fartene una anche tu, prima?” Domandò fingendo innocenza. Fred assottigliò lo sguardo e scoppiò a ridere.

“Sono proprio una pessima compagnia per te. Vestiti, ci vediamo di sotto” le diede un rapido bacio e si alzò.

“Fred! Che diciamo a tutti gli altri?” Domandò. Non ne avevano ancora parlato. Lui ci pensò un momento.

“Prima fammi parlare con George, poi ci penseremo”

“Posso dirlo a Ginny?” Domandò. Lui sorrise e annuì. Non poteva certo impedirle di andare a raccontare tutto alla sua migliore amica, nonché sorella pettegola.

 

Fred trovò George in cucina che si abbuffava di bacon e uova. Era già vestito di tutto punto per andare a lavoro. Quel giorno indossava un completo verde bottiglia con il panciotto giallo. Quando lo vide scendere alzò la testa e gli sorrise.

“Come ti senti oggi?” Domandò, alludendo alle ferite. Sua madre si precipitò da lui, con la faccia ansiosa.

“Dobbiamo cambiare le fasciature e mettere la pomata” esordì senza neanche dargli il buongiorno. Fred respinse dolcemente le sue premure.

“Prima dovrei parlarti, Georgy” fece segno al gemello.

“Fred, le tue ferite...” tentò la madre.

“Prometto che dopo sarò tutto tuo, ma devo parlargli” diede un bacio alla madre e sotto gli occhi di tutti uscirono in giardino. L'aria del mattino era frizzante e solleticava il naso di Fred. George si era portato dietro il piatto e continuava a mangiare, assomigliando terribilmente a Ron.

“Allora che volevi dirmi?”

“Io e Hermione ci siamo messi insieme” sparò. George non sembrò affatto sorpreso come aveva creduto che sarebbe stato. Si limitò a mandare giù un boccone enorme di uova e a fare un mezzo sorriso.

“Non hai niente da dire?” Sbottò un po' deluso.

“Chiunque avesse occhi per vedere e orecchie per ascoltare aveva capito che lei era cotta di te e tu di lei” scrollò le spalle.

“Non sei arrabbiato?” Fred non voleva che ci fossero altri problemi con il gemello. In quelle settimane c'era già stato troppo attrito tra loro.

“Io e Hermione non ci siamo mai mentiti. Lo sapevo benissimo che era innamorata di te, anche quando è uscita con me. L'unico che non sapeva niente eri tu” George ora era serio. Aveva smesso di mangiare e fissava il gemello negli occhi.

“Già, forse hai ragione. Sono stato cieco” sospirò Fred.

“Lo sapevi anche tu, solo che avevi troppa paura di impegnarti. Perché ti sei impegnato con lei, vero?” George non era così sicuro di quel fatto.

“Mi ha salvato la vita, Georgy. Sono molto impegnato con lei” Fred gli strizzò l'occhio, ma lui non si sentì rassicurato da quel gesto.

“Spero che non sia solo per quello”

“No, ero già impegnato prima. Quella è stata l'ultima cosa che mi ha detto. Ero già suo dalla notte precedente, anche se lei non lo sapeva” Fred si appoggiò al muro della casa con la schiena, in cerca di sostegno.

“Hai paura?” George lo chiese solo per cortesia. Lo sapeva benissimo che il fratello era terrorizzato.

“Da morire. L'unica cosa che possa chiamarsi relazione l'ho avuta con Alyssa e lei mi ha distrutto. Non voglio fare casini con Hermione” confessò. In realtà non aveva avuto intenzione di iniziare una seduta di terapia col gemello quando l'aveva chiamato fuori, ma a quanto pareva ne aveva bisogno.

“Purtroppo io non sono la persona giusta che può darti consigli. Sono incasinato quanto te” sospirò George con un sorriso mesto. Fred seppe subito che parlava di Angelina.

“Magari dovresti provare anche tu. Potremmo farlo insieme e aiutarci a vicenda” propose. George gli lanciò un'occhiata di sbieco.

“Freddy, quella che può aiutarti è Hermione. Dovresti parlarle delle tue insicurezze. Emotivamente è molto più matura di tutti noi messi insieme. In un certo senso vi completate” rifletté.

“Già, sai che bella conversazione: cara, sono spaventato a morte da questa relazione, che ne pensi? Non mi sembra il caso” ironizzò.

“Magari non così, basta che ti apri, lei lo capirà subito. Non è scema. Magari ha anche lei delle paure” gli fece notare.

“Lo farò, ma con calma. Non voglio esagerare, è solo il primo giorno che stiamo insieme” sbuffò. La sola idea di fare un'altra conversazione a cuore aperto gli faceva venire l'ansia. Non potevano semplicemente godersela e vedere dove andava a finire?

“Come vuoi, ma ricordati che anche per lei è la prima vera relazione. Cerca di non metterle fretta” Fred gli diede un pugno leggero sul braccio.

“Stronzo. Mi dipingi come un mostro” borbottò.

“Un po' lo sei. Si sa che sono io quello bello tra noi due”

“Mi sa che hai bisogno degli occhiali. È evidente che sono io quello più bello” risero entrambi.

“Adesso vado a lavoro. Senza di te sarà un incubo, oggi”

“Georgy, quindi per te va bene se sto con lei?” Chiese Fred. Il gemello lo scrutò un secondo, poi sorrise.

“Oh vuoi la mia benedizione eh?” L'altro roteò gli occhi al cielo. Doveva sempre fare l'idiota.

“Sì, diciamo che sarebbe meglio”

“Certo che sì, ma se la farai soffrire, potrei essere pronto a consolarla” lo provocò.

“Stronzo!” Gli gridò Fred, mentre lui si avviava verso la cucina. Era sollevato che il fratello non ce l'avesse con lui. Almeno quel fratello. Valutò per un istante di pura follia di andare a dirlo anche a Ron, ma cambiò immediatamente idea. Non sarebbe finita bene una conversazione del genere tra loro e non era ancora in forma per fare a botte. Scrollando le spalle andò a fare colazione.

 

Hermione se ne stava seduta a tavola, guardando Fred che mangiava come un lupo. Gli era tornato l'appetito e sembrava che le ferite stessero guarendo alla perfezione. La Signora Weasley lo aveva acciuffato non appena era rientrato in casa e si era messa a spargere unguenti e pozioni maleodoranti sul suo torace, per poi bendarlo come una mummia. Le due grosse ferite che lo attraversavano erano ancora rosse e infiammate, ma non sanguinavano più, per la felicità di tutti. Ora lui le lanciava occhiate divertite da sopra la sua tazza di latte fumante. Non le aveva voluto dire com'era andata la conversazione con George e quello era uscito prima che lei potesse tentare un approccio. Ovviamente non si aspettavano che lei andasse a lavoro, almeno non con Fred ancora convalescente. Ginny, che non era stupida e sapeva benissimo dove l'amica avesse trascorso la notte, sorseggiava il suo succo di zucca come un gatto che avesse catturato un topo succulento. Harry aveva un'aria felice, che Hermione raramente gli aveva visto in volto, cosa che la riempì di gioia. Era bello che il suo migliore amico potesse finalmente tirare un sospiro di sollievo e godersi la vita. Ginny lo rendeva felice e riusciva a scacciare i fantasmi del suo passato. Esattamente come Fred faceva con lei. Ron osservava i suoi amici e la sua famiglia con un po' di tristezza. Sembrava che tutti fossero felici, tranne lui. Un Crack e un bussare interruppero la tranquillità di quella mattinata. La Signora Weasley si precipitò ad aprire la porta in vestaglia. Sulla soglia, imponente e massiccio se ne stava il capo Auror Savage. Aveva l'aria imbarazzata di chi fosse piombato in casa di gente sconosciuta la mattina presto senza farsi annunciare. Era chiaro che avesse passato una notte insonne. Aveva la barba lunga e ispida, le occhiaie pronunciate e i vestiti in disordine. Portava una specie di divisa da battaglia, con pantaloni neri infilati in alti stivali impolverati. Una giacca rattoppata e un mantello corto completavano l'abbigliamento.

“Ehm mi scusi per l'ora Signora Weasley, ma ho bisogno di parlare con i ragazzi” esordì, sotto lo sguardo perplesso di Molly. La donna si scostò per farlo entrare, stringendosi la vestaglia addosso. Aveva lo sguardo preoccupato che faceva sempre quando qualcuno si presentava in casa sua chiedendo dei suoi ragazzi.

“Capo Savage!” Esclamò Harry, scattando in piedi. Si strinsero la mano e così con Ron. Fred lo osservava come se volesse valutare il motivo della sua visita con un'occhiata. Anche Hermione si fece avanti.

“Scusate la mia intrusione, ma ho bisogno di parlare con voi tre” disse indicando Harry, Ron e Hermione. Per qualche motivo Fred ridacchiò. Quando i guai bussavano alla porta, era ovvio che in qualche modo quei tre fossero coinvolti. Hermione gli diede un nocchino e lui le afferrò la mano di nascosto. Le inviò una richiesta silenziosa di essere prudente e la lasciò andare, tornando a mangiare.

“Certo, possiamo parlare in salotto” disse Ron, facendo strada. Si erano accomodati da due secondi, quando Savage cominciò a parlare a ruota.

“La sera dell'attacco al concerto, quando siete stati aggrediti, hai detto una cosa interessante Hermione, ricordi?” Domandò lui.

“Certo, ho detto che era strana quella faccenda. Non c'erano stati morti, il marchio nero non era stato evocato e c'erano solo due ragioni per cui avrebbero dovuto fare una cosa del genere: o era un modo per farci capire che erano ancora attivi e pronti alla battaglia, oppure un diversivo” snocciolò Hermione, come se fosse a lezione. L'autorità le faceva quell'effetto. Doveva sempre essere perfetta.

“Esattamente. Ho riflettuto molto sulle sue parole, quella sera. Così ho mandato qualcuno ad Azkaban per controllare che i prigionieri non evadessero, che non ci fosse un altro attacco in corso, ma niente di tutto ciò era accaduto” era chiaro a tutti che un grosso ma fosse in arrivo.

“Ma non avevamo preso in considerazione un fatto. C'erano dei prigionieri al Ministero in attesa di giudizio, che sono stati fatti evadere” confessò. Harry s'irrigidì al suo fianco.

“Chi è fuggito?” Domandò a denti stretti. La sua missione nella vita era quella di assicurare ogni seguace di Voldemort alla giustizia. La sola idea che qualcuno di quelli già in custodia fosse fuggito gli faceva venire voglia di vomitare.

“I Malfoy e i Carrow” quei due nomi ebbero l'effetto di una doccia gelata sui tre ragazzi. Hermione e Ron si voltarono immediatamente verso Harry. Lui era sbiancato e stringeva i pugni convulsamente.

“Immagino che avrete già interrogato Draco Malfoy” intervenne Hermione, stringendo la mano a Harry.

“La cosa singolare è che il giovane Malfoy è scomparso. Nessuno lo ha più visto da prima dell'evasione dei suoi genitori” Savage aveva la faccia di chi pensa di aver trovato un colpevole.

“Non è possibile che sia stato lui” esclamò Hermione. Tre paia d'occhi increduli si posarono su di lei.

“Ho visto Draco il giorno del nostro incontro e mi ha detto di voler diventare un Medimago, di voler tornare a scuola per finire la sua istruzione. Di voler prendere in mano la sua vita” spiegò.

“Hermione, non puoi fidarti di quel verme. Lo sai meglio di tutti quanto possa essere spregevole” sbottò Ron. Tra tutti, lui era quello che aveva fatto più fatica ad accettare che Draco potesse essere cambiato. Harry stava riflettendo silenziosamente.

“Non mi fido di lui. Ti sto solo dicendo che mi sembra strano che abbia rovinato tutti i suoi progetti di vita per far evadere i suoi genitori. Gli stessi che lo hanno costretto a diventare un Mangiamorte quando lui non voleva” Ron sembrava sul punto di replicare, quando Harry lo fermò.

“Cosa vuole che facciamo?” Chiese a Savage. L'uomo parve imbarazzato. Si rendeva conto di star chiedendo molto a persone che avevano già dato tutto e ora avevano solo bisogno di riposo.

“Voi conoscete Malfoy meglio di tutti. Avete una vaga idea di dove possa essersi nascosto?” Era evidente che la domanda voleva essere un'altra. I tre ci pensarono a lungo. Non veniva in mente a nessuno un nascondiglio adatto. Se non era a Malfoy Manor, non avevano idea di dove potesse essere andato.

“Avete controllato tutte le proprietà della sua famiglia?” Domandò Hermione. Non pensava che persone così ricche e influenti potessero avere solo un'abitazione. Dovevano per forza avere un altro luogo di residenza, magari per le vacanze.

“I Malfoy possiedono una casa in Galles, ma anche quella risulta essere vuota” Savage era pensieroso.

“I Carrow?” Harry fremeva dalla voglia di entrare in azione. Lo poteva dire dai suoi occhi verdi che scintillavano, dalla gamba che si muoveva nervosamente sotto le loro mani incrociate.

“Non ci risulta che abbiano possedimenti” Savage sospirò.

“Se doveste sentire qualcosa, o se vi capitasse di ricordare qualcosa, vi prego di farmelo sapere il prima possibile” si alzò in piedi, sovrastandoli con la sua corporatura. Salutò sbrigativamente gli altri e si chiuse la porta alle spalle. Harry, Ron e Hermione rimasero in salotto ancora per qualche minuto. Nessuno dei tre aveva la minima idea di dove potessero nascondersi i fuggitivi. Trovare qualcuno che poteva smaterializzarsi non era affatto semplice. Per quanto ne sapevano, potevano essere ovunque.

“Allora che si fa?” Domandò Ron, guardando gli altri due.

“Niente, non abbiamo neanche uno straccio di pista” gli fece notare Hermione.

“Questo non ci ha mai fermati” ribatté lui. In realtà era vero, ma lei non sapeva proprio da dove cominciare.

“Non credo che sia stato Draco a far evadere i suoi genitori e i Carrow. Quando l'ho incontrato ha detto di voler fare il Medimago per ripagare il suo debito. Uno che parla così non torna ad essere un Mangiamorte dopo due secondi”

“Potrebbe essere solo il suo modo di sviare i sospetti” ipotizzò Harry, ma non era convinto neanche lui.

“Harry, Nascissa non è parente di Sirius?” Domandò Hermione, riflettendo.

“Sì, credo che fosse sua cugina”

“I Black non hanno altre proprietà? Sirius non ti ha lasciato un altro appartamento?” Harry scosse la testa mestamente.

“Solo Grimmault Place” sospirò. Hermione imprecò tra i denti. Era la sua unica idea.

“Hey, che state combinando?” Ginny e Fred se ne stavano sulla soglia ad osservargli. Lei aveva le sopracciglia corrucciate e le braccia incrociate sul petto. Sembrava arrabbiata.

“Ehm, niente di che” balbettò Ron.

“I Malfoy e i Carrow sono evasi la notte dell'attacco al concerto e Draco è scomparso con loro” spiegò Harry, per la sorpresa di tutti. Ginny sembrò immediatamente più serena. Odiava quando lui le nascondeva qualcosa e gli aveva fatto promettere di essere sempre sincero.

“Pensate di fare qualcosa di stupido, come andare a cercarli?” Fred lo chiese a Hermione, anche se la domanda era per tutti.

“Non abbiamo nessuna pista da seguire. Non possiamo fare molto” scrollò le spalle.

“Perché sono convinto che questo non basterà a trattenerti?” Non sembrava arrabbiato, ma solo rassegnato.

“Devo almeno provare a fare qualche ricerca”

“Non puoi aspettare che mi riprenda, vero?” Era quasi una domanda retorica.

“Farò solo delle ricerche innocue. Devo solo prendere dei libri e posso farle da qui” Fred sorrise, più tranquillo. Non voleva impedirle di fare qualcosa, semplicemente avrebbe preferito poter andare con lei e proteggerla. Hermione però lo aveva tranquillizzato. Harry, Ron e Ginny li guardavano confusi. Lei evitò i loro sguardi indagatori di proposito.

“Vado a prepararmi e faccio un salto al Ghirigoro. Ho bisogno di un libro sulle discendenze magiche dei purosangue. Harry, tu e Ron potreste andare in Grimmauld Place a fare delle ricerche tra i documenti di famiglia” ordinò perentoria.

“Io vengo con te” esclamò Ginny, che voleva assolutamente un momento per parlare con l'amica. Hermione annuì e schizzò al piano di sopra. Si stava infilando una maglietta, quando Fred fece irruzione nella stanza.

“Quindi io che faccio? Ti aspetto da bravo bambino in camera?” Domandò bruscamente.

“Tornerò presto. Prendo solo dei libri. Farò le ricerche dal tuo letto” propose, conciliante.

“Nuda?” Rilanciò lui, con un sorrisetto.

“Non penso che sia una buona idea” rise Hermione.

“Sei proprio una brava ragazza. Povero me!” Esclamò lui, portandosi una mano alla fronte teatralmente.

“Smettila scemo. Tornerò il prima possibile” lui l'afferrò per i fianchi e l'attirò a sé, sfiorandole la punta del naso con un bacio.

“Non avevo pensato che il nostro primo giorno insieme sarebbe stato così” sussurrò. Quando la guardava a quel modo, con il fuoco negli occhi e un sorriso birbante sulle labbra, Hermione sentiva le gambe cedere e il cervello svuotarsi.

“Neanche io, ma abbiamo sempre stanotte” Fred la baciò, stringendola a sé con forza, come a volersi fondere con lei. Leccò e succhiò, mordicchiando di tanto in tanto quelle labbra così invitanti. Hermione si aggrappò a lui per non cadere, in cerca di sostegno per le sue gambe molli. Quando lui la lasciò andare stava ansimando, aggrappata alla sua schiena forte.

“Era solo per darti un'anteprima e farti venire voglia di tornare da me velocemente” ridacchiò lui, che però aveva la voce roca.

“Farò in un lampo” gli diede un bacio veloce, afferrò la borsa e si precipitò giù per le scale.

 

 

Era con Ginny in Diagon Alley. La giornata era un po' nuvolosa e spirava un vento che prometteva tempesta. Nonostante quello era piuttosto piacevole passeggiare con l'amica. Ginny era impaziente di subissarla di domande, ma sapeva che avevano altre cose più importanti da fare, così si era trattenuta. Arrivarono al Girigoro che non erano neanche le dieci, così che la libreria era quasi vuota. Il commesso si profuse in esclamazioni di piacere vedendo entrare Hermione.

“Signorina Granger, quale onore! Posso esserle utile?” Domandò l'uomo che qualche settimana prima le aveva regalato tutti i suoi libri di testo per il settimo anno.

“Ehm in realtà sì. Sto facendo una ricerca per un progetto e avrei bisogno di un libro sulle grandi famiglie di purosangue. Qualcosa di completo, che elenchi i discendenti e i loro possedimenti” spiegò. L'uomo che era magro e pallido parve estremamente sorpreso, ma non disse niente e si affrettò a sparire dietro gli scaffali. Non appena se ne fu andato, Ginny si voltò verso l'amica.

“Allora?” Sussurrò, cercando di non farsi sentire.

“Ho detto tutto a Fred. Intendo proprio tutto” raccontò Hermione.

“Anche che gli hai salvato la vita?” Ginny non stava più nella pelle.

“Sì, anche se prima gli ho detto di essere innamorata di lui” l'amica emise uno squittio di felicità, afferrandola per una manica e saltellando felice.

“Lui che ha detto?!”

“Ha detto che prova le stesse cose. Che era solo spaventato dal nostro legame, ma che non può negare di essere innamorato di me. Che visto che gli ho salvato la vita ora lui è mio e ci devo fare il callo” rise, ricordando quelle parole che le avevano fatto volare il cuore. Ginny la fissò con gli occhi che luccicavano.

“Che bello! Sposerai Fred! Sono così felice! Sarai mia sorella!” Esclamò, dimenticandosi di tenere la voce bassa.

“Non sposerò nessuno! Almeno non ancora!” Tentò di spegnere l'entusiasmo dell'amica ma con scarsi risultati.

“No, certo non ancora. È troppo presto. Ma lo farai! Farò il lavaggio del cervello a Fred. Faremo un matrimonio a quattro!” Cinguettò. Hermione non riuscì a trattenere un sorriso di felicità, anche se quei progetti le sembravano troppo affrettati.

“Ginny per ora siamo ancora fermi ai baci. Direi che è presto per il matrimonio” la rossa sbuffò spazientita.

“Certo, ma tu lo ami e lui ama te. Come l'ha presa George?” Domandò improvvisamente preoccupata.

“Non lo so. Fred gli ha parlato a colazione, ma poi è arrivato Savage e non ho avuto il tempo di chiederglielo. Se lui non approvasse temo che Fred mi mollerebbe subito” Hermione sapeva benissimo quanto fosse importante l'opinione di George in quella situazione. Fred non avrebbe fatto niente per ferire il fratello.

“George non sarà contrario. Anche perché vuole la felicità di entrambi. Non è meschino” Ginny lo disse con sicurezza e Hermione si sentì rassicurata. Quando l'omino tornò aveva con sé due enormi volumi e altri tre più modesti.

“Questo è il più antico. Ci sono riportate anche stirpi di maghi che si sono estinte, ma è molto minuzioso nei suoi dettagli. Questo comprende anche i parenti non purosangue e i tre più piccoli sono quelli più moderni” spiegò il commesso, tutto fiero. Hermione lo ringraziò, pagò i libri e insieme a Ginny li trascinarono per Diagon Alley. Fu solo quando ormai erano a metà strada, che alla riccia venne un'idea.

“Aspettami da George. Devo fare una fermata” lasciò l'amica e corse via.

Notturne Alley era il luogo più cupo e malfamato che si potesse immaginare. Streghe e maghi dall'aria emaciata e sporca si nascondevano nell'ombra, scrutando Hermione con evidente disprezzo. Ogni volta che ci era andata aveva pensato che le storie babbane prendessero vita in quei vicoli maleodoranti. In quelle storie le streghe erano creature ripugnanti con grossi bozzi purulenti e l'aria di volerti buttare nel pentolone per mangiarti, esattamente come le persone che incrociò mentre si dirigeva da Magie Sinister. Non aveva paura di camminare in mezzo a quella gente. In pochi si sarebbero azzardati ad aggredirla di giorno, mentre stringeva la bacchetta e quei pochi li stava giusto cercando. Il negozio era ancora meno invitante del solito. I vetri erano incrostati di sporcizia e l'insegna pendeva sbilenca. Da quando Voldemort aveva perso il potere, la magia oscura era praticamente stata bandita. Perciò Sinister si trovava nella scomoda posizione di non avere molta merce da vendere e ancora meno clienti. Hermione spalancò la porta che tintinnò e cigolò. L'interno era stato svuotato della maggior parte degli articoli che una volta esponeva. L'omuncolo che venne ad accoglierla di gran carriera, sbiancò quando la vide.

“Non vendiamo niente di illegale qui!” Sbottò con la voce gracchiante.

“Non sono venuta per quello. Sto cercando una persona” disse. L'uomo le scoccò un'occhiata scettica e cattiva.

“Non so niente di nessuno” dichiarò, ancor prima che Hermione chiedesse qualcosa.

“Voglio sapere quando è stata l'ultima volta che ha visto Draco Malfoy” disse, avvicinandosi al bancone. L'uomo la scrutò a lungo, rigirando una moneta tra le lunga dita sottili.

“Perché lo vuoi sapere?” Chiese infine.

“Sono una sua amica e temo che sia in pericolo” dichiarò. Non era proprio la verità.

“Il Signorino Malfoy non sarebbe mai amico di una come te. Allora cosa vuoi?” Sinister non era stupido come sembrava.

“Benissimo. Non siamo amici ma sto cercando di aiutarlo. Credo che possa essere nei guai e io faccio sempre la cosa giusta, anche se questo significa aiutare un viscido bastardo” l'uomo ghignò, evidentemente consapevole che quella fosse la verità.

“Non vedo il Signorino da almeno un anno, mi dispiace. Ma se si stesse nascondendo non dovrebbe cercarlo qui. Ha ancora qualche amico al mondo, ho sentito dire” detto questo lanciò la moneta sul bancone e si dileguò sul retro. Hermione colse al volo il suggerimento. Quindi Draco si stava nascondendo da qualche parte. Gli erano rimasti degli amici. Sicuramente tra i Serpeverde. Doveva allargare le sue ricerche. Non le piaceva affatto l'idea di dover andare a bussare a casa di gente che l'aveva odiata per sei lunghi anni, ma non vedeva altra scelta. Sapeva che Harry ci si sarebbe precipitato.

 

Note: buon mercoledì a tutti! Spero che mi perdonerete se in questo capitolo ho dato più spazio ad altre cose. Sapete che non mi piacciono troppo le storie smielate in cui il centro del mondo diventa il compagno. Non sarebbe da Hermione. Perciò spero di non aver disatteso le vostre aspettative. Con la mia spalla malandata ma abbastanza in forma ho scritto altri due capitoli, quindi per ora siamo salvi! A sabato con l'altra storia!

   
 
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